I dipendenti della ditta che ha in appalto i lavori di pulizia degli uffici di Poste italiane in Romagna (province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna) e Ferrara hanno scioperato per denunciare che da ottobre 2022 circa cinquanta occupati, quasi tutte donne, non ricevono lo stipendio. A novembre è stato accreditato quello di ottobre, successivamente sono stati sospesi i pagamenti, tuttora mancanti, per novembre, dicembre e la tredicesima mensilità.
La consigliera regionale Nadia Rossi del Pd rende nota la vicenda e commenta l’accaduto: «Non è la prima volta che questo si verifica. Dal 2017, anno dell’assegnazione dell’appalto da Poste italiane, la ditta è salita tutti gli anni agli onori delle cronache per dilazioni di mesi nella corresponsione degli stipendi, reiterando pertanto negli anni il medesimo comportamento lesivo dei diritti di lavoratrici e lavoratori. Io stessa me ne ero già occupata nel 2019. Ad oggi Poste italiane, anche a seguito degli scioperi, non pare volersi assumere alcuna responsabilità».
Il contratto di appalto scaduto nel 2021 e prorogato fino al 31 gennaio 2023 è nuovamente in scadenza, ma è anche vero che in caso di situazioni come questa, il committente, in questo caso Poste, può rispondere in solido alla ditta.
«Il problema dei lavoratori privati che prestano servizio negli enti pubblici va affrontato a tutto tondo e a livelli più alti di quelli della Regione. Ma come consigliera – prosegue Rossi – voglio rivolgermi alla Regione Emilia-Romagna per sapere se essa possa ossa rivestire un ruolo attivo nella ricerca di una soluzione alla situazione in cui versano i dipendenti, sollecitando un intervento risolutivo da parte di quest’ultima per tutelare i diritti fondamentali di questi lavoratori, le vere vittime di tutta la vicenda».