giovedì
26 Giugno 2025

“Porte aperte” alle Terme di Riolo: una giornata gratuita tra benessere e divertimento

Le Terme di Riolo si preparano per una una giornata di “open day” completamente gratuita dedicata ai cittadini del territorio all’insegna della prevenzione, del benessere e del divertimento.

L’appuntmento è per sabato 14 giugno, in occasione della Giornata della salute istituita dal Comune di Riolo Terme e dall’Unione della Romagna Faentina.

Una giornata a “porte aperte”, dunque, che partirà già dalle 9 con le visite mediche termali (fino alle 12 e poi anche delle 14.30 alle 16.30), da prenotare inviando una mail oppure telefonando allo 0546 71045.

Sempre al mattino, dalle 10, è in programma una camminata “metabolica”, mentre nel pomeriggio ci sarà spazio per le domande dei cittadini, dalle 17 alle 17.45, con il format “Il medico risponde”.

Ma il benessere, oltre che dalla salute, passa anche dalla convivialità: ecco quindi che dalle 18 alle 20 è in programma un aperitivo (con un calice di bollicine offerto) con musica dal vivo (che coinvolgerà i giovani artisti del territorio), all’interno dell’arena del bar delle Terme.

«Ringraziamo per questa collaborazione le amministrazioni e i sindaci, di Riolo e dell’Unione della Romagna Faentina – commenta il direttore commerciale delle Terme, Emanuele Salvatori -. Da parte nostra, siamo orgogliosi di poter regalare una giornata gratuita di benessere, prevenzione e screening a tutti i cittadini. La mission delle nostre Terme, condivisa dalle istituzioni, è sempre più quella di ambire a un benessere diffuso, coinvolgendo il territorio: vogliamo che il nostro stabilimento, il nostro parco da 13 ettari, siano sempre più visti, conosciuti e vissuti dai cittadini».

Un progetto da 2 milioni e mezzo per dare casa agli anziani più fragili

Nove mini-appartamenti con servizi comuni, secondo il modello del co-housing, accessibili e completamente arredati, dotati di bagno assistito, angolo cottura attrezzato e dispositivi di sicurezza: l’Asp dei Comuni della Bassa Romagna (principale fornitore di servizi socio assistenziali nell’area) presenta il progetto “Casa mia”, pensato per fornire un’abitazione agli anziani fragili o parzialmente autosufficienti.
Il disegno, firmato dall’architetto Antonio Bandini di Faenza, prevede un contesto sicuro, stimolante e solidale, pensato per mantenere autonomia e qualità della vita. Oltre alle abitazioni, sono previsti spazi e servizi condivisi per favorire la vita comunitaria, come la sala polifunzionale, una palestra per attività motoria dolce, il giardino attrezzato e dotato di un percorso motorio esterno, la lavanderia e diverse attività di animazione, coadiuvate da una presenza socio-sanitaria “leggera” e assistenza su richiesta. Tutti gli spazi sono pensati per favorire l’inclusione sociale e sostenere l’autonomia funzionale, contrastando l’isolamento.
L’investimento previsto è di circa 2 milioni e 500mila euro, interamente coperti da risorse proprie dell’Asp. I lavori saranno affidati entro l’anno. Il nuovo complesso sorgerà nel terreno limitrofo all’attuale sede della residenza Bedeschi, dove si trova una casa colonica che sarà ristrutturata per ricavare sei unità abitative; altre tre saranno realizzate ex novo. Le strutture saranno collegate tra loro, così da garantire continuità funzionale e prossimità tra i servizi.

Fondamentale sarà il coordinamento con i servizi socio-sanitari del territorio, in particolare attraverso lo sportello “A Casa Mia”, che verrà collocato all’interno del nuovo complesso. Lo sportello sarà dedicato all’orientamento e al supporto delle famiglie e delle persone anziane non autosufficienti, con l’obiettivo di favorire la permanenza a domicilio e l’accesso integrato alla rete dei servizi territoriali.

«Con “Casa Mia” – ha osservato Emanuela Giangrandi, amministratrice unica dell’Asp – non ci limitiamo a realizzare nove alloggi in co-housing: il nostro obiettivo è costruire un punto di riferimento territoriale per la domiciliarità. In collaborazione con Ausl e servizi sociali, vogliamo mettere a disposizione, in un unico contesto, tutto ciò che può sostenere le persone anziane e le loro famiglie nel percorso di autonomia. Non solo spazi abitativi sicuri, ma anche servizi di orientamento, attività motorie, occasioni di relazione e interventi leggeri di assistenza: un piccolo ecosistema di prossimità.»

Una ruspa fa manovra a bordo piscina vicino ai bambini che giocano – VIDEO

Una ruspa fa manovra tra i bambini, a bordo piscina. Succede a Ravenna, nell’ambito del cantiere per il rifacimento della piscina comunale, attualmente in corso.

Il video è stato inviato alla stampa da Ravenna al Centro, la lista civica nata per le ultime elezioni amministrative proprio come forma di protesta per il progetto del nuovo centro natatorio. Che sottolinea i rischi conseguenti a una situazione del genere.

«Ci chiediamo se qualcuno aprirà delle indagini – commentano dalla lista civica, chiedendo spiegazioni al nuovo sindaco – per capire come mai all’interno della piscina possa aggirarsi indisturbatamente un mezzo cingolato tra la folla dei bagnanti. Si potrà sperare che ciò non si ripeta mai più?».

Il volo delle Frecce Tricolori nel cielo di Punta Marina

Il video dell’esibizione ufficiale della Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori” a Punta Marina Terme, condiviso sulla pagina YouTube di Azzurro Tricolore.

Il volo è andato in scena nel pomeriggio dello scorso sabato 7 giugno, per l’edizione 2025 del “Tricolore Air Show”.

Il genio vagante: chi erano gli esploratori ravennati Negri, Gessi e Matteucci

Ogni volta che l’uomo incontra l’altro gli si presentano tre possibilità: fargli guerra, ritirarsi dietro a un muro, aprire un dialogo. È con questa riflessione del grande scrittore e viaggiatore Ryszard Kapuscinski – citato giustamente in catalogo da Benedetto Gugliotta, curatore dell’attuale mostra in Classense – che si può comprendere la linea guida de Il genio vagante, interessante esposizione (visibile fino al 12 luglio) che a Ravenna restituisce le figure di tre grandi esploratori, accomunati dalla nascita ravennate: Francesco Negri, Romolo Gessi e Pellegrino Matteucci.

L’apertura al dialogo, che è la scelta vincente in questo caso, rappre-senta un modo saggio di contestualizzare le esperienze del passato, scortecciando le interpretazioni coeve o successive, inconsapevoli o peggio, tese alla manipolazione delle esperienze a fini politici ed economici. Attraverso biografie e immagini, mappe dei viaggi, documenti e pubblicazioni dei protagonisti, interpretazioni a stampa delle generazioni successive, oggetti africani collezionati dai viaggiatori e una bella scultura dell’artista contemporaneo Victor Fotso Nyie, la mostra invita a mettersi in posizione consapevole e reciproca.

Occorre quindi mantenere una posizione critica rispetto ai racconti di chi ha vissuto e viaggiato con un bagaglio di interpretazioni molto lontane dal nostro mondo, mettendosi in posizione di ascolto di civiltà il cui patrimonio naturale e culturale fino a tempi recentissimi è stato visto, narrato e schedato secondo principi di classificazione occidentali, quasi sempre ciechi, devianti, razzisti o, alla meglio, paternalistici.

Il primo di loro – Francesco Negri (1623-1698) – è una figura a parte rispetto ai colleghi con i quali condivide quasi unicamente una enorme passione per l’esplorazione. Diverso il secolo – Negri è vissuto in pieno ‘600 –, differenti le mete – per lui l’estremo Nord europeo –, lontano lo spirito che per lui non coinvolge armi, rotte commerciali, materie prime da classificare e commerciare, espansioni coloniali da implementare. Per quel che si comprende dalle sue memorie e dagli studi storici, pur essendo un parroco, Negri non tenta di fare proselitismo. Anzi, nel 1688 pubblica un testo che chiarisce gli aspetti rituali delle chiese protestanti di cui diviene esperto. Casomai è la sua inesauribile sete di conoscenza e lo sviluppo del pensiero scientifico a spingerlo a viaggiare in lungo e largo per l’Europa, fra Spagna, Francia, Fiandre, Olanda, Svizzera, Germania, Boemia, Ungheria, Inghilterra, e a tentare per due volte di raggiungere Capo Nord, riuscendoci al secondo tentativo. Per molti motivi, Negri è assimilabile all’illustre predecessore bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605) che aveva viaggiato continuamente per tutta la prima parte della sua vita, affermando che a spingerlo era stato il “desiderio insin dalla mia prima età di sapere”. Può darsi che Negri avesse visitato il Museo scientifico e l’Orto dei semplici creati da Aldrovandi nella vicina Bologna; di sicuro ne condivide la stessa passione, lo stesso impulso a scoprire territori inesplorati – Ulisse aveva preventivato senza successo un viaggio scientifico nelle Americhe – testimoniando usi e costumi, fenomeni naturali sconosciuti. Nel viaggio verso Capo Nord, preparato anche sulla lettura della Storia dei popoli settentrionali dello svedese Olao Magno (Olof Månsson), il ravennate conosce e descrive i Sami, utilizza per primo gli sci, vede le aurore boreali, basandosi sull’osservazione sfata il mito del Maelstrom e del suo inesistente gorgo infernale. Non riuscirà a pubblicare in vita che una sintesi del suo viaggio, trascritto, epurato e stampato solo dopo la sua morte.

Diversamente da lui, Romolo Gessi (1831-1881) ha tutt’altra formazione. Perfino la sua nascita da un inglese e un’armena su una nave che da Ravenna veleggia verso Costantinopoli appare come un presagio al suo destino a cavallo fra diverse civiltà e stili di vita: figlio di console, sarà cittadino britannico ma vivrà fra Oriente, Europa e diversi stati africani; possiede una formazione militare ma lavora come interprete in Crimea, come perito e imprenditore in Romania, diventando amministratore di regioni africane per conto degli inglesi e primo esploratore di aree degli attuali stati del Sudan del Sud e Congo. Senza mettere in dubbio il suo spirito avventuriero, occorre comunque contestualizzare l’attività di esplorazione che viene svolta principalmente al servizio della corona inglese allo scopo di reperire vie sicure di avanzamento coloniale e arginare così le mire espansionistiche del Belgio, come spiegano bene gli interventi in catalogo di Gugliotta, Alessandro Luparini e Gaia Delpino. La medesima ambiguità vale per le azioni di guerra condotte da Gessi contro i ribelli arabi che conducono la tratta degli schiavi in Sudan: quanto fossero dettate dalla fede illuminista e quanto dalla necessità di controllo territoriale imposte dalla Gran Bretagna è difficile da stabilire.

Membro onorario della fiorentina Società Geografica Italiana grazie alle sue scoperte, Gessi frequenta saltuariamente Trieste, dove risiedono la moglie di origine ceca e i figli. In Italia incontra il ravennate Matteucci, col quale progetta nel 1877 un viaggio nell’Etiopia meridionale: i contrasti avuti col governatore inglese del Sudan per cui aveva lavorato possono giustificare questo cambio di alleanze, che lo allineano agli interessi italiani nel Corno d’Africa. Da una decina di anni, infatti, una società italiana aveva acquistato il porto di Assab in Eritrea, quello che diventerà la base dei tentativi di espansione coloniale italiana negli ultimi venti anni dell’Ottocento. Passa alla cronaca che la causa dell’insuccesso della spedizione fu la resistenza delle popolazioni locali: sicuramente i contrasti fra i due esploratori hanno giocato la loro parte.

Pellegrino Matteucci condivide con Gessi una profonda conoscenza della cultura africana, parla arabo, ma la sua formazione è cattolica, umanistica e medica. Le sue due spedizioni fra Etiopia ed Eritrea, a cui segue l’attraversamento dell’Africa centrale dal Mar Rosso al Golfo di Guinea, sembrano meno debitrici ai giochi politici internazionali. Sicuramente è costretto ad accettare compagni di viaggio interessati alla caccia grossa più che alla scienza – ma d’altra parte il principe Borghese era il maggiore finanziatore del viaggio – ma per Matteucci si tratta di compiere un tragitto mai tentato da europei prima di allora.

In mostra, oltre alla documentazione autografa, alle stampe e ristampe degli scritti degli autori, alle rivisitazioni delle loro avventure che arrivano a fumetti e libri contemporanei, ci sono alcuni oggetti delle collezioni di Gessi e Matteucci, conservate in Classense e al Museo delle Civiltà di Roma, già Museo Preistorico Etnografico Pigorini. Si tratta di varie armi ma anche di oggetti d’uso o rituali come un ferro-moneta Fung (Sudan) e una bellissima tromba portavoce della civiltà Bongo, residente nell’attuale Sudan del Sud.

Si tratta di oggetti comprati o tolti alle mani dei nemici, sottratti comunque ai luoghi e culture di origine che riportano a querelle affrontate già in passato – ma fra paesi europei – da Quatremère de Quincy per le sottrazioni francesi in Italia e Spagna, fino alla mai sopita diatriba fra Grecia e Gran Bretagna sui marmi del Partenone, acquistati dagli invasori turchi.

Gli oggetti sono innocenti ma testimoniano quella lunga storia umana di soprusi che è stata esercitata anche dagli italiani. Al di là delle loro vite e intenzioni, al di là degli oggetti da loro raccolti, Negri, Gessi e Matteucci sono poi diventati gli eroi precoci delle avanzate coloniali italiane: la prima sotto i governi De Pretis-Crispi-Giolitti, quella che, per fare un esempio, a seguito di una sconfitta militare sul campo, per rappresaglia trasferì e incarcerò in Italia 5.000 persone di nazionalità libica, distribuendole fra Ustica, Ponza, Favignana, Gaeta e le Tremiti. Fra queste c’erano centinaia di anziani, donne, bambini, di cui la maggior parte morì di stenti e malattie nel giro di un anno. La seconda avanzata, attuata e rivendicata dal fascismo, è quella che, per citare un altro esempio, tramite l’aviazione sparse l’iprite – un gas corrosivo e mortale – sulla popolazione etiope, colpevole di resistere alla conquista italiana.

Questa mostra indica la strada ma i conti col passato, per tutti noi, sono ancora aperti.

 

“Il Genio vagante. Negri, Gessi e Matteucci:
storie di viaggiatori tra Seicento e Ottocento”
Biblioteca Classense / Corridoio Grande
Fino al 12 luglio; orari: lu14-19; ma-sa 9-19; ingresso libero

Torna in tutta la Romagna il Festival dell’Industria e dei Valori di Impresa

Torna in tutta la Romagna l’appuntamento con Festival dell’Industria e dei Valori di Impresa, con cartellone di eventi istituzionali e appuntamenti nelle aziende associate dal 16 al 30 giugno. 

Tanti gli eventi in provincia: dopo l’apertura della rassegna a Cesena di lunedì 16 giugno con “Il nuovo (dis)ordine dei mercati globali”, un dialogo tra Alberto Mingardi, (direttore dell’istituto Bruno Leoni) e Daniele Bellasio (vicedirettore del Sole24Ore), dedicato alla stretta attualità (tra dazi e globalizzazione) si passa già dal giorno successivo (17 giugno) a Faenza, nella cornice di Villa Abbondanzi, per l’iniziativa “Le faremo sapere > vi farò sapere”, un’occasione per riflettere sulla rivoluzione in atto nel mondo del lavoro e capire come attrarre e trattenere i talenti in azienda, con Riccardo Maggiolo (Huff Post) Martina Mauri (direttrice osservatorio HR Innovation Practice, Politecnico di Milano) e Patrizia Tullini (docente Unibo).

Il 19 giugno, sempre a Villa Abbondanzi, Filoimpresa propone un incontro su AI, tecnologie e automazioni, mentre il 20 Progetto Aroma celebra i 25 anni di attività nella nuova sede di via Volta a Faenza.

Il 24 giugno sarà la volta di Ravenna, con un dialogo sulla comunicazione inclusiva a cura di Matite Giovanotte. Il 25 open day all’azienda meccanica Dosi di Fusignano.
Infine, si torna a Faenza il 27, per l’inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo di Blacks. Qui è possibile consultare il calendario aggiornato degli eventi anche fuori provincia.

Le prime anticipazioni sulla 33esima edizione di “Cervia, la Spiaggia Ama il libro”

La rassegna culturale “Cervia, la spiaggia ama il libro” torna protagonista dell’estate romagnola con un programma ricco di appuntamenti, tra dialoghi, letteratura e convivialità.

Il programma si apre con l’anteprima del 5 luglio, sotto la Torre San Michele, con la presentazione di Quella notte a Saxa Rubra (La Nave di Teseo) ultimo libro del giornalista Maurizio Mannoni, intervistato dalla giornalista Ilaria Bedeschi.

L’inaugurazione ufficiale è in programma per il 9 luglio, con la presentazione di uno degli ultimi libri di un altro giornalista, Marino Bortoletti, intervistato dal collega Beppe Boni in Piazza Garibaldi.

Tra gli ospiti di rilievo in calendario spicca il cardinale Matteo Zuppi, protagonista dell’incontro del 17 luglio, mentre. Un altro evento molto atteso è quello della cena di beneficenza del 22 luglio, al Mare Pineta Resort di Milano Marittima. Ospite speciale della serata che unisce cultura e solidarietà sarà Gene Gnocchi.

La rassegna vedrà inoltre la partecipazione di altri autori, giornalisti e scrittori di prestigio, tra cui Enrico Franceschini, Cecilia Randall, Marco Pesatori, Alessio Viola, Marcello Simoni e Anna Farinelli, con incontri ospitati in suggestive location che valorizzeranno ulteriormente il fascino dell’iniziativa. 

Tra le attività previste, vengono riconfermate le passeggiate culturali per le vie della città, organizzate in collaborazione con la Fondazione Cervia In, offrendo un’occasione unica per esplorare Cervia attraverso la lente della cultura. Inoltre, grande spazio sarà dedicato ai più piccoli, con laboratori e attività speciali curate dalla Biblioteca di Cervia, e alle passeggiate meditative nella suggestiva cornice della pineta, ideali per un connubio tra introspezione e natura. Come da tradizione poi, il Mare Pineta Resort ospiterà l’anteprima della mostra 2026 dei Musei San Domenico di Forlì. Qualche novità invece riguarda il tradizionale  “Sbarco degli autori” di ferragosto, che cambierà format: gli autori infatti non sbarcheranno più in spiaggia, ma arriveranno a bordo di barche storiche lungo il canale, sbarcando al tramonto ai piedi della Torre San Michele.

Le immagini del memoriale di Vincenzo Latina in mostra al Museo Nazionale

L’esposizione, promossa da Ravenna Festival in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, si concentra sul memoriale realizzato per le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa

Thumbnail 03 Memoriale Concerto Di Takahiro Yoshikawa In Cava A Lampedusa Ottobre 2022 Ph. Vincenzo Latina

Fino al prossimo 21 settembre il Museo Nazionale di Ravenna ospiterà una mostra per ricordare il tragico naufragio del 3 agosto 2013, dove 368 migranti persero la vita a largo delle coste di Lampedusa. Una costellazione in terra – Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa è l’esposizione che descrive il progetto firmato dall’architetto Vincenzo Latina per il risanamento delle cave di pietra nella parte più meridionale dell’isola, voluto per ricordare le vittime.

La mostra è curata da Gioia Gattamorta e promossa da Ravenna Festival e dall’Istituto Nazionale di Architettura – Sezione Emilia-Romagna, in collaborazione con i Musei nazionali di Ravenna e l’Ordine degli Architetti di Ravenna. L’inaugurazione è prevista per venerdì 20 giugno, alle 17.
Si tratta però di un progetto itinerante, che ha già toccato le tappe di Roma e Brescia, e che giunge a Ravenna proprio in occasione del Ravenna Festival 2025. 

Latina, autore dell’opera, è architetto e professore all’Università degli Studi di Catania. In molti dei suoi progetti si è messo in ascolto “delle voci del luogo”: in questo caso il Memoriale viene definito da lui stesso un «luogo parlante», uno spazio scavato nella roccia, dalla di profondità variabile di due/quattro metri e mezzo, «dove affiorano gli odori e i rumori del mare». Il progetto ha vinto il bando aperto dall’Amministrazione comunale di Lampedusa, e trova spazio negli ex siti cava tra Cala Francese e Punta Sottile.
Fin da subito ha l’intenzione di tradursi in uno spazio aperto al pubblico destinato a ospitare manifestazioni musicali, teatrali ed eventi culturali, uno spazio dei lampedusani, ma anche un luogo di interesse turistico che fosse espressione delle arti, dello scambio delle idee e infine della conservazione della memoria collettiva.

Il muro della cava, già pregno di cicatrici, è stato ulteriormente “mitragliato” con 368 fori, di diverso diametro, che ricompongono una “costellazione immaginaria”. Di notte, in occasione del 3 ottobre, la parete si accende di luci tremule che ricordano quelle degli astri nel cielo. Se il foro è perdita e assenza, le luci diventano presenza e speranza. Una costellazione in terra è un momento di riflessione e partecipazione corale affinché il Mediterraneo possa diventare un mare di Pace. 

Thumbnail 06 Parete Memoriale Lampedusa Ph. Vincenzo Latina

La mostra espone fotografie della cava leggermente incassata nella roccia, da cui non si vedeva l’orizzonte, trasformata in un’area teatrale all’aperto, oltre a quelle, le immagini delle opere d’arte che interpretano il Memoriale o che ne fanno parte. Il percorso infine descrive come un’opera di architettura possa comunicare il ricordo di una tragedia attraverso il brulicare della vita.

In occasione dell’inaugurazione portano i saluti istituzionali Andrea Sardo, direttore dei Musei nazionali di Ravenna, Antonio De Rosa, sovrintendente della Fondazione Ravenna Manifestazioni, Luca Frontali, presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ravenna, Gioia Gattamorta, presidente IN/Arch Emilia-Romagna e curatrice della mostra, Serena Ciliani, direttore di sito del Museo Nazionale di Ravenna. A seguire gli interventi di Carlo Quintelli, professore ordinario dell’Università degli Studi di Parma, dal titolo “Theatrum Memoriae” e di Vincenzo Latina, dal titolo Una costellazione in terra”.

La mostra è visitabile nelle giornate di martedì, mercoledì, sabato e domenica, dalle 8:30 alle 14:00; giovedì e venerdì: dalle 8:30 alle 19:30; prima domenica del mese: dalle 8.30 alle 19.30. Il biglietto singolo costa 6 euro, mentre l’ingresso è libero per gli abbonati del museo.

Un presidio davanti alla prefettura per tutelare la sicurezza dei lavoratori

Alla luce dei crescenti incidenti sul lavoro registrati in provincia nell’ultimo periodo (l’ultimo solo questa mattina, 11 giugno), i sindacati di Cgil, Cisl e Uil organizzano un presidio in piazza del Popolo venerdì 13 giugno, dalle 10 alle 12, di fronte alla Prefettura di Ravenna.
L’iniziativa è stata proclamata per sollecitare le istituzioni a convocare il Tavolo provinciale del Patto Territoriale per la salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro: «In questo contesto che coinvolge tutte le realtà del territorio, restano ancora in sospeso diversi passaggi fondamentali – comunano i sindacati – Da oltre quattro mesi è ferma la firma per la proroga del Protocollo Sicurezza del Porto, già pronto ma mai formalizzato. È bloccata da più di due mesi anche la definizione del Protocollo sugli appalti privati, nonostante sia già stato elaborato un primo strumento per migliorare la sicurezza nel settore edile. Ancora da avviare, inoltre, il primo progetto sperimentale di formazione sulla sicurezza nelle scuole, proposto dai sindacati, come avviene già da tempo in altre province della regione. Infine, si attende un impulso da parte della Prefettura per attivare, attraverso l’Inps, la Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, prevista dalla Legge 199/2016 contro lo sfruttamento».
Da inizio anno, nel ravennate, gli infortuni mortali sono stati tre, cui si aggiungono i lavoratori deceduti in altri territori ma al servizio di aziende con sede nel Ravennate. Proprio per questo i sindacati ritengono quanto mai urgente un confronto sul tema della sicurezza:
«Nonostante i ripetuti solleciti e le richieste ufficiali – concludono Cgil, Cisl, Uil – il tavolo non è ancora stato convocato. Chiediamo di rompere gli indugi e che sia al più presto messa in calendario una riunione. Ogni morte sul lavoro è inaccettabile e non si deve mai parlare di fatalità. Gli incidenti sul lavoro interessano tutti i settori. Nel caso di appalti e subappalti la pericolosità aumenta. Altro fattore determinante è rappresentato dal fatto che ci sono molte aziende che ricorrono a manodopera a basso costo, tagliando colpevolmente i costi sulla prevenzione e sulla formazione dei lavoratori».

Tamponamento fra camion, uno trasportava acido: un ferito e statale Romea chiusa

Incidente stradale sulla statale 309 Romea all’altezza di Punte Alberete a Ravenna nel primo pomeriggio di oggi, 11 giugno. Un tamponamento, avvenuto nelle vicinanze dell’incrocio con via Fossatone, ha coinvolto tre autoarticolati in viaggio verso Ravenna. Uno dei tre autisti, un trentenne di Rovigo, ha riportato ferite più gravi ed è stato trasportato in elicottero all’ospedale Bufalini di Cesena. La statale è chiusa al traffico per consentire i soccorsi dei conducenti, i rilievi dell’incidente da parte della polizia locale e la pulizia della strada da parte dei vigili del fuoco. Uno dei mezzi trasportava acido fluoridrico e un altro ha perso parte del carico sull’asfalto.

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Concluso l’intervento da 350 mila euro per la posa di massi contro le mareggiate

Dopo 5 mesi di lavoro e un investimento da 350 mila euro si è concluso l’intervento di messa in sicurezza del litorale di Lido Adriano dalle mareggiate, con il ripristino di circa 400 metri di barriera in mare, posizionata davanti alle zone residenziali.

La posa di massi naturali (di tipo calcareo) è stata interamente finanziata dalle risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (qui l’elenco degli altri interventi realizzati dall’agenzia regionale), nell’ambito dei progetti per la mitigazione del rischio costiero e l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’intervento è stato realizzato dall’Ufficio territoriale di Ravenna dell’Agenzia regionale di sicurezza territoriale e Protezione civile ed è composto da 4 barriere di circa 100 metri ciascuna.

Contestualmente ai lavori è stata svolta anche una campagna di rilevi topografici con sistemi avanzati e combinati (droni ed ecoscandagli con tecnologia Lidar e Mbes) sulle opere di difesa dentro e fuori dall’acqua che si trovano lungo la costa. La mappatura vuole individuare i punti più vulnerabili o degradati per indirizzare le operazioni di ricarica dei massi. In seconda battuta, i rilevamenti tecnici hanno consentito di acquisire un catasto aggiornato della struttura e dello stato di conservazione delle opere di difesa su questo tratto di litorale, utile per la programmazione di futuri interventi di manutenzione.

Due serate di cinema indipendente americano con lo spin-off del Noam Film Festival

Doppio appuntamento a ingresso libero alla Biblioteca Manfrediana. Prima delle proiezioni, un momento di scambio con Faso di Elio e le Storie Tese e Marco Manetti dei Manetti Bros

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Due serate a ingresso libero dedicate al cinema nordamericano indipendente: torna a Faenza lo spin-off del Noam Film Festival, con un doppio appuntamento a ingresso libero alla Biblioteca Manfrediana, in due distinte serate a ingresso libero. Il titolo dell’edizione 2025 è Sub Astra. Cinema sotto le stelle – in omaggio al fascino delle arene estive e al piacere di guardare i film all’aperto.

NOAM OFF inizia giovedì 12 giugno alle 18:30 con l’apertura dell’area Bar & Food, per un aperitivo nella cornice della Biblioteca Comunale. Alle 20 c’è il primo Noam Talk – con ospite Faso, bassista degli Elio e le Storie Tese e commentatore di baseball per l’emittente sportiva Dazn. In “Fuoricampo. Il baseball raccontato da Faso” il musicista approfondirà – con il suo stile ironico – uno sport tanto affascinante quanto poco discusso in Italia, insieme al musicista e giocatore di baseball Luca Pasotti. A seguire, alle 21:15, si terrà la proiezione del film Eephus del regista statunitense Carson Lund: un’anteprima assoluta, realizzata in collaborazione con il Busto Arsizio Film Festival. A introdurre la pellicola ci sarà Giulio Sangiorgio, giornalista e direttore della rivista FilmTv, che offrirà uno sguardo critico sull’opera e sul suo significato.

La seconda giornata di festival, venerdì 13 giugno, riprende ancora alle 18:30 con l’apertura dell’area Bar & Food, per poi continuare – sempre alle 20 – con il secondo talk, questa volta con Marco Manetti, della coppia di registi Manetti Bros. L’incontro, intitolato “Visioni Ribelli. Il cinema fuori dagli schemi”, sarà un’occasione per riflettere sul linguaggio cinematografico attraverso il racconto di un percorso artistico – quello dei Manetti Bros – libero, originale e lontano dalle convenzioni. A moderare il talk, l’autore faentino Francesco Bentini, già membro del progetto comico Patatràc. Alle 21:15 si entra nel vivo della serata con la proiezione in prima nazionale di Dìdi, del regista taiwanese-americano Sean Wang. A introdurre il film ci sarà Juliet Vampire, content creator attiva da tempo nella scena cinematografica italiana, che parlerà del valore di quest’opera delicata e potente.

«Con NOAM OFF vogliamo continuare a esplorare nuove modalità di fruizione del cinema e creare occasioni di incontro che vadano oltre la sala tradizionale. La Manfrediana, grazie al suo fascino, ci è sembrata il luogo ideale per ospitare questa edizione speciale del festival. Il titolo Sub Astra è anche un invito a guardare oltre le convenzioni del racconto cinematografico» commenta Andrea Valmori, direttore artistico di NOAM Faenza Film Festival.

La serata proseguirà infatti con il Noam Party: un dj set tra le suggestive mura della biblioteca che si propone di valorizzare anche le potenzialità ancora inespresse della stessa, mettendo in luce le qualità e le opportunità offerte da uno spazio che, pur non avendo ancora beneficiato di un intervento strutturale di riqualificazione, conserva un grande valore storico e culturale per la città.

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