Alle difficoltà che il settore agricolo ha dovuto affrontare negli ultimi anni si sono aggiunti anche i danni provocati da una fauna selvatica ormai considerata “fuori controllo”. Solo nel 2025, infatti, le incursioni di lupi, cinghiali, daini e altre specie, nelle cooperative braccianti del ravennate hanno causato circa 300 mila euro di danni. L’episodio più recente risale ai primi giorni di dicembre, ad Agrisfera, dove tre lupi hanno squarciato i teloni a protezione del mais destinato alla stalla da latte biologico e al biodigestore. «Il lupo è la nuova specie dannosa per gli agricoltori, anche della nostra zona – spiega il presidente di Agrisfera Rudy Maiani – l’anno scorso un attacco simile ha provocato oltre 20mila euro di danni. Quest’anno il danno minore, ma la frequenza degli episodi sta aumentando e la nostra preoccupazione principale riguarda la stalla dei vitelli».
Tra le situazioni più rilevanti emerge quella della Cab del comprensorio cervese, dove nel solo 2025 sono stati stimati e in parte contabilizzati oltre 100mila euro di danni alle colture e alle strutture aziendali. «Siamo sottoposti a una pressione continua – riferisce Paolo Rosetti, direttore della Cab Cervese – I colombacci mangiano il girasole in fase di emergenza delle plantule o di maturazione, le taccole colpiscono la colza, i daini devastano il vivaio di piante di fragole, trifoglio, grano e rompono i teli dei vivai bietole. A questo si sommano i gabbiani, che schiacciano le colture e perforano gli impianti di irrigazione e le nutrie che, sebbene abbiano subito un notevole calo negli ultimi anni, continuano a mettere a rischio la stabilità di carraie, ponti e della rete di scolo. Difendere migliaia di ettari con mezzi tradizionali è impossibile: come Cab abbiamo già speso circa 25mila euro in misure attive per la dissuasione, dai cannoni detonanti a gas per colombaccio e piccione, ai recinti elettrificati per daini fino ai dissuasori laser per gabbiani, subendo svariate migliaia di euro in interventi solo di manodopera per il ripristino dei danni».
Ma la situazione è complessa anche in tutte le aree agricole: da Bagnacavallo a Faenza, e ancora Fusignano, Campiano, Terra e Massari.
«Le regole attuali per il sistema di risarcimento penalizzano le aziende che hanno estensioni maggiori, e questo non è accettabile – spiegano il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi, e il responsabile di settore, Stefano Patrizi – Le misure di prevenzione che vengono richieste richiederebbero, ad esempio, di recintare superfici immense, con investimenti milionari, assolutamente impraticabili. Ma anche i ristori che vengono riconosciuti non riflettono assolutamente l’entità reale dei danni. Chiediamo azioni immediate allo Stato e alla Regione Emilia-Romagna su questo tema». Per Legacoop infatti occorrerebbero criteri di ristoro adeguati alla dimensione delle aziende, piani di selezione delle specie più incisive, misure di prevenzione finanziate a monte, indennizzi commisurati ai danni reali e il coinvolgimento tecnico permanente con le associazioni degli agricoltori: «Nel territorio della Cab di Bagnacavallo e Faenza, la presenza di lupi, volpi nutrie e diverse specie di volatili è costante – spiega il direttore Marco Lanzoni –. Ogni anno ci troviamo a ripristinare superfici danneggiate, con costi di manodopera e materiali sempre più elevati. Ma con le attuali regole per l’accesso ai ristori è praticamente impossibile quantificare i danni e dimostrare di aver adottato protezioni su centinaia di ettari. Alla fine si è scoraggiati nella richiesta di indennizzi, anche dalle prassi dei sopralluoghi degli enti pubblici deputati in assenza di confronto con l’azienda».
I danni poi non sono causati solo dagli esemplari più minacciosi, ma anche e soprattutto da lepri, uccelli e nutrie: «Il bilancio per Cab Terra è pesante – dichiara il presidente Fabrizio Galavotti –. Nel 2025 abbiamo registrato un totale di 53.000 euro di danni. Solo i colombacci hanno causato 40mila euro di mancato ricavo tra girasole bio, girasole da seme e soia da seme. A questo si aggiungono i 5mila euro di danno sulle bietole da seme dovuti a nutrie, danni ai fossi di scolo non quantificabili, 2mila euro provocati dai cinghiali, i 3mila euro riconducibili al lupo e altri 3mila euro dovuti ai piccioni nell’area di Camerlona. Senza contare le ore di manodopera aggiuntiva per pulizie e ripristini. È un quadro che parla da solo». Concorde anche Fabio Zannoni, direttore tecnico di Cab Massari: «Qui la situazione non è diversa: le piante da frutto subiscono danni da parte delle lepri, che rosicchiano la corteccia e rallentano lo sviluppo, costringendoci a investire in protezioni alternative. I colombacci mangiano la semente dei cereali appena messa a dimora, i piccioni attaccano le giovani plantule di girasole, mentre le nutrie danneggiano i cavoli da seme appena trapiantati. L’ammontare complessivo dei danni per la nostra cooperativa si colloca tra i 20 e i 30mila euro».



