Sei industrie del petrolchimico firmano un accordo per favorire la cattura della CO2

Prima iniziativa del genere in Italia: Cabot, Herambiente, Marcegaglia, Polynt, Versalis e Yara spingono per il progetto di stoccaggio dell’anidride carbonica nei giacimenti esauriti di metano

Marcegaglia Ravenna AereaSei industrie del petrolchimico di Ravenna, tra quelle che rilasciano le maggiori emissioni di anidride carbonica nei processi produttivi, hanno firmato una lettera di intenti per sancire la volontà di unire le forze per contribuire alla transizione energetica e chiedere in coro di accelerare la decarbonizzazione con la realizzazione del progetto per la cattura della CO2, il suo stoccaggio nei giacimenti sottomarini esauriti di metano e il successivo riutilizzo per altri fini (Ccus). Le industrie sono Cabot, Herambiente, Marcegaglia, Polynt, Versalis e Yara (Eni e Snam figurano a margine come partner tecnici).

Il progetto si prefigge di catturare fino a un milioni di tonnellate all’anno di CO2 che sarebbe comunque inferiore al totale delle emissioni dei firmatari. Più dettagliatamente, l’iniziativa valuterà le configurazioni ottimali per il trasporto e lo stoccaggio delle emissioni di CO2, valuterà i relativi costi e le opportunità di finanziamento, inclusi fondi comunitari. Verranno anche esplorate le possibili sinergie con altri operatori industriali dell’area o con tecnologie «carbon negative» come Beccs (Bio Energies with Carbon Capture and Storage) e Dacs (Direct Air Capture and Storage). Inoltre, saranno attentamente valutati gli aspetti di comunicazione ed interazione con le comunità locali e con le istituzioni nazionali e comunitarie.

Si tratta della prima iniziativa del genere in Italia, una legittima attività di lobby che bussa alle porte dei ministeri competenti. La firma è avvenuta stamani, 16 giugno, al Grand Hotel Mattei in un evento che si è svolto sotto l’egida di Omc.

Le imprese coinvolte sono nei settori cosiddetti hard to abate, espressione inglese traducibile con “difficili da ridurre” che potremmo indicare come industrie energivore. In Italia rappresentano il 13 percento del totale delle emissioni Ghg (green house gases, gas che favoriscono l’effetto serra) e il 64 percento del settore industriale. I poli industriali di Ravenna e Ferrara condividono lo scopo e l’ambizione di sviluppare progetti efficaci per la riduzione delle emissioni attraverso l’utilizzo di questo strumento. Dai dirigenti delle aziende firmatarie, partecipanti a un panel in mattinata, è arrivato un messaggio che si può riassumere così: stoccare la CO2 sotto il mare si fa già in molti Stati esteri e può essere un sistema per ridurre la dispersione di gas in atmosfera e guadagnare tempo mentre la ricerca e lo sviluppo possono migliorare le tecnologie a disposizione.

«L’evento odierno – commenta Monica Spada, presidente di Omc – rappresenta un incontro molto importante, perché ci dà la possibilità di presentare un progetto di grande rilevanza e unico in Italia, nato da grandi gruppi che operano nei distretti di Ravenna e Ferrara e che hanno deciso di mettere a fattor comune le proprie esperienze, know how e risorse per avviare insieme il processo di decarbonizzazione delle attività»

Un progetto pilota, che parte da Ravenna e Ferrara con l’ambizione di poter essere replicato anche in altre realtà, un esempio di best practice che altri comparti possono prendere a modello per ridurre le emissioni.

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