Sgb ha triplicato gli iscritti in quattro anni e con Usb critica le condotte dei colleghi confederali e denuncia mancanze di figure per la sicurezza in molte coop definite “spurie” dalle ispezioni. Difficoltà da affrontare per chi prende la tessera: «Pressioni psicologiche su chi chiede condizioni migliori»
Eppure l’elenco degli iscritti va allungandosi: «A Ravenna abbiamo iniziato la nostra attività nel 2017 occupandoci della vertenza Ferrari, una delle aziende che lavorava in appalto in via Baiona. All’epoca avevamo una cinquantina di iscritti, oggi sono 150, tutti nelle aziende in appalto o subappalto».
L’etichetta di quelli che non si accontentano rende più complicata l’attività sindacale. A partire dalle incombenze logistiche: «Noi andiamo fuori dai cancelli a cercare di incontrare i lavoratori, altri sindacati hanno le salette negli uffici per le riunioni…». Difficile immaginare che le cose possano andare diversamente visto che Marcegaglia non riconosce Sgb: «Se non c’è la rappresentanza sindacale aziendale non possiamo avere i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. È un obbligo di legge, non una pretesa nostra». Proprio di questo Luordo per primo si stupisce: «Le nostre richieste non sono campate per aria, non sono nostre invenzioni. Ci limitiamo a chiedere l’applicazione delle leggi e il rispetto delle disposizioni previste dal testo unico per la sicurezza».
Su quest’ultima analisi concorda anche Vincenzo Guerrieri, responsabile dell’Usb (Unione sindacale di base). In questo caso l’organizzazione assiste solo dipendenti diretti di Marcegaglia: «Una quarantina di tesserati. Erano di più tempo fa ma alcuni hanno preferito non rinnovare la tessere perché stare nell’Usb non viene visto bene dall’azienda».
Un esempio recente rende l’idea: «Dopo l’incidente del 15 luglio i vertici aziendali hanno fatto incontri con i sindacati ma hanno convocato solo i confederali. L’abbiamo saputo a cose fatte e questa è una violazione delle regole».
Usb è stato il sindacato che tempo fa denunciò le scarse condizioni igieniche dovute agli accumuli di escrementi di piccione sui piazzali e negli stabilimenti. La conseguenza sembra una beffa: «Sono venute le autorità Ausl a fare i controlli e Marcegaglia invece di assumere una ditta per le pulizie ha assegnato l’incarico di pulizie ai lavoratori che si erano lamentati. Ma questo è solo un esempio: le pressioni psicologiche di varia natura sono all’ordine del giorno per chi prova a chiedere condizioni di lavoro più sicure». A proposito di queste accuse, e di altre critiche all’operato nei confronti dei sindacati, avremmo volentieri raccolto la replica di Marcegaglia ma l’azienda ha scelto di non rispondere.
Guerrieri si lancia in una previsione del futuro: «Dopo ogni incidente mortale c’è un periodo con molti tavoli di incontro e grandi promesse. Poi si fa abbassare l’attenzione mediatica e nulla cambia. Noi nel nostro piccolo proviamo a non far spegnere i riflettori».