La Regione Emilia-Romagna ha avviato un percorso per arrivare a una legge che regoli gli affitti brevi a uso turistico e Federconsumatori, associazione di tutela dei consumatori affiliata a Cgil, assicura che riterrà inaccettabile ogni norma volta a scaricare su turiste e turisti ulteriori oneri, anche attraverso una crescite dei prezzi delle prestazioni turistiche.
Federconsumatori condivide la necessità di contenere la crescita degli affitti brevi: «In alcuni casi cercandone la riduzione, laddove questa ha contribuito a determinare la forte riduzione degli affitti tradizionali e di quelli rivolti agli studenti, ed ha nel contempo contribuito alla crescita eccessiva del costo degli affitti».
Il principio guida dell’associazione è la tutela dei diritti dei turisti e del consumatore di turismo «La rivoluzione portata da internet in questo ambito ha cambiato in profondità e per sempre l’offerta turistica – si legge in una nota dell’associazione –. Un cambiamento in parte positivo, che ha dato più opportunità agli operatori e maggiori possibilità di scelta e maggiore trasparenza ai consumatori. Allo stesso tempo ne conosciamo bene i difetti: la perdita di competenze e di professionalità e la proliferazione di soggetti più che discutibili».
Il 30 aprile scorso Federconsumatori ha segnalato che il 47 percento degli immobili in affitto breve a Bologna era dotato dell’illegale self check-in, «poi sanato da una discutibile sentenza che ha registrato l’entusiasmo degli operatori del settore».
Airbnb, di cui si cita la posizione dominante nel mercato degli affitti brevi, impone commissioni elevate: «Quelle sostenute dai clienti del portale frequentemente raggiungono il 15 percento, mentre gli host sono chiamati a riconoscere ad Airbnb un più contenuto 3 percento. Tutto il carico sui turisti, ma anche questo sembra scandalizzare pochi».
Federconsumatori condivide quindi la necessità di norme regionali che vadano nel senso di alleviare questo grave problema, facendo le dovute distinzioni, considerando ad esempio una ricchezza la presenza degli affitti brevi nei luoghi dove l’ospitalità tradizionale è assente o molto ridotta. «Vale in primis per le aree interne della nostra regione, dove può essere sviluppato il turismo; vale per l’Appennino, la cui rete alberghiera è sempre più debole. Allo stesso tempo invochiamo tutto il rigore possibile verso i soggetti che non rispettano le regole, che evadono il fisco danneggiando la collettività mettendo a rischio gli ospiti. Non parliamo solo degli affitti brevi, ma di tutto il complesso dell’offerta turistica della nostra regione, che deve presentarsi in modo impeccabile, certamente migliore di oggi».