«La sharing economy si adatterà alle nuove regole di convivenza»

Originario di Conselice, da cinque anni il 39enne Andrea Piatesi lavora a Parigi per Blablacar, la piattaforma per chi vuole condividere viaggi in auto per spartire le spese: «Magari meglio in due in un veicolo piuttosto che sui mezzi pubblici affollati»

Blablacar Nalepka FRLa necessità di tornare alla normalità pur rispettando il distanziamento sociale per contrastare la diffusione del coronavirus potrebbe segnare un ulteriore (definitivo?) sviluppo delle tecnologie di connessione per soddisfare varie necessità, eppure per l’economia collaborativa (sharing economy), che proprio grazie alle reti è nata e si è sviluppata, sembra preannunciarsi un futuro più complicato a causa del metro di distanza da mantenere verso il resto del mondo. Come stanno reagendo le aziende che basano il proprio business sull’utilizzo degli stessi oggetti e spazi da parte di più persone diverse?

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Andrea Piatesi, il 39enne di Conselice, con un dottorato di ricerca in filosofia, lavora a Parigi nel quartiere generale di Blablacar

Un punto di vista dall’interno del settore è quello di Andrea Piatesi: il 39enne di Conselice, con un dottorato di ricerca in filosofia, lavora da cinque anni a Parigi nel quartiere generale di Blablacar, la piattaforma online che mette in contatto sconosciuti per condividere tragitti in auto, soprattutto a lunga percorrenza, e spartire le spese. Oggi Piatesi è “Trust and Safety expert”: «Un ruolo all’incrocio tra la gestione della comunità e la sicurezza, sia per la piattaforma che per gli utenti». L’azienda è nata in Francia nel 2006: Oltralpe oggi conta 18 milioni di iscritti e tre milioni in Italia, nel 2019 ha fatto viaggiare oltre 70 milioni di persone nei 22 Paesi in cui è attiva. Con Piatesi abbiamo fatto una chiacchierata al telefono e abbiamo raccolto le sue opinioni espresse a titolo personale da addetto ai lavori.

Il ravennate non vede nubi all’orizzonte: «Non è detto che le nuove regole di convivenza negli spazi pubblici metteranno in crisi i sistemi di condivisione. Lo dico un po’ per necessario ottimismo – sorride – e un po’ per ragioni precise. Prendo l’esempio del carpooling di cui mi occupo: le persone ricominciano a spostarsi per ragioni di lavoro o anche per raggiungere altre persone. Dopo due mesi di confino, la mobilità è di nuovo una necessità per più persone e forse potrebbe essere preferibile un viaggio in auto con sole due persone capaci di scambiarsi informazioni prima della partenza potendo evitare luoghi affollati come le stazioni e mezzi pubblici con decine di persone di cui non sai niente».

Un ragionamento che troverà sicuramente terreno più fertile in Francia per ragioni messe in mostra dai numeri: «Qui quasi un terzo della popolazione è iscritto a Blablacar, il carpooling è considerato a tutti gli effetti una delle alternative da prendere in considerazione in caso di viaggi, al pari dei mezzi pubblici. È qualcosa di molto radicato nell’approccio dei francesi agli spostamenti». Proprio per questo, di fronte all’emergenza sanitaria, Blablacar ha messo tutti i suoi 400 lavoratori in telelavoro e ha deciso di reagire interpretando il suo ruolo come servizio per la comunità: «In alcuni dei Paesi (tra cui la Francia, ndr) è previsto il pagamento di una commissione da parte di chi prenota il passaggio. Per il periodo più critico invece è stato tolto il costo ovunque e abbiamo modificato alcune regole di utilizzo: un posto a disposizione per ogni auto e solo nei sedili posteriori, igienizzare l’abitacolo e il diritto a rifiutare il passaggio anche al momento dell’incontro in caso ci siano dubbi sullo stato di salute». Alcune nazioni invece, come ad esempio la Russia, hanno chiesto di sospendere la piattaforma temporaneamente.

Provando a ipotizzare gli scenari del futuro, l’expat vede anche la condivisione come un principio a favore della questione ambientale che andrà tenuta più in considerazione alla luce di quanto visto con il lock-down: «Il tema delle scelte ecologiche non può più essere secondario, viste anche alcune ipotesi sulle possibili correlazioni tra inquinamento da polveri sottili e diffusione del virus. Se passa il messaggio che l’unica soluzione sicura è spostarsi da soli con la propria auto, sarebbe ancora più invivibile di prima. Mi auguro proprio di no. L’ho visto a Parigi durante lo sciopero dei mezzi per due mesi: lo scenario era talmente caotico che era diventato impossibile anche spostarsi in bici. Mi auguro che le amministrazioni favoriscano il carpooling anche per gli spostamenti brevi e regolari da casa al lavoro (commuting, ndr), magari con corsie preferenziali in città e altri incentivi».

E poi ad alimentare l’ottimismo del lughese c’è anche la consapevolezza che la sharing economy è in fin dei conti il risultato del lavoro di sviluppatori di tecnologie, capaci di adattare le proprie competenze alle necessità del momento. L’esempio l’ha vissuto in prima persona con i colleghi: «Due volte all’anno Blablacar organizza un hackathon riservato ai 400 dipendenti: divisi in gruppi, per 24 ore si lavora allo sviluppo di nuove idee anche slegate dall’attività principale. Nelle scorse settimane l’abbiamo fatto da remoto ed è nata Blablahelp». Una app che mette in contatto volontari e bisognosi di aiuto, di qualunque tipo, con la possibilità di entrare con il proprio profilo di Blablacar e quindi portandosi appresso il proprio rating e le valutazioni ottenute come conducente o come passeggero. Insomma il bagaglio di fiducia guadagnata che poi sta alla base della sharing economy. In sette giorni l’app era pronta ed è stata lanciata il 16 aprile in Francia, Germania, Spagna, Brasile, Russia e Ucraina: «In Francia ha già 20mila helper. Ad esempio un collega ha portato il gatto di un vicino dal veterinario per una esigenza urgente che il suo padrone non aveva modo di soddisfare».

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