Chiude Maisons du Monde, persi 12 posti di lavoro. La direttrice critica i ravennati

Ai dipendenti la scelta tra trasferimento e buonuscita. I sindacati: «Le multinazionali dovrebbero valutare meglio la capacità di spesa in provincia»

Maisons Du Monde

Il negozio letteralmente “svuotato” con gli sconti

Dopo più di cinque anni di attività all’interno del centro commerciale dell’Esp, Maisons du Mondecome annunciato – chiude i battenti, lasciando senza un luogo di lavoro i 12 dipendenti del negozio ravennate.

Stando a quanto riportato dalla responsabile del punto vendita, la multinazionale di arredo francese ha riscontrato nell’ultimo anno una significativa riduzione del fatturato per lo store di Ravenna. Il calo, sommato all’aumento dei costi delle materie prime e all’innalzamento dei prezzi dei container di stoccaggio della merce avrebbe spinto l’azienda a cessare l’attività di via Bussato. «Il carovita e l’inflazione hanno causato drastici tagli sull’acquisto dei beni che non sono di prima necessità, causando su un’attività come la nostra importanti ripercussioni», ci dice Valentina Pupeschi, direttrice del negozio.

Per quello che riguarda la sorte dei 12 lavoratori invece, rassicura immediatamente: «Nessuno di loro è stato licenziato in tronco. A tutti i dipendenti è stato proposto un trasferimento in un diverso punto vendita della catena. Gli store più vicini però (a Faenza e Savignano, ndr) sono realtà storiche con uno staff già rodato e assunto a tempo indeterminato, ad alcuni dipendenti sono quindi stati proposti trasferimenti più impegnativi e, nel caso di rifiuto, Maisons du Monde è venuta incontro all’uscita del lavoratore dall’azienda con eleganza e generosità, prevedendo accompagnamenti e buonuscite».

Al fianco di commessi e addetti vendite i sindacati Fisascat-Cisl e Filcams-Cgil, che sono intervenuti sia a livello nazionale (occupandosi contemporaneamente della chiusura di un altro punto vendita della catena a Lodi, avvenuta nello stesso periodo con dinamiche analoghe) sia a livello territoriale nella sigla dei verbali individuali degli ex dipendenti.

«Come Fisascat Cisl Romagna, al momento della notizia della chiusura abbiamo immediatamente convocato un’assemblea unitaria coinvolgendo tutti i lavoratori per illustrare dettagliatamente il percorso che si sarebbe intrapreso – dichiara Vanessa Paglialunga -. Durante il confronto con l’azienda, è stato chiaro fin da subito che il trasferimento non rappresentava un’opzione praticabile per tutti, considerate le condizioni personali dei dipendenti. In seguito, abbiamo avviato le trattative, evidenziando le esigenze e le richieste dei lavoratori. Le istanze che abbiamo presentato a nome loro sono state accolte dall’azienda, consentendo così di raggiungere un risultato conciliativo positivo».

La Cgil aggiunge: «Assistiamo all’ennesima chiusura di una catena importante sul territorio, questo dovrebbe preoccupare il tessuto commerciale della provincia – dichiara Cinzia Folli, segretaria della Filcams – questa dinamica non va bene né per l’offerta commerciale né per gli stessi lavoratori. Quando le performance di un punto vendita non raggiungono determinati standard, le grandi catene si spostano rapidamente, e non sempre dando possibilità di trasferimenti e buone uscite come in questo caso. Sarebbe interessante ragionare con le istituzioni sulla costruzione di una rete commerciale solida nel ravennate e, al tempo stesso, le multinazionali dovrebbero riflettere più accuratamente sulla capacità di spesa della provincia e sulla presenza di realtà analoghe alla propria in zona».

La chiusura ufficiale del punto vendita è stata annunciata a metà dicembre, accompagnata dalla notizia di una liquidazione totale in corso fino al 27 gennaio, giorno della cessazione definitiva dell’attività. «La drastica decisione da parte della casa madre è stata fonte di tristezza e delusione, sia per l’ambiente di lavoro intimo e disteso che si era creato tra i colleghi negli anni, sia per la reazione della città di Ravenna alla notizia della fine dell’attività – commenta ancora la direttrice Pupeschi -: si sono subito formate immense file davanti alla porta del negozio, da persone che con poca umanità guardavano solo alle scontistiche, rivolgendosi ai lavoratori con arroganza e pretenziosità, senza valutare il dramma di quello che stava succedendo nelle loro vite. Ci sono state anche persone gentili che hanno cercato di risollevare il morale del team con pensieri e biscotti, ma non si tratta della maggioranza».

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