L’associazione Avvocato di Strada – che fornisce assistenza legale gratuita alle persone senza dimora, con l’obiettivo di tutelare i loro diritti e favorire l’inclusione sociale – in una lettera al sindaco contesta l’operazione di sgombero dei giorni scorsi della polizia locale di Ravenna nell’area ex Pop Up in darsena, dove è stata riscontrata la presenza di nove cittadini stranieri – tutti in regola con il permesso di soggiorno – lì accampati per dormire e, a seguito del controllo, allontanati e denunciati per invasione di terreni ed edifici.
«Premesso – si legge nel testo dell’associazione, formata anche da avvocati volontari – che l’occupazione abusiva di un suolo configurerebbe un reato (salvo il ricorrere di uno stato di necessità) e che, non conoscendo nello specifico i fatti, non sappiamo se le persone in questione, prima di arrangiarsi presso quell’area, si fossero rivolte al servizio accoglienza del Comune di Ravenna per chiedere aiuto, non possiamo non sottoporle delle riflessioni su quanto accaduto e, in generale, sull’approccio verso queste situazioni, purtroppo frequenti nel territorio locale».
«In primo luogo – continua il testo -, dobbiamo rilevare che i servizi messi in campo a favore delle persone senza fissa dimora del ravennate appaiono insufficienti rispetto alla reale e attuale portata del fenomeno, che riguarda donne e uomini (stranieri come italiani) impossibilitati – per le più svariate motivazioni personali, spesso molto complesse – a trovare un alloggio dignitoso e di fatto costretti a dormire per strada o in sistemazioni di fortuna; il mese di agosto, poi, è notoriamente critico a causa della chiusura del “dormitorio del Buon Samaritano”, ma anche negli altri periodi (compresi quelli invernali) le liste di attesa per accedere al sistema di accoglienza comunale sono particolarmente lunghe e l’accesso alle strutture è molto difficile. Purtroppo, come sportello seguiamo le posizioni di diverse persone in tali condizioni, in specie due donne ravennati che stanno affrontando da diversi mesi una situazione di emergenza abitativa e per le quali i Servizi Sociali – con grande sforzo – stanno cercando di attuare dei progetti di accoglienza compatibili con le difficili esigenze socio-sanitarie delle interessate».
«In secondo luogo, facciamo presente – avendolo appreso direttamente dal contatto con i gestori delle varie strutture – che in particolare il “dormitorio del Buon Samaritano” arrivi spesso ad ospitare fino a 7-8 cittadini stranieri richiedenti asilo, i quali dovrebbero trovare accoglienza presso le strutture gestite dalla Prefettura (Cas) che non riesce ad organizzarne l’ingresso, se non con tempi troppo prolungati; ciò comporta inevitabilmente l’impossibilità di accesso al dormitorio da parte delle (molte) persone che non hanno alcun titolo per entrare nel sistema di accoglienza dei cittadini stranieri e questo “cortocircuito” – che in ogni occasione segnaliamo prontamente alla Prefettura – genera una situazione di emergenza che costringe la gente a trovare alloggi di fortuna, anche per strada».
«In terzo luogo, sarebbe stato bello leggere nell’articolo che a seguito dell’intervento delle sei pattuglie, preso atto dello stato di necessità delle nove persone coinvolte (le quali, quasi sicuramente, in questo periodo non avrebbero potuto trovare spazio nell’accoglienza comunale), la questione fosse stata affrontata non solo sotto il profilo della sicurezza, ma anche dal punto di vista sociale, indirizzando gli interessati verso i servizi sociali o le associazioni territoriali per tentare di trovare un rimedio ed evitare il reiterarsi del problema in altre zone della città».
«Per concludere, pur ritenendo che – nei limiti della propria competenza – sia compito dell’amministrazione/politica locale affrontare i problemi della sicurezza, non possiamo non segnalare come, nel contempo, sia dovere dello stesso ente attivare tutte le misure di carattere sociale necessarie per scongiurare o, quanto meno, per limitare il verificarsi di situazioni come quella affrontata ieri, comunque tendendo sempre la mano verso chi – molto spesso non per colpa – si ritrovi costretto a vivere per strada; e ci pare di capire che questo approccio ieri, come in altre occasioni passate, sia del tutto mancato».