Per mangiare secondo stagione. Con un occhio anche al colesterolo…
Ormai tutti sappiamo che mangiare secondo stagione porta grandi benefici, sia a livello nutrizionale che in termini di sostenibilità ambientale. Per contro, nei supermercati si trova qualsiasi genere di frutta o di verdura in qualunque giorno dell’anno e così, quasi senza rendersene conto, molti di noi mettono nel carrello zucchine, pomodori e peperoni in pieno inverno, melograni d’estate, fragole e ciliegie a Natale. Come se non sapessimo più riconoscere ciò che è di stagione e cosa no.[pro_ad_display_adzone id=”320714″]
Ora siamo nel pieno della primavera e sui banchi dei reparti frutta e verdura (o meglio ancora del fruttivendolo) dobbiamo dare il bentornato a piselli e fave freschi, i primi legumi che la natura ci offre dopo il lungo inverno.
Proviamo quindi oggi a conoscere meglio questi due ortaggi e partiamo dai primi, i piselli: di origini antiche che risalgono addirittura al Neolitico, si pensa che provengono dall’India. Oggi, sono coltivati praticamente in tutto il mondo, principalmente nelle regioni temperate dell’Eurasia e dell’America del Nord. Ne esistono diverse varietà, classificate principalmente in base all’altezza della pianta: le rampicanti, le più alte, che raggiungono anche i due metri di altezza, sono quelle che producono i piselli più adatti al consumo fresco.
Da un punto di vista nutrizionale i piselli sono una buona fonte di folati (importanti per lo sviluppo del sistema nervoso del feto durante la gravidanza) e di altre vitamine del gruppo B (fondamentali per il buon funzionamento del metabolismo). Inoltre forniscono all’organismo una protezione antiossidante sotto forma di vitamina C, molecola che favorisce la sintesi del collagene che dona sostegno ai tessuti, di vitamina A, che contribuisce alla salute di pelle e mucose, di beta-carotene, di luteina e di zeaxantina. Queste ultime esercitano benefici specifici a livello degli occhi.
Ancora, apportando fibre e fitosteroli che aiutano a ridurre i livelli ematici di colesterolo e in particolare di colesterolo cattivo (ovvero il colesterolo Low density lipoprotein o “Ldl”, quello caratterizzato da lipoproteine a bassa densità)
e il conseguente rischio di aterosclerosi. Infine possono proteggere ossa e denti grazie a calcio, fosforo e vitamina K.
Veniamo ora alle fave il cui consumo, oggi, è decisamente regionale, con il centro-sud a farla da padrone. Basta guardare i dati Istat per veder come la superficie di coltivazione sia per tre quarti concentrata fra il centro e il sud dell’Italia.
Parte integrante della dieta mediterranea fin dai tempi antichi, stiamo parlando di un legume che ha una lunga tradizione fatta di amore e odio in quanto ha attraversato periodi in cui rappresentava la principale fonte proteica per diverse popolazioni e momenti durante i quali era visto con diffidenza, quasi con disprezzo. E pensare che le fave sono una miniera di nutrienti essenziali! Caratterizzate da proteine di medio valore biologico, offrono una combinazione interessante di amminoacidi essenziali come fenilalanina, istidina, leucina, isoleucina, lisina, metionina, triptofano, valina e treonina. A questo proposito, ricordiamo sempre che, associando un cereale a un legume, otteniamo la proteina nobile in cui sono compresenti tutti gli aminoacidi essenziali.
Ancora, le fave sono una fonte ricca di sali minerali fondamentali per il benessere: calcio, ferro, potassio, magnesio, zinco, manganese, rame e selenio sono solo alcune delle preziose risorse che otteniamo mangiando, in questo periodo dell’anno, i semi di questi preziosi baccelli.
Ma non finisce qui. Oltre all’apporto di acidi grassi essenziali (omega 3 e 6) che promuovono la salute cardiovascolare e il benessere generale, troviamo anche un vero concentrato di vitamine: quelle del gruppo B, tra cui B1, B2, B3, B5 e B6, lavorano in sinergia per supportare il corpo in molteplici processi e la vitamina C contribuisce a rafforzare il sistema immunitario e a proteggerlo dagli effetti dannosi dei radicali liberi.
Infine, le fave sono ricche di potassio, un minerale che favorisce la diuresi, aiutando a combattere la ritenzione idrica. Quindi, in caso di pressione alta, possono essere un prezioso alleato per favorire l’eliminazione dei liquidi in eccesso.
Storia e curiosità: quando le fave erano proibite…
Tra gli antichi greci, le fave non avevano una buona nomea: arrivarono addirittura a proibirne il consumo, come ci viene tramandato da un’epigrafe del V secolo a.C. rinvenuta a Rodi: questa ordinava di astenersi “dagli afrodisiaci, dalle fave, dai cuori [degli animali]” per mantenere uno stato di purezza. E anche i Pitagorici, probabilmente i primi vegetariani della storia, le rifuggivano: pensavano infatti che la pianta, priva di nodi e quindi con un fusto cavo, fosse un sistema di comunicazione fra l’Ade e il mondo dei vivi, ma soprattutto vedevano nelle fave una sorta di rappresentazione della car- ne umana, da rifiutare per non ridursi come bestie feroci. Per i romani invece le fave erano uno strumento oracolare e un talismano di felicità, utilizzate sia in riti propiziatori che in quelli funebri.