giovedì
19 Giugno 2025
PROVATO PER VOI

La nuova Taverna “sotterranea” di Ravenna pronta anche per una visita reale…

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Menu essenziale tipico romagnolo in un ambiente suggestivo, con un servizio premuroso

Tav Byron Interno 1Dopo aver frequentato ristoranti, trattorie, pizzerie e osterie, a cena – in quattro – ci rifocilliamo in una taverna, denominazione più unica che rara a Ravenna. Ma che indubbiamente rievoca lo spazio sotterraneo e l’epoca (fra Settecento e Ottocento) in cui fu realizzato e utilizzato come cantina, a Palazzo Guiccioli, che si affaccia nella centralissima via Cavour.
Il locale, aperto da appena due mesi, è punto di ristoro della grande residenza nobiliare, mirabilmente restaurata dopo annosi lavori di recupero architettonico e funzionale da parte della Fondazione della Cassa dei Risparmi. L’edificio è stato recentemente aperto al pubblico e vanta un bel giardino di corte e i musei storici dedicati al Risorgimento e a Lord George Byron, che a Ravenna fu ospite fra il 1819 e il 1821 a seguito dell’amata e amante Teresa Gamba Guiccioli, moglie ventenne dell’anziano conte Guiccioli, proprietario del palazzo. La taverna è per l’appunto intitolata a Byron, il più celebre fra i poeti romantici, giovane aristocratico inglese, “rivoluzionario” e instancabile viaggiatore.
L’ambiente in cui ci accomodiamo a tavola è proprio suggestivo con alcune sale dalle alte volte di mattoni faccia a vista. Si dice – fra aneddoti e testimonianze – che in quella cantina Byron custodisse, da vero eccentrico, «un serraglio formato da dieci cavalli, otto cani, tre scimmie, cinque gatti, cinque pavoni, un corvo, un’aquila, un falco, un paio di porcellini d’India e una gru egiziana» (fonte National Geographic), ma anche le armi per i primi patrioti “carbonari” di cui il poeta sovversivo era sodale e sostenitore.
Lasciati i racconti storici ci dedichiamo al cibo offerto dalla taverna, un locale da una sessantina di coperti con postazioni comode, fra sedie e divanetti imbottiti. L’atmosfera, nonostante la dimensione ipogea, è confortevole e senza fronzoli né frastuono. Ottimale la climatizzazione e l’illuminazione, diffusa nello spazio architettonico e dettagliata sul tavolo, grazie a sottili paralumi di design a led che definiscono bene il tavolo e le pietanze, senza in- fastidire la vista. L’apparecchiatura è tradizionale con tovaglia e tovaglioli di spesso tessuto bianco e stoviglieria di buona fattura.

Byron Tagliatelle Porcini
Il menù è essenziale, articolato in cinque o sei proposte per ogni categoria gastronomica fra antipasti, primi piatti, pietanze con contorno e dolci. L’offerta punta sulla cucina tipica romagnola, preparata in osservanza della tradizione senza particolari innovazioni: taglieri di salumi e formaggi, cappelletti, tagliatelle, lasagne, strozzapreti, carni di maiale, agnello, manzo, coniglio. Poche le eccezioni e appena una concessione per il pesce (baccalà) e piatti vegetariani (tempeh o tofu con verdure). La presentazione delle portate è minimale, per quanto curata ad evidenziare ingredienti e condimenti.

Byron Paccheri Cacio Pepe Guanciale
Come di consueto abbiamo ordinato “a sentimento” scambiandoci bocconi a vicenda per avere un quadro più esteso dei giudizi di gusto.
Abbiamo assaggiato una tartare di manzo con fior di sale dell’antica Salina Camillone e pepe al limone (fresca e delicata); una parmigiana di melanzane (ben dosata e saporita); paccheri cacio, pepe e guanciale bruschettato (equilibrati fra morbidezza e croccantezza); cappelleti in brodo e tagliatelle ai funghi porcini: su questi due piatti, sostanzialmente piacevoli, si è però aperta una discussione sullo spessore della sfoglia al mattarello, nel nostro caso di una certa consistenza. Che per almeno due di noi è stata meno apprezzata – al di là della bontà del brodo e del ripieno di parmigiano per i cappelletti e dell’ottimo amalgama dei porcini freschi per le tagliatelle – visto che
preferiscono una pasta all’uovo tirata più sottile.

Byron Coniglio Carciofi

Per quanto riguarda le pietanze ci siamo accontentati di gustare un coniglio in casseruola con carciofi e una ciotola di radicchi di campo con i bruciatini, entrambi piacevoli, non troppo calcati nella sapidità. Infine, ci siamo cimentati con i dolci, “spartani” nella confezione ma assai deliziosi nell’equilibrio fra consistenza e aromi: un créme caramel, un mascarpone con cioccolato (straordinariamente soffice e delicato) e una notevole zuppa inglese, la cui origine (in verità sconosciuta), in una delle tante versioni proverbiali, viene fatta risalire alla presenza di Byron a Ravenna, la “sopa dl’ingles” per l’appunto… Poi abbiamo concluso il pasto con una fragrante tazza di caffè.

Byron Crem Caramel
Per il bere, scegliendo da una carta dei vini ben curata e selezionata, ci siamo limitati a ordinare una bottiglia di rosso romagnolo, il robusto (ma non troppo) Sangiovese superiore “Le Papesse” di Villa Papiano da Modigliana.
Da sottolineare il servizio, sempre premuroso, attento ed efficiente nei tempi di consegna delle portate, che ha dato un tocco di gentilezza, non sempre scontato in un ristorante, a tutta la cena.
Tutto compreso abbiamo speso 161 euro (40 a testa). Chissà se Re Carlo d’Inghilterra e consorte, attesi a Ravenna a inizio aprile per una visita ufficiale (anche per vedere il Museo Byron) si fermeranno alla taverna del poeta per un lunch “alla romagnola”.

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