Fondi Pnrr, entro fine mese verranno aggiudicati i lavori per il bike park

Il punto della situazione a Ravenna. Il sindaco: «Extra costi e tempi sono questioni cruciali»

Bike Park

Il progetto del Bike Park all’ex ippodromo di Ravenna

Entro il 31 marzo è prevista l’aggiudicazione dei lavori per la realizzazione di un bike park all’ex ippodromo di Ravenna (una sorta di stadio del ciclismo con diversi percorsi)  e dei lavori per l’efficientamento energetico del Pala De Andrè.

Sono le prossime imminenti scadenze di interventi nel comune capoluogo nell’ambito del Pnrr. Dai fondi europei sono previsti 2,1 milioni per il bike park e 1,4 milioni per il fotovoltaico al palazzetto.

Ed è sempre nell’ambito degli impianti sportivi anche la scadenza fissata per il 30 luglio: affidamento dei lavori per la realizzazione della piscina. In questo caso la commissione di gara sta valutando le offerte pervenute entro il termine del bando che era il 13 febbraio.

Rispettare le scadenze imposte dall’Unione europea per beneficiare dei 190 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), incluso nel programma da 750 miliardi dell’Ue noto come Next Generation Eu per la ripresa post pandemia, è una questione cruciale per gli enti pubblici che si sono aggiudicati le risorse. Entro dicembre 2026 vanno completati gli interventi. Questo chiede l’Ue. E sono già diversi i casi di enti in Italia che stanno rinunciando a fondi di cui avevano ottenuto la disponibilità.

Non rispettare i tempi – una possibilità più che plausibile per alcuni progetti – vorrebbe dire dover coprire la spesa dalle proprie casse. Cosa fare allora delle risorse che non hanno più una destinazione? «È uno dei temi nella agenda del confronto con il governo Meloni – spiega Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia –. Se ne sta parlando e le possibilità di fatto sono due. La prima: trovare nuovi progetti candidabili ma i tempi sono sempre più stretti perché la scadenza resta il 2026. Oppure la seconda che stiamo suggerendo come Anci e Upi: usare le risorse per coprire gli extracosti di altri progetti di più facile realizzazione». Per molte amministrazioni pubbliche, compreso il Comune di Ravenna, infatti il conto delle opere sta aumentando per effetto di inflazione e aumento dei materiali.

Sulla scadenza del 2026 si è aperto un dibattito sull’opportunità di spostarla più avanti per evitare che il Pnrr si trasformi da investimento a tempesta perfetta. «L’Unione delle Province lo dice da tempo – spiega De Pascale, in qualità di presidente dell’Upi – e ora anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è dello stesso avviso: in poco tempo ci ritroveremo con la coda dei lavori del Superbonus 110 e l’avvio dei cantieri Pnrr quindi un’enorme mole di lavori da eseguire ma un numero non sufficiente di imprese e questo non potrà che avere conseguenze dannose, sia sui prezzi del mercato e sia sulla tenuta delle imprese di un settore».

Per fronteggiare tutto servirebbe un ampliamento della forza lavoro con un orizzonte limitato: «Se i lavori devono essere finiti nel 2026 – riassume De Pascale –, poi vorrebbe dire che il settore si troverebbe ad affrontare una nuova crisi».

Lo scenario descritto serve anche a spiegare uno dei criteri adottati dal Comune di Ravenna per la scelta di cosa candidare al Pnrr: interventi già a buon punto di progettazione. «Avendo delle scadenze stringenti per le domande ai bandi – riassume De Pascale – era molto difcile presentare interventi a stadi di progettazione arretrati. Ravenna è uno dei pochi Comuni che ha partecipato praitcamente a tutti i bandi e siamo stati premiati perché avevamo una buona quantità di progetti pronti nei cassetti, magari non accolti in altri bandi oppure solo da definire nei dettagli».

Ma c’è anche una seconda motivazione a monte della scelta di cosa candidare: «Non abbiamo proposto progetti che non fossero nel radar della nostra azione amministrativa. Ci siamo mossi con quelle cose che consideravamo già di voler fare e quindi già inserite in un preventivo di spesa anche se a scadenza più lunga. Avremmo dovuto fare dei mutui ed è chiaro che meno ne facciamo meglio è. Ora rischiamo di doverli fare lo stesso per gli extra costi».

Affrontare l’enorme mole di bandi e procedure richiederà uno sforzo anche agli uffici comunali. La macchina burocratica di Palazzo Merlato ha le spalle abbastanza larghe? Il sindaco non ha dubbi: «È un tema molto forte, ma i nostri uffici erano abituati a progettare a appaltare una mole significativa di interventi. Stiamo reggendo l’onda d’urto senza stress. Ovviamente bisogna darsi delle priorità: gli interventi del Pnrr hanno per forza una corsia preferenziale per essere esaminati perché altrimenti si rischia di perdere le risorse».

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