Nel 2016 si candidò come civico con il sostegno di Lega, Fdi e Forza Italia: «Ero sconosciuto, portai aria fresca. Non ho avuto ricadute negative sul lavoro»

Sono due i candidati sindaci che in sette elezioni comunali a Ravenna hanno costretto il centrosinistra al ballottaggio. Nel 1993 ci riuscì per primo l’ingegnere Ezio Fedele Brini, morto nel 2023. Nel 2016 l’ultimo a farcela è stato il commercialista Massimiliano Alberghini alla prima esperienza in assoluto in campo politico, sostenuto da una coalizione di quattro liste (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lista per Ravenna).
Sono passati quasi dieci anni: Alberghini, che ricordo ha?
«Sicuramente un’esperienza positiva. Mi sono confrontato in un campo per me nuovo mettendomi in gioco con entusiasmo. Mi ha portato a conoscere tantissime persone e entrare in contatto con diverse realtà, fatte di microcosmi nei quali regnano, anche, diseguaglianze su vari fronti. La frenesia che tipicamente caratterizza una campagna elettorale e l’entusiasmo di portare il mio messaggio politico nei diversi contesti via via incontrati hanno certamente lasciato un ricordo positivo, soprattutto perché hanno incontrato il favore positivo di tante persone».
Prima di quella candidatura, e della conseguente esperienza da consigliere comunale, non aveva mai messo piede in politica. Cosa l’ha colpita di più, in negativo o in positivo, dei meccanismi politici che non si immaginava?
«Sicuramente il confronto politico, la diversità di idee ed anche, nei dovuti modi, lo scontro politico sono fattori positivi e stimolanti. Tuttavia raramente, molto raramente, nella realtà dei fatti il confronto politico sulle tematiche trattate si è tradotto un qualcosa di costruttivo. Troppo spesso ciò che nasce dall’opposizione viene per principio osteggiato dalla maggioranza, ma è vero anche il contrario. Un maggior dialogo, se realmente costruttivo nei fatti e non solo nelle parole, sarebbe opportuno e di giovamento a tutta la comunità».
Perché decise di interrompere l’impegno politico? Da allora ha mai avuto la tentazione di tornare in campo? Le è stato chiesto?
«L’impegno politico comporta un notevole dispendio in termini di tempo e di energia che deve almeno avere come contraltare un progetto politico che punti a crescere e svilupparsi nel futuro. Questo era il mio pensiero post amministrative 2016: considerare il risultato ottenuto il punto di partenza per sviluppare coerentemente il progetto tentando di migliorarlo in termini di offerta e di risultati, indipendentemente da chi sarebbe stato il successivo candidato sindaco. Inoltre svolgo una professione che mi piace, che mi impegna tante ore e mi sta dando soddisfazioni. Pertanto non si sono verificati i presupposti perché la tentazione di tornare potesse definirsi realmente concreta anche se, sì, mi è stato chiesto».
Candidarsi contro le forze politiche della maggioranza consolidata in città le ha portato difficoltà o ostacoli nella vita personale o professionale nei momenti della campagna o in seguito?
«Escludendo qualche piccolo episodio registratosi durante la campagna elettorale da parte di estremisti facinorosi, non ho avuto difficoltà di alcun tipo, mai. Posso affermare di avere avuto, e di avere tuttora, buoni rapporti personali con i rappresentanti delle forze politiche, al netto dello scontro politico sempre improntato nel massimo rispetto reciproco. La mia professione non è mai stata ancorata alla politica, o dipesa da essa. Non lo era prima del 2016 e non lo è stata dopo. Per cui non ho realmente avuto vantaggi o svantaggi di alcun tipo».
Quale fu il merito della coalizione o del candidato sindaco di centrodestra che vi consentì di arrivare al ballottaggio?
«Penso un insieme di fattori, non uno in particolare. Il contesto storico della città, un certo frazionamento a sinistra, la presenza di diverse liste civiche che hanno ottenuto importanti risultati e forse anche un candidato sindaco sconosciuto alla politica che probabilmente ha portato una ventata di aria fresca anche se l’inesperienza nel campo politico, almeno inizialmente, qualche svantaggio può averlo dato. Se rifacessi la campagna elettorale del 2016, conscio però dell’esperienza maturata, qualche decisione diversa la prenderei sicuramente, ma questa è un’altra storia».
Al momento ci sono tre candidati sindaci: Barattoni, Ancisi, Grandi; se restasse così l’offerta, per chi voterebbe?
«Certi segreti non si possono rivelare».