Torna al Mic la “Giornata del restauro”, per il recupero dell’arte nelle emergenze
A due anni dall’alluvione un convegno che riflette sulla conservazione della ceramica in caso di eventi catastrofici
“Ceramica nell’emergenza, dal pronto intervento al restauro”: questo il tema della quarta edizione della giornata di studio organizzata dal Mic di Faenza insieme all’IGIIC (Gruppo Italiano dell’International Institute for Conservation). L’appuntamento, che si rinnova una volta ogni due anni, nasce per approfondire le problematiche legate al restauro della ceramica e porta a Faenza un centinaio di restauratori, studenti e professionisti del settore. L’appuntamento di quest’anno è in programma per il 5 giugno, dalle 9 alle 17.
«In seguito alla terribile alluvione che ha colpito la Romagna due anni fa si è presentata l’urgenza di stabilire una prassi per prevenire disastri in caso di eventi catastrofici – spiegano dall’organizzazione -. In questo convegno saranno affrontati i seguenti temi: prevenzione e gestione dell’evento catastrofico, modalità di recupero e movimentazione del manufatto ceramico in contesti di emergenza, materiali in sofferenza: come intervenire dopo il primo soccorso, interventi specifici sulla fragilità del materiale danneggiato, organizzazione e sicurezza degli spazi per il ricovero dei beni, strategie di gestione per il ricollocamento del manufatto restaurato». Le pratiche illustrate riguardano tutti quegli eventi straordinari come guerre, incendi, alluvioni, terremoti.
Gli interventi, tenuti da restauratori e professionisti, sono organizzati in tre macro aree: “La ceramica nell’emergenza, eventi bellici e incendi, “La ceramica nell’emergenza, eventi sismici ”La ceramica nell’emergenza, eventi alluvionali e soluzioni correlate”.
«Questo appuntamento mette in dialogo i professionisti di settore su un tema di triste attualità – commenta Claudia Casali, direttrice del Mic – I beni culturali sono purtroppo sempre più in balia di eventi catastrofici, dalle alluvioni ai terremoti, per arrivare ai recenti eventi bellici. Questa giornata vuole essere un confronto per attivare buone prassi, consapevoli del fatto che non si è mai pronti alle emergenze».
Il cordoglio dei sindacati per il 38enne morto sul lavoro a Solarolo
Cisl, Cgil e Uil Ravenna: «Rabbia e sconforto per una strage che non deve rimanere in silenzio»
A seguito del tragico incidente sul lavoro di ieri, 3 giugno, che ha visto un operaio 38enne perdere la vita nei campi di Solarolo, le delegazioni di Cisl, Cgil e Uil della provincia esprimono profondo cordoglio alla famiglia della vittima.
I sindacati tornano a parlare del tema della sicurezza e condannano fermamente ogni eventuale forma di negligenza e di mancanza di formazione e di rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. «La sicurezza dei lavoratori deve essere sempre una priorità assoluta e proprio per questo motivo crediamo diventi determinante l’avvio dell’attività dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriali (RLST) nel comparto agricolo, per garantire una presenza costante sul territorio in grado di vigilare e stimolare l’adozione di tutte le misure preventive necessarie per evitare che tragedie simili si ripetano – dichiarano i segretari generali di Fai, Flai e Uila, Roberto Cangini, Laura Mazzesi e Alessandro Mazza -. Serve giustizia a questa strage silenziosa, non possiamo continuare a sentirli chiamare incidenti, perché di accidentale non hanno nulla, sono morti annunciate in un sistema ancora troppo offuscato sui controlli, la prevenzione, la formazione e il rispetto delle leggi. Rinnoviamo il nostro appello alle associazioni datoriali Cia, Coldiretti e Confagricoltura, alle aziende di tutto il settore agroalimentare, alle istituzioni e a tutti gli attori coinvolti, perchè la salute e sicurezza sul lavoro diventi priorità di tutti, non solo sulla carta ma con fatti concreti».
Le delegazioni provinciali chiedono quindi la convocazione urgente del Tavolo del Patto Territoriale per la salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro: «Lavoreremo insieme a tutte le altre categorie per proclamare una visibile azione di mobilitazione e denuncia, per richiamare ciascuno alle proprie responsabilità e affinché si individuino soluzioni e misure necessarie per garantire ambienti di lavoro sicuri e dignitosi per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori del settore agricolo e di tutti i settori lavorativi della provincia di Ravenna».
Lite finì a coltellate, 19enne indagato per tentato omicidio volontario
Identificato il presunto autore. Un colpo sfiorò il cuore di un 20enne, sottoposto a un delicato intervento chirurgico
Finì con una violenta aggressione, con una coltellata che ha sfiorato il cuore di una delle due vittime (residenti in provincia di Ravenna), una lite scoppiata a fine aprile in un parcheggio di Imola.
Ora il presunto autore è stato identificato e dovrà rispondere di tentato omicidio volontario. Si tratta di un ragazzo imolese di 19 anni, denunciato alla Procura di Bologna dai Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Imola.
Lo scorso 19 aprile intorno alle 19, un 20enne e un 24enne (residenti in Bassa Romagna) si recarono al Pronto soccorso di Imola per farsi medicare una serie di ferite da taglio, verosimilmente provocate da un oggetto a punta che un altro giovane aveva usato nei loro confronti, durante una lite avvenuta nel parcheggio adiacente al chiosco di Parco Tozzoni.
Le indagini avviate dai carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bologna, avevano rilevato la gravità dei fatti, ben oltre quella che inizialmente sembrava una lite tra automobilisti. Inoltre, dalle dichiarazioni del personale sanitario che aveva sottoposto il 20enne a un delicato intervento chirurgico, era emerso che lo stesso aveva rischiato la vita e tra i colpi ricevuti, uno era arrivato a pochi centimetri dal cuore.
Il 19enne è indagato non solo per tentato omicidio volontario, ma anche per lesioni personali aggravate e porto ingiustificato di armi od oggetti atti a offendere. (fonte Ansa.it)
Il cellulare di un’insegnante finisce su sito di incontri, donna a processo
L’imputata nega e dice di avere ricevuto anche lei proposte oscene
Il suo numero di cellulare era finito su un sito di incontri – Bakekaincontri.it – con tanto di messaggio corredato di proposta. Uguale a una pioggia di avance esplicite a tutte le ore del giorno e della notte, talvolta corredate da particolari anatomici maschili. Le avance si erano poi estese al telefono di casa e al cellulare dei figli.
Per quanto accaduto a cavallo tra 2020 e 2021 a una insegnate ultra-cinquantenne di Faenza, ora parte civile con l’avvocato Luca De Tollis, è finita sotto processo con l’accusa di sostituzione di persona e stalking verso una ultra-trentenne di Bertinoro, compagna dell’ex marito della prima.
La donna deve rispondere di sostituzione di persona anche nei confronti di un prete di una chiesa di Faenza con il cui nome era stata creata una mail dalla quale era partito un messaggio esplicito per la ricerca di compagnia maschile.
L’imputata, difesa dall’avvocato Rossella Ceccarini e a suo tempo perquisita dai Carabinieri – come riferito dal Resto del Carlino – ieri (3 giugno) in aula, davanti al giudice Antonella Guidomei, ha in sintesi negato di essere l’autrice di quel travaso di numeri sul sito di incontri e di essere anzi a sua volta stata bersagliata da proposte oscene di uomini. (fonte Ansa.it)
La festa del Pd a Lugo prosegue fino al 9 giugno
È attualmente in corso il tradizionale evento organizzato dal Partito Democratico di Lugo, storicamente denominato “Largo Corelli in Festa”. Quest’anno l’iniziativa si svolge “in trasferta”, alla tensostruttura di via Madonna delle Stuoie n. 1.
La manifestazione prosegue fino al 9 giugno compreso: lo stand gastronomico è aperto tutte le sere a partire dalle 19, con possibilità anche di asporto (per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il 351 6638486).
Incidente sul lavoro in campagna, morto un operaio 38enne
L’uomo ero da solo nei campi, è stato trovato dai familiari che sono andati a cercarlo perché non rispondeva al telefono da ore
Tragico incidente sul lavoro nelle campagne tra Solarolo e Castel Bolognese nel pomeriggio di oggi, 3 giugno: un operaio di 38 anni di nazionalità albanese ha perso la vita.
Secondo le informazioni a disposizione, al momento dell’incidente l’uomo, al lavoro nei campi di un’azienda agricola in via Viazza, era da solo e stava manovrando un veicolo di grandi dimensioni: è stato trovato già privo di vita quando i familiari sono andati a cercarlo perché non rispondeva al telefono da ore. La chiamata ai soccorsi è arrivata a metà pomeriggio.
La dinamica esatta dell’incidente dovrà essere ricostruita da carabinieri e tecnici della Medicina del lavoro dell’Ausl, intervenuti insieme ai vigili del fuoco. Le prime informazioni lasciano ipotizzare che il 38enne sia stato schiacciato da un braccio meccanico, non è ancora stato accertato se per un guasto o un errore nelle manovre.
L’uomo viveva da tempo in Italia, abitava nei pressi di Castel Bolognese e da circa un anno era stato raggiunto in Italia dalla moglie e i due figli.
La pericolosa spirale dell’amore e dell’arte
Recensione a Gianfranco Tondini, Nella spirale di Fermat (Fernandel, 2025)
Il libro verrà presentato venerdì 6 giugno (ore 18) a Ravenna, alla Fondazione Sabe per l’arte (via Giovanni Pascoli 31). L’autore sarà in dialogo con Massimo Pulini
D’emblée, il primo romanzo di Gianfranco Tondini, attore, drammaturgo e regista teatrale, è la storia di un fallimento amoroso – con possibile punto interrogativo finale lasciato all’immaginazione dei lettori. Ma questo è soltanto uno dei livelli di scrittura presenti nel testo. Un secondo, altrettanto importante e, per la sua estensione, certamente dominante, è quello che racconta che cosa sono, anche, il mondo e il mercato dell’arte.
Ma vi sono pure altri livelli, che vedremo tra poco. Naturalmente anche il titolo e l’esergo sono importanti. La spirale di Fermat fu descritta dal francese Pierre de Fermat (Beaumont-de-Lomagne, Tarn-et-Garonne, 1601 – Castres 1665), consigliere al parlamento e avvocato, ma appassionato di matematica, che si occupò inoltre, come Blaise Pascal, del calcolo delle probabilità in problemi di giochi d’azzardo (e si vedrà, a proposito dell’episodio dell’opera di Brancusi, come l’azzardo c’entri molto col nostro romanzo). La spirale di Fermat è una spirale doppia di tipo archimedeo, conosciuta anche come spirale parabolica, i cui due bracci si sviluppano in direzioni opposte, senza mai intersecarsi. Come accade ai due protagonisti, Wainer e Sara: prima lui insegue lei, poi lei, lui, senza mai incontrarsi. E la spirale avrebbe segnato il cammino di avvicinamento all’opera di Land art del grande artista Reinhard Bohrst, One Thousand Primordial Infixions, protagonista assoluta del romanzo, che si sarebbe dovuta realizzare in cima a una collina, comprata per procura, ma coi suoi soldi, ahimè, da Waimer: una spirale «che salendo concentricamente lungo i fianchi della collina avrebbe portato il pubblico fino alla sua sommità e poi, grazie alla curva centrale del suo disegno, lo avrebbe ricondotto in basso, lungo un’analoga e parallela spira discendente», in una sorta di «rito collettivo che evocava ricorrenze binarie di armonie universali». Bohrst, nome inventato dall’Autore, è, nella finzione del testo, uno dei più importanti artisti sulla scena internazionale, le cui opere, «Debordanti dal genere della Land Art […], competevano con la natura e si collocavano su vasta scala in interi quartieri, o in laghi e fiumi, in ampie zone del deserto, nelle highways di Detroit, in una acciaieria cinese o in un circuito automobilistico. Addirittura alcune erano provocatoriamente visibili solo dall’alto e una era stata concepita per i satelliti».
Un altro livello di lettura è il fatto che molti dei personaggi del romanzo sono liberamente ispirati a persone e amici conosciuti dall’Autore. Alcuni ne escono bene (come Fausto Fori alias Marcello Landi), altri un po’ meno; di altri posso supporre solo il camouflage: chi sono, ad esempio, Riccibitti e la Trilussa?
Anche alcuni luoghi – quarto livello – sono reali, legati alla città in cui l’Autore vive, Ravenna. Tra questi, in primis, la Galleria Ninapì, storico luogo d’incontro di artisti di tutto il mondo ospitati da quella straordinaria figura di proprietario che era Nando Randi; galleria messa in vendita dopo la sua scomparsa, acquistata, ristrutturata e riaperta nel 2021, come Fondazione SABE per l’Arte, da Norberto Bezzi e da Mirella Saluzzo. O Palazzo Testoni, che un ravennate non fa molta fatica a identificare con Palazzo Rasponi dalle Teste. Un altro luogo citato è l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, recentemente statalizzata, frequentata dalla giovane assistente di Wainer, Raniera (chissà se ispirata a un nome maschile?).
Un quinto livello di lettura sono i nomi di alcuni artisti e personaggi reali citati nel romanzo. Tra questi, John Surman, musicista jazz britannico, Reiner Ruthenbeck, artista tedesco, Adolph Dietrich Friedrich Reinhardt, noto come Ad Reinhardt, Barbara Giorgis, artista, Mathieu Wilhelm, presentatore televisivo di Museum TV, Véronique Lamquin, cheffe du pôle Idées del quotidiano «Le Soir», Louise Majorelle e André Sornet, entrambi designer francesi, i CaCO3, gruppo di artisti
mosaicisti operanti a Ravenna: Âniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis, Margherita Chiarva, fotografa; appare persino una storica rivista musicale come «Muzak», fondata a Roma nel 1973 con primo direttore Giaime Pintor. Un gioco, dunque, tra finzione e realtà.
Quello di Wainer dovrebbe essere uno dei mestieri più difficili – ma fors’anche più belli – del mondo, dal momento che riunisce, in concordia discors, «due aspetti solo all’apparenza difficilmente compatibili. Da una parte il commercio, guidato dal principio dell’azione e del possesso, e dall’altra il puro piacere della contemplazione, che si irraggia attraverso il passivo distacco materiale». Tondini ci spiega molto bene, dal punto di vista del funzionamento biologico del nostro organismo, che cos’è quest’ultima: «Durante la contemplazione estetica, alla quale i più arrivano attraverso un’educazione, il cervello si dispone nel cosiddetto stato di riposo, una modalità con un nome e una sigla, il Default Mode Network, DMN, durante il quale è tutt’altro che a riposo, poiché l’aumento del metabolismo permette una particolare sincronia fra diversi gruppi neuronali. Ben cinque regioni cerebrali, come quasi mai accade, si accendono e attivano fra loro intense connessioni, le più utili a sollecitare al massimo grado l’elaborazione introspettiva. Gli impulsi all’azione fisica si spengono e il cervello entra in una modalità di funzionamento chiamata ristoratrice, che grazie anche alla generosa erogazione di oppioidi endogeni, le endorfine, infonde all’atto della contemplazione un piacere appagante, unico, intenso e acquietante, il piacere estetico, appunto, un piccolo Nirvana concesso a pochi».
Così come anche la professione di Sara sarebbe invidiabile, essendo funzionaria presso l’ICOM (International Council of Museum) a Parigi, organismo dell’Unesco istituito per creare iniziative e relazioni diplomatiche fra i musei di tutto il mondo, con l’incarico di occuparsi delle complesse questioni riguardo alle restituzioni di opere rubate. Ma il lavoro, da solo, ci fa capire l’Autore, non basta se non c’è anche l’amore.
Prima di dire due cose sulla trama, senza svelare, come buona regola di una recensione, il finale, volevo ancora citare un bel passo del romanzo in cui si spiega, con bella sinteticità, che cos’è l’arte contemporanea (su cui esistono in particolare due famosi saggi, di Francesco Bonami e Angela Vettese, evidentemente rivolti a chi la considera ancora un oggetto sconosciuto): «L’arte contemporanea è esclusiva nel vero senso della parola, perché esclude dalla sua comprensione chi non conosce il mondo concettuale che la sovrasta. È un ambiente elitario con codici specifici e concatenati, a differenza dell’arte del passato che si basava su strutture conosciute da tutti come i testi sacri, i miti o la storia. Le correnti artistiche del Novecento da cui deriva hanno invece dei singoli codici interni molto particolari: il cubismo elabora sistemi plastici della forma, il surrealismo il mondo onirico, il costruttivismo l’ingegneria, l’informale si fonda sul gesto casuale, l’arte concettuale su se stessa, eccetera, eccetera, eccetera. Qualcuno ha paragonato tutte quelle chiavi di interpretazione a delle password. In questa Babele estetica c’è poi l’interferenza dei cosiddetti nuovi linguaggi, accreditati da una piccola comunità di art advisor, critici delle riviste di vertice, galleristi e curatori di eventi che, ancor più lontani dal senso comune e ciascuno per i propri scopi, regolano il mercato. L’impopolarità dell’arte contemporanea si presta perciò a equivoci e bluff».
Ed ecco, in cauda, una brevissima sinossi del romanzo. Apparentemente rovinato dall’improvvisa scomparsa di Bohrst, con tutto il peso di una collina, appena acquistata, sul groppone, Wainer, personaggio troppo fiducioso degli altri e, perciò, in balia degli eventi, si trova tra le mani la possibilità di acquistare, giocando al ribasso e facendo finta di non riconoscerne l’autenticità, un’opera originale di Brancusi, uno dei più importanti scultori del Novecento. Wainer finirà per scoprire che anche questo tentativo di recuperare i soldi della collina non è altro che una fatale illusione. Sara, dal canto suo, per tentare di risolvere una brutta faccenda scoppiata a seguito del furto di due Rembrandt – uno dei quali, A Young Man, Perhaps the Artist’s Son Titus, era in realtà una copia che il museo proprietario aveva sempre esposto come vera e, svelarlo, avrebbe infranto «la credibilità dei musei, il loro capitale più prezioso, il fondamento del sistema» – finisce con
l’essere scelta dai suoi capi per consegnare il denaro agli autori del furto. Tutto ciò, affiancato da una serie di altri eventi che vedono la comparsa di personaggi collaterali, più o meno legati al mondo dell’arte, come l’esilarante Johnny Potenza, sedicente artista, fautore della corrente dell’arte imitativa, consistente nel riprodurre esattamente le opere di altri artisti, una sorta di borgesiano Pierre Menard.
Wainer ha un disastroso incidente sulla sua collina, mentre Sara vive un altro tipo di disavventura, di natura espressamente femminile, quasi che entrambi dovessero attraversare il dolore per ottenere una liberazione catartica dai loro fallimenti. Wainer e Sara saranno destinati a un’eterna spirale di Fermat? A mai più incontrarsi? Chi leggerà, vedrà (forse…).
Un’ultima cosa: essendo chi scrive un “malato” di architettura, ho apprezzato molto il passo in cui si cita la sede dell’ICOM, istituzione, come detto, per cui Sara lavora, collocato nella sede parigina dell’Unesco, un «edificio celebre, brutalista, grande e incombente, scarsamente ingentilito dalla triplice facciata concava». Realizzato tra il 1955 e il 1958 su progetto di due star dell’architettura del Novecento, Marcel Breuer e Pier Luigi Nervi e del meno celebre Bernard Zehrfuss, l’edificio s’inserisce perfettamente in questo momento di riscoperta e celebrazione di un movimento architettonico, il Brutalismo, che solo gli esperti conoscevano, prima che un film, eccessivamente premiato a Los Angeles, lo rendesse noto al grande pubblico.
Che stupido, dimenticavo l’esergo di Nathan Shaham: «L’amore è egoismo esteso. | Le nostre azioni sono assurde. | I nostri fallimenti sono privi di senso». Con questo viatico, forse non vi è da sperare in un happy end.
Il 5 giugno inaugura il nuovo Aldi: mille mq, 114 posti auto, 12 assunzioni
Il secondo punto vendita della catena tedesca in provincia di Ravenna
L’offerta dei supermercati di Ravenna cresce ancora: il 5 giugno la catena Aldi inaugura un nuovo punto vendita in viale Europa, nei pressi del Pala De Andrè. L’apertura ufficiale è slittata di qualche giorno rispetto al primo annuncio dato dal sito dell’azienda tedesca.
Il negozio da mille metri quadrati è stato costruito all’interno di una nuova lottizzazione di otto ettari compresa tra viale Europa, via Destra Canale Molinetto e lo scolo Lama. Le dodici assunzioni di Ravenna portano a 479 i lavoratori di Aldi in regione per un totale di 31 negozi (è il secondo in provincia di Ravenna dopo quello di Faenza). La struttura, certificato in classe energetica A4 e dotato di un impianto fotovoltaico della portata di 87,3 kWp, è dotata di 114 posti auto che saranno al servizio anche di chi accede ai palazzetti dello sport.
Tre giorni di musica sulla spiaggia: dal 10 al 12 giugno torna il Beaches Brew
Torna la rassegna gratuita di musica dal mondo, con una nuova parata tra spiagge e dune alla scoperta del territorio. Attese circa 10mila presenze da tutta Europa
Tre giornate di musica sulla spiaggia di Marina di Ravenna, tra live e dj set, live e ospiti internazionali: dal 10 al 12 giugno all’Hana-Bi torna il Beaches Brew, la rassegna di musica indie e dal mondo a ingresso gratuito, promossa in collaborazione con Bronson: «Anche quest’anno il festival vuole sottolineare la sua inclinazione alla ricerca e alla scoperta, con una selezione di nomi dal panorama mondiale che pensiamo possano diventare in pochi anni, se non addirittura mesi, come già successo, “the next big thing”» spiegano dall’organizzazione.
Negli ultimi due questo spirito di ricerca è cresciuto anche grazie all’affiancamento nella programmazione di Jessica Clark, collaboratrice newyorkese che contribuisce all’affinamento del respiro internazionale del festival. Da quest’anno poi, il Beaches Brews farà parte del circuito European Talent Exchange. Tra le novità di questa dodicesima edizione, anche la Beaches Brew Parade, una parata musicale festosa che vuole promuovere al tempo stesso la bellezza del territorio, tra dune, pinete e spiagge. L’evento infatti si preannuncia un forte polo di attrazione anche per il turismo internazionale, con una media di 10-12mila persone registrate sui tre giorni delle edizioni precedenti e un tutto esaurito già registrato nei camping di Marina per la settimana del festival. Il maggior numero di presenze internazionali è atteso da Austria, Svizzera, Polonia, Germania, Belgio e Francia.
Come ogni anno, sono stati messi in vendita i “braccialetti” per supportare l’organizzazione del festival: un pacchetto speciale che comprende un lettino riservato in spiaggia per i 3 giorni di festival, 5 beer token, la borsa ufficiale del festival e un articolo di merchandising e una lattina di vino “Oh fagianino”. Il primo centinaio di braccialetti, disponibile a prezzo calmierato, è già stato esaurito. È possibile comprare comunque il pacchetto sul sito, al costo intero di 60 euro.

Il programma:
Il programma si divide in tre giornate, tematizzate secondo una cifra stilistica comune: si parte martedì 10 con un focus sui “suoni dal mondo”, dopo il Dj set di Everything Nice (18.30) l’apertura sarà affidata a Erika Rein (19.30), artista Ceca che riscopre nell’avant pop la tradizione della musica rom. Spazio poi ai thailandesi Khana Bierbood (20.45), che mischiano le musiche tradizionali della loro terra al funk, e al duo portoghese/italiano Nídia & Valentina (21.30), che unisce il lavoro della Producer portoghese a quello della batterista Valentina Magaletti. Alle 22.20 la musica trans-drone di Masma Dream World (22.20), ispirata alla dea Kalì. Chiude la serata il duo Dj Tobzy feat. Aunty Rayzor (23.10), per la prima volta in Italia insieme. Da mezzanotte alle due la festa continua con il dj set di Aquiles Navarro.
Mercoledì 11 sarà dedicato alle sonorità indie rock: si parte con la parata Beaches Brew Parade (ore 17, dal cartello di Marina di Ravenna all’Hana-bi attraverso le dune e la pineta) guidata da Bruno Dorella, che si occuperà anche del dj set di apertura (18.30). Alle 19.30 e poi sarà la volta di Sleap-e e della gemma newyorkese Eleanor Friedberge (20.45). Si resta in america con l’indie shoegaze dei Dummy (21.30).Chiudono la serata i Tramhaus, dall’Olanda (22.30) e i Moin, “headline” di questa edizione (23.10). Da mezzanotte alle 2, il dj set di Pö, del collettivo Nyege Nyege.
L’ultima giornata del festival, giovedì 12, sarà una festa pop-dance, a partire dall’opening di Cemento Atlantico (18.30) e dal boliviano Susobrino (19.30), passando per Martha Da’ro (20.45)e il witchcraft pop di Baby Volcano (21.30). Alle 21 l’atteso ritorno di Lord Spikeheart, dopo la chiusura dell’ultima edizione di Trasmission. A chiudere il Beaches Brew sarà invece la canadese Marie Davidson (23.10) e il dj set dell’inglese Dj Fitz, protagonista immancabile dei closing set del festival.
Per tutta la durata del festival sarà attivato il navetto (dalle 20 alle 2) dal parcheggio all’Hana-bi e ritorno.
Bagnacavallo torna “al cinema”: riapre l’arena al Parco delle Cappuccine
Novanta serate consecutive di proiezioni all’aperto, a cura dell’associazione Fuoriquadro
Tornerà da martedì 10 giugno, al Parco delle Cappuccine, “Bagnacavallo al Cinema”, storica rassegna estiva giunta alla sua quarantunesima edizione. L’arena, diventata negli anni un punto di riferimento culturale per il territorio, proporrà novanta serate consecutive di cinema all’aperto.
La stagione è stata presentata in Municipio a Bagnacavallo alla presenza di Gianni Gozzoli, Ivan Baiardi e Giacomo Togni dell’associazione Fuoriquadro, curatori dell’arena per conto del Comune.
Anche quest’anno la programmazione sarà distinta in due parti, la prima delle quali andrà dal 10 giugno al 24 luglio. La suddivisione permetterà di recuperare eventuali proiezioni annullate causa maltempo e di inserire incontri speciali con registi e attori.
In cartellone figurano alcuni dei titoli più attesi della stagione italiana ed europea: “Nottefonda” di Giuseppe Miale Di Mauro, “Amichemai” di Maurizio Nichetti, “Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta” di Gianluca Jodice, “Nonostante” di Valerio Mastandrea, “Fuori” di Mario Martone, “Follemente” di Paolo Genovese, “Napoli – New York” di Gabriele Salvatores, “Queer” di Luca Guadagnino e molti altri.
Non mancheranno gli incontri con i protagonisti del cinema, realizzati in collaborazione con Agis e Fice Emilia-Romagna: il 29 giugno sarà ospite Francesco Di Leva per “Nottefonda”, il 2 luglio Maurizio Nichetti per “Amichemai” e il 17 luglio Gianluca Jodice per “Le Déluge”. Ulteriori appuntamenti saranno comunicati nel corso della stagione.
L’illustrazione dell’edizione 2025 è firmata da Arianna Farina.
Le proiezioni avranno inizio ogni sera alle 21.30. L’arena si trova in via Berti 6.
I prezzi dei biglietti, in adesione all’iniziativa nazionale Cinema Revolution, saranno di 3,50 euro per tutti i film italiani ed europei. Per i film di produzione extraeuropea, il costo sarà di 6,50 euro intero e 5 euro ridotto.
Per informazioni: 351 8443876, cinemabagnacavallo@gmail.com e www.arenabagnacavallo.it
Continuano i lavori di risanamento (da 145mila euro) delle facciate della Rocca
Inizieranno a breve anche i restauri di tutte le lapidi, nel cortile interno e lungo il perimetro
Continuano i lavori di risanamento delle facciate della Rocca di Lugo. Dopo il restauro dell’angolo nord-est delle mura (largo Tricolore-Relencini) e dei parapetto della rampa di ingresso, ora è il turno della torre quadrata.
Seguiranno inoltre lavori di restauro dei gradini di accesso alla sede municipale da piazza dei Martiri (quelli in laterizio, che verranno uniformati nella parte centrale utilizzando lastre di pietra più durevoli dei mattoni), così da poter completare anche la nuova rampa per disabili (al momento è presente un pianerottolo provvisorio), la cui struttura principale è stata rifatta ex novo nei mesi scorsi.
Inizieranno a breve i restauri di tutte le lapidi sia del cortile interno, sia del perimetro della Rocca, nonché del monumento ad Andrea Costa.
Le lapidi che saranno interessate dal restauro sono dieci: quella dedicata ad Andrea Relencini, ai martiri lughesi, al socialismo, commemorativa del 13 giugno 1859, conferimento della Medaglia di bronzo al valore militare alla città di Lugo, benefattori degli orfani di guerra (due lapidi), caduti della guerra di liberazione 1943-1945 e le indicazioni stradali di piazza Martiri e largo Relencini.
Il costo complessivo dei lavori, eseguiti da ditte locali, è di 145mila euro, finanziati dal Comune di Lugo.