L’Autorità portuale ha fretta: fondali a 12,5 metri pronti a metà 2024

L’ente che governa lo scalo prevede di accorciare i tempi grazie alle risorse del Pnrr. Nei prossimi tre anni investimenti per tre miliardi di euro: dieci progetti in lista

Porto Ravenna veduta aerea

Veduta aerea del porto di Ravenna (credits AP Ravenna)

I fondali del porto di Ravenna attualmente sono da 10,5 metri, saranno da 12,5 per giugno 2024 e da 14,5 per dicembre 2026.
È la nuova tempistica per i lavori di dragaggio e rinforzo delle banchine (250 milioni di euro per il primo step e altri 280 per il secondo) che esce dal primo aggiornamento del piano operativo triennale (Pot) 2021-2023 dell’Autorità portuale, il documento dell’ente che definisce tipologia, tempi e spese degli investimenti per lo sviluppo dello scalo sostenuti dai vari portatori di interesse del settore.

In termini economici si passa da una pianificazione da 1,5 miliardi di euro (di cui 800 milioni di Ap) a una più che doppia: 3,1 miliardi (di cui 890 da Ap). E il presidente dell’ente, Daniele Rossi, ricorda che per gli esperti ogni euro investito in ambito portuale genera una ricaduta di 2,2 euro.

L’accelerazione delle tempistiche per gli escavi (che alla vigilia del cantiere si stimava avrebbero richiesto fino al 2025 solo per la prima fase) è legata al Pnrr per due ragioni. L’assegnazione certa dei fondi per la seconda fase consente di rinegoziare gli accordi con gli appaltatori ma anche la necessità di completare tutto entro il 2026 per non perdere i fondi europei connessi allo stesso Piano.
In questa prima revisione del Pot trovano spazio, oltre al rigassificatore, altri nove nuovi importanti progetti: fra questi la realizzazione di una piattaforma multimodale per l’agroalimentare con annesso impianto fotovoltaico, il completamento dell’area cosiddetta “ex Porto Carni”, i nuovi raccordi ferroviari per le aree logistiche e per il terminal “Traghetti e Crociere”, il nuovo sistema di controllo accessi e videosorveglianza.

Nave Sw Singapore: nel boom delle cifre la fetta più grossa è quella del rigassificatore (per l’appunto la nave che dovrebbe approdare a Ravenna) al largo di Punta Marina che da solo vale un miliardo investito da Snam. Nell’area circostante alla piattaforma Petra del gruppo Pir, a 8,5 km dalla costa, andranno rimossi due milioni di metri cubi di detriti dai fondali per avere il pescaggio sufficiente alle operazioni di attracco delle navi cariche di Gnl.

Un nuovo terminal: a ridosso di via Trieste, affacciata sulla piallassa Piomboni, c’è un’area nota come “ex porto Carni”: dieci ettari che verranno urbanizzati con una banchina di 400 metri. Investimento di Ap da 21 milioni.

Piattaforma agrolimentare: in una striscia di terra che costeggia la statale Classicana all’altezza di Porto Fuori (nota con la sigla urbanistica L2) verrano investiti 40 milioni di euro per realizzare strade, collegamenti ferroviarie e un campo fotovoltaico in modo da creare una piattaforma specifica per l’agroalimentare.

Nuove stazioni merci: sulle due sponde del Candiano si prevede la realizzazione di due stazioni per la composizione dei treni merci e l’avvio sulla rete ferroviaria. Per quella di sinistra si attende la pubblicazione sul bollettino regionale, quella di destra entra ora in conferenza di servizi e avrà bisogno ancora di un anno prima di pubblicare le gare.

Area sosta camion: nelle Bassette verrà usata una superficie di 7 ettari di proprietà di Ap per un’area di sosta per gli autotrasportatori con duecento stalli attrezzati con rifornimento di carburanti e ristoro. L’intervento si farà in project financing con un contributo di 3 milioni da Ap. L’innalzamento del livello sarà fatto ricorrendo a fanghi dei dragaggi.

Impianto trattamento fanghi: la Fase 2 del progetto per i fondali (quella che porterà a 14,5 metri) prevede lo stanziamento di 130 milioni di euro per un impianto che dovrà ripulire i sedimenti rimossi in modo da renderli utilizzabili in urbanistica.

Porto Nave Banchina

Foto Adriano Zanni

Il presidente AP: «Ravenna sarà sempre più strategica per l’Adriatico»

«Ora che ci sono le garanzie degli stanziamenti pubblici per aumentare i fondali del porto, diventa inevitabile che gli operatori guardino a Ravenna con un occhio diverso perché sanno che gli investimenti possono contare su un orizzonte più lungo». Daniele Rossi, presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro-settentrionale (che include solo Ravenna), non ha dubbi di essere alla vigilia di una stagione di grande sviluppo per il Candiano.
«Sarà un porto sempre più strategico per tutto l’alto Adriatico – continua Rossi – perché ormai Ravenna si è scrollata di dosso l’etichetta di porto buono solo per le rinfuse. Oggi su Ravenna si possono movimentare tutte le tipologie di merce e quindi è per forza appetibile».
Tra le note dolenti della logistica ravennate c’è sempre stata l’infrastruttura stradale a monte del porto: «Però a differenze di altri grandi porti italiani, il traffico pesante da e per le banchine non si mischia con quello cittadino che si muove per altre ragioni. Gli investimenti sui collegamenti ferroviari ci permetteranno di migliorare la funzionalità».

Botta e risposta. Ancisi (Lpr): «i fondali a 14,5 metri inutili per il Candiano»; Rossi (Ap): «può parlare solo chi ha una laurea del settore»

«Il dragaggio a 14,5 metri di profondità andrà a incidere unicamente come costo di 165 milioni di euro per le casse pubbliche, senza alcuno sviluppo del porto, se non per la Sapir, società più di politica che d’impresa, e per pochi altri del giro». Il consigliere comunale Alvaro Ancisi torna a esprimere la sua perplessità per l’utilità della cosiddetta Fase 2 del progetto di approfondimento. «Scopo pressoché esclusivo di questa Fase aggiunta è infatti la costruzione di un nuovo maxi terminal container di 360mila metri quadrati nell’area Trattaroli Destra, a diretto beneficio non del porto, ma della Sapir, che ne è proprietaria».
Il traguardo dichiarato è che il nuovo terminal sappia movimentare 500mila container all’anno. L’attuale terminal ne può contenere 300mila: «Negli ultimi 15 anni ne siamo rimasti sempre lontani. Nel 2021 e 2022, anni record del porto, si è arrivati a 213mila e 228mila».
Il decano dell’opposizione si chiede dove siano i grandi numeri prospettati per la Fase 2 dell’Hub portuale. «Come si pensa che le grandi navi lunghe 400 metri, a cui servirebbero i fondali da 14,50, possano entrare dall’imboccatura assai più stretta del porto? Se casomai entrassero, come potrebbero superare la “curva” di Marina? E potrebbero forse uscirne in retromarcia?». Ancisi riporta una dichiarazione dell’Autorità Portuale nel 2012: «Le navi container da 400 metri qui, per la conformazione del nostro porto, non arriveranno. Abbiamo fatto delle simulazioni e al massimo possono arrivare quelle di 300-330 metri».
Non l’ha espressamente nominato, ma le parole di Daniele Rossi pronunciate con un certo fervore il 28 febbraio (alla presentazione dell’aggiornamento del piano operativo) sembrano indirizzate ad Ancisi: «Da adesso in poi chi vuole parlare di portualità deve mettere sul tavolo le sue competenze specifiche, la sua laurea in logistica e portualità e allora sarò lieto di ragionare. Non è accettabile che sul porto dicano la loro tutti, dal pizzaiolo al maestro di scuola elementare. La scelta di arrivare a 14,5 metri non è presa a caso, in qualche modo si troverà la soluzione per far entrare anche le navi di grandi dimensioni».

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