L’ondata di calore anticipata sta mettendo a rischio la salute dei lavoratori in Romagna, in particolare quelli impiegati nei cantieri edili e nel settore agricolo. Lo denuncia la Cisl Romagna, chiedendo azioni immediate e concrete per proteggere chi opera all’aperto. Proprio in questi giorni, infatti, la Regione sta varando una nuova ordinanza sul tema.
«Siamo di fronte a un’emergenza che non può più essere ignorata – afferma il segretario Generale Filca Cisl Romagna Roberto Casanova -. Le temperature in Romagna sono già allarmanti e i lavoratori, specialmente nei cantieri e in agricoltura, sono a rischio concreto. Non è accettabile che alcune imprese siano ancora restie ad attivare strumenti come la cassa integrazione o a riorganizzare gli orari. La salute e la sicurezza dei lavoratori devono essere la priorità assoluta. Chiediamo con forza che le linee guida e le nuove ordinanze regionali vengano applicate seriamente e senza indugio. Non possiamo permettere che i nostri cantieri diventino luoghi di sofferenza. È ora di agire con responsabilità e lungimiranza».
Nonostante le discussioni sulle misure preventive, la loro applicazione pratica, secondo i sindacati, rimane insufficiente.
La Filca Cisl Romagna ricorda che è possibile attivare la cassa integrazione quando le temperature superano i 35 gradi. «Nonostante ciò, molte imprese edili sono ancora restie ad avviare questo ammortizzatore sociale, anche in condizioni di pioggia. Questa reticenza è inaccettabile dati i rischi concreti per la salute dei lavoratori».
In Emilia-Romagna, si sta varando una nuova ordinanza per fermare il lavoro nelle ore più calde dei giorni estivi. Lo scorso anno, l’Ordinanza n. 101/2024 aveva già vietato, dal 29 luglio al 31 agosto 2024, il lavoro nei settori agricolo e florovivaistico e nei cantieri edili e affini, dalle 12.30 alle 16, in condizioni di esposizione prolungata al sole e nelle aree a rischio elevate secondo il Progetto Worklimate2.0.
La ricetta della Cisl è chiara: «È imperativo adottare subito misure di prevenzione concrete», quali la «riorganizzazione degli orari di lavoro: anticipare le attività alle prime ore del mattino per evitare le fasce orarie più calde della giornata» e la «fornitura di dispositivi di protezione adeguati: mettere a disposizione dei lavoratori caschi ventilati, indumenti tecnici traspiranti, creme solari e mezzi di movimentazione terra con cabine climatizzate».