Il mondo agricolo si trova a fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico sulle produzioni. Forti precipitazioni alternate a siccità roventi, cali di fertilità del terreno e difficoltà di ripristino dopo le alluvioni, rischio di grandinate, stress idrico, riduzione delle rese: sono eventi che colpiscono i campi della Romagna. L’avvio dell’estate 2025, come risulta dalle rilevazioni delle cooperative agroalimentari associate a Legacoop Romagna, non fa eccezione.
I primi riscontri provenienti dalle Cooperative Agricole Braccianti della provincia di Ravenna – che insieme conducono circa 11mila ettari di terreni – evidenziano che la campagna dei cereali, ancora non terminata, presenta un calo delle produzioni fino al 50 percento, dovuto all’estrema piovosità dell’inverno e primavera scorsi. Questo ha gravemente compromesso e ritardato le semine e le lavorazioni dei terreni.
Terremerse e Fruttagel evidenziano un quadro complesso soprattutto per quanto riguarda le colture industriali da ortaggi, che vengono poi trasformate sotto forma di conserve e surgelati. In particolare sul pomodoro da industria, prima la pioggia ha interrotto i trapianti e poi l’ondata di caldo ha portato ad una forte sofferenza delle coltivazioni, che avranno rese molto più basse, a parità di superfici dedicate rispetto al 2024. L’industria sta incentivando i secondi raccolti per cercare di recuperare le rese.
Nel cesenate – dove operano Apofruit e Cooperativa Agricola Cesenate – le criticità più rilevanti si erano registrate invece fra inverno e primavera, quando gli eccessi di piovosità e il clima umido avevano provocato parecchi danni e la distruzione di alcune centinaia di ettari di colture.
In generale, le produzioni necessitano di molte più irrigazioni, con conseguente necessità di maggior manodopera e costi aggiuntivi.
Dopo avere inciso sulle coltivazioni biologiche, queste dinamiche si stanno estendendo anche alle coltivazioni convenzionali. Gli effetti di lungo periodo delle alluvioni che si sono susseguite. In diversi casi hanno portato a non intervenire sui terreni lasciandoli incolti per gli alti costi di ripristino.
Per quanto riguarda la frutta, a seguito dei fenomeni che si sono verificati (prima piogge che hanno ritardato il ciclo e poi forte caldo che ha anticipato i processi biologici), non si registrano diminuzioni di produzione, quanto piuttosto una forte disponibilità nei magazzini in un arco temporale breve. Questo fa temere fenomeni speculativi nella fase della commercializzazione e carenza di prodotto nella catena distributiva.
I prezzi di mercato, al momento, sono in linea con il 2024, ma i margini per i produttori si riducono a fronte comunque di un aumento sia dei costi dei carburanti sia di quelli delle materie prime.
Andando al settore vitivinicolo, le prime stime sulla produzione di uva sono molto prudenti: il dato non è generalizzato e piuttosto a macchia di leopardo, ma in diverse zone della Romagna si potrebbe avere una riduzione. Il periodo è ancora prematuro per una proiezione sui prezzi: si cominceranno ad avere dati precisi a partire da ottobre, momento in cui si riuscirà a capire anche sull’ export l’impatto dei dazi voluti da Trump.