giovedì
03 Luglio 2025

Anche Jury Chechi all’inaugurazione della scuola ristrutturata dopo l’alluvione

Taglio del nastro al plesso “Ungaretti” con il generale Figliuolo. L’intervento è stato reso possibile da Reale Foundation

inaugurazione scuola solarolo

Si è svolta oggi (12 settembre) la cerimonia di inaugurazione del plesso scolastico della scuola media “G. Ungaretti” di Solarolo, completamente ristrutturato e riqualificato a seguito dei danni causati dall’alluvione dell’anno scorso.

L’intervento di riqualificazione è stato reso possibile grazie al supporto di Reale Foundation, fondazione corporate di Reale Group, che promuove iniziative di interesse sociale con un approccio mutualistico.

Alla cerimonia hanno partecipato la sindaca di Solarolo Maria Diletta Beltrani, il presidente della Provincia di Ravenna Michele De Pascale, il commissario straordinario per la ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, il presidente di Reale Mutua e di Reale Foundation Luigi Lana, il direttore generale di Reale Group Luca Filippone e il campione olimpico Jury Chechi, che ha portato un messaggio di speranza e di determinazione.

«Questa scuola – ha spiegato la sindaca Beltrani – è un simbolo di ricostruzione e di rinascita per la nostra comunità, un segno tangibile di quanto la solidarietà e l’impegno collettivo possano fare la differenza in momenti difficili. Grazie a Reale Foundation, i nostri ragazzi avranno un luogo sicuro e accogliente dove praticare sport e crescere insieme, rafforzando quel legame di comunità che ci rende più forti».

«Questa iniziativa – ha dichiarato il generale Figliuolo – si affianca al mio impegno, in qualità di commissario straordinario, per ripristinare i servizi scolastici vitali nelle aree colpite dalle alluvioni del maggio 2023. Ritengo fondamentale il ruolo di queste iniziative benefiche che vedono operare in uno sforzo corale istituzioni e privati, nel contesto post-emergenziale che stiamo vivendo, poiché testimoniano lo straordinario spirito di solidarietà che contraddistingue il nostro popolo di fronte alle più gravi calamità e alle sfide più complesse. Ai giovani, futuri leader di domani, rivolgo il mio più sincero augurio affinché questo progetto possa restituire alla collettività quegli spazi essenziali per l’educazione e la crescita».

«‘Taking care of people for a better world, together” è il nostro purpose aziendale – ha dichiarato il presidente di Reale Foundation, Luigi Lana – e rappresenta la bussola con cui affrontiamo le sfide del futuro. Siamo impegnati non solo a garantire la sostenibilità economica, ma anche a partecipare attivamente a un processo di trasformazione che generi valore intenzionale, portando cambiamento e impatti positivi. L’intervento sulla scuola “G. Ungaretti” ne è un esempio concreto, che rispecchia l’impegno di Reale Foundation e di Reale Group a costruire comunità resilienti e a sviluppare progetti che contribuiscano al benessere collettivo».

Alessandro Renda e uno smarrimento esistenziale dai toni surreali

«Vita e morte in un gioco buffo»

Alessandro Renda (ph. Marco Parollo)
Alessandro Renda – Foto di Marco Parollo

Da lunedì 16 a domenica 22 settembre (ore 21, mercoledì 18 ore 20, venerdì 20 e domenica 22 ore 19) il ridotto del teatro Rasi ospita HereThereWhere, spettacolo ideato, diretto e interpretato da Alessandro Renda delle Albe insieme a Mark Anderson e Isabelle Kralj, fondatori della compagnia statunitense Theatre Gigante. È lo stesso Renda a raccontarci com’è nato questo spettacolo – co-prodotto da Albe/Ravenna Teatro – e di un altro nuovo progetto in arrivo a ottobre.

Alessandro, HereThereWhere ha una genesi le cui origini hanno ormai una decina d’anni. Com’è andata?
«Il lavoro è in effetti l’approdo, un po’ strano, di un progetto che viene da lontano. Ho conosciuto Theatre Gigante nel 2014, durante la tournée statunitense di Rumore di acque delle Albe, a New York, nel New Jersey e a Chicago. Proprio a Chicago, grazie all’invito di Thomas Simpson (traduttore in inglese di molti importanti autori italiani, tra i quali Marco Martinelli), Isabelle Kralj e Mark Anderson, co-direttori di Theatre Gigante, assistono allo spettacolo e decidono di ospitarlo a Milwaukee, nel Wisconsin. I due se ne innamorano e mi chiamano per farne una sorta di rielaborazione – che diventa Noise in the Waters – con la collaborazione del compositore e fisarmonicista americano Guy Klucevsek. Da lì è nata una grande amicizia e poi anche la voglia di fare un lavoro insieme. Ragionavamo spesso di questioni politiche, lì c’era Trump che stava avanzando, qui Salvini, volevamo parlare di quanto alcune paure nella società diventano poi una carta da utilizzare per certa politica, e comunque il passaggio dalla paura alla violenza ci sembrava così tanto globalizzato, nelle forme e nei modi, che ci sembrava interessante. Iniziammo allora a lavorare a un’opera che si doveva chiamare In the Belly of the Beast, ed era un lavoro in cui si fondevano vari testi, da Hannah Arendt a Dostoevskij a Proudhon; abbiamo lavorato facendo residenze ovunque, poi, nel 2020, quando doveva debuttare, è arrivata la pandemia, quindi, con i biglietti dell’aereo in mano, il progetto è saltato».
Ma la voglia di collaborare è rimasta.
«Sì, alla fine il tempo passava e abbiamo accantonato quell’idea, poi sono successe varie vicende di vita a ognuno di noi tre, e il tempo trascorso ha modificato le nostre esigenze. Quando ci siamo ritrovati per capire cosa fare ci sentivamo da “un’altra parte”, non che fossero esaurite le questioni politiche che ci animavano, tutt’altro, ma c’era qualcosa di più personale; smarrimento, ansia, ma anche questioni più individuali, profonde, ed è in quel momento che ci siamo imbattuti nella drammaturgia dello sloveno Rok Vilcnik, che scrive molto anche per il cinema e testi di canzoni, che Isabelle e Mark avevano già messo in scena in uno spettacolo dal titolo Tarzan, molto ironico. Rok gli aveva dato anche una serie di testi mai pubblicati e quindi ci siamo trovati dentro questa drammaturgia “aperta” che sembrava il punto di contatto perfetto tra me e loro, anche per le diverse modalità di stare sulla scena. Ne è uscito un paesaggio sospeso tra nonsense e significato profondo che è diventato, due anni fa, il motivo della ripartenza».

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HereThereWhere

Mi descriveresti lo spettacolo?
«La drammaturgia di Vilcnik ci è piaciuta perché è un mondo completamente aperto che inquadra uno smarrimento esistenziale in un modo per noi interessante, per niente retorico, e racconta un po’ quello che è successo anche a noi tre in questi anni. La storia è molto esile e basilare e si rifà a quei modelli di teatro dell’assurdo come Ionesco, Beckett, Karl Valentin: i tre protagonisti hanno ricevuto un enigmatico invito a una festa di cui ignorano giorno, luogo e orario. Non conoscono il mittente o il motivo dell’invito. E poi la grande domanda che si fanno è “da dove dobbiamo partire per andare a questa festa?”.
Queste domande non trovano risposte e i tre iniziano a scervellarsi per capire se il non andare potrebbe offendere qualcuno, ma chi?, iniziano a parlare di presenze divine, di dèi, di un mondo parallelo, un qui e ora o mai, parlano di morte, di cosa è reale o non lo è, arrivano temi esistenziali ma dentro un gioco molto buffo. Da qui il titolo, HereThereWhere, per spiegare questa bussola che si è completamente bloccata, la perdita di una direzione da prendere».
Lo spettacolo ha debuttato negli Stati uniti lo scorso maggio, com’è andata?
«A Milwaukee è andata benissimo, e lì è stato inquadrato chiaramente all’interno di una dinamica di slap-stick comedy. La stampa l’ha definito «un mondo, parallelo a questo, alla fratelli Marx». Il pubblico americano ha riso molto per l’apparente insensatezza della situazione, ma poi in certi passaggi lo spettacolo è anche evocativo e delicato, perché a tratti non si capisce nemmeno se i tre personaggi siano ancora vivi, rimane questa ambiguità del testo. Dunque una situazione sì comica, ma con un velo di malinconia».
In ottobre arriverà poi un altro tuo spettacolo, Nephesh. Proteggere l’ombra.
«Esatto. Abbiamo raccolto l’invito di Azimut a Ravenna Teatro di pensare a uno spettacolo per il cimitero. Sappiamo benissimo quanto il cimitero, indipendentemente dai diversi approcci che ognuno di noi può avere, è il luogo ideale per farsi attraversare da questioni che ci riguardano da vicino e nel profondo, riflessioni esistenziali che tutti possiamo avere, passaggi della vita in cui si attraversano momenti oscuri. Quindi l’idea di partenza era proprio di parlare del senso di vuoto, della paura, del rapporto che abbiamo con il tempo e quindi del tipo di priorità che diamo alle cose che facciamo quotidianamente, un tema, quello del tempo, che avevo già messo molto in discussione in un altro progetto teatrale sul tema del lavoro fatto insieme ai milanesi Zona K. Anche lì si parlava di qualità del tempo che viviamo e di quanto spesso lo sperperiamo facendo cose che non ci piace fare con persone con cui non ci piace stare».
Perché il cimitero?
«Perché è già un teatro. Lo spettacolo è una drammaturgia sonora in cuffia per venti spettatori, al tramonto, ma è teatro, non una guida del cimitero, né un podcast sul tema della morte, è proprio una strana conversazione che avviene tra la figura protagonista – che in qualche modo diventa poi il flusso di pensiero dello spettatore – e un’entità che si chiama Nephesh, parola che esiste in ebraico, in arabo e in tante altre lingue, una parola diamantina, che muta significato a seconda di come la usi: vuol dire soffio, essere vivente, gola, spiriti, tantissime cose. Il testo l’ho scritto con Tahar Lamri, mentre ho lavorato su tutti gli altri aspetti musicali e del suono con Francesco Tedde. È un evento che si vive insieme, un attraversamento del cimitero in cui emergono tante questioni, esistenziali, sì, ma anche legate all’architettura, alle immagini fotografiche.
È uno spettacolo pensato perché possa stare al cimitero di Ravenna così come in quello, che so, di Faenza, Milano o Palermo, non è specifico. È pensato come una carezza, con una sua sacralità. È un lavoro in cui c’è molto di mio, un flusso di coscienza di questioni varie. La cosa particolare – di cui mi sono accorto dopo – è che le questioni sono simili a quelle di HereThereWhere: si parla di ombre, di morte, seppur in termini completamente diversi, come due facce della stessa medaglia».

Pd, la segretaria nazionale Elly Schlein alla festa dell’Unità di Casola Valsenio

Il 19 settembre. Il giorno dopo appuntamento con Bonaccini-De Pascale

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Da giovedì 19 a domenica 22 settembre, a Casola Valsenio si svolgerà la 76esima Festa dell’Unità. La giornata inaugurale vedrà, alle 18, la presenza della segretaria nazionale del Pd Elly Schlein, che non è invece riuscita a partecipare alla festa appena conclusa di Ravenna.

A seguire, il 19 settembre, alle 21, lo scrittore casolano Cristiano Cavina presenterà il suo ultimo lirbo “L’ananas no” (di cui abbiamo parlato a questo link).

Tra gli altri dibattiti politici, il 20 settembre alle 21 è in programma un confronto con il neoparlamentare europeo Stefano Bonaccini, il segretario regionale del Pd Luigi Tosiani e il candidato alla presidenza della Regione, il sindaco di Ravenna Michele de Pascale.

Le farmacie comunali assumono due “collaboratori” a tempo indeterminato

Nei comuni di Ravenna, Alfonsine, Fusignano, Cotignola, Cervia e non solo

Farmacia Interno

Ravenna Farmacie Srl ha indetto una selezione finalizzata all’instaurazione di due rapporti di lavori a tempo indeterminato per “Farmacista Collaboratore” livello 1 delle tabelle nazionali delle qualifiche del personale nell’ambito del Ccnl Assofarm vigente.

Le competenze di base richieste sono “le capacità tecnico professionali del farmacista, la propensione a porsi al servizio del cliente, la predisposizione alla vendita di prodotti farmaceutici e non, con un accentuato orientamento al risultato di vendita e al fatturato programmato”. La capacità di lavorare in gruppo e lo spirito di iniziativa completano il profilo.

L’attività lavorativa potrà essere prestata in tutte le farmacie comunali di Ravenna, Alfonsine, Fusignano, Cotignola, Cervia e altre in convenzione o nuove che potranno essere gestite da Ravenna Farmacie Srl anche al di fuori dei citati ambiti comunali.

Questo il link al bando: https://www.ravennaholdingspa.it/file/pagine_contenuti/pagine_contenuti_allegati_15675.pdf

La Stagione del Goldoni tra teatro classico, contemporaneo e per i piccoli

Ad aprire il cartellone Lodo Guenzi e Sara Putignano, con la loro interpretazione di Molto rumore per nulla di Shakespeare

Giovanni Scifoni Fra

Il Teatro Goldoni di Bagnacavallo presenta la Stagione 2024/2025, sotto la direzione artistica di Claudio Casadio e Ruggero Sintoni. In cartellone 7 spettacoli (tutti in doppia replica, per un totale di 14 rappresentazioni) accompagnati da 7 incontri con gli artisti. Alla Stagione si affiancano le rassegne di Teatri d’Inverno – sguardi sulla drammaturgia contemporanea (6 spettacoli, di cui 2 in scena al Ridotto) Favole (5 spettacoli dedicati ai più piccoli).

Ad aprire il cartellone principale della stagione, Lodo Guenzi (frontman de Lo stato sociale) e Sara Putignano, per la prima del loro Molto rumore per nulla di Shakespeare, adattato e diretto da Veronica Cruciani. Dopo un’anteprima nell’ambito dell’estate veronese, lo spettacolo inizierà proprio da Bagnacavallo la sua tournée teatrale, sabato 2 e domenica 3 novembre. Ancora Shakespeare, mercoledì 20 e giovedì 21 novembre ma in versione “trasversale” con Alessandro Benvenuti e  il suo Falstaff a Windsor, liberamente adattato da Le allegre comari di Windsor da Ugo Chiti. Martedì 7 e mercoledì 8 gennaio seguirà Racconti disumani, interpretato da Giorgio Pasotti e diretto da Alessandro Gassmann: due straordinari artisti che si misurano con le parole di Kafka per parlare agli uomini degli uomini.

Il malato immaginario di Molière, interpretato da Tindaro Granata, andrà invece in scena mercoledì 29 e giovedì 30 gennaio. Si tratta di una nuova co-produzione di Accademia Perduta la cui regia è affidata a Andrea Chiodi. Sarà poi la volta di Paolo Cevoli (mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio) con il nuovo spettacolo Figli di Troia, in cui il celebre comico romagnolo racconta in chiave ironica e contemporanea il mitico viaggio di Enea, paragonandolo ad altri viaggi che hanno segnato la storia dell’umanità.

Martedì 25 e mercoledì 26 marzo ore 2  Enrico Guarneri e Nadia De Luca saranno impegnati nel bellissimo Storia di una capinera, itinerario spirituale e terreno di Giovanni Verga, con la regia di Guglielmo Ferro. La Stagione si chiuderà tra martedì 8 e mercoledì 9 aprile con Fra’. San Francesco la superstar del Medioevo di Giovanni Scifoni: monologo estremamente divertente sulla figura del Santo d’Assisi, orchestrato con laudi medievali e strumenti antichi. Per tutti i protagonisti della Stagione, si confermano gli Incontri con gli Artisti al Ridotto alle ore 18 del secondo giorno della loro permanenza in città. Tutti gli spettacoli andranno invece in scena alle 21.

Teatri D'Inverno Barbablù

Il cartellone “più giovane” del Goldoni, Teatri d’Inverno – sguardi sulla drammaturgia contemporanea, sarà quest’anno composto da sei appuntamenti sempre alle ore 21, in scena tra Ridotto e sala principale, tra i quali due “Prime” di riallestimento di produzioni di Accademia Perduta.

Apre il sipario venerdì 8 novembre Barbablù, spettacolo diretto da Giulia Paoletti e interpretato da Edoardo Frullini: un monologo intenso, dai toni forti, sulla violenza di genere e sui labili confini di dipendenza reciproca tra vittime e carnefici. Segue venerdì 22 novembre la giovane formazione Bluestocking con Io che amo solo te, uno spettacolo sulla scoperta di sentimenti inaspettati tra due adolescenti e il coraggio di vivere quelle emozioni, a dispetto della paura di essere scoperti o derisi. Lunedì 2 dicembre un’altra “Prima”: il riallestimento di Autoritratto, il nuovo spettacolo di Davide Enia, co-prodotto da Accademia Perduta con Piccolo Teatro di Milano, CSS Udine e Festival dei Due Mondi di Spoleto che nell’edizione 2024 ne ha ospitato la “Prima assoluta”, con enorme successo di pubblico e critica. Uno spettacolo intimo e collettivo in cui Enia affronta Cosa Nostra attraverso un processo di autoanalisi.

Dissonorata, interpretato da Saverio La Ruina,  sarà in scena venerdì 28 febbraio. Partendo dalla piccola storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione più ampia sulla condizione della donna. Accademia Perduta presenta poi, mercoledì 5 marzo, una terza nuova produzione con Bianco, spettacolo di Giuseppe Tantillo che ne è anche interprete con Valentina Carli, in cui si racconta l’incontro tra due anime nel momento sbagliato, due anime dentro corpi deboli, due anime che si trovano davanti al dubbio di una vita forse breve. Luigi D’Elia sarà protagonista giovedì 27 marzo di Caravaggio, un testo di Francesco Niccolini, diretto da Enzo Vetrano e Stefano Randisi, in cui si delinea un ritratto a tutto tondo del grande pittore, tra peste, fame, povertà, successo. Il cartellone sarà chiuso, il 5 e 6 aprile, da Ombrelloni, nuovo testo di Iacopo Gardelli, interpretato da Lorenzo Carpinelli, presentato in “Anteprima” al Ridotto e nuova co-produzione di Accademia Perduta e Studio Doiz.

Favole Bella Bellissima

L’avvio della stagione dei “piccoli”, tra Favole e Teatro Scuola, sarà anticipato in occasione della festa di San Michele, con spettacolo Granny e Lupo della compagnia Tcp tanti Cosi Progetti in scena domenica 29 settembre, alle 18. Gli altri spettacoli in cartellone andranno in scena sempre di domenica alle 17, a partire da Alice nel paese delle meraviglie della compagnia Fratelli di taglia (17 novembre). Il 1 dicembre appuntamento con il teatro di figura per Bella, bellissima, la storia di una strega allestita da Accademia Perduta/Romagna Teatri per riflettere sugli standard di bellezza e la percezione di sè. Si prosegue il 15 dicembre con L’acciarino magico di Andersen della compagnia Il baule volante. Si prosegue il 12 gennaio con Carlo Lupo di Drogheria Rebelot, un’occasione per esplorare il teatro d’ombre. Gli appuntamenti di Teatro Scuola saranno invece in doppia replica, (7 spettacoli, 14 rappresentazioni). nLa rassegna sarà inaugurata il 28 e 29 novembre da Lumache del Teatro Città Murata, spettacolo per le Scuole Primarie che, tra avventure e incontri speciali, pone l’attenzione sul valore della lentezza e sull’importanza di riconoscerla come qualità.

Segue, il 12 e 13 dicembre, per i ragazzi e le ragazze delle Scuole Secondarie di I grado, Sono solo parole di Zerocomma ZeroUno: in un segretissimo laboratorio gli agenti speciali D e D raccolgono tutte le parole e ne decidono il destino: “approvata” o “respinta”. Provano, testano, catalogano. Ma un giorno le regole usate fino a quel momento non basteranno più… Sarà poi la volta di un grande classico: L’usignolo e l’Imperatore, una fiaba in musica tratta da Hans Christian Andersen, portata in scena il 21 e 22 gennaio dalla Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus per le Scole Primarie. La giovane compagnia Progetto g.g. presenterà poi, il 13 e 14 febbraio, una nuova produzione di Accademia Perduta: Rosaluna e i lupi, uno spettacolo quasi senza parole che, attraverso i corpi delle attrici e i pupazzi mossi a vista, stimolerà l’immaginario dei piccolissimi esplorando i temi della cura, del coraggio, ma anche della diffidenza e della paura. Il Baule Volante tornerà poi al Teatro Goldoni, il 6 e 7 marzo, con Nico cerca un amico, una riflessione sull’amicizia e sulla diversità tratto da un poetico racconto di Matthias Hoppe destinata ai bambini e alle bambine delle Scuole Materne e Primarie. Briciole di felicità della Fondazione Sipario Toscana, porterà in scena il 20 e 21 marzo uno spettacolo tra teatro di figura e videoproiezioni ispirato a Il venditore di felicità di Davide Cali e Marco Somà. Chiuderà il cartellone, il 3 e 4 aprile, Storia di un no della Compagnia Arione De Falco, spettacolo destinato alle Scole Secondarie di I grado, storia di un incontro, di un primo bacio, di famiglie che non sono come le vorremmo, della necessità di considerare l’altra metà della coppia come essere funzionale a noi e ai nostri bisogni, dell’amore confuso con il possesso.

Il festival “Manualetto” torna in darsena, nella sede della Compagnia Portuale

Tra teatro, musica e cinema, nel padiglione realizzato da Denara con quindici artisti selezionati da Studio Doiz

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Alice e Davide Sinigaglia

Fin dalla sua prima edizione, Manualetto ha avuto l’obiettivo di far scoprire e abitare temporaneamente, grazie all’architettura e alla cultura, spazi abbandonati o dimenticati della città. Le prime due stagioni del festival, curato da Denara e Studio Doiz, giovani associazioni ravennati under 35, si concentravano sulle banchine del lato sinistro della Darsena, disseminate di vecchie fabbriche abbandonate.

Quest’anno Manualetto si sposta nel cuore simbolico della Darsena, nella sede della Compagnia Portuale (grazie alla fattiva collaborazione del direttore Denis Di Martino), all’angolo fra via Antico Squero e via Teodorico, dove Denara (gruppo d’architetti formato da Nicolò Calandrini, Francesco Rambelli, Mirko Boresi e Federico Lucchi) realizzerà un padiglione a forma di ponte che per due fine settimana sarà abitato da più di quindici artisti, selezionati fra le proposte più fresche e originali in Italia da Studio Doiz.

«Come nelle passate edizioni, anche quest’anno abbiamo deciso di dare la precedenza a giovani artisti, quasi tutti under 35 e spesso per la prima volta a Ravenna, senza rinunciare a un’alta qualità dell’offerta culturale. Abbiamo selezionato i lavori più innovativi sia dal punto di vista formale che contenutistico», spiegano i direttori artistici Lorenzo Carpinelli e Iacopo Gardelli, fondatori di Studio Doiz assieme a Lorenzo Basurto e Giacomo Bertoni. «In particolare, abbiamo deciso di valorizzare opere in grado di ridefinire i rapporti fra linguaggi diversi, che ibridassero stili e immaginari. Il teatro si mescola al concerto, la musica diventa parte integrante del testo, in spettacoli che colpiscono per originalità e profondità. Artisti come Alice e Davide Sinigaglia, Leo Fulcro e Matteo Sintucci mostrano come il teatro possa adattarsi ai tempi, affrontando questioni cruciali per la nostra società».

«Dall’altro lato, l’offerta musicale, imprescindibile per noi fin dalla prima edizione del festival, è quest’anno ricchissima e tocca tanti generi: indie, rap, funk, elettronica. In particolare siamo molto contenti di portare, per la prima volta in Italia, Montee, compositore di musica elettronica da Colonia, una delle giovani promesse della scena europea. Infine, siamo onorati del ritorno a Manualetto di Alessandro Gori, aka Lo Sgargabonzi, quest’anno protagonista di un inedito incontro assieme alla gloria locale Eraldo Baldini».

Pizza, fritti e dolci saranno a cura di Orto Gourmand. In caso di pioggia gli eventi saranno cancellati.

IL PROGRAMMA 

PRIMO WEEKEND
✦ venerdì 20 settembre
ore 19.30 – Inaugurazione dell’edizione 2024
ore 20 – Portuali Magical Mystery Show (evento a cura della Compagna Portuale di Ravenna)
ore 21 – Leo Fulcro – Boy on Earth (teatro/concerto)
ore 22.30 – LEI (live set)

✦ sabato 21 settembre
ore 19.30 – live set a cura di New Ira
ore 21 – Alice e Davide Sinigaglia – Concerto fetido su quattro zampe (teatro/concerto)
ore 22.30 – Cupido Club (live set)

✦ domenica 22 settembre
ore 18.30 – Manualetto, perché? – Talk con DENARA, Studio Doiz, sponsor e cittadinanza
ore 21 – Matteo Sintucci – r/Place. Uno screenshot dell’umanità (teatro)
ore 22.30 – Sesso sfortunato o follie porno (Romania/2021) di Radu Jude (106′) – a cura di Filippo Perri – V.M. 18

SECONDO WEEKEND
✦ venerdì 27 settembre
ore 19.30 – live set a cura di Colmipedro
ore 21 – Studio Doiz – La spiaggia più lunga del mondo (teatro)
ore 22.30 – Gobbi (concerto)
ore 23.30 – Radio Ultima Spiaggia (live set)

✦ sabato 28 settembre
ore 19.30 – live set a cura di New Ira
ore 21 – Ananhash (concerto)
ore 22.30 – Montee (live set from Colonia/GER) – Prima nazionale
ore 23.30 – Karaoke

✦ domenica 29 settembre
ore 19.30 – Massimiliano Venturi – Burattini all’improvviso (teatro di figura)
ore 21 – Confessioni di una bicicletta blu a un leprecauno rurale. Incontro fra Eraldo Baldini e Alessandro Gori (talk)
ore 22.30 – Hausu (Giappone/1977) di Nobuhiko Obayashi (88′) – a cura di Filippo Perri

Bypass sul Candiano, Alta velocità, più alberi: la “prima” del candidato sindaco Pd

Bagno di folla per un commosso Alessandro Barattoni, sul palco della Festa dell’Unità

Alessandro Barattoni si presenta alla festa dell'Unità di Ravenna

Pubblico delle grandi occasione, mercoledì 11 settembre, per la chiusura della festa dell’Unità provinciale che ha ospitato la prima uscita pubblica del segretario del partito Alessandro Barattoni in veste di candidato sindaco di Ravenna. Iscritti e militanti Pd, giornalisti locali, big del partito (ma non c’era il sindaco De Pascale, impegnato a Piacenza per la sua campagna elettorale), alleati politici. Sul palco a intervistarlo i due caporedattori Carmelo Domini (Corriere Romagna) e Andre Degidi (Il Resto del Carlino).

Alessandro Barattoni si presenta alla festa dell'Unità di Ravenna

Un Barattoni che si è commosso a inizio e fine incontro, mostrando così il lato più umano e la consapevolezza della portata della sfida che ha deciso di intraprendere. Nel mezzo il politico che almeno gli addetti ai lavori e gli iscritti del Pd conoscono ormai da sette anni, da quando è a capo della federazione: dettagliato, preciso, serio e pacato fino alla prolissità. Dalle grandi infrastrutture da pensare di concerto con la Regione dove a correre è il suo predecessore nel partito e attuale sindaco di Ravenna, Michele de Pascale (Barattoni ha rilanciato i progetti del bypass sul Candiano e dell’Alta velocità in Romagna, da qualche parte tra Faenza e Cesena, per una viabilità da adeguare a essa), fino ai servizi sociali e sanitari, sempre più in difficoltà per un mix di sottofinanziamento e invecchiamento della popolazione. L’invito quindi esplicito è di votare De Pascale a novembre e Barattoni a primavera per avere una sintonia di vedute sui diversi piani territoriali.

Sui suoi programmi da sindaco vero e proprio, Barattoni ha insistito molto sulla vivibilità della città, sull’idea di piantare più alberi (in particolare nei parcheggi) per contrastare le isole di calore, ma anche sulla necessità che Ravenna ritrovi una capacità attrattiva per i cervelli in fuga e i giovani.

Tanti i temi toccati che segneranno i prossimi mesi di campagna elettorale di un uomo che, anche alla prima uscita pubblica, tutto trasmette salvo che una mera ambizione personale e la cui parola d’ordine è stata a più riprese “responsabilità”. Non è mancata, come d’ordinanza, la promessa dell’ascolto e della campagna elettorale fra la gente. Del resto, di certo questa sarà la sua prima sfida, farsi conoscere fuori dalle stanze della politica e dalle platee di militanti frequentate fino a oggi.

Alessandro Barattoni si presenta alla festa dell'Unità di Ravenna

C’è anche una ravennate tra i protagonisti della nuova edizione di Temptation Island

La ballerina e modella Sara El Moudden ha chiesto di partecipare per risolvere i problemi con il fidanzato Fabio Mascaro

Temptation Island

C’è anche la ravennate Sara El Moudden tra i protagonisti della nuova edizione di Temptation Island, il seguitissimo reality show targato Mediaset partito da qualche giorno.

Ballerina e modella di 22 anni, di origini marocchine, Sara El Moudden abita da sempre a Ravenna. È stata lei a contattare il programma, con cui partecipa con il fidanzato calabrese Fabio Mascaro, in passato già concorrente di Uomini e Donne.

«Sono Sara, ho 22 anni, vengo da Ravenna e sto con Fabio da un anno – si legge nella sua presentazione -. Scrivo io a Temptation Island perché ho bisogno di dimostrazioni e certezze da parte sua, dato che penso di portare avanti questa relazione completamente da sola. Lui non è mai salito a trovare me. Non è mai venuto a trovare la mia famiglia. Sono sempre io ad andare giù da lui da quando ci conosciamo, dal primo giorno».

 

Ammutinamenti si chiude con la Vetrina della giovane danza d’autore

Fino al 14 settembre vari luoghi di Ravenna ospiteranno le coreografie di quindici autori provenienti da tutta Italia

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Eliana Stragapede Amae

Da giovedì 12 a sabato 14 settembre la XXVI edizione del festival Ammutinamenti propone come ogni anno la Vetrina della giovane danza d’autore, piattaforma nazionale di emersione della nuova generazione di artisti nell’ambito della danza contemporanea e di ricerca italiana che vede protagoniste le creazioni di 15 autori selezionati tramite call nazionale dai partner del Network Anticorpi XL. 

Giovedì 12 settembre la rassegna si apre con cinque lavori, a partire (ore 16.30, Almagià) da Gossip body della coreografa e danzatrice Ottavia Catenacci, creazione che nasce dal desiderio di esplorare la narrazione attingendo alle relazioni umane come materiale di composizione. Daughters (Fondazione Sabe per l’Arte, ore 17.30 e in replica 18 e 18.30), di Teodora Grano, indaga invece il rapporto tra scrittura e danza, partendo dal racconto di un legame familiare situato fuori dalla biologia. Il tutto impreziosito dalle musiche di Massimo Pupillo. Il palcoscenico del teatro Rasi ospita invece in serata (dalle ore 20.45) tre spettacoli: I have seen that face before è il titolo della coreografia di Giovanni Insaudo (danzata da Sandra Salietti Aguilera e Hélias Dorvault), un’analisi delle possibilità fisiche e cinematografiche contenute nei secondi tra il termine di una performance e gli applausi. A seguire, Roberta Maimone firma Wonder, Love, performance che esplora il regno dell’amore impossibile, danzata da Federica Lovato, mentre la prima giornata della Vetrina si chiude con AGiTA – Il corpo elettrico di Mariagiulia Serantoni, spettacolo di danza, voce e suono che affronta il concetto di “agire”, osservando cosa spinge un corpo femminile a mettersi in moto.

 Sette sono poi i lavori di venerdì 13 settembre, a partire da HÀ-BI-TUS (ore 16.30, Mar), coreografia di Alessandra Ruggeri (con le danzatrici Anya Pozza e Kyda Pozza) che si addentra nel tema dell’identità, ponendosi domande fondamentali su cosa costituisce veramente il nostro essere, cui segue (ore 17.30) Superfici discontinue di Antonio Cataldo, attraverso il quale il coreografo indaga il ruolo pratico ed emozionale che gli aggeggi e rituali protettivi esercitano in relazione a quelli nocivi o pericolosi. La performance si sviluppa da un approccio ribaltato ai dispositivi utilizzati dal performer, il quale maneggia ginocchiere, gomitiere, guanti chirurgici sterili e chiodi come oggetti sconosciuti. Alle 18.30 in piazza Kennedy ecco quindi Swan, di Gaetano Palermo, prodotta da La Biennale di Venezia, una performance (con Rita Di Leo) per spazi pubblici che si ispira all’assolo La morte del cigno che Michel Fokine coreografò per Anna Pavlova nel 1901. In serata (ore 20.45, Rasi)  è sul palco Klore, lavoro nato dall’esigenza di Mariangela Di Santo (in scena con Giacomo Graziosi e Carmine Dipace) di sottrarre la tradizione dalle proprie radici e farla rifiorire nella contemporaneità. Punto di partenza è la tarantella lucana, sottile incantesimo mimico del corteggiamento amoroso. A seguire, Michael Incarbone, regista e coreografo, guida Erica Bravini in Fallen Angels, una sospensione ipercinetica, tra alto e basso, ascesa e rovina. Spintə (Quasi caduta), ideato da Claudio Larena e con Elena Bastogi e Giulia Cannas, è invece una performance che nasce da un’indagine sull’ambiguità del gesto della spinta (sull’altalena) in termini relazionali, individuali e fisici. La lunga giornata si chiude, sempre al Rasi, con Amelia del Collettivo Macula, un elogio alla fragilità, un invito a immergersi nella dimensione del ricordo e a lasciarsi attraversare dal senso di vuoto che deriva dalla sua perdita. 

Sabato 14 settembre, terza e ultima giornata della Vetrina, prende avvio con due performance (dalle ore 17.30, Rasi). KAMA, lavoro di Gianni Notarnicola, è un gioco, che ruota attorno alle maniere, i modi, gli stereotipi, come parlare, muoversi e atteggiarsi. A seguire, il lavoro di Eliana Stragapede, che con AMAE si interroga sul bisogno di co-dipendenza nelle relazioni umane indagando il desiderio di essere amati passivamente, cercando l’indulgenza dell’altro. La Vetrina si conclude (ore 21.30, Almagià) con il lavoro di Simone Lorenzo Benini dal titolo (e poi entrarono i cinghiali), un vero e proprio urlo, liberatorio ed eccessivo che dalle profondità del polmone corre lungo la trachea, invade le corde vocali e muta.

Torna il “Giretto d’Italia”, la gara tra le città che vanno più in bicicletta

Il 18 settembre tre check-point per il monitoraggio. L’anno scorso a Ravenna “registrato” il 15 percento della popolazione

bicicletta casco

Torna, mercoledì 18 settembre il Giretto d’Italia, campionato urbano della mobilità attiva, leggera e condivisa, organizzato da Legambiente con la collaborazione di Euromobility, teso a promuovere gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola effettuati in bicicletta o con l’utilizzo di altri mezzi di micromobilità (monopattini elettrici e non, monowheel, E-bike, motorini elettrici, hoverboard…). Una sfida tra chi percorre più chilometri in maniera sostenibile.

Il Giretto d’Italia, che si svolge come ogni anno nell’ambito della Settimana europea della mobilità, coinvolge diverse città italiane, fra cui Ravenna, dove verranno monitorati i passaggi di coloro che scelgono la bicicletta per recarsi al lavoro o a scuola. Il conteggio avverrà tramite appositi check-point, gestiti dai volontari di Fiab Ravenna allestiti in tre zone scelte dall’Ufficio Mobilità del Comune e nelle immediate vicinanze di poli scolastici e di aziende pubbliche e private dalle 7,30 alle 10 del 18 settembre: in viale Randi angolo via Missiroli, sulla ciclabile in adiacenza del passaggio semaforico pedonale; in piazza Caduti angolo via Guaccimanni; in via Cavour, in corrispondenza della Porta Adriana.

Sarà proclamata vincitrice della sfida la città che totalizzerà, nel periodo di monitoraggio, il maggior numero di spostamenti, e quindi di passaggi, di biciclette o altri mezzi di micromobilità elettrica.

Nella scorsa edizione, Ravenna, Piacenza e Reggio Emilia sono risultate le città che hanno registrato una percentuale di passaggi in bicicletta rispetto alla popolazione residente (rispettivamente il 14,89%, il 14,52% e l’11,74%) superiore al 10% rispetto ad una media italiana dello share modale della ciclabilità, che solitamente si attesta intorno al 3%.

L’obiettivo di quest’anno degli organizzatori è fare di più: «Il 18 settembre non servirà pedalare veloci, ma sarà indispensabile essere in tanti a farlo».

Vera Gheno a Ravenna per il nuovo appuntamento di “Flamingo Talks”

Appuntamento il 12 settembre nella sede di “Happy Minds”

Vera Gheno

Giovedì 12 settembre, alle ore 18.30, Vera Gheno sarà a Ravenna per il terzo appuntamento della rassegna “Flamingo Talks”, organizzata dall’agenzia HappyMinds, che ospiterà l’evento nel giardino della propria sede in via Mariani 7.

Sociolinguista, traduttrice e ricercatrice, Vera Gheno presenterà il suo libro “Grammamanti. Immaginare futuri con le parole.” Un’opera che esplora la lingua italiana e celebra l’amore per le parole, come entità vive che crescono e si trasformano insieme a noi e alla società.

Manutenzione e restauro del teatro comunale di Cervia: approvato il progetto

Concorrerà al bando della Regione per ottenere i finanziamenti

Teatro Comunale Cervia

La giunta comunale ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica per interventi di manutenzione, restauro e adeguamento del teatro comunale di Cervia.

Il progetto concorrerà al bando presentato dalla Regione Emilia-Romagna per ottenere finanziamenti relativi a “interventi per spese di investimento nel settore dello spettacolo e per interventi di restauro, conservazione, consolidamento e valorizzazione del patrimonio architettonico, storico e contemporaneo a destinazione culturale”.

Gli interventi previsti nel progetto riguardano il risanamento conservativo degli intonaci e il miglioramento estetico delle pareti esterne dell’edificio; il restauro conservativo del pavimento del palcoscenico in legno di pioppo; il ripristino della superficie del parquet della platea; il rifacimento delle pareti in finitura a marmorino dei sottopalchi che abbracciano la zona platea; il ripristino degli intonaci affrescati nel soffitto della platea attorno al rosone del lampadario; la sostituzione di tutte le poltroncine imbottite della platea e delle quinte teatrali.

«Il teatro – si legge in una nota congiunta dell’assessore ai Lavori pubblici Mirko Boschetti e dell’assessore alla Cultura Federica Bosi – è uno dei maggiori istituti culturali presenti sul territorio e svolge una funzione nevralgica di formazione ed aggregazione sociale per l’intera comunità. Per questo si stanno già effettuando dei lavori che saranno ultimati entro settembre. Il nostro obiettivo è continuare il restauro e il miglioramento complessivo della struttura per garantirne un’ottima fruibilità, rinnovando anche gli arredi e allestimenti non più adeguati a standard di sicurezza e vivibilità degli spazi. È uno dei gioielli ottocenteschi dei teatri della Romagna ed è indispensabile mantenerne anche la sua bellezza».

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