venerdì
19 Settembre 2025
lavoro

Carenza di personale, ristoratore costretto a chiudere a Pasqua: «Colpa dei sussidi»

Lo sfogo di Nicola Calò, del "Km 175" di Cervia: «Offro contratti regolari e cerco professionalità da valorizzare, ma la gente preferisce il Reddito di cittadinanza»

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Nicola Calò
Nicola Calò

«Avevo i tavoli già tutti prenotati ma, per mancanza di personale, sia la domenica di Pasqua che il lunedì successivo ho dovuto chiudere il ristorante e chiamare, uno per uno, tutti i clienti per spiegare che non avrei potuto dar loro da mangiare».

Lo ha dichiarato Nicola Calò, giovane imprenditore della ristorazione, titolare del nuovo “Bell’Aria” (inaugurato un mese fa a Bellaria Igea Marina) e, da qualche anno, gestore del ristorante “Km 175” sulla Statale Adriatica di Cervia (l’ex pasticceria Rosa). E proprio quest’ultimo locale, in uno dei weekend più importanti dell’anno, ha dovuto abbassare la serranda per mancanza di personale: «È bastata una cameriera con la febbre per mandare tutto all’aria – sono le parole dell’imprenditore -. Il problema è che non parliamo dell’emergenza sporadica di un giorno, bensì di una situazione di difficoltà che, nella gestione dei locali, è ormai diventata una triste regola».

«Noi cerchiamo personale anche specializzato – assicura Calò -. Non semplici camerieri o lavapiatti, ma professionalità da valorizzare, gente con cui iniziare un percorso e costruire uno staff proiettato nel futuro. Io offro regolari contratti di assunzione, con uno stipendio reale, il giorno di riposo ed un ambiente di lavoro dove i dipendenti non sono considerati un costo, ma delle risorse. Io ho due locali, uno a Cervia ed uno a Bellaria, ma se io e mia moglie in questi giorni non ci fossimo improvvisati camerieri, probabilmente uno dei due ristoranti avremmo già dovuto chiuderlo».

«Non voglio in nessun modo fare un discorso classista – prosegue Calò – ma temo che tutti questi sussidi, distribuiti a pioggia sul territorio nazionale, abbiano un po’ rovinato il mondo del lavoro. Oggi tanta gente preferisce accontentarsi e, di fronte a proposte di assunzioni serie e regolari, sceglie il reddito di cittadinanza anziché una stagione di lavoro. Sui nostri social abbiamo pubblicato e sponsorizzato tantissimi annunci, ricevendo in cambio zero risposte. In questo scenario davvero preoccupante sta emergendo un fenomeno nuovo, quello del “furto del personale”, una guerra dei poveri che, a colpi di “incentivi” pagati in nero, rischia di mettere in ginocchio tante attività».

«Io – termina lo sfogo dell’imprenditore – vorrei che i miei ristoranti lavorassero a pieno regime ma, non potendo spremere la forza lavoro, avendo i dipendenti contati, sono costretto a fare delle scelte, chiudendo i locali a metà giornata o comunque rinunciando a più turni di ristorazione. A Bellaria, nel fine settimana di Pasqua, malgrado avessimo aperto da appena un mese, ho mandato via un centinaio di persone. Il paradosso è questo: i clienti non mancano ma, senza personale, non hai la possibilità di accontentarli».

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