mercoledì
25 Giugno 2025
osservatorio

Ravenna è la provincia con il reddito più alto della Romagna: i dati di Cisl

La crescita in Regione è generalizzata, ma rimane il gap tra le varie provincie. Rimini fanalino di coda, con stipendi bassi e troppo legati al lavoro stagionale

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UTF 8Francesco Marinelli 2025
Francesco Marinelli – Segretario Generale Cisl Romagna

Ravenna si riconferma la provincia con il reddito medio più alto in Romagna. Questo quanto evidenziato dal report 2025 su dati del MEF dell’Osservatorio Cisl Romagna, che fotografa la situazione economica della Romagna. La crescita è generalizzata, ma persistono gap territoriali e bassi salari nei servizi.

Il reddito medio nel ravennate è pari a 23.296 euro, seguito da Forlì-Cesena (21.796 euro) e da Rimini (20.248 euro). Tutte e tre le provincie restano però sotto la soglia delle province emiliane più forti (Bologna, Reggio Emilia e Modena) dove i redditi medi superano abbondantemente i 24.000 euro. Lo scalino tra Emilia e Romagna si fa sentire: in alcuni casi la distanza supera i 5.000 euro all’anno per contribuente. Questo divario storico resta evidente, anche se alcune province romagnole stanno mostrando segnali di dinamismo.

In generale, la Regione registra una crescita media del 5 percento: in Romagna, Ravenna consolida la propria posizione, con un incremento del 5 percento, Forlì-Cesena accelera con un +6 percento in un anno (dovuto a una buona combinazione tra settore industriale e servizi, un sistema economico capace di assorbire i cambiamenti in atto nell’economia e nel mercato del lavoro) mentre Rimini è il fanalino di coda: anche qui la crescita è pari al 5 percento ma la media salariale resta più bassa, perchè l’occupazione in quest’area è ancora troppo concentrata nei servizi turistici e stagionali, con bassa qualità e bassa retribuzione

Il report mette in luce un altro aspetto cruciale: le disuguaglianze all’interno delle province. In Romagna, la distanza tra capoluoghi e aree interne supera in media i 4.000 euro annui per contribuente. Infine, circa il 70percento dei romagnoli ha un reddito annuo sotto i 26mila euro. A Ravenna il 30percento dei contribuenti si colloca sotto i 15mila euro (32 percento a Forlì-Cesena e 40 percento a Rimini). Le fasce alte, invece, restano minoritarie: i 55 mila euro annui sono superati dal 4percento dei ravennati e dal 3 percento della popolazione a Forlì-Cesena e Rimini.

Nel 2023, l’indice dei prezzi al consumo in Emilia-Romagna è aumentato del 5,2%. L’incremento dei redditi, pur presente, si è dunque scontrato con il muro dell’inflazione, annullandone in buona parte gli effetti reali. Dove c’è industria ad alta produttività, come a Ravenna, i redditi crescono. Dove dominano i servizi poco qualificati – come a Rimini – i redditi restano bassi, anche in presenza di una buona efficienza produttiva.

Analizzando i dati dell’osservatorio, Cisl ha messo a punto una proposta per tutelare gli interessi dei lavoratori: «Il territorio romagnolo sta dando segnali di vitalità – spiega Francesco Marinelli, Segretario Generale Cisl Romagna- ma non tutti i cittadini stanno beneficiando di questa crescita. È il momento di avviare una nuova stagione di politiche capaci di colmare i divari, sostenere lo sviluppo delle aree interne e favorire una crescita più equa e inclusiva. Non possiamo accontentarci dei segnali positivi sulla crescita dei redditi: è nostro dovere come organizzazione sindacale chiedere che questa ripresa diventi strutturale, diffusa e giusta».

Uno dei punti cardine è il rilancio delle aree interne, troppo spesso penalizzate sia in termini di accesso al lavoro che di servizi. «Serve un piano di sviluppo per le aree interne della Romagna, fatto di incentivi per il lavoro giovanile e femminile, sostegno alle cooperative di comunità, valorizzazione dello smart working e dei coworking nei piccoli comuni. Le comunità appenniniche hanno energie e potenzialità che non possiamo permetterci di ignorare».

Un’altra proposta avanzata dalla CISL Romagna è quella di rinnovare la contrattazione territoriale, soprattutto in quelle aree dove i salari restano bassi. «Serve una contrattazione d’area vasta che integri i temi del salario con quelli del welfare, della mobilità, dei tempi di vita». Secondo Marinelli, la sfida consiste nel trasformare la ripresa in equità. «La Romagna ha energie, competenze e tradizione per farcela. Ma servono coraggio politico, visione e un grande lavoro comune».

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