Cosa voleva dire fare “un buon matrimonio”, o un “cattivo matrimonio”, nella Ravenna di cinquecento anni fa? Quali sentimenti, interessi, pressioni economiche e politiche potevano essere in gioco? Che voce in capitolo avevano le donne? Sono alcune delle domande che guideranno l’esplorazione dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Ravenna in occasione della “Domenica di carta 2025″, in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, HibouCoop e l’Archivio Storico Diocesano di Ravenna.
A Ravenna, città dello Stato Pontificio, oltre alla maggioranza cattolica si registrava all’epoca una numerosa comunità ebraica, che avrebbe lasciato definitivamente la città nel 1593. Questa presenza ha lasciato tracce importanti nei documenti ravennati. Tra queste i contratti di dote, con cui si stabilisce il patto economico che sta alla base del legame matrimoniale, inteso come una forma di alleanza familiare, commerciale, politica. Anche per il matrimonio cristiano la dote era fondamentale perché l’unione tra un uomo e una donna fosse riconosciuta come ufficiale. Un passaggio di beni era sempre coinvolto, dal povero corredo di tessuto grezzo al ricco baule di gioielli. E anche in questo caso il notaio era il vero protagonista. Era di fronte a lui che due vite, e con esse due famiglie, si univano.
Fernanda Alfieri e Guido Bartolucci (Alma Mater Studiorum Università di Bologna), Dario Taraborrelli e Giacomo Mariani (HibouCoop) condurranno il pubblico nel cuore di questa secolare mescolanza di tradizioni, rituali, facendo parlare le storie di uomini e donne che attraverso il matrimonio si sono legati, con i destini più diversi.
L’incontro si svolgerà domenica 12 ottobre alle ore 10.30 presso l’Archivio di Stato di Ravenna in Piazza dell’Esarcato 1. Ingresso libero fino a esaurimento posti.