La cooperativa portuale progetta un escavatore su misura per le rinfuse ravennati

Partito un piano triennale per la realizzazione di dieci macchinari brevettati per l’utilizzo nelle stive delle navi che trasportano i materiali più frequenti tra i traffici sul Candiano

Veduta aerea del porto di Ravenna (foto da pagina Facebook di Ap)

Se Ravenna è un porto specializzato nelle cosiddette rinfuse (merci solide come i cereali non imballate) lo è anche per le tecniche di sbarco-imbarco utilizzate dalla Cooperativa portuale. In particolare l’uso di piccoli escavatori nelle stive delle navi per accatastare la merce al centro stiva dove viene prelevato dalla benna della gru di banchina.

I mezzi a bordo sono modelli standard con modifiche specifiche. Ma non bastava più. E così da poco è partito un piano triennale per la realizzazione di dieci escavatori fatti su misura e brevettati dalla cooperativa.

«È appena cominciata la costruzione del primo prototipo – spiega Denis Di Martino, direttore della cooperativa portuale – che contiamo di iniziare a testare nei primi mesi del 2024. Abbiamo tirato fuori un progetto nostro che avevamo nel cassetto e lo abbiamo commissionato a una ditta dopo l’ammodernamento con le caratteristiche normative odierne».

Perché usare una tecnica che in altri porti non si usa? «Il nostro metodo richiede più attenzioni ma la velocità di sbarco è maggiore, senza mettere mai in discussione la sicurezza: quando la gru si muove i mezzi in stiva si fermano».

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