Terre Cevico chiude l’anno in positivo, con un 3,5 percento in più sul fatturato e una crescita del 65,2% delle esportazioni negli ultimi otto anni. La cooperativa agricola romagnola (con sedi principali tra Faenza e Lugo) ha presentato i risultati dell’esercizio finanziario nel corso dell’assemblea annuale di bilancio, al Teatro Socjale di Piangipane. L’assemblea è stata anche l’occasione per presentare l’ottava edizione del Bilancio di sostenibilità del gruppo riflette un importante avanzamento verso l’allineamento agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).
I dati della vendemmia 2024 vedono protagonisti 992 soci su 3.616 ettari vitati per un conferimento di uve che supera i 966.000 quintali (+9%), con la raccolta meccanizzata che rappresenta il 71% del totale. Nell’esercizio 24/25 Terre Cevico ha effettuato investimenti per complessivi 5 milioni di euro, proseguendo nel proprio piano di ammodernamento ed efficientamento tecnologico e logistico. Il bilancio di gruppo evidenzia un fatturato consolidato di 213 milioni di euro con un utile netto di 1,979 milioni di euro (+25%); il plusvalore per i soci – ovvero il valore originato dalla differenza tra le liquidazioni dei prodotti conferiti e il prezzo di mercato – ammonta a 8,3 milioni di euro (+1,2%) mentre il patrimonio netto è di 78,5 milioni di euro. I dipendenti crescono a 523.
Per quanto riguarda il settore del confezionato a crescere è soprattutto il mercato italiano che sale a quota 88,9 milioni di euro registrando un +5,8 % sull’anno precedente (83,7 mln). L’export oggi ha un’incidenza del 44,4% sui ricavi totali di prodotto confezionato del gruppo (159,8 mln euro). Terre Cevico oggi opera, anche tramite le sue controllate, in circa 90 Paesi con leadership in alcune aree come, Regno Unito, Giappone, Svezia, Germania, Stati Uniti. Negli ultimi otto anni ha visto una forte crescita del fatturato export di vini confezionati, passato dai 42,9 milioni dell’esercizio 2017/18 ai 70,9 milioni del 2024/25. I primi tre mercati esteri di imbottigliato vedono al primo posto il Regno Unito (9,9 milioni di Euro), il Giappone (8,7 milioni di Euro) e la Svezia (7,9 milioni di Euro).
«Le vendemmie non sono più esagerate come quantità e le scelte dei consumatori cambiano, si fanno più attente al benessere ed alla convivialità contemporanea. È così che i vini bianchi, rosé e le bollicine stanno conquistando terreno, mentre i rossi strutturati, spesso più costosi e ad alta gradazione alcolica, mostrano segni di flessione – commenta il Presidente Terre Cevico Franco Donati -. I vini rossi ovviamente non scompaiono, ma nella quotidianità cedono il passo a etichette più facili da bere. Lo scenario globale poi non aiuta ed i conflitti nell’Est Europa, Medio-orientale ed i dazi di Trump creano instabilità e insicurezza nelle persone. Terre Cevico però guarda avanti ed assieme al ricambio generazionale della governance, da preparare per tempo, in azienda ragioneremo su decisioni che devono essere prese in fretta su aspetti organizzativi e strategici soprattutto per il ruolo dei vini rossi».
La vendita complessiva di vino sfuso, sommando i fatturati Italia ed export, si attesta sui 56 milioni di Euro, con un aumento in valore di +7,5%. Il canale Italia di Terre Cevico cresce in valore: il mercato nella Grande distribuzione realizza 55,8 milioni di euro (50,3 mln nello scorso esercizio) e nel canale Horeca vale 16,3 milioni di euro contro i 12,7 mln dello scorso esercizio.
I dati presentati all’assemblea sono stati commentati dal presidente Donati, da Linda Faggioli, direttrice amministrativa e finanziaria, Paolo Galassi direttore generale, Eleonora Proni, consigliera regionale della regione Emilia-Romagna. Le conclusioni sono state affidate al Presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi: «I dati di bilancio 2025 di Terre Cevico, confermano il percorso di efficienza e trasparenza che il gruppo ha mantenuto in un periodo certo non facile per il mercato del vino, anche grazie allo schema organizzativo avviato meno di due anni fa. Ed è un bene che sia così, poiché Terre Cevico è espressione di punta di una cooperazione che in Romagna colloca ben 10 aziende tra le prime 30 del nostro territorio per capacità economica e dimensione. A rendermi particolarmente soddisfatto è la coerenza di un percorso di valorizzazione dei vini autoctoni, romagnoli in particolare, di efficienza nella logistica, attenzione all’innovazione di prodotto ed al packaging, che risponde perfettamente alle richieste di quella grande distribuzione commerciale italiana, che rappresenta oltre il 70 per cento del mercato di Cevico».



