L’ingresso a Mirabilandia, il parco divertimenti dal 1992 a Savio di Ravenna, nel 2025 costa fino al 12 percento in più dell’anno scorso. È l’aumento più significativo tra le tariffe dei principali parchi italiani. Sono dati che emergono da un’indagine di Altroconsumo, organizzazione di consumatori.
Nel 2025 i biglietti a data fissa per Mirabilandia partono da 27,90 euro (infrasettimanale) fino a 32,90 euro (weekend e festivi) se acquistati online, mentre alle casse si paga 47,90 euro. Rispetto al 2024, si rileva un aumento di circa 3 euro per i biglietti più economici.
Le ricerche di Altroconsumo mostrano che, invece, la maggioranza dei parchi ha mantenuto i prezzi invariati rispetto al 2024, con il caso di Italia in Miniatura a Rimini che ha addirittura abbassato il prezzo del biglietto online intero portandolo dai 22 euro del 2024 agli attuali 20 euro.
In Italia si contano oltre 250 strutture tra parchi tematici, acquatici, faunistici e avventura. Si va dalle grandi realtà con milioni di visitatori all’anno, fino alle piccole imprese a conduzione familiare. Il giro d’affari complessivo, secondo l’Associazione dei parchi permanenti italiani, supera i due miliardi di euro, con l’obiettivo di raggiungere i 2,5 miliardi nel 2027.
I numeri di Mirabilandia mostrano una tendenza che vale per tutti i principali parchi italiani: i biglietti acquistati online convengono quasi sempre rispetto a quelli comprati alle casse, spesso con risparmi superiori al 30 percento. Svariati parchi offrono il secondo giorno di ingresso a prezzo ridotto o incluso nel prezzo: un’opzione utile per chi vuole visitare il parco con calma e in alcuni casi un modo per godersi un maggior numero di attrazioni nonostante le lunghe code.
Il 90% delle strutture italiane resta in mano a piccole e medie imprese, mentre le realtà più redditizie sono spesso controllate da colossi stranieri o da fondi. Alcuni, come Gardaland (3 milioni di visitatori annui), fanno capo a gruppi internazionali come Merlin Entertainments; altri, come Zoom Torino (600mila ingressi nel 2023), sono stati recentemente acquisiti da fondi come Magnetar Capital. Non mancano però le eccezioni tutte italiane, come Leolandia, che con i suoi 29,7 milioni di fatturato nel 2023 ha adottato una politica dichiarata di reinvestimento totale degli utili (non distribuisce dividendi da un decennio).