lunedì
23 Giugno 2025
Cotignola

La Vulcaflex vuole costruire un muro per proteggersi da altre alluvioni

Lo stabilimento che produce pelli sintetiche per l'automotive si è allagato due volte con 1,5 milioni di euro di danni. Il presidente Roberto Bozzi, al vertice anche di Confindustria Romagna, teme che il territorio diventi meno appetibile per le persone per il rischio idrogeologico: «Se vanno via i lavoratori, andranno via anche le imprese»

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Lo stabilimento Vulcaflex a Cotignola«Alzare un muro attorno all’azienda avrà un costo, ma vogliamo farlo perché l’esperienza ci insegna che costerà sempre meno dei danni che avremmo con un altro allagamento». Il presidente della Vulcaflex, Roberto Bozzi, è convinto che un’opera di difesa sia meglio di una polizza di assicurazione per lo stabilimento di Cotignola dove si producono pelli sintetiche per il settore automotive.

L’impresa nel 2023 ha fatturato circa 170 milioni di euro e in via De Gasperi si è allagata il mese scorso, restando ferma cinque giorni, e peggio andò a maggio 2023. «In totale stimiamo danni diretti per circa 1,5 milioni di euro, di cui 200mila euro per gli eventi di settembre 2024». Poi ci sono i danni indiretti per il fermo dell’attività: «Per un’azienda che lavora a turni è pesante dover interrompere la produzione. Il nostro è un settore dove un rallentamento nella filiera mette in crisi il flusso. Nel 2024 abbiamo avuto una settimana e mezzo di stop per questioni meteo. Dovremo cominciare a tenere conto di questi numeri quando faremo l’analisi del rischio».

Rimini, 23/11/2021; Assemblea Confindustria Romagna ©Riccardo Gallini/GRPhoto
Roberto Bozzi

Il progetto per il muro di difesa è ancora in fase embrionale. La prima questione è legata al contesto in cui sorge l’azienda: «Se l’acqua non potrà entrare da noi andrà da altre parti, ci sarà da ragionare con le attività circostanti e gli uffici del Comune. E poi se le strade si allagano siamo comunque isolati, avremmo meno danni ma non potremmo lavorare comunque. Per questo l’autodifesa non può bastare».

A proposito di danni, Vulcaflex ha ottenuto indennizzi dall’assicurazione e ha scelto di non chiedere rimborsi allo Stato: «Dalle assicurazioni abbiamo avuto un anticipo e attendiamo il saldo. Ci sono state questioni legate alle clausole e la copertura ha avuto dei limiti, ma ci accontentiamo di questo, anche se poco, ma almeno rapido. Preferiamo non gravare sulle casse dello Stato anche perché chissà se e quando arriveranno quei rimborsi». In tema di copertura assicurativa si apre il tema dei costi: «I premi sono già aumentati dal 2023 al 2024. Ora attendiamo il decreto che stabilisce i dettagli dell’obbligo per le imprese dal 2025 per sapere cosa succederà e che territori riguarderà».

La terza alluvione in provincia sta alimentando lo sconforto di molti, cittadini e imprenditori: «Posso capire che a un piccolo artigiano, con spazi ridotti, venga l’idea di trasferire l’attività. Ma per le imprese più strutturate è difficile». Il rischio desertificazione potrebbe essere però indiretto: «Questo territorio continuerà a essere attrattivo per i cittadini? Se la gente non lo sceglierà più per viverci ma andrà altrove, è ovvio che poi anche le aziende si troveranno costrette a fare lo stesso perché hanno bisogno delle persone. L’attrattività di un territorio e lo sviluppo delle imprese vanno a braccetto».

Dal 2021 Bozzi è presidente di Confindustria Romagna. L’associazione di categoria ha espresso chiaramente la sua proposta per la ricostruzione: la situazione è straordinaria e richiede strumenti straordinari, l’esempio da seguire è la procedura adottata per autorizzare il rigassificatore al largo di Ravenna, dove 120 giorni sono bastati a fronte di un iter ordinario che avrebbe richiesto anni. «Negli ultimi 70 anni non sono state fatte opere aggiuntive per la difesa del territorio, il clima è cambiato in peggio e l’acqua non fa altro che riprendere le sue vie naturali. La protezione del territorio ha bisogno di interventi così importanti che potrebbero volerci tempi trentennali. Non possiamo permetterci di aspettare, servono subito le vasche di laminazione che contengano le acque in eccesso a monte ed evitino le piene massime in pianura. Poi si ragionerà su una ripianificazione complessiva».

Tra le richieste sottoscritte dal Tavolo delle associazioni imprenditoriali, di cui Confindustria fa parte, c’è anche la revisione dei limiti di sviluppo edilizio imposti da un decreto: «Nove mesi fa avevamo trovato un punto di incontro per modificare questi limiti. Poi non si è saputo nulla di quelle modifiche concordate. Ci dicano sì o no, almeno sapremo regolarci».

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