In undicimila in cerca di lavoro. Il profilo più diffuso: donna under 30

Dal 2020 un portale della Regione consente alle aziende di pubblicare le proprie richieste. Nell’ultimo anno in provincia 2.800 offerte di occupazione

Lavoro Giovane Donna

Il numero provinciale di disoccupati (fonte Istat) aggiornato al 2021 indica 11.306 persone in cerca di lavoro (nella fascia di età 15- 74 anni), pari a un tasso di disoccupazione del 6,2 percento (era il 6,9 nel 2020, il 4,6 nel 2019 e il 6,2 nel primo trimestre 2022).
Se si prende la fascia di età 15-64 le percentuali si scostano di poco: 6,4 la disoccupazione del 2021, in leggero calo rispetto a 7 del 2020 ma ben oltre il 4,7 del 2019 pre pandemia che rappresentò uno dei dati più bassi dell’ultimo periodo.
Dalle dichiarazioni di immediata disponibilità (Did), che rappresentano la modalità per acquisire lo stato di disoccupazione, rilasciate nell’ultimo anno in provincia di Ravenna, risulta che il 56 percento sono donne, il 42 percento sono under 30, il 44 percento sono nella fascia 30-55 anni e il 13 percento sono over 55.

Da settembre 2020 l’incontro domanda /offerta nei Centri per l’impiego dell’Emilia-Romagna avviene tramite il portale Lxte (Lavoro per te): le aziende, in autonomia possono caricare le proprie richieste di personale. Nell’ultimo trimestre a livello regionale sono state pubblicate circa 4.800 richieste di personale, di cui 2.200 intermediate dai Centri per l’impiego. Nella provincia di Ravenna nell’ultimo anno sono state pubblicate più di 2.800 richieste, di cui quasi 800 intermediate direttamente dai Cpi.

Cameriera Stagionali TurismoNelle ultime settimane è stata lunga la lista di imprenditori, a tutte le latitudini compreso il territorio ravennate, che hanno lamentato difficoltà nel reperire manodopera, soprattutto nel settore ricettivo. È un fenomeno che trova un fondamento nei numeri in mano a Andrea Panzavolta, dirigente dell’Agenzia regionale per il lavoro. Che prova a inquadrare le ragioni: «Credo che non abbiamo ancora una risposta compiuta e completa. Non mi convincono le risposte semplicistiche di chi individua il problema in una distorsione data dal reddito di cittadinanza.
Certamente ci sono alcuni temi da considerare che contribuiscono a spiegare questo fenomeno. C’è un tema demografico di significativa diminuzione di giovani che si affacciano al mercato del lavoro. C’è un tema di restrizione di flussi di lavoratori immigrati extracomunitari. C’è un tema di salari e di lavoro povero e precario che influisce sull’appetibilità di molti posti di lavoro e che ha ridotto anche i flussi di lavoratori stagionali da altri paesi dell’Unione Europea. C’è forse anche un timore indotto dall’esperienza del Covid a riprendere una dimensione di vicinanza fisica con altre persone fisiologicamente richiesta dalle condizioni di lavoro.
C’è probabilmente anche un cambiamento nel valore attribuito al lavoro stesso, mutamento cui ha contribuito anche il lungo periodo di lockdown con la maturazione di una diversa idea di bilanciamento tra tempi di vita e tempi di lavoro. Credo che su questo tema la riflessione non sia che agli inizi e occorrerebbe un investimento maggiore e più serio nel cercare di comprendere le vere ragioni di fenomeni che si stanno oggettivamente manifestando in questi mesi ma le cui anticipazioni iniziavamo a osservare già molti mesi fa».

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