venerdì
22 Agosto 2025

Il Presidente della Regione De Pascale sarà ai funerali di Papa Francesco

De Pascale Papa Francesco

Il presidente della Regione, il cervese Michele de Pascale, parteciperà domani, sabato 26 aprile, a Roma ai funerali di Papa Francesco, che si terranno alle 10 in Vaticano con la messa celebrata dal cardinale decano Giovanni Battista Re.

Il presidente De Pascale sarà alle esequie nella delegazione in rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

La festa della Liberazione in piazza del Popolo, tra Bella Ciao e polemiche – FOTO

La canzone partigiana inizialmente non prevista. Forza Italia: «A che titolo ha parlato una 26enne dell’Anpi?»

Celebrato il 25 aprile a Ravenna, in una piazza del Popolo gremita, con la cerimonia ufficiale che ha visto gli interventi del sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia, del prefetto Raffaele Ricciardi e di una giovane rappresentante dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, Alice Casadei.

La cerimonia si era conclusa con l’esecuzione della Leggenda del Piave da parte della banda cittadina (che aveva aperto le celebrazioni con l’inno di Mameli), invitata poi a tornare a esibirsi dal pubblico, desideroso di intonare “Bella Ciao” (la canzone partigiana è stata poi suonate per due volte), inizialmente non prevista, probabilmente per seguire l’appello alla “sobrietà” del Governo in questi giorni di lutto nazionale per la morte del Papa.

Qui sotto la fotogallery di Massimo Argnani

Sul tema è intervenuto Alberto Ancarani, capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia: «L’errore non è quello di aver ritenuto di non fare suonare “Bella Ciao”, salvo in qualche modo pentirsene e farla eseguire due volte, bensì l’aver creato l’aspettativa che “si debba suonare per forza” come se specificamente quella canzone fosse un patrimonio condiviso. Quella canzone rappresenta da tempo un rituale della sinistra italiana o di quell’antifascismo incapace di essere antitotalitario, che rappresenta il motivo per cui come Forza Italia, da anni, il 25 Aprile preferiamo recarci ai cimiteri Alleati e al Sacrario di Camerlona, piuttosto che prendere parte alla liturgia di Piazza del Popolo. E questo non per sminuire il contributo della Resistenza alla Liberazione dal regime fascista, ma per prendere le distanze dalla narrazione divenuta prevalente in questo contesto, ovvero la “sinistra buona” che combatte tuttora tutto ciò che non è sinistra, spacciando ogni cosa che non è ideologicamente ad essa affine per un pericolo imminente di ritorno del fascismo».

Ancarani definisce poi inaccettabile l’intervento dell’Anpi. «Quest’anno la rappresentante individuata ha 26 anni. Cosa c’entra con i partigiani veri? A che titolo viene fatta intervenire in una cerimonia ufficiale se non per spacciare ideologia un tanto al chilo? Cosa rappresenta? Quale sovranità popolare le attribuisce il titolo per salire su un pulpito e fare comizi? Perché non può parlare, piuttosto un rappresentante delle opposizioni presenti nel massimo organo politico eletto dal popolo, che è il consiglio comunale, ma deve avere il microfono una ragazza imbevuta di ideologia non eletta da nessuno?».

 

«Troppa retorica sulla Resistenza, ma sono chiari i valori delle parti in campo»

Il giornalista Luca Misculin presenta un podcast dedicato ai fatti tra il 1943 e il 1945. «Le potenze mondiali di oggi non hanno ancora deciso chi sono i cattivi della Storia»

Luca Misculin

La Resistenza è forse l’argomento del dibattito pubblico e politico che più di tutti si porta appresso l’aggettivo “divisivo”. Ogni anno, puntualmente, si ripropone la contrapposizione fra schieramenti: tanti luoghi comuni, frasi fatte, ricostruzioni abbozzate e spesso piegate a proprio uso e consumo. «C’erano tutte le condizioni per realizzare un racconto divulgativo che cerchi di spiegare per bene le cose», dice Luca Misculin, giornalista de Il Post. Così è nato “Una Mattina”, un podcast di tre stagioni dedicato al movimento di massa che si sviluppò in Italia tra il 1943 e il 1945 per liberarsi dal nazi-fascismo. La prima stagione di cinque puntate sugli eventi del 1943 è disponibile da oggi, venerdì 25 aprile. Di questo, ma anche del suo libro Mare Aperto dedicato al Mediterraneo, Misculin parlerà a Lugo il 26 aprile in occasione della seconda edizione di “Fratture”, la giornata di conversazioni organizzata dalla rivista Pandora.

Misculin, come nasce l’idea di questo podcast?
«Ci pensiamo da un paio di anni, partendo dalla constatazione che ormai di Resistenza in Italia se ne parla poco e male. Sono rimasti pochi testimoni diretti di quei fatti ancora in vita. I meglio intenzionati che tengono viva la memoria poi spesso tendono a raccontare l’esperienza di partigiani e partigiane come se fossero vicende eroiche da piedistallo con un carico di retorica importante. E va detto che siamo immersi in un clima politico che non aiuta: ci sono ministri e ministre che preferirebbero ignorare il 25 aprile perché alle spalle hanno la storia di chi uscì sconfitto da quegli anni».

È un argomento che tocca anche le giovani generazioni?
«I più giovani ne hanno poca contezza perché è un argomento che arriva sempre a fine dei cicli scolastici e fatto spesso di fretta».

Perché la scelta del formato podcast?
«In parte proprio con l’obiettivo di arrivare a pubblici anche giovani. Ma anche perché c’è una vasta disponibilità di materiale audio e usare la viva voce delle persone ha una forza enorme in questo tema».

I podcast sono diventati un prodotto giornalistico consolidato?
«Il Post li realizza da tempo. Si sposano bene con il nostro approccio al lavoro giornalistico, soprattutto per il linguaggio, sia perché richiedono attenzione alla scelta delle parole e sia perché richiedono un tono informale ma autorevole che ci ha sempre caratterizzato».

Questo sulla Resistenza parte già annunciando altre due stagioni che usciranno nel 2026 e 2027. Non è comune una pianificazione così a lunghissima scadenza…
«Dobbiamo ringraziare abbonati e abbonate. Oggi sono più di centomila (l’abbonamento annuale costa 80 euro, ndr) e ci consentono di fare lavori più approfonditi: nel mio caso ho potuto dedicare gli ultimi tre mesi quasi esclusivamente al podcast».

Qual è il taglio con cui avete affrontato il tema?
«Il solito approccio de Il Post: rimanere sulle cose concrete, affidarsi e chi ne sa di più attraverso documenti o interviste, spiegare perché alcune persone hanno compiuto una scelta invece di un’altra, descrivere il periodo storico avvelenato dalla propaganda fascista».

Il “rigore postiano” impone una posizione obiettiva anche su un argomento che vede in campo valori così distanti fra le parti?
«Rigore non significa equidistanza. Abbiamo ben chiari i valori in cui ci riconosciamo, quelli di una società libera in cui c’è libertà di stampa. Diremo molto chiaramente che da una parte c’era un’Italia violenta e dell’altra un’Italia democratica. Ma senza dimenticare il contesto: per esempio, i giovani nati dopo il 1920 erano cresciuti in un ambiente imbevuto di propaganda senza aver mai conosciuto alternative. E questo va raccontato per capire le scelte delle persone».

Interrogarsi su questioni di neutralità e oggettività del racconto dovrebbe essere l’Abc del giornalismo. Ma ha senso farlo se poi i giornali, di fatto, sono in concorrenza con tanti altri canali che non hanno obblighi deontologici e poi magari raggiungono pubblici molto più vasti?
«In un mondo in cui tutto sembra andare troppo veloce penso che offrire un racconto autorevole e credibile sia un valore importante. Purtroppo alcuni giornali hanno rinunciato a questo ruolo, finendo per avvelenare i pozzi per tutti. A Il Post siamo convinti che si veda se c’è un prodotto giornalistico solido e speriamo che sempre più persone lo apprezzino e quindi lo cerchino».

L’immagine che oggi abbiamo dei fatti di ottanta anni fa sembra dirci che a un certo punto le potenze più importanti del mondo si trovarono concordi nell’individuare il male da fermare. Una posizione così univoca non sta maturando sugli scenari attuali in Ucraina e in Palestina.
«Oggi gli Stati con più autorevolezza internazionale non sono d’accordo su chi siano i cattivi della storia da condannare. Lo scenario è incerto, ancora di più dopo l’arrivo di Trump negli Usa».

Se andiamo rileggere le pagine di molti giornali del 2022 con i primi commenti e analisi dell’invasione russa troviamo tante dichiarazioni invecchiate male. I media hanno sbagliato nella scelta delle fonti da interpellare o era inevitabile commettere errori?
«A mio parere su una questione delicata come la guerra non è stato fatto un gran servizio dai media italiani, dando più spazio a chi la sparava grossa e scatenava l’emozione più forte. Tanti giornali sono sempre più interessati a coltivare un proprio pubblico, a schierarsi a favore di un racconto identitario piuttosto che uno fedele alla realtà. Ma è anche un sintomo di come funziona la società di oggi, sempre più divisa in tribù, dove siamo sempre più incattiviti e ci circondiamo solo di chi la pensa come noi».

Tra le conseguenze più drammatiche dei conflitti ci sono spesso le migrazioni di popoli. Nel 2023 è stato 12 giorni nel Mediterraneo sulla nave Geo Barents di Medici senza frontiere. Oltre al podcast che ne è uscito, cosa le rimane di quella esperienza?
«Seguo i temi delle migrazioni da tempo. Prima di salire a bordo avevo avuto occasione di parlare con migranti e con operatori in servizio sulle navi. Ma quello che puoi vedere in prima persona è molto più complesso di qualunque spiegazione. E poi ricordo la terribile sensazione del mal di mare, difficile non pensare a persone che si avventurano su barche di fortuna senza aver mai visto il mare prima in vita loro. Quella missione di soccorso sembrava destinata a finire con lo sbarco proprio a Ravenna e poi invece venne assegnato Bari come porto sicuro».

Oltre 200 persone in Comune per Veltroni e il suo libro sulla partigiana Iris

Il sindaco Isola: «Per trasmettere la memoria serve empatia»

Nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Antifascista per la Democrazia e la Libertà del Comune di Faenza, giovedì pomeriggio, in una sala del Consiglio comunale gremita da oltre 200 persone, si è tenuta la presentazione del romanzo Iris, la libertà (Rizzoli, 2025), alla presenza dell’autore Walter Veltroni.

Il libro, frutto anche delle ricerche condotte con il supporto di alcuni discendenti di Silvio Corbari, compagno di Iris Versari, ripercorre la vita della giovane che, a soli 21 anni, si unì alla formazione partigiana guidata da Corbari, diventandone l’unica donna e partecipando attivamente alla lotta armata contro il nazifascismo. Il racconto culmina nel tragico episodio del 18 agosto 1944, quando Iris si tolse la vita dopo aver ucciso un soldato delle SS, nel tentativo di permettere la fuga dei suoi compagni.

«Ho scoperto la storia di Iris per caso, acquistando quasi casualmente un volume in una libreria di Forlì – ha raccontato Walter Veltroni durante l’incontro –. Mi aveva colpito la sua foto in copertina e la breve descrizione; l’ho comprato e, leggendolo in treno, sono letteralmente precipitato nella sua vicenda. Iris non è stata solo una partigiana, ma una ragazza che ha rifiutato il destino che le era stato assegnato. Voleva studiare, conoscere, vivere la città. Non le bastava fare la partigiana: voleva essere una donna partigiana, protagonista tra gli uomini. Ho scelto di raccontarla in prima persona, come fosse un diario immaginario, per restituirle voce ed emozioni. La sua è una storia doppia, straordinaria e tragica, che, a mio avviso, meritava di essere raccontata con rispetto e umanità».

«Ci troviamo di fronte a un’occasione straordinaria, che ci è stata donata dal libro di Walter Veltroni: quella di poter leggere e rivivere la storia con parole nuove – ha dichiarato il sindaco Massimo Isola –. Oggi, questo, è un dovere civile e costituzionale. Non possiamo più affidarci solo all’informazione; per trasmettere la memoria serve empatia, occorre emozionare. Con questo libero Walter ha compiuto un gesto prezioso, restituendoci una figura straordinaria non solo nella sua dimensione eroica, ma nella vita vera, quotidiana. Iris non voleva semplicemente fare la partigiana: voleva essere una donna partigiana. E questo, oggi, fa tutta la differenza. Abbiamo bisogno di questi esempi. Abbiamo bisogno di riscrivere il Novecento con la grammatica del XXI secolo, per non lasciare che la memoria diventi qualcosa di vetusto, ma viva tra noi, nelle nostre coscienze. Questo libro è un dono prezioso alla nostra città e al nostro Paese».

I Partigiani: «Il sindaco ci ha vietato di intervenire alla cerimonia del 25 aprile»

La denuncia dell’Anpi a Brisighella, unico comune governato dal centrodestra in provincia

Monumento Caduti Brisighella Parco Ugonia
Il monumento ai caduti di Brisighella

Sta facendo discutere la denuncia dell’Anpi di Brisighella, che sostiene di essersi vista negare dal sindaco Massimo Pederzoli ogni possibilità di intervento durante la cerimonia ufficiale del 25 Aprile al monumneto ai Caduti del parco Ugonia.

Brisighella, come noto, è l’unico comune governato dal centrodestra in tutta la provincia di Ravenna.

Una scelta, quella di Pederzoli, che l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia “Sez. Pino Bartoli” di Brisighella ha definito «incomprensibile, soprattutto in un anno così simbolico», quello dell’80esimo anniversario. Il direttivo Anpi ha deciso così di astenersi dal partecipare alla cerimonia ufficiale organizzata dal Comune e in alternativa «organizzerà un momento autonomo di commemorazione».

«L’appuntamento di “vera partecipazione” del 25 aprile a Brisighella – comunicano dall’Anpi – è alle ore 10 in Piazzetta Porta Gabolo, davanti alla lapide posta dal Comune stesso nel 1995 in occasione del 50° della Liberazione. Tutti i cittadini e le cittadine sono invitati a partecipare, portando un fiore, un pensiero o semplicemente la propria presenza consapevole per onorare con dignità e libertà il significato autentico della Festa della Liberazione. Perché la Resistenza non è retorica: è memoria attiva, è voce, è presenza».

A esprimere solidarietà alla sezione di Brisighella è in prima battuta l’Anpi provinciale, che giudica «inaccettabile la decisione totalmente immotivata del sindaco di non dare la parola all’Anpi nel giorno della celebrazione dell’80° anniversario della Liberazione».

Il ministro Salvini ha firmato la lettera per nominare Benevolo presidente dell’Ap

La comunicazione è l’atto formale che chiede il parere della Regione (già espresso informalmente) per poi passare al vaglio degli organi parlamentari

IMG 9789Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha trasmesso ai presidenti delle Regioni interessate la comunicazione formale di intesa relativa alle proposte di nomina dei nuovi presidenti delle Autorità di sistema portuale. Come noto, la comunicazione riguarda anche Ravenna e come già anticipato dai media nei giorni scorsi sarà Francesco Benevolo il nuovo dirigente di via Antico Squero.

Le lettere, sottoscritte dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, rappresentano un passaggio fondamentale verso la conclusione del percorso di nomina, che prevede ora l’espressione del parere da parte delle rispettive Regioni prima della trasmissione agli organi parlamentari competenti. Informalmente, però, le Regioni hanno già comunicato l’appoggio alla nomina.

Oltre a Bevolo, questi gli altri presidenti che verranno nominati:

  • Antonio Gurrieri, Adsp Mare Adriatico Orientale – Regione Friuli Venezia Giulia (Trieste e Monfalcone);
  • Francesco Mastro, Adsp Mare Adriatico Meridionale – Regione Puglia (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopolil);
  • Giovanni Gugliotti, Adsp Mare Ionio – Regione Puglia (Taranto);
  • Davide Gariglio, Adsp Mar Tirreno Settentrionale – Regione Toscana (Livorno, Capraia, Piombino, Portoferraio, Rio Marina e Cavo).

La mostra di Tugnoli: la guerra in Palestina in un labirinto tra foto e parole

Per la festa della Liberazione inaugura l’esposizione del fotoreporter: il racconto di un anno e mezzo di conflitto a Gaza, Cisgiordania e Libano vuole coinvolgere il visitatore in maniera attiva tra Qr Code da inquadrare e descrizioni delle immagini da scoprire alla fine del percorso

“Fa Che Sia Un Racconto” Mostra Sul Conflitto In Palestina E Libano All Ex Convento Di San Francesco A Bagnacavallo (RA).Ci sono 40 foto in bianco e nero alle pareti dell’ex convento di Bagnacavallo per mostrare un anno e mezzo di guerra in Palestina e Libano, ma la mostra di Lorenzo Tugnoli, il fotoreporter 45enne di Sant’Agata sul Santerno che lavora per il Washington Post (qui la nostra intervista) ed è stato il primo italiano a vincere il premio Pulitzer nel 2019, vuole dare occasioni al visitatore per non restare spettatore passivo ma aumentare la propria conoscenza dei fatti.

“Fa Che Sia Un Racconto” Mostra Sul Conflitto In Palestina E Libano All Ex Convento Di San Francesco A Bagnacavallo (RA).Appena si entra si viene accolti da un insieme di dadi con le parole delle conflitto sulle varie facce: il visitatore può disporli a suo piacimento per scegliere le parole che ritiene più opportune. Il percorso di visita è disseminato di Qr Code da inquadrare con il cellulare per accedere a fonti varie: da video Youtube a documenti ufficiali passando per post Instagram. Sul pavimento di un corridoio una distesa di faldoni e carte che formano una sorta di labirinto attraverso cui si è costretti a passare ma dove ci si può anche fermare per la consultazione: sono risoluzioni Onu a partire dal 1907, report e relazioni che toccano i fatti che riguardano Israele e le sue azioni, 140 testi per un totale di 36mila pagine. Una delle ultime sale offre una scrivania di libri sul tema con l’invito a sedersi per leggere (i volumi saranno poi lasciati alle biblioteche della Romagna).

Quello che si può vedere fino al 2 giugno (giovedì e venerdì 16-21; sabato e domenica 10-12 e 16-19, ingresso gratuito) è il risultato del lavoro della curatrice Francesca Recchia, studiosa e scrittrice interessata alla dimensione geopolitica dei processi culturali, e dell’architetto e designer Diego Segatto che si è occupato dell’allestimento.

Le foto sono mute: non ci sono le classiche didascalie con data, luogo e descrizione, come ci aspetteremmo in una mostra fotografica. Una scelta voluta che chiama in causa un altro tema al centro della mostra: la responsabilità della mediazione nel racconto dei fatti in Medioriente. Solo alla fine del percorso di visita di trova una sorta di fanzine di quattro pagine che offre informazioni e spiegazioni delle immagini, così che il visitatore possa riguardarle a ritroso.

“Fa Che Sia Un Racconto” Mostra Sul Conflitto In Palestina E Libano All Ex Convento Di San Francesco A Bagnacavallo (RA).Così si legge nel pamphlet: «La mostra “fa che sia un racconto” – titolo tratto da un verso di un poeta e intellettuale palestinese ucciso da un raid israeliano – offre un’inedita riflessione individuale e civica sulle difficoltà, i vuoti, le complicità, le manipolazioni e i silenzi che caratterizzano l’atteggiamento dei media e del pubblico attorno all’escalation militare tra Israele, Palestina e Libano, iniziata il 7 ottobre 2023. Di fronte al rischio di assuefazione al dolore e alla brutalità della guerra, il progetto espositivo vuole suscitare interrogativi sull’importanza di difendere il diritto fondamentale alla corretta informazione, mostrando la necessità di disporre della conoscenza dei fatti e riconoscendo situazioni in cui l’informazione è vittima di eufemismi e censure».

L’accento posto dagli autori della mostra sul ruolo dei media si vede anche da un aspetto ludico. Nelle ultime sale c’è un computer con un videogioco ideato nel 2024 da Molleindustria, nickname del game designer Paolo Pedercini: un videogame satirico che invita ad assemblare i titoli del New York Times per non scontentare politici, poteri economici e Israele.

Il testo della brochure ricorda che «da ottobre 2023 siamo testimoni di equilibrismi verbali e circumnavigazioni dei fatti che vengono elaborati con grande maestria al fine di non prendere posizione, non schierarsi, non nominare i colpevoli e soprattutto non correre mai il rischio di subire l’infida accusa di antisemitismo».

Preoccupano i tagli alla scuola: meno docenti e ruoli di sostegno insufficienti

I dati in previsione dell’anno scolastico 2025/26. In calo dell’1,95 percento anche gli studenti

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I tagli all’istruzione della legge di Bilancio 2025 preoccupano anche la provincia: da quanto nell’incontro tra le organizzazioni sindacali e l’ufficio scolastico territoriale di Ravenna del 2023 è emerso un taglio di 26 unità di docenti nel corso del prossimo anno scolastico (2025/26). «I numeri riflettono sulla provincia il taglio di 5.660 posti di lavoro in tutto il Paese – commenta Francesca Lo Iacono , segretaria provinciale Flc Cgil -. A questo dato se ne aggiunge un altro, il calo dell’1,95% degli alunni rispetto allo scorso anno».

Nel complesso si registra un’attribuzione di posti in organico così distribuita: per i posti comuni 3.480 unità e per il potenziamento 268. Inoltre, verranno istituiti 2 posti per la classe di concorso A023 (l’insegnamento della lingua italiana per discenti di lingua straniera) compresi nel totale posti di potenziamento.

Per quanto riguarda i posti di sostegno, la situazione mostra forti criticità. C’è un aumento degli alunni con disabilità nei diversi ordini e gradi di scuola: 119 in più in questo anno scolastico, per un totale di circa 2.279. In questo ambito, nel territorio si conta un totale di 745 posti, comprensivi dei 42 posti assegnati al potenziamento. Il numero dei docenti di sostegno in provincia non è dunque sufficiente a coprire il numero totale degli alunni disabili. Il rapporto va da 1/3,35 (scuola dell’infanzia), a 1/1,29 (scuola secondaria di secondo grado).

«Ancora una volta affrontiamo da un lato un inevitabile calo demografico, e dall’altro a tagli lineari che portano ad un organico insufficiente, che in maniera prepotente e pericolosa, aumenta il numero degli alunni nelle classi, limitando un adeguato diritto allo studio – concludono dal sindacato -. Serve un cambio di rotta da parte delle forze politiche perché la scuola non venga considerata un’inutile spesa ma una risorsa per il futuro del nostro Paese. È necessario investire sull’istruzione pubblica e sulle risorse umane. È questo che chiediamo e sollecitiamo: un decisivo cambio di rotta».

La Cooperativa Bagnini chiede lo stop alla musica nei bagni per i funerali del Papa

La Cooperativa vuole partecipare idealmente alle esequie di Francesco «amico della Città del sale»

MILANO MARITTIMA CERVIA

La Cooperativa bagnini di Cervia invita tutti i soci a rispettare il silenzio in spiaggia durante i funerali di Papa Francesco, in programma sabato mattina dalle 10 alle 12 nella Basilica di San Pietro, a Roma.

«I bagnini di Cervia desiderano partecipare idealmente, interrompendo la musica e le attività di intrattenimento sulle spiagge, alle esequie di Papa Francesco, amico della città di Cervia che l’aveva omaggiato a ottobre del sale della salina Camillone – commentano dall’associazione in una nota -. La Cooperativa si stringe così ai milioni di fedeli che in tutto il mondo stanno celebrando Papa Bergoglio, il Santo Padre si è contraddistinto per aver aperto ai temi dei diritti civili, dagli immigrati alle minoranze, al contrasto alla guerra».

Torna Gaem: il concorso per giovani artisti con premi dal valore di 3 mila euro

In palio, oltre al riconoscimento in denaro, materiali vetrosi per il mosaico, l’allestimento di mostre collettive e la possibilità di realizzare un progetto di residenza musiva

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Torna al Mar il concorso che vuole dare voce agli artisti emergenti nell’ambito del mosaico (inteso come tecnica, linguaggio, estetica o metafora, nelle sue espressioni più tradizionali sia nelle forme più sperimentali). La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti i giovani sotto i 35 anni, in palio premi dal valore di 3 mila euro (assegnati ai vincitori di due categorie) e l’allestimento di mostre collettive tra Ravenna (Biblioteca Classense), Venezia (nella storica fornace Orsoni Venezia 1888) e Roseto degli Abruzzi (Fondazione Cingoli). Inoltre è prevista la realizzazione di opere in collaborazione con gli studi di produzione di mosaico della città e la pubblicazione di un catalogo; oltre che a momenti di dialogo tra artisti e pubblico. È possibile scaricare il bando completo a questo link. Le iscrizioni chiuderanno il 15 maggio.

Il concorso è diviso in tre sezioni: nella Sezione 1 – opere realizzate con materiali e tecniche tradizionali possono essere presentati progetti realizzati con materiali e tecniche tipiche della storia del mosaico (ad esempio marmi, ciottoli, paste di vetro, smalti, ceramiche applicati su supporti lignei, metallici o lapidei). In premio, 3 mila euro in materiali vetrosi per il mosaico offerti dalla storica fornace fornace Orsoni Venezia 1888. L’opera vincitrice entrerà poi a far parte della collezione di mosaici moderni e contemporanei del Mar. La Sezione 2 – Opere realizzate con materiali e tecniche non convenzionali, raccoglie quei progetti che esplorano il mosaico in chiave concettuale e/o metaforica, attraverso diversi media (come pittura, scultura, assemblaggio, collage, installazione, fotografia, video, Ia, software, performance). Il premio è di 3 mila euro, offerti dalla Fondazione Cingoli. Anche in questo caso, l’opera vincitrice entrerà a far parte della collezione di mosaici moderni e contemporanei del Mar.

L’ultima sezione del concorso Sezione 3 – Residenze Musive parte di Costellazione – giovani connessioni creative è dedicata agli artisti residenti, domiciliati, lavoratori o studenti in Emilia-Romagna. Potranno essere presentati progetti che dialoghino con la città, con la sua specificità territoriale del mosaico o con la sua storia e la sua attualità. I progetti devono prevedere almeno un’opera in mosaico. Per la realizzazione dei mosaici saranno rese disponibili collaborazioni con studi e laboratori di produzione della città e con l’Accademia di Belle Arti Statale di Ravenna per approfondire la conoscenza della tecnica del mosaico e nell’ottica di favorire uno scambio di competenze e sensibilità tra esperienze e discipline diverse. Saranno privilegiate le proposte presentate da team che vedano collaborare artisti e curatori e verranno selezionati al massimo due team di lavoro. All’artista verrà offerta la possibilità di risiedere a Ravenna per un periodo di almeno 20 giorni continuativi e al curatore quella di risiedere in città per un 7 giorni, anche non continuativi. I team saranno affiancati da un tutor, individuato all’interno dello staff del Mar, che li accompagnerà nella conoscenza della città. Per ogni residenza sarà poi garantito il sostegno economico omnicomprensivo per la realizzazione dell’opera, in collaborazione con uno studio di produzione di mosaico della città di Ravenna, una diaria giornaliera e un alloggio condiviso (per artista e curatore/curatrice).

In casa avevano cocaina, marijuana e contanti: tre arresti per spaccio a Faenza

A gestire le attività due uomini e una donna, tutti di origine straniera

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In casa avevano più di 2 etti di cocaina, oltre a hashish, marijuana e contanti, ricavati probabilmente dalle attività di spaccio: le indagini della polizia hanno portato all’arresto di 3 persone nel faentino (due uomini e una donna, tutti di origine straniera) nella giornata di ieri (23 aprile).

Nel corso di vari accertamenti, i poliziotti della Divisione Anticrimine del Commissariato manfredo avevano individuato un’un’abitazione ritenuta una “centrale di spaccio” di cocaina, gestita da una coppia e un giovane. Dopo l’emissione del provvedimento da parte della Procura, gli agenti hanno avuto modo di perquisire la base, seguiti in questa fas anche dalla Squadra Mobile di Ravenna.

Quando i poliziotti sono entrati all’interno di un’abitazione, uno degli occupanti ha cercato di liberarsi di una dose di stupefacenti gettando un involucro dal balcone, presto recuperato dagli agenti che circondavano l’edificio. Al termine dell’attività sono stati rinvenuti e sequestrati in totale circa 230 grammi di cocaina, una modica quantità di hashish e marijuana, nonchè 2.500 euro ritenuti provento dell’attività di spaccio.

Nella mattinata odierna il Tribunale di Ravenna ha convalidato i provvedimenti di arresto e ha disposto per la coppia l’accompagnamento in carcere in regime di custodia cautelare, mentre per il giovane la misura della presentazione quotidiana presso gli uffici della polizia giudiziaria del luogo.

Acer mette in campo due progetti di riqualifica urbana da oltre 5 milioni

L’intervento principale riguarda la conclusione dei lavori di via Ponte Romano 30. Aperti anche cantieri diffusi nelle zone più colpite dall’alluvione

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Una riqualifica urbana da oltre 1,65 milioni e il ripristino di diverse aree alluvionate della città con un intervento da quasi 4 milioni: questi i progetti metti attualmente in campo da Acer – Azienda Casa Emilia-Romagna della Provincia di Ravenna e Unione della Romagna Faentina nella città di Faenza.

L’intervento più rilevante riguarda uno il civico 30 di via Ponte Romano. A seguito della demolizione di un vecchio edificio infatti, in quest’area ha preso il via la ricostruzione di un nuovo condominio, finanziato nell’ambito del programma ‘Sicuro, Verde e Sociale’, integrato al Piano Nazionale Complementare al Pnrr.
Il progetto, approvato nel 2021-2022, prevedeva la realizzazione di un edificio di edilizia residenziale pubblica secondo i più elevati standard di efficienza energetica, sicurezza sismica e sostenibilità ambientale. A seguito della fase iniziale di demolizione della bonifica dell’amianto presente sulla struttura, il cantiere ha subìto un’interruzione per problematiche legate all’impresa esecutrice. Questo ha reso necessario un cambio ditta e un aggiornamento del progetto esecutivo, sia dal punto di vista tecnico sia sotto il profilo economico-finanziario, adeguandolo al nuovoprezzario della Regione e ricalibrando i costi, con uno scostamento a carico del Comune di oltre 144mila euro. L’investimento complessivo a oggi supera 1,65 milioni di euro, di cui 1,14 milioni coperti da fondi statali, mentre la restante parte è sostenuta da risorse comunali e da una compensazione assicurativa legata alla risoluzione del contratto con l’impresa originariamente incaricata, a causa di gravi inadempienze contrattuali.

Il nuovo progetto, ora pienamente operativo (la chiusura dei lavori è prevista entro la fine del 2025), prevede una riqualificazione integrata che, oltre al miglioramento sismico, include l’adozione di materiali fonoisolanti e ad alta efficienza energetica, la realizzazione di impianti tecnologici avanzati (come il riscaldamento centralizzato, impianti elettrici a basso consumo e sistemi domotici di base), l’installazione di sistemi di sicurezza in copertura, nonché una gestione ecocompatibile dei rifiuti da cantiere. Una parte innovativa del progetto riguarda l’attenzione all’economia circolare, con la scelta di tecniche costruttive che favoriscano la “disassemblabilità” degli elementi edilizi: l’obiettivo è quello di costruire edifici i cui componenti possano essere in futuro facilmente smontati, riutilizzati, riparati o riciclati, riducendo la produzione di rifiuti e favorendo la circolarità dei materiali. Questa visione sostenibile rende l’intervento di via Ponte Romano 30 un esempio virtuoso di edilizia pubblica contemporanea, orientata al futuro e alla resilienza urbana.

In parallelo, è stato aperto un secondo cantiere diffuso per il ripristino dei danni post alluvione, che interessa più immobili in diverse aree della città. Nello specifico per la città di Faenza i primi appalti affidati riguardano i fabbricati siti in via Cimatti 16 e 28, in via Sant’Ippolito 15 e 15, in corso Garibaldi 79, in via Chiarini 40, in via Lacchini 65 e 89, in via Manfredi 15 e in via Lugo 19 (San Pier Laguna) per un importo finanziato interamente da ordinanza del Commissario straordinario n.16/2023, per 1 milione 487 mila 546 euro ed ancora in via Ponte Romano ai civici 20, 21, 23 e 28, anche questo intervento interamente finanziato attraverso l’ordinanza 16/2023 del Commissario straordinario per la ricostruzione post-alluvione per euro 2 milioni 234 mila 153. In particolare, l’intervento di via Ponte Romano potrà essere una occasione anche per provvedere allo spostamento della cabina Enel, in posizione di maggiore prevenzione per gli eventuali allagamenti, così da preservare la fornitura luce non solo per la via interessata ma anche per una parte del centro storico.

«Tutti questi interventi sottolineano la volontà dell’amministrazione di sostenere il tessuto sociale, agendo su più fronti per garantire non solo la ripresa infrastrutturale della città dopo gli eventi alluvionali – commentano dall’Unione -. Ma anche per offrire risposte alle esigenze abitative di chi si trova in condizioni di maggiore vulnerabilità e le progettazioni sono sempre orientate ai nuovi principi volti alla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, mediante azioni concrete».

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