sabato
16 Agosto 2025

Nuovo Codice della strada, l’istruttore di guida: «Aumenterà la corsa ai punti»

Andrea Lombardi ha vent’anni di esperienza nel settore nei panni di fondatore e socio del gruppo Islero che gestisce quattro scuole guida in provincia di Ravenna: «Mettersi a norma con i monopattini costerà 500 euro. Per cambiare i comportamenti scorretti sarebbero più utili tante piccole multe invece di una mega multa»

Pexels Mike B 166681Le più recenti modifiche al Codice della Strada, volute con convinzione dal ministro Matteo Salvini, sono operative dal 14 dicembre con l’entrata in vigore di un decreto sicurezza stradale che modifica da subito alcune norme. La sintesi dei principali cambiamenti è sul sito del ministero dei Trasporti.

Per capire meglio cosa cambierà abbiamo rivolto qualche domanda a Andrea Lombardi, socio del Gruppo Islero che gestisce quattro scuole in provincia di Ravenna.

Tra le varie novità introdotte quale avrà maggiore impatto sulla quotidianità degli automobilisti e perché?
«Ci aspettiamo un incremento degli allievi per i corsi recupero punti per evitare di cadere nella sospensione breve che avviene quando si raggiunge la soglia dei 10 punti nel proprio saldo. La sospensione breve colpisce chi al momento dell’infrazione non ha almeno 20 o più punti patente. Le persone saranno probabilmente disincentivate nell’utilizzo del telefono alla guida, viste le nuove sanzioni previste. E infine a livello legale potrebbe verificarsi un aumento dei ricorsi ai giudici di pace per le rimozioni di multe e ammende; un fenomeno quest’ultimo fisiologico che si vedrà a medio lungo termine e che ha già fatto registrare un aumento ai ricorsi nelle precedenti riforme».

Oltre a inasprire sanzioni e controlli per divieti già esistenti, la riforma introduce anche modifiche di natura più pratica per gli utenti della strada?
«Chi circolava con il monopattino elettrico, per esempio, adesso si vede obbligato ad un esborso nell’ordine di 500 euro circa, per omologarlo, assicurarlo e ovviamente per l’acquisto del casco. In secondo luogo le famiglie non sono più obbligate ad acquistare un’auto per un figlio o figlia neopatentati con caratteristiche peso-potenza specifiche essendosi ora quest’ultime innalzate, divenendo meno restringenti. È leggermente aumentato il rapporto, quindi le famiglie potrebbero avere già la possibilità di avere un veicolo in casa senza ricorrere all’acquisto di una nuova vettura con caratteristiche specifiche».

Secondo il vostro parere di addetti ai lavori impegnati nella formazione in aula e su strada, c’è qualche aspetto della circolazione stradale che andrebbe regolato meglio e che invece è rimasto escluso da questa recente riforma del Cds?
«C’è eccome. Se un ragazzo consegue la patente A per condurre il motociclo 125cc a 16 anni, a 17 anni con 10 ore di guida tramite l’autoscuola è possibile conseguire un foglio rosa speciale che per un anno consente di guidare la macchina anche se non hai 18 anni purché al fianco sieda sempre un genitore o tutore con la patente da più di 10 anni che possa supportare la persona alla guida. C’è già una norma in tal senso ma non è attinente al nuovo codice della strada e dal nostro personale punto di vista andava potenziata per agevolare i conseguimenti in giovane età. Inoltre alcool e droga devono sparire dalla guida e questo codice va in questa direzione. Sulla tolleranza zero son d’accordo. La norma complessivamente ha più un carattere punitivo che educativo. Su questo mi voglio soffermare. Vediamo l’installazione di dispositivi elettronici di rilevamento della velocità come deterrenti per il rispetto dei limiti. In realtà sarebbe compito dello Stato attraverso le prefetture attuare sistemi di rispetto più che di deterrenza in base ai territori di riferimento essendo il nostro codice della strada comunque ricco di alternative e soluzioni».

Può fare un esempio?
«Le autoscuole sono impegnate a istruire un allievo nel lasciare attraversare un pedone in prossimità delle strisce pedonali e se il candidato in sede d’esame non lo fa, viene bocciato. Allo stesso modo andrebbero tutelati maggiormente i pedoni e i ciclisti sia per gli attraversamenti che per gli spostamenti, soprattutto qualora manifestino l’intenzione di attraversare sia che essi provengano da destra o sinistra. Penserei a un sistema di rilevamento del rispetto della volontà di attraversare per ciclisti e pedoni, punibile anche con una sanzione. L’idea generale è che non bisogna dare una mega multa in tal senso ma piccole multe ogni qual volta non venga fatto passare il pedone in prossimità di un attraversamento pedonale perché c’è un dispositivo che tutela quest’ultimi; insomma, due pesi e una misura».

Per condurre un monopattino elettrico non è necessaria una licenza di guida, ma sono a tutti gli effetti veicoli che si muovono entro le regole della strada. Esistono corsi di formazione specifici?
«Ci sono corsi gratuiti o a basso costo in giro per l’Italia ma è difficile identificarli come “corsi” in quanto non sono riconosciuti da una certificazione o qualifica in tal senso,  perché non serve una licenza o un documento per guidare questi dispositivi di micro mobilità. Al momento la normativa rimane scoperta per questo tipo di mezzi di trasporto che da statistica ricordiamo stanno anche registrando un calo importante in molte città».

Sarebbe utile introdurre un “patentino” per monopattino?
«Un minicorso teorico o un’educazione sul senso civico e sulla convivenza urbana comprensiva della lettura e del riconoscimento dei segnali sarebbe utile; pensiamo ad esempio alla differenza tra area pedonale, ciclabile, carreggiata o strada. Lo riterrei di assoluto valore. Bisognerebbe improntare questa dinamica all’interno del sistema scolastico o in collaborazione con lo stesso per rafforzare l’educazione civica rendendola anche più pragmaticamente applicabile ai ragazzi che al contempo svolgono un apprendimento teorico».

In base alle statistiche degli iscritti alle vostre scuole, qual è il profilo medio del cittadino che consegue la patente di guida per la prima volta?
«Prevalentemente di nazionalità italiana, con un età compresa tra i 18 e i 20 anni. Diciamo che per il 60 percento sono diciottenni e il 40 percento circa, quasi ventenni se non già compiuti. Dai primi anni 2000 fino al 2012 circa, i giovani si mobilitavano ancor prima di aver compiuto i 18 anni per la patente di categoria B. Poi tra il 2012 e il 2020, anno del Covid, la percentuale era 80 percento diciottenni e 20 diciannove-ventenni. Dopo il Covid, dal 2021 in poi in particolar modo, assistiamo ad un innalzamento dell’età per i conseguimenti definiti “tardivi” con le percentuali inizialmente riportate. Il paniere di motivi che han inciso in tal senso sono di diversa natura; economica, culturale e/o sociale, sanitaria e probabilmente personale o motivazionale».

Il cambio automatico è una dotazione più frequente nelle auto nuove. Questo vi richiede diversi approcci formativi?
«Per quel che concerne il codice della strada, nessuna. Per quel che riguarda la tecnica di insegnamento c’è da far presente elementi tecnici come i movimenti dei piedi. Chi parte da 0 non ha problemi di apprendimento tecnico. Chi ha sempre guidato invece veicoli con cambi a marce, inizialmente bisogna prestare attenzione al pedale del freno perché la nostra gamba sinistra applica una forza sulla predisposizione del pedale del freno superiore e a volte può capitare di pensare alla frizione rischiando di premere con la gamba sinistra sul pedale del freno».

Si può fare l’esame di pratica su un’auto con cambio automatico?
«Si può fare ed è anche più facile insegnare e imparare, ma rimane il vincolo sulla patente, il cosiddetto codice armonizzato 78, di poter guidare auto solo con cambio automatici. Tendenzialmente abbiamo poche richieste in tal senso e per lo più straniere».

Il Gruppo Islero è una società a conduzione familiare. Affianco a Andrea Lombardi ci sono la moglie Valentina Trombini e il cognato Matteo Trombini. La prima scuola guida è stata aperta a Mezzano nel 2004. Oggi le scuole sono quattro, tre a Ravenna e una a San Pietro in Vincoli, con 18 dipendenti. Ogni anno consente il conseguimento di circa mille patenti con corsi non solo per auto e moto ma soprattutto per le patenti superiori con i rinnovi e i rilasci dedicati al Cqc, oltre ai corsi per le patenti C, CE, D, DE.

Un percorso ciclabile immerso nella natura tra Faenza e i lidi ravennati

Approvato dalla giunta il progetto della nuova ciclovia lungo il canale Naviglio-Zanelli: un investimento da 1 milione e 666 mila euro che vedrà la luce entro dicembre 2025
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Un percorso ciclo naturalistico per collegare Faenza alla costa del ravennate, seguendo la storica via d’acqua del canale Naviglio-Zanelli, che prevede il recupero di un’infrastruttura storica di oltre 34 chilometri tra i territori comunali di Faenza, Cotignola, Bagnacavallo e Alfonsine, per trasformarla in una risorsa per lo sviluppo sostenibile del territorio e offrire una nuova opportunità di riscoprire le bellezze naturali e culturali della Romagna. Questo il progetto dell’Unione della Romagna Faentina, approvato dalla Giunta e ideato dalla paesaggista Anna Letizia Monti e dall’Area Lavori Pubblici dell’Unione.

l progetto è risultato vincitore del bando del Programma Regionale Fesr 2021-2027 della Regione Emilia-Romagna per la realizzazione di infrastrutture verdi e blu in aree urbane e periferiche, ottenendo un finanziamento di 1 milione e 333 mila euro, a cui si aggiungeranno ulteriori 333 mila euro investiti dall’Unione. 

«Un intervento strutturale – sottolinea il sindaco di Faenza Massimo Isola – di grande rilievo che avrà un importante impatto sia per lo sviluppo turistico all’aperto che per la promozione di una migliore mobilità sostenibile, in grado di collegare ampi territori da Faenza al mare e che contribuirà non solo alla creazione di opportunità su più fronti, ma anche alla riqualificazione urbanistico-ambientale del nostro territorio».

Lungo il percorso, che va dal centro di Faenza al Canale di Bonifica Destra Reno, sono già presenti tratti di viabilità ciclabile a servizio dei vari centri urbani attraversati e alcune strade vicinali non asfaltate a servizio dei fondi agricoli. Oltre alla manutenzione straordinaria di alcuni tratti esistenti, il progetto prevede il collegamento di questi tratti attraverso la creazione di nuovi percorsi ciclo-pedonali in calcestre e ghiaia, utilizzando, in alcuni punti, la sommità arginale del Canale. Saranno inoltre installate panchine, tavoli, rastrelliere e fontanelle per creare aree di sosta e favorire una maggiore fruizione da parte di pedoni e ciclisti. Una parte del canale si trasformerà poi una “foresta lineare”: saranno ripristinati i danni alle alberature causati dalla tempesta di luglio 2023 e le piante esistenti saranno integrate con 1.300 nuovi esemplari di essenze autoctone e oltre 5 mila arbusti.  «In questo modo – spiegano dall’Unione -. Si creerà un corridoio ecologico e di biodiversità che attraverserà tutta la pianura romagnola, collegando di fatto le pendici dell’Appennino con le zone umide della Bassa Romagna».

CanaleNaviglioZanelli

Lungo tutto il percorso saranno installati cartelli informativi per evidenziare i principali luoghi protagonisti della storia locale e del Canale, fornire informazioni sulla flora e la fauna locali e indicare i collegamenti con le vicine ciclovie esistenti, i borghi e i luoghi di interesse presenti nelle vicinanze.

Dopo l’approvazione di fattibilità tecnico-economica da parte della Giunta, il progetto è stato illustrato alle amministrazioni e alle realtà dei territori che il percorso attraversa per un confronto sulle progettualità.

Entro marzo del 2025 lo studio tecnico incaricato dovrà presentare il progetto esecutivo, al quale seguirà la pubblicazione del Bando di gara per l’esecuzione dei lavori da eseguirsi nel corso dell’estate. La nuova ciclabile sarà pronta entro dicembre 2025.

Una creazione di Nittolo per ogni spettacolo della stagione d’opera di Ravenna

Saranno esposte al teatro Alighieri e utilizzate per la promozione

RAVENNA 17/12/2024. Ravenna Manifestazioni. Presentato Opere Per Opere, Mosaici Di Felice Nittolo.

Si apre il prossimo 17 gennaio la Stagione d’Opera del Teatro Alighieri di Ravenna, con il debutto del nuovo allestimento del Giulio Cesare di Händel, regia di Chiara Muti e direzione di Ottavio Dantone alla guida di Accademia Bizantina. E nel 2025 la Stagione parla anche il linguaggio musivo, grazie alle opere che il Teatro ha commissionato a Felice Nittolo, artista per cui il mosaico è luogo di continua sperimentazione.

I tre lavori di Nittolo rileggono i tre titoli d’opera in cartellone (accanto a Händel, La vestale di Spontini e Tosca di Puccini). Le sue creazioni saranno esposte a teatro in occasione delle rappresentazioni delle opere e caratterizzeranno i materiali promozionali della Stagione.

Per la creazione dedicata Giulio Cesare, che include anche stoffe e foglia d’oro, Nittolo ha immaginato una figura ispirata alla statuaria romana e che si staglia solenne su una roccia. Un fondale di fuoco ne amplifica la grandezza mentre lunghe e veloci pennellate, anch’esse rosse, generano uno scenario vibrante, quasi apocalittico. Per La vestale, che sarà in scena il 28 febbraio e 1 marzo per la regia di Gianluca Falaschi e con Alessandro Benigni sul podio de La Corelli, l’ispirazione arriva dal mosaico degli amanti della Villa del Casale di Piazza Armerina, riletto in chiave contemporanea. Alla base della composizione, quasi a formare una roccia, sono le vestigia del mosaico, materiali di scarto che l’artista ha recuperato dall’operazione di strappo del mosaico stesso per renderli materia preziosa. Su quest’alta roccia gli amanti sono uniti in un intenso abbraccio; inusuali tessere rosse, colore caro a Nittolo, li avvolgono, rendendo ancora più solida la loro unione. Per la Tosca in programma il 28 e 30 marzo (regia di Luca Orsini, mentre Henry Kennedy dirige l’Orchestra Cherubini), Nittolo riprende una delle sue composizioni più classiche dove la linea verticale – scheggia o filo d’erba – è l’elemento che congiunge cielo e terra, quest’ultima resa da una morbida linea curva mentre nel cielo infuocato e palpitante brillano luminose stelle.

Originario di Capriglia Irpina, Felice Nittolo è ravennate per amore del mosaico e oggi uno dei maggiori rappresentanti dell’arte musiva contemporanea. Nell’arco della sua cinquantennale ricerca, si è imposto all’attenzione nazionale ed internazionale con una serie di proposte, se non di rottura, almeno fortemente provocatorie come l’Aritmismo (1984) e il manifesto della Nuova Tradizione(1992). Pur difendendo l’autonomia del linguaggio musivo, ha intuito le intime corrispondenze tra mosaico e teatro, mosaico e musica, mosaico e poesia. Felice Nittolo si muove con naturalezza all’interno di numerose possibilità espressive: al fondo di ognuna rimane immutata la sua personalità artistica, in quella ricerca di sintesi che vede al centro di ogni esperienza e orbita il mosaico. Tra le numerose personali e rassegne anche le esposizioni alle fiere internazionali di Arco Madrid, Artefiera Bologna, Expo Arte Bari, Artexpo New York, Art 14 Basilea, Fiac Parigi. 

Tronchi nei fiumi, lavori di rimozione nel Montone. De Pascale: «Cambio di passo»

L’intervento (al confine tra Forlì e Faenza) proseguirà con il taglio della vegetazione

Sopralluogo Montone 1

I recenti eventi di piena, che si sono verificati tra settembre e ottobre e nel mese di dicembre, hanno causato nuovi accumuli di materiale galleggiante (tronchi, ramaglie e detriti) nell’alveo del Montone, tra l’immissione del Rio Cosina e il ponte dell’autostrada, al confine tra i comuni di Faenza e Forlì. Dopo le segnalazioni dei giorni scorsi, lavori di rimozione del legname sono in corso e proseguiranno nei prossimi giorni – informano dalla Regione.

Sul posto si sono recati stamattina (17 dicembre) in sopralluogo il presidente della Regione con delega alla Protezione civile, Michele de Pascale, e la sottosegretaria alla Presidenza, Manuela Rontini. «Oggi siamo qui di persona sul fiume Montone insieme ai tecnici che sono all’opera per rimuovere il legname che aveva occupato una parte del fiume – hanno spiegato de Pascale e Rontini -.  Al tempo stesso, abbiamo verificato anche gli altri lavori che vanno fatti di completa pulizia di tutte le arginature; è infatti un nodo idraulico molto complesso, dove purtroppo in questi anni più volte si sono verificati fenomeni alluvionali: sono dunque necessari interventi ulteriori. Si tratta del primo dei sopralluoghi che intendiamo svolgere settimanalmente sui fiumi in tutto il territorio regionale, per presidiare lo stato di avanzamento dei lavori di manutenzione e pulizia radicale degli alvei, segnando quel cambio di passo nella sicurezza territoriale che abbiamo promesso».

L’intervento in corso viene realizzato anticipando risorse regionali, circa 20mila euro, della Manutenzione e del Servizio di piena (annualità 2025). L’appalto dei lavori è in capo all’Ufficio territoriale di Forlì-Cesena dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile. L’Agenzia ha già in programma di proseguire l’intervento con il taglio della vegetazione in alveo, che può ostacolare il normale deflusso delle acque.

Sopralluogo Montone 3

Tra i 163 migranti arrivati a Ravenna anche un neonato e una donna incinta

Attraccata l’Ocean Viking. Si tratta del 16esimo sbarco a Ravenna dal 31 dicembre 2022

Ocean Viking

Ha attraccato al porto di Ravenna la nave ong Ocean Viking con a bordo 163 migranti: 21 sono minori non accompagnati, 33 sono minori di nuclei familiari e 109 sono adulti di cui 9 donne singole. Tra i profughi anche un neonato e una donna incinta.

Per la maggioranza si tratta di afghani (90), iraniani (32), siriani (25), gambiani (9). Ci sono anche cittadini uzbeki, pakistani e burkinabé.

Le operazioni di sbarco dei naufraghi soccorsi dalla nave della ong Sos Mediterranee, sono avvenute alla banchina della Fabbrica Vecchia a Marina di Ravenna, coordinati dalla prefettura, mentre le visite mediche e gli adempimenti di polizia sono al Pala De André.

Si tratta del 16esimo sbarco per Ravenna dal 31 dicembre 2022. (Ansa.it)

Nuovo centro sportivo per il calcio, l’assessore: «Progetto entro l’estate»

L’annuncio alla festa del Ravenna Fc. In consiglio comunale già approvata la variante urbanistica necessaria

Festa Ravenna Fc
La prima squadra sul palco dell’Astoria durante il brindisi di fine anno del Ravenna Fc aperto anche a tutto il settore giovanile e ai genitori

«L’obiettivo è presentare il progetto per il nuovo impianto sportivo dedicato al calcio entro la prossima estate». Lo annuncia l’assessore allo Sport del Comune, Giacomo Costantini, al brindisi natalizio del Ravenna Football Club, svoltosi ieri (16 dicembre) all’Astoria. Un annuncio importante, perché il nuovo impianto sportivo è atteso da tantissimi anni in una città che resta una delle poche in regione, tra i comuni capoluogo, a non poter contare su un impianto sportivo all’altezza per la propria squadra di punta. In particolare, servirebbero alcuni campi in sintetico per il settore giovanile.

Il progetto verrà realizzato al quartiere San Giuseppe nell’ambito di un accordo pubblico-privato: si tratta dell’opera pubblica collegata allo sviluppo urbanistico del comparto cosiddetto “Cos2 Romea-Anic-Agraria”. Originariamente era prevista una nuova piscina, ma a fronte dei lavori appena partiti per ampliare quella comunale di via Falconieri, l’Amministrazione non l’ha ritenuta più una priorità e ha deciso di fatto di sostituirla appunto con una struttura per il calcio. La variante urbanistica è stata approvata nei giorni scorsi dal consiglio comunale, che ha messo così nero su bianco il passaggio da “piscina” a “strutture sportive finalizzate anche al gioco del calcio”. Una variante, sottolineano dal Comune, che riduce il consumo di suolo e conferma comunque l’investimento da parte del soggetto attuatore, che dovrà ammontare sempre a 4 milioni di euro.

«Ovviamente l’impianto verrà messo a gara – ha aggiunto Costantini alla festa del Ravenna, rivolgendosi in particolare ai tanti genitori dei ragazzi del settore giovanile – ma io penso che se la nuova società giallorossa continuerà nei suoi progetti come ha iniziato, avrà pochi rivali e potrà aggiudicarselo grazie ai criteri premianti che prenderanno in considerazione la programmazione, la cultura sportiva, il numero dei ragazzi e anche la categoria (il Ravenna sta lottando per tornare tra i professionisti del calcio, con tutto quello che ne conseguirebbe anche a livello di settore giovanile, con il ritorno ai più impegnativi campionati nazionali, ndr)».

Il Mar condannato a pagare 225mila euro per aver danneggiato opere in prestito

Accolta la richiesta dei proprietari delle “Immagini della Divina Commedia” del pittore Amos Nattini, in mostra a Ravenna tra 2015 e 2016

Amos Nattini
Uno dei fogli danneggiati dell’opera «Imagini della Divina Commedia» di Amos Nattini. Foto: Laboratorio degli Angeli, Bologna, pubblicata sul Giornale dell’Arte

La Corte d’Appello di Bologna ha condannato il Mar di Ravenna a pagare circa 225mila euro ai proprietari di alcune opere esposte nella grande mostra dal titolo Divina Commedia. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini, realizzata al museo di Ravenna tra fine 2015 e inizio 2016. Si tratta delle “Immagini della Divina Commedia”, 100 fogli realizzati dal genovese Amos Nattini raffiguranti tutti i canti del poema dantesco, secondo i proprietari (una famiglia di collezionisti parmensi) danneggiati irreparabilmente in molte parti nel corso del prestito al museo ravennate. La notizia è riportata sulla rivista on line di settore Il Giornale dell’Arte a questo link.

La sentenza risale allo scorso luglio ma è stata resa nota alle parti solo a fine ottobre e ribalta quella di primo grado del tribunale di Ravenna del 2021 che aveva ritenuto mancasse il nesso causale certo tra inidoneità dei locali e danneggiamento. «Al Mar, al tempo – dichiara l’avvocato Giulio Volpe al Giornale dell’Arte -, non mossero un dito per salvare il salvabile quando a mostra in corso vennero segnalati i primi problemi: io stesso verificai con le strumentazioni tecniche che la temperatura riscontrata era tra i 22 e i 23° con indice di umidità relativa tra 37% e 39%, nettamente inferiore a quanto previsto dalle condizioni di climatizzazione formalmente comunicate. Invece i rilevamenti termo-igrometrici quotidiani, richiesti più volte e promessi dalla direttrice di allora del Mar (Maria Grazia Marini, ndr), non ci pervennero mai».

Sulle pagine del Carlino Ravenna in edicola oggi (17 dicembre) l’attuale direttore del Mar, Roberto Cantagalli (che a quei tempi lavorava per il Comune di Comacchio) si riserva di valutare un eventuale ricorso.

Ravenna in trionfo ai Premi Ubu, gli Oscar del teatro italiano

Vincono la “Trilogia della città di K.” di Fanny & Alexander e “Redrum” di gruppo nanou

Trilogia Citta K
Il gruppo della “Trilogia della Città di K.”

Da oltre quarant’anni i Premi Ubu mappano la scena teatrale italiana assegnando riconoscimenti ad artisti e artiste che lavorano nei vari mestieri del teatro e delle arti performative, dalla regia al dietro le quinte, dalla recitazione alla scrittura. Anche quest’anno il più prestigioso e longevo premio teatrale italiano (ideato da Franco Quadri nel 1978), l’unico che funziona con un meccanismo di referendum che chiama al voto oltre settanta figure della critica e degli studi in tutta Italia, ha scelto di celebrare la sua cerimonia conclusiva all’Arena del Sole di Bologna.

Gruppo Nanou
Lo staff del gruppo nanou con il Premio Ubu

La cerimonia si è svolta il 16 dicembre (anche in diretta su Rai Radio3) ed è stata condotta in sala da Monica Demuru e Lorenzo Pavolini, con il paesaggio sonoro di Cristiano Calcagnile (che insieme a Demuru forma il duo Blastula). Come sempre la festa per l’Emilia-Romagna è stata doppia, perché sono sempre molti gli artisti e le artiste che arrivano in finale agli Ubu, segno della grande fertilità creativa che caratterizza la regione, sia dentro che fuori i principali centri di produzione. Come dimostrano in effetti i molti premi ottenuti quest’anno da vari artisti e compagnie di base nel territorio regionale.

Luigi De Angelis
Luigi De Angelis con i premi Ubu

Tra i due spettacoli che hanno vinto (ex-aequo) il titolo di miglior spettacolo teatrale c’è infatti Trilogia della Città di K, un progetto di Federica Fracassi e della compagnia ravennate Fanny & Alexander, per la regia di Luigi De Angelis. Uno spettacolo molto apprezzato, che ha vinto anche per la migliore regia (di De Angelis, appunto), per il miglior progetto sonoro, firmato da Mirto Baliani e Emanuele Wiltsch Barberio, e per il miglior disegno luci e la migliore scenografia (ancora De Angelis per entrambe le categorie).

Nella categoria miglior spettacolo di danza ha vinto invece Redrum di Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci del ravennate gruppo nanou (anche in questo caso con un ex-aequo).

Il faentino Michele Busa di bronzo ai Mondiali di nuoto di Budapest: «Straordinario»

Nella staffetta 4×100, dopo un quarto e un quinto posto nei 100 e 50 farfalla. Il sindaco Isola lo celebra

Michele Busa Podio

Storica impresa di Michele Busa, nuotatore faentino di 23 anni che alla sua prima rassegna iridata, dopo aver centrato il quinto posto nei 50 (con tanto di record italiano) e il quarto nei 100 farfalla, ha conquistato la medaglia di bronzo nella staffetta 4×100 ai Mondiali in vasca corta che si sono appena conclusi a Budapest.

Una gara che ha visto l’Italia salire sul terzo gradino del podio alle spalle di Stati Uniti e Russia, capace di stabilire un nuovo record mondiale. Busa – nato e cresciuto a Faenza, oggi tesserato con l’Imolanuoto dove è allenato da Cesare Casella – si è distinto nella frazione a farfalla, completando i suoi 100 metri in un ottimo 48”81. «Un sogno incredibile», ha commentato il 23enne al termine.

Michele Busa

A celebrarlo sui social il sindaco di Faenza, Massimo Isola: «Un risultato straordinario». Anche il neoconsigliere regionale manfredo, Niccolò Bosi, commenta: «Michele me lo ricordo da sempre in piscina, la sua è una passione vera, un amore che uniti a impegno, lavoro e concentrazione ha portato a questi bei successi in terra di Ungheria. Grande Michele, sei una forza!».

 

Tiro a segno: tre sezioni in provincia, la prima dal 1861, iscritti in calo

Nel 2024 i tesserati sono in totale circa 1.300. Il 25 percento dei tesserati a Faenza nel 2022 non è mai andato a sparare

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L’Unione italiana tiro a segno (Uits) ha tre sezioni in provincia (altre 22 nel resto della regione per un totale in Italia di 260): a Faenza dal 1861, a Ravenna dal 1862 e a Lugo dal 1884. I numeri locali dicono che gli iscritti sono in calo. Ravenna ne ha mille, erano circa 1.400 prima del Covid. Faenza ne ha 160, erano 407 cinque anni fa e 513 dieci anni fa. Lugo ha scelto di non fornire numeri e informazioni sulla sua attività.

Se poi si escludono i cosiddetti soci obbligati (guardie giurate o appartenenti alle polizie locali), i soci volontari di Ravenna e Faenza che svolgono attività sportiva o ricreativa per passatempo sono oggi meno di settecento. In provincia ci sono 5.300 licenze di porto di fucile per uso sportivo, ma non è obbligatorio il tesseramento in una sezione di tiro a segno.

Il poligono di Faenza, in via San Martino, è stato colpito da tre alluvioni, nel 2024 è rimasto chiuso per dieci mesi. «Dopo il terzo allagamento del 19 settembre 2024 – spiega il presidente Francesco Fabbri –, abbiamo ottenuto dal Genio Militare l’agibilità e riaperto solo lo stand di tiro a 25 metri, per attività istituzionale e sportiva». A mandare avanti l’associazione ci pensano dodici persone tra consiglieri e direttori di tiro, tutti volontari a titolo gratuito. I soci volontari sono 62 uomini e 14 donne con una età media di circa 50 anni. Nel 2022, l’ultimo anno senza alluvioni, il 25 percento dei tesserati non ha mai sparato. L’attività sportiva è praticata regolarmente da circa 25 tiratori, il miglior risultato recente è di Monica Montanari con il titolo italiano assoluto 2024, categoria master donne, nella specialità pistola automatica.

Ivo Angelini ha 70 anni e dal 2007 è presidente della sezione di Ravenna (esclusa una parentesi di 4 anni) dove entrò per la prima volta come socio nel 1979: «Ereditai un’arma da mio suocero e feci il corso per l’abilitazione al maneggio. Da quel giorno è cominciata la mia passione. Avevo abbandonato un po’ con la nascita della prima figlia e poi ho ripreso una ventina di anni fa». L’attività del poligono in via Trieste viene mandata avanti da due impiegate e una ventina di volontari. «La pandemia ci ha dato una bella mazzata, come è successo a tante associazioni sportive dilettantistiche. Le limitazioni imposte dai vari decreti per due anni hanno causato la disaffezione di molti frequentatori. E poi ci si è messa la crisi economica, perché questo non è un passatempo proprio economico. Il tesseramento annuale costa 85 euro, poi per sparare 50 colpi se ne vanno 25 euro tra cartucce e pedana e altri dieci se si affitta l’arma. E tutto dura 30-40 minuti…».

Attrarre nuove leve per mandare avanti l’attività sportiva non è facile. C’è da fare i conti con un atteggiamento critico verso il mondo delle armi generalizzato tra l’opinione pubblica: «Una volta in tutte le case c’era un nonno che andava a caccia, adesso è un passatempo molto meno diffuso. Questo fa sì che ci siano meno famiglie in cui l’arma viene vista come qualcosa che non necessariamente è uno strumento di aggressione. Ma la demonizzazione delle armi c’è da sempre. Io posso però dire che tra i nostri soci abbiamo persone che, per dirla con una battuta, si collocano su tutto l’arco costituzionale. Come associazione cerchiamo di mostrare alla cittadinanza che la nostra sezione è un luogo di ritrovo dove si può passare del tempo e praticare un’attività in sicurezza».

I curiosi di saperne di più possono entrare liberamente e rivolgersi ai volontari. Con precise limitazioni: «Mostriamo la sezione, spieghiamo come si svolge l’attività, diamo tutte le informazioni per diventare praticanti, possiamo anche far vedere chi sta sparando, ma ovviamente lo fa solo chi è abilitato».

Per chi vuole provare ci sono gli open day, aperti a chi ha almeno 10 anni: «Si usano solo armi ad aria compressa con potenza inferiore a 7,5 joule che sono di libera vendita e c’è l’assistenza di istruttori qualificati. Di solito c’è molta affluenza perché si può sperimentare qualcosa che non si può fare altrimenti. Dopo l’open day di ottobre abbiamo avuto tre tesseramenti tra i giovani, nessuno tra gli adulti che quando sanno di dover fare il corso per l’abilitazione al maneggio non aderiscono. Per i minorenni, invece, non è richiesto se sono iscritti a una sezione sportiva». A Ravenna gli under 18 sono una quindicina.

Chi ha superato la prova teorica e pratica per ottenere l’abilitazione al maneggio non ha bisogno di altre autorizzazioni per praticare l’attività di tiro a segno a livello amatoriale: se non intende acquistare un’arma propria, può usare quelle custodite dalla sezione dove restano a fine sessione.

Idea di riqualificazione per via Trieste

La sezione di Ravenna del tiro a segno occupa un lotto di 21mila mq tra via Trieste e la banchina del canale Candiano, compreso tra lo scolo Lama e via Pag. Sul lato della Darsena si affaccia la sede storica, di proprietà del Demanio, costruita in cemento armato e tutelata dalla Soprintendenza. La parte moderna che oggi viene utilizzata è invece di proprietà del Comune. L’associazione che ha la gestione ha proposto un progetto di riqualificazione complessiva che prevede la realizzazione di una galleria di tiro da 150 metri per fucili di grosso calibro e sopra a questa una galleria per armi ad aria compressa con uno spazio verde aperto al pubblico dotato di percorso vita.

Avancarica: il 6 gennaio si spara come nel 1800

Ogni 6 gennaio al poligono di Ravenna si svolge la gara goliardica non competitiva del tiro alla scopa della Befana: si spara da 25 metri per cercare di centrare e spezzare il manico in legno di una scopa. Si utilizzano armi ad avancarica, la passione di Ivo Angelini: «Sono armi che hanno il meccanismo di quelle del 1700-1800. Cartuccina in ottone, palla sferica di piombo e polvere nera. Dopo ogni colpo va rifatta tutta la procedura di carica. Sono le armi che vediamo nei duelli dei film. Oggi ci sono alcuni produttori che realizzano ancora queste armi e c’è un campionato dedicato». Angelini lo considera un altro mondo rispetto al più classico tiro a segno con approccio sportivo: «L’appassionato di avancarica vive la cosa più come un modo per stare assieme. Una cinquantina di colpi si spara in un’ora e mezza almeno».

Un accordo tra il Comune e le Terme di Cervia per produrre più energia sostenibile

Firmato il primo “green deal” locale della cittadina tra pubblico e privato: la struttura sanitaria si impegnerà a installare un parco fotovoltaico sull’edificio e l’amministrazione faciliterà il reperimento dei fondi

Local Green Deal 2

È stato firmato venerdì 6 dicembre il primo Green Deal locale tra l’Amministrazione Comunale e le Terme di Cervia. Si tratta di un accordo di collaborazione tra pubblico e privato per favorire la transizione green e promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili: con questo accordo le Terme di Cervia, che sono attualmente impegnate in interventi di riqualificazione energetica degli edifici e di produzione di energia da fonti rinnovabili, finanzieranno il completamento di un parco fotovoltaico sulle proprie strutture, mediante l’installazione di pompe di calore, con l’obiettivo finale di ridurre del 50% l’acquisto di energia dalla rete ed incrementare i servizi dell’impianto termale. Il Comune avrà il ruolo di facilitatore per il reperimento di fondi e progetti di riqualificazione energetica, oltre a quello di promuovere azioni di sensibilizzazione e informazione sul tema energetico. La prospettiva futura è quella di ampliare la comunità energetica (Cer) recentemente costituita sul territorio cervese, con l’ingresso di altri potenziali produttori e consumatori di energia.

Il patto è nato all’interno del progetto Intelligent Cities Challenge, un’iniziativa guidata dalla Commissione Europea alla quale il Comune di Cervia ha aderito, attraverso il Consorzio Sweden Emilia Romagna Network (SERN) in rete con le città svedesi di Trollhättan e Vänersborg. L’obiettivo è definire un accordo costruito sul coinvolgimento e l’impegno delle realtà locali per valorizzare le iniziative di sostenibilità ed innovazione del territorio, attraverso il meccanismo dei Local Green Deal. Il sito del Sern da inoltre la possibilità di restare aggiornati sugli sviluppi del progetto.

Manualetto dona 1365 euro agli alluvionati di Bagnacavallo

Conclusa la raccolta fondi avviata dal festival, che si era tenuto proprio nei giorni successivi all’ondata che ha travolto Traversara

Manualetto Ravenna

Il festival Manualetto ha raccolto 1365 euro da donare agli alluvionati di Traversara. L’idea dell’iniziativa è partita proprio nei giorni dell’evento culturale ravennate, tenutosi dal 20 al 29 settembre scorso. Il giorno prima dell’inaugurazione, il 19 settembre, la frazione di Bagnacavallo era stata travolta dall’ondata di piena. Per questo le associazioni organizzatrici di Manualetto, lo studio di architettura Denara e l’associazione culturale Studio Doiz, hanno deciso di aggiungere una giornata di raccolta fondi ai sei giorni previsti del festival, organizzando una chiamata pubblica rivolta a tutti gli artisti del territorio.

Di comune accordo con la Compagnia portuale di Ravenna, che ha ospitato nei suoi spazi l’edizione 2024 di Manualetto, è stata avviata una campagna per raccogliere una somma da donare al Comune di Bagnacavallo, per l’aiuto concreto delle persone colpite dall’alluvione. Oggi Denara e Studio Doiz hanno comunicato di avere raggiunto la cifra di 1365 euro, già versati all’Iban della raccolta fondi “Emergenza alluvioni Bagnacavallo”, organizzata dal Comune.

Per continuare a donare, l’Iban della raccolta fondi “Emergenza alluvioni Bagnacavallo” è IT 80 Z 06270 13199 T20990000280. Causale: “Raccolta fondi emergenza alluvioni Bagnacavallo”.

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