lunedì
07 Luglio 2025
il festival

Franciacorta, un’eccellenza nazionale con poco da invidiare al resto del mondo

Al Mar - Museo d'Arte della Città di Ravenna sono arrivati 38 produttori lombardi per una giornata di grandi vini. Alcuni consigli

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Sempre più spesso capita di sentire valutazioni molto lusinghiere sugli spumanti Franciacorta, paragonati ormai con crescente convinzione ai più blasonati “cugini” della Champagne. Ma di cosa stiamo parlando? Franciacorta non è un’appendice transalpina di scarsa lunghezza a sud di Marsiglia, bensì uno splendido territorio sotto il Lago d’Iseo che si estende su 19 comuni del comune di Brescia, il cui nome deriva dal latino francae curtes, con cui si identificavano i territori esentati dal pagamento dei dazi, in cambio di bonifiche e lavori agricoli effettuati dai monaci benedettini. Il suolo, di origini moreniche, è molto ricco di minerali, fondamentali catalizzatori delle reazioni di biosintesi dei precursori degli aromi, mentre i venti che spirano dal lago impediscono la formazione di nebbie durante l’inverno e di accumuli di umidità durante l’estate.

Condizioni perfette per la vigna (per ora, il cambiamento climatico è dietro l’angolo anche qui, e le vendemmie sempre più precoci lo dimostrano) e per la nascita del Franciacorta Docg (quasi esclusivamente spumanti, ma in alcune denominazioni anche vini fermi), poco più di 5.000 ettari, di cui lo chardonnay occu- pa l’80%, il pinot nero il 15% e il pinot bianco il resto (affianca- to dall’antico autoctono Erbamat, vitigno tardivo molto acido, entrato nel disciplinare nel 2017 per tagliare con una sferza- ta di acidità e ripartire con la spumantizzazione). I risultati di questa situazione pedoclimatica sono spumanti metodo classico quasi sempre eccellenti e spesso eccezionali, con un’unicità e un carattere che ritroviamo in ogni calice. I Franciacorta si distinguono tendenzialmente per un bouquet delicato e ricco, con aromi marcati e complessi, con note di lievito, crosta di pane, frutta matura e frutta secca (mandorla e nocciola). L’avvertibile acidità (più malica che tartarica, più mela verde che mela matura) alimenta la freschezza in un rimbalzo continuo fra polpa e tensione.

Un’occasione d’oro per assaggiare questi splendidi vini ce l’ha data recentemente (9 giugno scorso) il Festival Franciacorta, tenutosi nei corridoi del chiostro del Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna. Le cantine in Franciacorta sono complessivamente 115 e a Ravenna ne sono arrivate 38 – tra le quali alcune delle più note, come Antica Fratta, Barone Pizzini, Bellavista, Berlucchi, Ca’ del Bosco, Ferghettina, Corte Aura e Tenuta Ambrosini –, sicuramente un numero più che indicativo per raccontare le sfaccettature e avere uno spaccato sulla situazione di una delle zone vinicole più famose del mondo. Tra i banchi di degustazione ci si aggira agilmente e, dopo pochi assaggi, anche con un bel sorriso stampato in faccia. Potere della bollicina. Non sono riuscito a fermarmi in tutti i 38 stand (anche perché erano le 4 di pomeriggio e la sputacchiera è un oggetto che non concepisco e la cosa sarebbe risultata un po’ complessa), tuttavia una buona dozzina l’ho messa a segno (privilegiando le versioni pas dosè, che adoro). C’è da dire che la mia passione sono le piccole realtà, che magari lavorano da anni per risollevare le sorti di una zona sfruttata in ogni angolo di terra e si scontrano con le grosse industrie che detengono il monopolio. Se poi ci aggiungiamo an- che un’attività di agricoltura sostenibile, sarei ancora più felice di consigliare una bottiglia o l’altra. Perché come in ogni cosa è sempre il singolo che fa la differenza, è sempre la mano e la testa del produttore a creare un valore aggiunto e trasformare anche il marchio più blasonato in un prodotto che si distingue.

Di alcuni assaggi val dunque la pena anche un piccolo resoconto. Dell’azienda Faccoli, che sta a sud ovest della Farnciacorta, ho degustato un extra-brut dosaggio zero (chardonnay 50%, pinot bianco e pinot nero) da manuale. Giallo dorato luminoso, perlage molto fine e persistente, al naso molto presenti fragranze di lievito e crosta di pane. In bocca è bello asciutto, minerale, sicuro di sé, elegante, con un finale lunghissimo. Santus è una delle mie cantine Franciacorta preferite, che dal 1995 si dedica alla produzione di un vino che sia espressione di quel legame particolare tra vite, clima e terroir. La vendemmia ritardata riesce a portare in bottiglia una grande mineralità, complessità e struttura, oltre alla innata piacevo- lezza della beva. Il loro Dosaggio Zero Santus arriva da uve per un 70% chardonnay e 30% pinot nero.
Di Corte Aura non avevo mai assaggiato nulla, ed è un peccato, perché è stata una gran scoperta. Il Satèn millesimato 2018 (100% chardonnay) ha grande personalità e conquista per la sua interpretazione. Lo stile è giocato sull’equilibrio tra complessità e piacevolezza. Il bouquet dice frutta secca, crosta di pane e fiori secchi, in armonia con le note evolutive dettate dalla sosta sui lieviti. Al palato belle sfumature tropicali e note tostate e di frutta secca tipiche dello chardonnay complesso. Ma anche il loro Rosè 2021 non scherza affatto, frutto di 80% pinot nero vinificato in bianco, 10% di chardonnay e 10% di pinot nero vinificato in rosso. Colore che invita immediata- mente all’assaggio e profumo freschissimo ed equilibrato, con le note di mora e lampone del pinot nero. In bocca è morbido e succoso, con una bella espressione di acidità equilibrata.
Altro vino super-interessante è stato il Dosage Zèro di Romantica Franciacorta, un Riserva millesimato 2013 (tutti i loro spumanti sono millesimati) da applausi. 100% chardonnay, un colore dotato di una sorta di luce naturale interiore (se divento troppo misticheggiante abbattetemi), il naso non finisce più: ginestra, agrumi canditi, pesca, albicocca. Volendo an- che una nocciola tostata. E in bocca tanta coerenza, preludio di una freschezza avvolgente e di una persistenza tenace.
Mi sono fermato anche da Tenuta Martinelli per provare il Satèn Benedetta Buizza, ottimo. Qui il naso racconta di fiori bianchi e vaniglia, mentre in bocca ecco la solita morbidezza del Satèn, ben bilanciata da una sapidità che ci sta a pennello. Buono anche il Brut, 80% chardonnay e 20% pinot nero, molto floreale e fresco.
Vanno infine sicuramente citati il Satèn millesimato 2019 “Ardea Collection” di Centinari, un Franciacorta da chardonnay in purezza, affinato in bottiglia per oltre 42 mesi di impeccabile equilibrio, e il Berlucchi ‘61 nature 2017 dosaggio zero, dalla vibrante acidità ma di grande ampiezza, che si fa amare al primo sorso. In buona sostanza, questo Festival Franciacorta si è rivelato un instant classic, uno di quegli eventi che appena finito ti vorresti già prenotare per il prossimo e che dimostrano anche quanto la location contribuisca a rendere l’esperienza quasi sinestetica.

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Le tre tipologie degli spumanti Franciacorta: base, rosè e l’elegante Satèn
Esistono tre tipologie di Franciacorta: base, rosè e Satèn. La base ha varie versioni di dosaggio (dosaggio zero, extra brut, brut, extra dry, sec, demi-sec), ossia di residuo zuccherino; il rosè è ottenuto con l’aggiunta di pinot nero, ma la più interessante è la Satèn. Prodotto esclusivamente con uve a bacca bianca (di solito chardonnay in purezza o con piccole aggiunte di pinot bianco), evoca nel nome – ideato e registrato all’inizio degli anni ‘90 dal Consorzio per la tutela del Franciacorta – le sue doti migliori, una morbidezza setosa e una delicata cremosità, legate a una minore concentrazione di anidride carbonica (4,5 atm.), e accompagnate da eleganti note di frutta fresca, fiori bianchi e lievito.

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