giovedì
25 Dicembre 2025

Il nuovo presidente presenta il suo programma: servono 500 milioni per logistica, sicurezza e collaborazione

«Logistica, sicurezza e collaborazione» sono le tre parole chiave per Francesco Benevolo, neoeletto presidente dell’Autorità portuale del Mare Adriatico centro settentrionale. Il punto chiave del suo mandato quadriennale verte sul lavoro di trasformazione dell’hub portuale ravennate in hub logistico nazionale. Per farlo, servono 500 milioni: 115 sono per completare le banchine e proseguire con i dragaggi. Poi si parla di promozione, operazioni di consolidazione e, soprattutto, infrastrutture viarie. In questo campo sarà necessario potenziare strade, ferrovie e collegamenti con interporti e aeroporti, valutando anche la possibilità di un miglioramento della viabilità a Porto Corsini che possa fare fronte ai nuovi traffici croceristici.

Le richieste sono esplicitate in un dossier già consegnato al ministero. «Nei prossimi anni ci muoveremo all’interno di un contesto geopolitico molto articolato – spiega Benevolo -. Possiamo aspettarci una situazione più stabile per quello che riguarda l’Est Europa, con possibilità di ripresa e traffici in aumento, un assestamento dei dazi, e la riapertura del canale di Suez. Nei prossimi anni il contesto finanziario sarà invece ristretto, e ci possiamo aspettare un effetto risacca dal completamento dei progetti Pnrr. Il nostro settore invece, trasporti, la logistica e economia marittima, gode di ottima salute. Stiamo assistendo a un fenomeno di aggregazione dei player, che ci porta a rapportarci con meno realtà e sempre più strutturate».

Nei primi 11 mesi dell’anno il porto di Ravenna chiude infatti con +9 percento, distinguendosi principalmente per il traffico di cereali, rinfuse e per i traffici legati al rigassificatore. «Vogliamo portare in Italia la consapevolezza e il dibattito sui traffici delle rinfuse, di cui siamo leader, ma di cui non si conosce molto, sia a livello di traffici, sia a livello di impatto economico – continua il presidente -. Il porto di Genova è il primo per export nazionale, ma noi siamo la porta da cui entrano tutte le materie prime che alimentano il sistema produttivo italiano. Il porto di Ravenna ha un ruolo fondamentale a livello nazionale e dobbiamo in qualche maniera portarlo in risalto con i numeri e con le stime dell’impatto. Non saremo mai leader del traffico container, di cui abbiamo oggi il 2,5 percento del mercato. Percentuale che, secondo le stime, non è destinato a cambiare».

Sul tema dell’energia invece si punta all’innovazione, con lo sblocco dei lavori per il cold ironing con l’impianto fotovoltaico e l’atteso progetto dell’eolico in mare, che si affiancano al rigassificatore. Infine, il presidente ha parlato di lavoro, dove la mancanza di figure professionali si fa sentire anche nel porto ravennate: «Dovremo vigilare sull’invecchiamento e trovare nuove professioni da affiancare a innovazioni e competenze».

Infine, il progetto di ripulire il Moro di Venezia in darsena entro aprile, in modo da presentarlo al meglio alla città e alla tre giorni dei porti italiani in programma a maggio. L’accordo è stato chiuso negli scorsi giorni e i lavori di restauro dureranno circa un mese.

Il sindaco e i Partigiani: «Una fiaccolata democratica e antifascista il 4 dicembre a Ravenna»

In occasione dell’81° anniversario dell’eccidio di Madonna dell’Albero – quando 56 persone, fra cui molti bambini, vennero trucidate dagli occupanti tedeschi – il sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, ha annunciato per giovedì 4 dicembre (giorno in cui si celebra la Liberazione di Ravenna), dalle 17 alle 18, l’organizzazione, insieme all’Anpi, di una fiaccolata democratica e antifascista aperta a tutte le associazioni, partiti, sindacati, società civile, persone, «per difendere i valori di uguaglianza e libertà alla base della democrazia».

Questa fiaccolata – che si aggiunge alle altre iniziative già organizzate per quella data, dalle celebrazioni mattutine alla proiezione serale, gratuita, di un documentario sulle storie di donne della Resistenza ravennate – attraverserà luoghi simbolo della città: partendo da piazza della Resistenza si passerà dal Ponte degli Allocchi per arrivare in piazza del Popolo, dove ci si fermerà di fronte alla lapide dei caduti per la libertà.

Spiegano il sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, e il presidente provinciale di Anpi, Renzo Savini: «All’indomani dell’indegna manifestazione indetta da gruppi di estrema destra nella nostra Ravenna, abbiamo deciso di organizzare una fiaccolata aperta a tutte e tutti coloro che si riconoscono nella Ravenna antifascista, città Medaglia d’oro al Valore Militare per la Resistenza. Ravenna è una città che ha pagato un prezzo altissimo durante il Ventennio, anche in termini di deportazioni, e non dimentica la propria storia: per questo, il 4 dicembre vogliamo ricordare tutte e tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita opponendosi al Nazifascismo e che hanno combattuto la guerra di Liberazione per i valori repubblicani che sono alla base della nostra Costituzione. Crediamo, infatti, che una presa di posizione collettiva, forte e inequivocabile, possa valorizzare quegli ideali di libertà, uguaglianza e rispetto che sono fondanti della nostra democrazia e, allo stesso tempo, contribuisca a marginalizzare tutte quelle parole e quei comportamenti che incitano all’odio e alla violenza. Ci sono movimenti che agitano timori e alimentano diffidenza, sfruttando nel modo peggiore le paure delle persone e gli eventi di cronaca riguardanti la sicurezza.
Ravenna è una città che ha costruito la propria storia pretendendo che le leggi vengano rispettate da tutti e che chi commette reati venga perseguito, indipendentemente dalla nazionalità o dalle origini. Noi non condividiamo, e anzi condanniamo, rigurgiti e riecheggi che ci riportano ai periodi più bui della nostra storia, ma non basta essere contro a parole, riteniamo serva una presa di posizione fisica collettiva contro ogni forma di violenza, intolleranza e discriminazione».

Sindaco e Anpi danno quindi appuntamento al 4 dicembre, alle 17, in piazza della Resistenza, da cui partirà un corteo lungo circonvallazione al Molino, attraverso il monumento di Giò Pomodoro, e proseguendo su via Baldini, via De Gasperi, via Corrado Ricci, via Gordini e piazza del Popolo.

«Viola volava leggera e non vedeva mai il male». Il ricordo della 23enne uccisa da un camion a Bologna. Sabato i funerali a Cervia

Si terranno sabato 29 novembre a Cervia (dalle 14.30 in Duomo) i funerali di Viola Mazzotti, la ragazza di 23 anni morta l’altro giorno in un incidente a Bologna, investita da un camion mentre stava andando in bici all’azienda dove stava svolgendo un tirocinio.

Cordoglio tra parenti, amici e colleghi. Sui social, a ricordare la 23enne è anche la Cooperativa Bagnini di Cervia (Viola faceva parte dello staff del bagno Playa Caribe). «Una ragazza straordinaria che ci è stata portata via troppo presto da una tragedia che lascia senza parole – si legge nel post -. Anche lei, come tanti giovani cervesi, d’estate lavorava in spiaggia con la sua bellezza, eleganza e simpatia. La sua bellezza, quella che si vedeva negli occhi e nei gesti gentili, era solo il riflesso di una bontà rara e di un talento che illuminava chiunque avesse la fortuna di incontrarla. Chi l’ha conosciuta sa che il suo sorriso, la sua grazia e il suo modo unico di essere resteranno per sempre nei nostri cuori.
Oggi ci stringiamo nel dolore ai genitori, alla famiglia e a tutti coloro che le hanno voluto bene. Che il suo ricordo continui a vivere in ogni gesto di gentilezza, in ogni pensiero d’amore, in ogni silenzio colmo di nostalgia. Ciao Viola, non ti dimenticheremo mai».

Gli amici di Bologna, invece, l’hanno ricordata con una scritta sull’asfalto nel luogo dell’incidente, in via dell’Arcoveggio (dove si è svolto anche un sit-in di attivisti contro la pericolosità della ciclabile). In strada sono stati deposti anche fiori e foto del giorno della sua laurea, l’anno scorso, in Management e Marketing all’Alma Mater di Bologna. Aveva poi frequentato un master con specializzazione in Marketing Strategico alla Catòlica Lisbon School of Business and Economics. Dopo il tirocinio in cui era impegnata in questo periodo, si sarebbe dovuta laureare di nuovo l’estate prossima.

Il Corriere della Sera ha intervistato il padre, Cristian Mazzotti, noto nel Cervese anche per far parte (insieme alla moglie Debora) del gruppo sportivo Cervia Run. ««Viola volava leggera sulle cose e non vedeva mai il male da nessuna parte: in nessuna persona e in nessun luogo – sono le sue parole riportate dal Corriere Bologna -. È una caratteristica che l’ha sempre contraddistinta, la leggerezza, senza mai lamentarsi e senza grandi pretese. Le andava sempre bene tutto. Eppure eccelleva in ciò che faceva: negli studi, nello sport. Sempre con questa sua leggerezza, che le permetteva di portare a casa risultati. Amava il mondo e viaggiare».

Anniversario Liberazione: incontri e proiezioni di documentari

La liberazione di Ravenna dal nazifascismo avvenne il 4 dicembre 1944, grazie all’operazione Teodora condotta dai partigiani della 28esima brigata Gap Mario Gordini con l’aiuto delle truppe alleate, e in occasione dell’81esimo anniversario sono previste diverse iniziative a ricordo.

Le celebrazioni inizieranno il 3 dicembre, alle 17.30 nella sala Spadolini della Biblioteca Oriani in via Corrado Ricci, con il dialogo tra Alessandro Luparini, direttore della Fondazione Casa di Oriani-biblioteca di storia contemporanea, e Davide Conti, storico e consulente dell’Archivio storico del Senato della Repubblica, su “La Resistenza a Roma e la Resistenza nel ravennate”. Porterà i saluti dell’Amministrazione comunale l’assessore Fabio Sbaraglia. Presiederà Maria Paola Patuelli del Comitato in difesa della Costituzione, coordinerà Giuseppe Masetti dell’Istituto storico della Resistenza. L’iniziativa è promossa dal Comitato in difesa della Costituzione e dall’Istituto storico della Resistenza, in collaborazione con Fondazione Casa di Oriani.

Giovedì 4 dicembre, alle 11 in piazza del Popolo, si svolgerà la consueta cerimonia di deposizione di corone e omaggio alla lapide in memoria dei caduti della Seconda guerra mondiale alla presenza del picchetto d’onore militare. L’accompagnamento musicale sarà della Banda musicale città di Ravenna.

Alle 11.30, nella sala Corelli del Teatro Alighieri, il sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni farà il suo intervento a cui seguirà Andrea Baravelli, docente di storia contemporanea dell’Università di Ferrara che interverrà su “Imparare, costruire e praticare la democrazia. Ravenna tra Liberazione e libere elezioni”.

Gli appuntamenti della giornata di chiuderanno alle 21 al Cinema Mariani, in via Ponte Marino, con “Ragazze per sempre. Storie di donne nella Resistenza ravennate” scritto e diretto da Giuseppe Masetti dell’Istituto storico della Resistenza, voce narrante di Elena Bucci della compagnia teatrale Le Belle Bandiere. Riprese e post produzione Biroke Studio. Ingresso libero.

È un documentario che rende omaggio riconoscente al contributo offerto da tante ragazze al movimento di Liberazione. Il filmato, della durata di 65 minuti, si avvale dei materiali d’archivio conservati presso l’Istituto storico della resistenza di Ravenna, l’Istituto Luce, l’Aamod di Roma, intercalati da riprese sul campo nei paesaggi di memoria, intende portare lo spettatore a contatto con i sentimenti e le passioni civili che durante la guerra animarono le protagoniste dei Gruppi di difesa della donna e di assistenza ai combattenti, maturando percorsi di emancipazione che avrebbero poi trovato seguito nella Costituzione repubblicana e nelle battaglie civili del dopoguerra. La voce off di Elena Bucci che accompagna tutto il filmato, unitamente alle riprese video curate da Shilan Shamil dello Studio Biroke, rendono del tutto attuale e stimolante la riflessione su una storia di genere che tutti dovrebbero conoscere.

Un altro momento celebrativo si svolgerà sabato 6 dicembre, in occasione dell’81esimo anniversario della Battaglia delle Valli, alle 10 in piazza 2 agosto a Mandriole, si svolgerà la deposizione delle corone d’alloro ai cippi e al monumento ai caduti. A seguire i saluti di Giancarlo Schiano, assessore del Comune di Ravenna e gli interventi di Valentina Giunta, Anpi provincia di Ravenna, Franco Silvagni, Anpi di Fusignano e Nicola Pondi, sindaco di Fusignano. L’iniziativa è promossa dall’Anpi della provincia di Ravenna e dalle sezioni di Bagnacavallo, Voltana, Lugo, Alfonsine, Cotignola, Sant’Alberto, Lavezzola, Conselice, Massa Lombarda, Mezzano, Porto Corsini, Marina di Ravenna.

Sempre sabato 6 dicembre, alle 15.30 a Casa di Olindo Guerrini, in via Guerrini 60 a Sant’Alberto, ci sarà la proiezione del documentario “La Battaglia per Ravenna” prodotto dall’Istituto storico della Resistenza di Ravenna, sulla manovra militare congiunta di alleati e partigiani che portò alla liberazione della città nei primi giorni di dicembre 1944. Regia di Giuseppe Masetti e Shilan Shamil. Riprese, montaggio e post-produzione Biroke Studio. Sarà presente Masetti. Per informazioni: Istituto Storico, 0544-84302, segreteria@istoricora.it

Mercoledì 10 dicembre, alle 17.30 nella sala Dantesca della Biblioteca Classense in via Baccarini, la presentazione del libro “LITALIA”, racconti a cura di Ivano Artioli, Danilo Montanari Editore, preceduti dai saluti di Alessandro Barattoni, sindaco di Ravenna, e di Patrizia Ravagli presidente Istituzione Biblioteca Classense. La presentazione sarà a cura dell’autore Artioli con letture di Asia Galeotti, attrice. L’iniziativa promossa in collaborazione con Istituzione Biblioteca Classense.

Musica classica nelle comunità rurali: il progetto premiato da Coopstartup

Nei giorni scorsi sono stati premiati i tre progetti vincitori dell’edizione 2025 di Coopstartup Romagna, il bando promosso da Legacoop Romagna, Federcoop Romagna, Coop Alleanza 3.0 e Coopfond per costituire nuove imprese mutualistiche in Romagna.

I gruppi che si sono aggiudicati il premio – 15mila euro di contributi ciascuno, un terzo in servizi per iniziare l’attività – sono “Note Remote” di Ravenna, “Muspelheim” e “Forum Young System Cooperativa” di Cesena.

Il progetto presentato da Note Remote di Ravenna riguarda la diffusione e la promozione della musica classica nelle comunità rurali con limitato accesso all’offerta culturale: l’obiettivo è rafforzare il tessuto sociale attraverso esperienze musicali.

Muspelheim è stata creata da un gruppo di giovani del comprensorio cesenate che ha progettato la gestione di uno stabilimento balneare.

Forum Young System Cooperativa nasce dall’evoluzione in cooperativa di un marchio commerciale già esistente per creare uno spazio di incontro tra giovani, territorio e imprese e svolgere i compiti di facilitatore di dialogo e networking.

Tutti i partecipanti a Coopstartup ricevono gratis un percorso di formazione online, mentre i progetti selezionati ricevono un accompagnamento personalizzato da parte degli esperti di Legacoop e Federcoop Romagna per la messa a punto e la stesura dei business plan. Tra i criteri di valutazione figurano il beneficio per la collettività, l’originalità, la sostenibilità, le competenze e la capacità di creare nuovi posti di lavoro, anche nel medio e lungo periodo.

Alla consegna dei premi erano presenti il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi, la vicepresidente Romina Maresi, la responsabile Attività sindacale, Simona Benedetti, e la referente di Coopstartup Romagna, Elisabetta Cavalazzi.

Le prime otto edizioni del bando hanno erogato più di 320mila euro di contributi con oltre 190 progetti che hanno coinvolto più di 720 persone e portato alla costituzione  di 28 nuove imprese.

Legacoop Romagna associa 362 cooperative nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, che complessivamente sviluppano un valore della produzione pari a 7,5 miliardi di euro e occupano più di 25mila lavoratori; i soci sono oltre 320mila.

Il 60 percento delle famiglie ha votato contro la “settimana corta” al liceo scientifico Oriani

Il 60 percento dei genitori ha votato contro l’ipotesi di adottare dal prossimo anno scolastico la settimana “corta” (con l’organizzazione dell’orario su cinque giorni, dal lunedì al venerdì, e il sabato a casa) al liceo scientifico Oriani di Ravenna. Una “consultazione democratica” come sottolineano dal liceo, che ha coinvolto anche studenti, professori e personale Ata.

Sostanzialmente, sono invece spaccati a metà gli insegnanti (favorevole il 53 percento, come da votazione effettuata in presenza nel corso del collegio docenti del 28 ottobre scorso) e gli studenti (su 1.072 risposte ricevute on line, tramite modulo Google, il 50,3 percento si è detto favorevole alla settimana “corta” e il 49,7 percento contrario). Le risposte da parte di genitori e famigliari (sempre da remoto) sono state invece 949, come detto, di cui il 60,7 percento contrarie. Infine, le 22 risposte ricevute dal personale Ata sono invece state – come prevedibile – tutte favorevoli alla chiusura della scuola il sabato.

L’esito del percorso partecipativo – fanno sapere dalla scuola – ora verrà valutato per le successive valutazioni. Ma è chiaro che con le famiglie contrarie è difficile che il liceo possa proseguire verso la direzione della settimana corta.

«Una Cop30 deludente, anzi prevedibile. Ora rilanciare l’iniziativa dal basso»

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Pippo Tadolini, della campagna “Per il clima – Fuori dal fossile”, post Cop30, la Conferenza delle Parti, ossia il più grande evento globale per le discussioni e i negoziati sui cambiamenti climatici.

Si è conclusa la Cop30 di Belém, in Brasile, e a tutte e tutti noi resta ancora una volta l’amaro in bocca. Anche se scienziati, paesi vulnerabili, agenzie Onu e la stessa presidenza brasiliana hanno cercato di insistere sull’urgenza assoluta di affrontare la crisi climatica, i cui segni sperimentiamo ogni anno – anzi ogni giorno – con sempre maggiore drammaticità – il vertice di Belém si chiude con un risultato assai misero. Mesi di negoziati, una mobilitazione scientifica senza precedenti e un movimento ambientalista ormai abbastanza radicato in tutto il mondo, e poi alla fine un testo, approvato alla Cop30 da 195 paesi, che non contiene alcun riferimento esplicito all’eliminazione dei combustibili fossili.

Ognuno potrà andare a leggersi nel dettaglio ogni materiale prodotto, e magari vi troverà anche cose interessanti, ma nel complesso il documento finale (a questo link) riflette un limite gravissimo, che allontana ancora la possibilità di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C in più rispetto al punto di riferimento ormai universalmente riconosciuto.

Dal momento che l’attenzione dei mezzi d’informazione sulla Cop30 è stata mediamente scarsa e ha trattato l’evento come una vicenda tutto sommato secondaria nell’agenda informativa, vale la pena di ricordare che oltre 80 Paesi avevano chiesto di inserire nel testo finale una formulazione inequivocabile, che impegnasse tutti gli Stati a una transizione accelerata e definitiva dai combustibili fossili, specificando che si dovessero esplicitare sia l’eliminazione – pur graduale – di carbone, petrolio e gas, sia la fine dei sussidi pubblici alle fonti fossili. E in più un’agenda chiara per aumentare progressivamente la quota di energie rinnovabili. Bisogna inoltre sottolineare che la stragrande maggioranza dei Paesi dell’Unione Europea, nonostante i preoccupanti passi indietro di questi ultimi anni sul green deal, aveva condiviso questa proposta, e che purtroppo fra i sottoscrittori europei l’Italia non compare. È utile aggiungere che gli altri Stati sottoscrittori erano intanto i Paesi vulnerabili e Small Island Developing States (Sids), come Barbados, Marshall Islands, Vanuatu, cioè quelli che vedono come ormai imminente la propria fine a causa dell’innalzamento del livello dei mari, diversi Paesi africani fortemente colpiti dagli impatti climatici e alcuni Stati latinoamericani come Cile, Colombia, Costa Rica, da tempo convinti sostenitori di un’uscita ordinata e rapida dalle fossili.
Quindi una coalizione ampia, che al di là delle diverse collocazioni geostrategiche ha assunto la consapevolezza di una certezza scientifica: senza una riduzione drastica dell’uso di petrolio, carbone e gas, l’obiettivo del limite di 1,5 °C diventa irraggiungibile.

L’Italia esprime una posizione più che ambigua: dice di ribadire l’impegno alla transizione, ma tiene a sottolineare che «è importante poter ricorrere a tutte le tecnologie disponibili», che è come affermare che per ora le fonti fossili non si toccano.
In prima fila nel dettare la linea ostruzionista, manco a dirlo, l’Arabia Saudita, per la quale la difesa del petrolio è praticamente sacra, la Russia, che si guarda bene dall’ammettere che l’estrattivismo sul quale campano la sua economia e il suo regime vadano messi in discussione, l’Iran, ovviamente allineato alle posizioni dei grandi produttori; e poi la Cina (che accusa i Paesi più “ecologisti” di avanzare una proposta non equilibrata nella distribuzione degli oneri), della quale, però, va sottolineata la velocità vertiginosa che da qualche anno ha impresso ai processi di riconversione verso le rinnovabili, e altri Paesi esportatori di combustibili fossili.

Per cui, alla fine, il testo parla genericamente di “accelerare l’azione per il clima” e “rafforzare la resilienza”, che è come dire andiamo avanti come se nulla fosse e ognuno faccia quello che vuole e cerchiamo di adattarci, ovvero: i padroni del sistema fossile sono troppo potenti per poterli disturbare. Proprio l’elemento centrale su cui si gioca la traiettoria climatica globale viene completamente tradito.

Da tutto ciò emerge anche un altro dato: la totale assenza degli Stati Uniti del negazionista Trump, che ha fatto della sua lotta senza quartiere alla riconversione ecologica una delle sue guerre preferite. Il principale emettitore di CO2 e di ogni tipo di inquinante del Pianeta, ha deciso di indebolire il più possibile il fronte dei Paesi favorevoli a un accordo minimamente coraggioso. Schierandosi quindi, senza se e senza ma, dalla parte dei produttori di petrolio e gas.

Niente di buono, quindi, in questa Cop30? Forse qualcosa c’è. Il multilateralismo non si è dissolto, e molti fra i Paesi emergenti, non hanno rinunciato a fare sentire la propria voce né a disegnare percorsi di impegni da mantenere in ogni caso. È stata confermata l’iniziativa Onu che mira a garantire sistemi di allerta precoce in tutti i Paesi entro il 2027; è stato rafforzato il Fondo “Loss and Damage” con nuovi contributi da vari Paesi europei, e un rafforzamento dei meccanismi tecnici; si è lanciato un programma di iniziative per il monitoraggio satellitare condiviso, con il supporto alle comunità indigene. E bene o male, il pacchetto finale impegna i Paesi a presentare gli obiettivi aggiornati e coerenti con la traiettoria 1,5 °C entro il 2029.
Potrebbero essere risultati importanti in presenza di orizzonti vincolanti per tutti, ma senza un’agenda chiara per ogni azione necessaria e soprattutto senza la dichiarazione che dal sistema fossile si deve uscire, non compensano minimamente i danni che produrrà la scelta liberista, guidata da chi attualmente detiene il potere di condizionare le scelte energetiche e ambientali (si, ambientali in senso lato, perché non di sola energia si sta parlando).
In pratica, la diplomazia climatica è ostaggio degli interessi di chi trae profitto nel ritardare l’azione necessaria, e ciò è politicamente e moralmente inaccettabile.

Nulla da fare, quindi? Al contrario, e qui veniamo ai nostri impegni per il futuro immediato e lontano. Proprio perché dai potenti della Terra non vengono segni di volontà, è quanto mai necessario che le comunità scientifiche, i movimenti, le città e i territori, i poteri locali, le organizzazioni sociali e le singole persone continuino a muoversi con decisione. Se la politica internazionale a Belém ha colpevolmente e in maniera criminale perduto l’ennesima (l’ultima?) occasione, rifiutandosi di chiamare per nome i combustibili fossili, cioè ignorando la causa primaria della crisi, è quanto mai necessario che dal basso vengano delle spinte sempre più decise. Resta decisivo il ruolo della società civile, dei movimenti climatici, delle comunità locali.

Bisogna anche dire con chiarezza che, per il momento, anche i poteri locali remano contro. Per rimanere nel nostro specifico, sia la Regione Emilia-Romagna che il Comune di Ravenna, a tutt’oggi si sono ben guardati dal produrre una propria road map per l’inizio della dismissione del soffocante reticolo fossile nel quale siamo immersi. Non solo, ma con grave vulnus non solo per l’ambiente, ma anche per lo stesso sistema democratico, importanti iniziative della società civile come le leggi d’iniziativa popolare presentate dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna e da Legambiente per la transizione ecologica, giacciono nei cassetti della Regione da tre anni senza essere discusse e approvate. E su questo chiamiamo ognuno ad assumersi le proprie responsabilità.

Siamo ormai completamente disillusi su quello che potrà venir fuori dalle prossime Cop (la prossima edizione si terrà nel novembre 2026 in Turchia). Ma proprio per questa disillusione, se non vogliamo arrenderci ad un futuro dagli scenari catastrofici e a una vita invivibile per le nostre figlie, figli, nipoti e pronipoti, dobbiamo continuare a lavorare e moltiplicare le nostre mobilitazioni.

Non siamo del tutto sole/i. Non solo per il fatto che in tutto il mondo movimenti e popolazioni stanno acquisendo sempre più consapevolezza e determinazione a prendere in mano i propri destini, ma anche perché alcuni Stati non intendono subordinarsi totalmente allo stato di fatto. Per esempio, come conseguenza della beffa di Belém, i governi di Colombia e dei Paesi Bassi hanno annunciato l’organizzazione della prima conferenza internazionale dedicata alla “just transition” lontano dalle fonti fossili, prevista per aprile 2026 a Santa Marta (Colombia) e si propone di riunire governi, società civile, comunità indigene, industrie e istituzioni per tracciare “percorsi legali, economici e sociali” verso l’abbandono di carbone, petrolio e gas.
Sul nostro territorio, come sempre, faremo la nostra parte, e chiediamo a tutte e tutti di essere con noi.

Pippo Tadolini (Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”)

È in ritardo il grande parco tra terminal crociere e Porto Corsini

Per rendere la nuova stazione marittima di Porto Corsini più digeribile per la comunità, visto l’impatto innegabile in termini di cemento che riguarderà 12 ettari fronte-mare, il progetto prevede la realizzazione del cosiddetto Parco delle Dune. Un’area di 18 ettari tra il terminal crociere e il paese: una parte, circa 6 ettari, riguarderà interventi per la riqualificazione della viabilità e percorsi ciclopedonali, parcheggi, strutture di servizio, aree ecologiche e altri servizi, il resto sarà un polmone verde fruibile dai turisti e dagli abitanti del lido. Il costo dell’intervento è di 8 milioni di euro, di cui 1,5 finanziati dalla Regione e il resto dall’Autorità portuale.

Il parco, come intuibile dal nome, sarà caratterizzato da dune e radure, in armonia con il paesaggio circostante. Avrà una piazza d’ingresso e una piazza anfiteatro, dove le sedute sono ricavate da gradoni generati dalle pendenze delle dune.
Al centro un grande prato, e anche qui gradoni in legno vista mare, mentre la banchina diventa un’area di sosta e relax sul canale. Nella fascia vicina alla pineta esistente saranno piantumati 681 alberi (pini domestici, aceri, frassini) e 3.681 tra olivelli, ligustri, ginepri. Altre 1.090 essenze arboree e arbustive troveranno posto nella parte verso il terminal passeggeri. Anche i parcheggi saranno alberati e ovunque saranno utilizzati materiali drenanti. Infine, luci led, una vasca di accumulo per irrigare il verde, colonnine elettriche per ricaricare i veicoli e refrigerare i bus.

Sarà pronta prima la stazione delle crociere. Lo scorso 7 maggio, infatti, l’Autorità portuale di Ravenna ha revocato il bando in autotutela a causa di due criticità: il bando per la costruzione del parco non aveva ricevuto nessuna offerta entro i termini previsti e c’era la necessità di modificare il progetto per via delle interferenze con i lavori già in corso per la nuova stazione marittima, attualmente in fase avanzata.

Nei giorni scorsi il presidente di Ap, Francesco Benevolo, ha aggiornato le tempistiche: «Il primo stralcio, che riguarda soprattutto spazi a servizio della stazione e qualche zona verde, è in fase di aggiudicazione e contiamo che sia completato entro l’estate 2026. Il secondo stralcio, del valore di 7 milioni, riguarda la parte più naturale (compresa la piantumazione degli alberi, ndr) e contiamo di aggiudicare la gara entro il primo semestre 2026».

In overdose sul treno, vagone evacuato alla stazione di Faenza. Denunciata una 20enne con della ketamina in cristalli

Momenti di tensione, martedì sera, a bordo di un treno Intercity. Ne scrive Federico Spadoni in un articolo pubblicato oggi (27 novembre) sul Corriere Romagna.

Una passeggera di vent’anni, partita dal Trentino, ha mostrato chiari segni di overdose: l’allarme al capotreno ha dato il via a un intervento tempestivo che ha evitato conseguenze peggiori. A soccorrere la giovane sono stati due militari fuori servizio, presenti casualmente sul convoglio. Grazie alla loro esperienza hanno riconosciuto i sintomi e stabilizzato la ragazza, fornendo indicazioni cruciali ai sanitari del 118 saliti a bordo alla stazione di Faenza.

Durante i controlli è emerso che la ventenne trasportava nella borsa un sacchetto contenente circa 45 grammi di ketamina in cristalli. La sostanza, inizialmente scambiata per un oppioide ben più potente, ha reso necessario evacuare il vagone per tutelare la sicurezza dei passeggeri.

La giovane, una volta ripresasi, è stata denunciata per possesso di stupefacenti ai fini di spaccio. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine e del personale sanitario, il treno ha ripreso la sua corsa verso Rimini.

Annegò la moglie malata di Alzheimer, condannato a 9 anni. Concesse le attenuanti

La Corte d’assise di Ravenna ha condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione Enzo Giardi, ex bancario di 79 anni, per l’omicidio della moglie Piera Ebe Bertini, 77 anni, affetta da Alzheimer in fase avanzata. Il delitto risale al 9 settembre 2024, quando l’uomo affogò la donna nella vasca da bagno della loro abitazione, alla vigilia del suo trasferimento in una clinica. Giardi, che da anni si prendeva cura della consorte, aveva confessato subito il gesto.

I dettagli sono sui due quotidiani locali in edicola oggi, 27 novembre.

La sentenza, pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Giovanni Treré, ha riconosciuto le attenuanti generiche, il risarcimento ai figli e la seminfermità mentale, ritenendole prevalenti sulle aggravanti del rapporto coniugale e della minorata difesa. L’imputato, ai domiciliari presso una familiare, non era presente in aula. È stata disposta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Il procuratore capo Daniele Barberini aveva chiesto una pena di 6 anni e 2 mesi, sottolineando come il caso fosse diverso dai precedenti di eutanasia in Italia e all’estero, poiché la vittima non aveva mai espresso volontà di morire, ma solo di non essere ricoverata. Secondo l’accusa, si trattò di un’azione volontaria di soppressione, motivata dal timore dell’uomo di vedere la moglie abbandonata e non più curata con la stessa dedizione. Lo psichiatra incaricato dalla Corte ha parlato di “burnout da caregiver”, individuando una parziale incapacità di intendere e volere.

La penaè frutto di un calcolo matematico: i giudici sono partiti dai 21 anni previsti per l’omicidio volontario, applicando riduzioni per le attenuanti. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. La difesa ha annunciato ricorso, contestando il mancato riconoscimento dell’attenuante per motivi di particolare valore morale e sociale.

Ufficiale: Viola ha firmato per il Ravenna. Avrà la maglia numero 10

Il Ravenna Fc comunica ufficialmente «di aver perfezionato il tesseramento del calciatore Nicolas Viola, centrocampista classe 1989, attualmente svincolato». La notizia era praticamente scontata, dopo che martedì sera Viola aveva già posato con i tifosi giallorossi, in tribuna allo stadio Benelli in occasione della partita (vinta) di Coppa Italia contro l’Arzignano.

«Giocatore di grande esperienza e qualità – lo descrive così il Ravenna in una nota -, Viola vanta una carriera di assoluto rilievo tra Serie A e Serie B, avendo indossato le maglie di club prestigiosi come Reggina, Ternana, Benevento e Cagliari, con cui ha collezionato presenze e prestazioni di spessore nei massimi campionati italiani. Regista dotato di visione di gioco, tecnica sopraffina e grande personalità, porta in dote al Ravenna un valore aggiunto determinante all’interno del reparto centrale. L’arrivo di Viola rappresenta un innesto importante per la squadra di Marco Marchionni, che potrà così contare su un profilo esperto e capace di incidere immediatamente sia sul piano tecnico che su quello carismatico».

Dopo il superamento delle visite mediche, oggi (mercoledì 26 novembre) ha disputato il primo allenamento con i compagni. Per lui la maglia scelta è la numero 10. Ha firmato un contratto fino alla fine della stagione in corso.

Storie di Ravenna torna al Rasi per la sua ottava edizione: apertura all’Alighieri sul Guidarello

“Storie di Ravenna” torna al Teatro Rasi per la sua ottava edizione, con un’apertura dedicata a Guidarello Guidarelli, il condottiero ravennate vissuto nella metà del XV secolo. La sua lastra tombale, oggi custodita nelle sale del Mar, è avvolta di mistero per quel che riguarda il suo autore e la sua originalità e sulla leggenda che la lega alle promesse d’amore. Il mistero accompagnò anche la vita del Guidarello, che verrà portata in scena lunedì 1 dicembre al Teatro Alighieri (ore 18) con Guidarello, il cavaliere di Ravenna: il cinquecentenario della statua tra storia, restauro e leggenda.

La rassegna, ideata e curata da Alessandro Argnani, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Roberto Magnani, Laura Orlandini, Alessandro Renda, vuole raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti, con i tempi e i linguaggi del teatro. Il programma prosegue come da tradizione al Rasi con un piccolo viaggio dentro i “poteri” che hanno attraversato Ravenna, tra re, sovrani in visita, viaggiatori curiosi e cittadini chiamati alle urne.

Si parte con Ravenna e il suo re, tra Roma e i Goti. L’eredità di Teodorico a 1500 anni dalla morte (lunedì 12 gennaio), che celebra l’anniversario della morte di un’imprescindibile figura storica, riportando la città al tempo in cui era capitale del regno ostrogoto. Con Ravenna “reale”. Le visite di Pio IX, Umberto I e altri regnanti tra Otto e Novecento (lunedì 23 febbraio) lo sguardo si sposta sulle giornate in cui la città diventa palcoscenico di cerimonie ufficiali, cortei, gesti di devozione e propaganda. A Ravenna non si arriva per caso. Storie di viaggiatori in una città fuori rotta (lunedì 16 marzo) raccoglie invece le tracce di chi ha scelto di deviare dalle rotte principali per arrivare fin qui: lettere, taccuini, racconti che compongono un mosaico di sguardi esterni, a volte stupiti, a volte spiazzati, dal Grand Tour al turismo contemporaneo. Si chiude con Al voto! Al voto! Repubblica e dintorni, a 80 anni dalle elezioni del 1946 (lunedì 27 aprile), quando schede, comizi e file ai seggi segnano l’ingresso della Ravenna del dopoguerra nella Repubblica, tra entusiasmi, paure e discussioni che continuano a risuonare nel presente.

I biglietti per gli spettacoli sono in vendita dal 24 novembre alla biglietteria del Rasi, a un costo di 5 euro. Per lo spettacolo di apertura è possibile acquistare il proprio titolo anche all’Alighieri.

Sempre sulla figura del condottierosono in partenza da domenica 7 dicembre una serie di appuntamenti al Mar con Guidarello di Nevio Spadoni, che vedranno in scena Alice Cottifogli e Marco Saccomandi per la regia di Roberto Magnani. «Siamo a cavallo dei secoli XV e XVI e Ravenna è sotto la Serenissima, e proprio allora Guidarello comincia la sua carriera militare, inizialmente al servizio di Venezia – raccontano i protagonisti -. Spadoni si muove tra storia e leggenda, tra mille ipotesi e dati a volte contraddittori, ma quello che conta è che Guidarello è più che un simbolo, è un’avventura. Una storia per certi aspetti unica: faro, illusione, feticcio, capolavoro d’arte. Chi oserebbe mai trascorrere un’intera notte accanto alla sua immagine marmorea? Eppure, c’è chi, come il custode del museo, l’ha fatto e lo rifarebbe, perché quella statua vive tra di noi». 

Lo spettacolo in collaborazione con il museo della città è in programma il 7 e 8 dicembre (ore 15 e 16.30); il 13 e 14 dicembre (ore 10, ore 15 e 16.30); 20 dicembre (ore 10, ore 15 e 16.30); 21 dicembre (ore 15 e 16.30). Si riparte a gennaio: il 3 e 4 (alle 15 e 16.30); il 10 gennaio (ore 10, ore 15.00 e 16.30),l’11 gennaio ore (15 e 16.30). Le repliche del sabato mattina sono dedicate alle scuole, con posti sono limitati.

Infine, è prevista un’incursione teatrale anche negli dell’Archivio di Stato, per un percorso tra documenti e mappe della memoria della città con Storie di Ravenna — Dentro l’Archivio di Stato. In programma12 repliche a posti limitati tra aprile e maggio, per la regia di Alessandro Renda. Lo spettacolo è pensato come una narrazione itinerante tra corridoi, sale e depositi, seguendo un’unica partitura di interventi, che si mostrerà come le tracce della città nascono, si conservano e si interpretano.

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