Il sindacato Cgil sostiene che il personale dell’Ausl della Romagna sia allo stremo. «Nonostante la direzione dell’azienda rivendichi di aver effettuato, in questi anni, un numero di assunzioni superiore a quello delle altre aziende sanitarie della regione, la Fp-Cgil registra criticità gravi e diffuse nella quasi totalità delle unità operative aziendali, in tutti gli ambiti territoriali. I problemi organizzativi, la persistente carenza di personale e l’aumento costante dei carichi di lavoro continuano a compromettere sia la qualità dei servizi erogati ai cittadini, basti pensare alle liste di attesa, sia le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori».
La Cgil rende noto che nel corso dell’ultimo incontro con le organizzazioni sindacali e le Rsu dell’Ausl della Romagna – e già in precedenza durante la Conferenza Territoriale Sociale Sanitaria – il direttore generale ha ribadito con estrema chiarezza che una situazione già oggi fortemente critica è destinata a peggiorare ulteriormente nel 2026. «Una prospettiva che desta profonda preoccupazione, soprattutto perché riguarda un personale già sottoposto a carichi di lavoro insostenibili e a una conciliazione vita-lavoro di fatto compromessa».
A queste dichiarazioni si sommano gli effetti di un contratto nazionale: «Non ha dato risposte adeguate al lavoro nella sanità pubblica e ha ulteriormente penalizzato le condizioni economiche e professionali di chi ogni giorno garantisce servizi essenziali alla collettività, anche all’interno dell’Ausl della Romagna. Il risultato è evidente: si lavora di più e si guadagna di meno, con un potere di acquisto drasticamente ridotto dall’inflazione».
L’invito è a rivedere l’organizzazione del sistema: «Se non funziona, è necessario interrogarsi seriamente su come farlo funzionare meglio con le risorse disponibili, a partire da una diversa organizzazione del lavoro e da scelte aziendali e regionali coerenti, anziché scaricare inefficienze e mancanze su chi opera quotidianamente in prima linea».
Popolazione sempre più anziana, bisogni assistenziali e servizi in costante crescita, personale che diminuisce: «Questa equazione non è più sostenibile, soprattutto in un’azienda vasta e complessa come l’AUSL della Romagna. Siamo pericolosamente vicini a un punto di non ritorno».



