Confesercenti scrive a prefetto e vigili: «Più controlli nei centri commerciali»

Sotto la lente anche i negozi di articoli sportivi per evitare concorrenza sleale in zona rossa

Negozio Articoli Sportivi Da Pixabay Autore Gregor 1186944.610x431In una lettera aperta inviata a prefetto, sindaco e comandante della Polizia locale di Ravenna, il direttore provinciale della Confesercenti, Graziano Gozi, invita a intensificare i controlli per evitare casi di concorrenza sleale nell’ambito delle nuove misure anti Covid in zona rossa.

«In questo quadro – si legge nella lettera -, mentre le micro imprese e le imprese familiari del commercio sono chiuse senza se e senza ma, altre tipologie con grandi superfici di vendita traggono benefici utilizzando modalità discutibili.  Per esempio, ci viene segnalato che alcuni supermercati continuano a vendere articoli esplicitamente vietati, come merceria, abbigliamento a brand sportivo, addirittura calzature. Oppure, alcuni negozi di articoli sportivi, invece di vendere prodotti tecnici, continuano a vendere abbigliamento generalista a brand sportivo, come felpe, t-shirt, pantaloni, solo perché portano impresso qualche logo famoso. Si tratta di settori enormi, che contano centinaia e centinaia di capi, dove le persone continuano, pur in zona Rossa, a poter andare, mentre un negozio di abbigliamento che vende una felpa identica, ma con un logo diverso, deve restare al palo».

«Con lo stesso escamotage – continua Gozi – si continuano a vendere calzature che poco hanno a che fare col calcetto o con la corsa, si continua a vendere di tutto perché in fondo anche la definizione di abbigliamento e calzature per bambini, la quale vendita rimane consentita diversamente da quella per adulti, è difficilmente discriminabile quando parliamo di pre-adolescenti che spesso indossano numerazioni e taglie assimilabili a quelle dell’adulto».

In questo ambito, secondo Confesercenti, «occorre e si deve fare di più: perché è sotto l’occhio di tutti, perché è una concorrenza commerciale non leale, che va fermata per ridare, se non speranza, almeno dignità alle imprese colpite».

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