giovedì
26 Giugno 2025
Fusignano

Chiusura stabilimento Lafert, la critica del Pd: «Assurdo apprenderlo dalla stampa»

I consiglieri regionali Proni e Bosi infastiditi dal comportamento dell'azienda veneta controllata da un gruppo giapponese: «Anni di cassa integrazione e addirittura la prospettiva ventilata di un rilancio». A rischio 60 posti di lavoro

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lafert«È assurdo venire a sapere dalla stampa della decisione unilaterale di Lafert di chiudere lo stabilimento di Fusignano, dopo anni di cassa integrazione e addirittura con la prospettiva ventilata di un rilancio del sito produttivo». I consiglieri ravennati del Partito Democratico in Regione, Eleonora Proni e Niccolò Bosi, criticano le mosse dell’azienda veneta di motori elettrici che fa parte di un gruppo giapponese.

Proni e Bosi stanno seguendo con preoccupazione la vicenda che mette a rischio circa 60 posti di lavoro. «Esprimiamo vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie che sicuramente stanno vivendo ore di ansia e grande incertezza sul futuro. La notizia ha da subito mobilitato le istituzioni per avviare una trattativa che possa scongiurare la perdita per il territorio ravennate di un sito produttivo importante e dei posti di lavoro. Stiamo seguendo l’evolversi della situazione con estrema attenzione e presenteremo a stretto giro e a nostra firma un’interrogazione rivolta alla giunta regionale per chiedere un coinvolgimento pieno della Regione istituendo un tavolo di confronto che, con la partecipazione di sindacati, azienda e istituzioni del territorio, contribuisca alla risoluzione positiva della crisi in atto».

Gli esponenti dem vedono Fusignano simile a situazioni successe recentemente in molti altri territori: «Multinazionali chiudono stabilimenti, spostano le produzioni dove è più conveniente produrre e partono licenziamenti. È necessario che il Governo nazionale intervenga, come mai ha fatto finora, e adotti finalmente una politica industriale capace di una visione strategica per il prossimo futuro, fatta di supporto agli investimenti strategici, di tutela del tessuto produttivo italiano e di riconoscimento del valore del lavoro e dei lavoratori, che non possono essere chiamati a addossarsi gli effetti negativi di un’economia che cambia e non sempre nella giusta direzione».

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