Nonostante alcuni giorni di pioggia e nevicate sui crinali, che hanno parzialmente alimentato i torrenti appenninici, le falde acquifere sotterranee dell’Emilia-Romagna permangono in sofferenza: in provincia di Ravenna il deficit attuale rispetto alla media 1997-2016 è del 19 percento. Situazioni migliori solo a Piacenza e Forlì-Cesena. La provincia più colpita è quella di Reggio Emilia (-80 percento), seguita da Modena (-57), Parma (-50), Rimini (-49), Bologna (-47), Ferrara (-35), Piacenza (-18) e Forlì-Cesena (-12). I dati emergono dalla nuova rilevazione, effettuata nei primi due mesi del 2023, dall’Osservatorio Falde Cer-Anbi che può contare su 120 stazioni di rilevazione dislocate sull’intero territorio regionale.
«L’indagine sull’analisi delle falde che il Cer monitora puntualmente nelle diverse aree dell’Emilia-Romagna e che pubblicherà con regolare scadenza rappresenta uno strumento utile per avere un quadro idrico complessivo più aggiornato e affidabile», spiegano Nicola Dalmonte e Raffaella Zucaro, rispettivamente presidente e direttrice generale del Cer.
«In un quadro-Paese del tutto deficitario, in cui la siccità che si preannuncia per i prossimi mesi lancia pesanti dubbi sulla reale possibilità di soddisfare pienamente le richieste, la situazione delle falde mostra come lo stato idrologico possa cambiare anche a distanza di pochi chilometri da provincia a provincia – rileva Francesco Vincenzi, presidente di Anbi e Anbi Emilia-Romagna –. L’auspicio è quello che gli ultimi apporti nevosi possano almeno facilitare l’infiltrazione delle acque nelle conoidi delle falde, contribuendo all’innalzamento dei livelli entro la fine di marzo».