Lo stabilimento affossato dall’alluvione: quasi 100 lavoratori ancora senza certezze

All’Essentra di Cervia la produzione delle confezioni dei medicinali è ferma. Danni da oltre 20 milioni, la proprietà non esclude la chiusura definitiva

alluvione essentra

Tra le vittime dell’alluvione c’è anche l’ex Farmografica di Cervia, oggi Essentra Packaging – Mayr-Melnhof, colosso internazionale della produzione di imballaggi e confezioni in campo farmaceutico e medicale.

Quello di Cervia è uno dei due stabilimenti italiani: a Piacenza si producono le confezioni di alluminio dei medicinali e i foglietti illustrativi; nella Città del Sale invece le confezioni esterne e si completa il confezionamento. Ma solo fino allo scorso maggio, quando l’alluvione ha praticamente distrutto i macchinari della sede di via Di Vittorio, con danni stimati in almeno 20-25 milioni di euro. Da allora si è in attesa di un annuncio ufficiale dell’azienda, che ancora invece non si è espressa e mette sul tavolo tre diverse ipotesi. Come confermato nell’incontro in prefettura del 14 novembre con istituzioni e sindacati e in quello in Confindustria del 16 novembre.

Le possibilità sono quelle di tornare a produrre nello stesso stabilimento, da riqualificare e rinnovare, o in alternativa traslocare in una sede vicina, sempre nel comune di Cervia. Ma non è esclusa neppure l’ipotesi peggiore, quella della chiusura definitiva.

Le istituzioni – ci racconta Saverio Monno, segretario generale della Slc Cgil della provincia di Ravenna – hanno dimostrato una grande disponibilità, promettendo garanzie in vista di investimenti futuri dell’azienda, sottolineando come «in Romagna le aziende le attiriamo, non siamo soliti farle andare via».

«Ora ci aspettiamo che l’azienda passi ai fatti, dopo che in questi mesi ha comunque garantito e anticipato ai dipendenti, attraverso lo strumento della cassa integrazione, lo stipendio al cento per cento». Sono poco meno di cento i lavoratori a Cervia, che in questi mesi, nonostante il fermo produttivo, sono stati operativi negli uffici e nei controlli di qualità delle confezioni la cui produzione è stata momentaneamente delocalizzata in Spagna e in Polonia. Il 19 novembre scade la cassa integrazione e ora i sindacati si aspettano – oltre a una proroga degli ammortizzatori sociali (per cui l’azienda si sarebbe già impegnata, oltre a garantire lo stipendio per i restanti dieci giorni di novembre) – che l’ipotesi della chiusura svanisca in fretta. «Anche perché una chiusura a Cervia ci farebbe pensare male anche per l’altra sede di Piacenza…». 

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