lunedì
23 Giugno 2025

Ancisi (Lpr): «Il mausoleo di Teodorico ha bisogno di essere ripulito da alghe e muffe»

Il consigliere comunale di Ravenna Alvaro Ancisi, reduce dal 6,47 percento alle ultime elezioni che lo ha confermato ancora in municipio, presenta la prima interrogazione al nuovo sindaco sulle condizioni del mausoleo di Teodorico: «Ha bisogno di essere ripulito».

Il decano dell’opposizione mette a confronto una fotografia non recente estratta dal sito internet www.turismo.it, dove il mausoleo appare ancora discretamente lucente nel suo biancore, e una più attuale di Lista per Ravenna, dove prevalgono invece nettamente il grigio/nero e lo sporco: «Sono causati da alghe e muffe, che lo abbruttiscono, riducendone il decoro e l’attrazione. Per ripulire e difendere dagli agenti esterni la pietra d’Aurisina, possono essere applicati, utilizzando detergenti specifici per superficie lapidee, metodi d’intervento soffici e cautelativi, accompagnati da trattamenti protettivi idrorepellenti e antimacchia. Ove fossero necessarie operazioni di risarcitura o restauro, è ancora mirabilmente attiva, nei pressi di Trieste, l’antica Cava Romana del marmo di Aurisina, risalente all’epoca dell’impero romano».

Il mausoleo di Teodorico è tra i monumenti più visitati di Ravenna (66mila visitatori nel 2024). Di proprietà dello Stato, la gestione dei suoi servizi di accoglienza e strumentali è stata concessa in affidamento alla Fondazione di RavennAntica, di cui è fondatore e partecipe anche il Comune di Ravenna.

«Pare dunque auspicabile – prosegue Ancisi – che la Giunta comunale, nella persona del neo assessore delegato dal sindaco alle Politiche Culturali, alla Multiculturalità e al Turismo, assuma l’iniziativa di proporre, nei modi confacenti, la necessità che il Mausoleo di Teodorico sia adeguatamente ripulito, riportato all’originario caratteristico biancore e protetto dagli agenti esterni aggressivi. Al riguardo, potrebbe essere interessata la “Conferenza provinciale permanente”, attiva presso la Prefettura di Ravenna, presieduta dal Prefetto e composta dai responsabili delle strutture periferiche dello Stato e dai rappresentanti degli enti locali. In tal senso interrogo la disponibilità del sindaco».

Violenza e resistenza a pubblico ufficiale: arrestato 42enne in un bar di Alfonsine

Un 42enne è stato arrestato dai carabinieri a Alfonsine con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, oltre ad aver rifiutato di fornire la propria identità. Si tratta di un cittadino extracomunitario, senza fissa dimora, già conosciuto alle forze dell’ordine per episodi simili.

Erano le 19.30 del 18 giugno quando una pattuglia dei carabinieri della stazione di Mezzano è stata inviata ad Alfonsine, in rinforzo ai colleghi di Russi, poiché il titolare di un bar aveva segnalato la presenza di una persona in evidente stato di agitazione. I militari hanno tentato più volte di calmare ed identificare l’uomo che, visibilmente ubriaco, ha inveito pesantemente contro le divise, con un comportamento aggressivo e minaccioso fino a spintonare uno dei carabinieri.

L’arrestato, dopo aver trascorso la notte nella cella di sicurezza della caserma, è stato accompagnato in tribunale per l’udienza direttissima durante la quale il suo arresto è stato convalidato. L’uomo è stato successivamente sottoposto all’obbligo di presentazione alla caserma carabinieri di Alfonsine tre volte alla settimana.

Occupazione abusiva di una casa inagibile dall’alluvione, 25enne denunciato

Un 25enne è stato denunciato per occupazione abusiva perché viveva in un appartamento a Faenza di proprietà di altri e dichiarato inagibile dopo i danni riportati dalle alluvioni di maggio 2023. Sono in corso accertamenti per capire il motivo per cui il giovane utilizzasse l’abitazione nel quartiere Borgotto pur risultando residente in un altro appartamento in città.

L’inagibilità era stata attestata da un sopralluogo dei vigili del fuoco e la porta d’ingresso era stata chiusa con una catena per impedire l’accesso. Era rimasto un piccolo varco che consentiva l’accesso alla persona, particolarmente esile. La presenza di una persona all’interno dell’abitazione era stata segnalata tramite una denuncia al comando della polizia locale dell’Unione della Romagna Faentina.

Nella mattinata di lunedì 16 giugno si è svolta un’operazione congiunta tra polizia locale e carabinieri. Gli agenti del comando di via Baliatico, assieme ai militari del nucleo radiomobile, all’alba sono entrati nell’edificio. Il giovane è stato accompagnato in caserma. Contestualmente, la proprietà ha provveduto a sigillare definitivamente l’ingresso per evitare che l’episodio possa ripetersi.

Un gioco da tavolo per gli 80 anni di Cna per scoprire le sfide delle imprese

Quali sfide deve affrontare un imprenditore artigiano e quale aiuto può avere da un’associazione di categoria? Un gioco da tavolo offre una simulazione: chi è già del mestiere può divertirsi con le questioni quotidiana, chi non lo è può scoprire come funziona. L’iniziativa è della Cna di Ravenna in occasione del suo 80esimo anniversario celebrato di recente.

L’idea di “La sfida di Cna – Imprese in gioco” è di Gabriele Mari e Gianluca Santopietro, sviluppata da eNigma.it e Tommaso Bagnoli, illustrata da Panebarco, prodotta da Giacomo Santopietro per Professor Cobblepot.

Da 3 a 6 giocatori vestono i panni di imprenditori artigiani, ognuno in veste di associato Cna. L’obiettivo è ampliare l’azienda nel territorio provinciale attraverso strategie di espansione territoriale e gestione delle risorse. Accanto all’esperienza ludica c’è un veicolo formativo: illustrare in modo pratico l’attività e la missione di Cna.

«Questo gioco da tavolo – si legge sul sito di Cna Ravenna – rappresenta un ponte tra la tradizione e l’innovazione, offrendo ai giocatori un’esperienza che celebra l’eredità di Cna Ravenna e illumina il percorso quotidiano degli imprenditori».

Le scatole del gioco sono state distribuite agli associati e agli invitati all’evento di celebrazione dell’ottantesimo anniversario che si è tenuto al teatro Alighieri.

Tre nuovi commissari in questura per dirigere Digos, Volanti e Immigrazione

La questura di Ravenna ha tre nuovi commissari che andranno a dirigere Digos, Volanti e Immigrazione. Si tratta di Anna Lamacchia, Marco Gattullo e Francesco Papa, assegnati dal dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno a seguito del corso di formazione per commissari svolto alla scuola superiore di polizia di Roma dove hanno conseguito il master di secondo livello in “Organizzazione e politiche di pubblica sicurezza” all’università Luiss Guido Carli di Roma.

La commissaria Lamacchia, assegnata alla Digos, 29 anni, è originaria di Bari: si è laureata con lode in Giurisprudenza, ha poi svolto il tirocinio giudiziario al tribunale di Bari e ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

L’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico, da cui dipende la squadra volanti, dà il benvenuto al commissario Papa, originario di Benevento, 30 anni, laureato con lode in Giurisprudenza, ha svolto il tirocinio giudiziario alla procura generale di Milano.

Il commissario Gattullo guiderà l’Ufficio Immigrazione: originario di Barletta, classe 1995, si è laureato in Giurisprudenza; ha svolto il tirocinio al tribunale di Bari ed è abilitato all’esercizio della professione forense.

Il questore Lucio Pennella ha espresso ai nuovi funzionari i migliori auguri di buon lavoro dicendosi certo che sapranno contribuire efficacemente alla sicurezza della provincia. I ringraziamenti del questore vanno ai funzionari che sono stati trasferiti ad altra sede i commissari capo Francesco Ricciardelli, Giuseppe Davide Farina e Giovanni Foresio assumeranno incarichi rispettivamente nelle questure di Avellino, Ferrara e Barletta Andria Trani.

Elisa Battistini e la “luce oscura” di Lars von Trier: «Scrivere questo libro era un conto in sospeso»

È appena uscito per le milanesi Edizioni Bietti Lars von Trier – La luce oscura, lunga monografia che la giornalista e critica cinematografica ravennate (ma di stanza a Roma) Elisa Battistini ha scritto dopo aver avuto anche la rarissima possibilità di incontrare di persona il regista danese. Battistini, già collaboratrice di Ravenna&Dintorni e per anni in forza a il Fatto Quotidiano, presenterà il libro (che vanta tra l’altro una prefazione dell’attore statunitense Willem Dafoe) lunedì 23 giugno alle 18 alla libreria Feltrinelli di Ravenna, ma nel frattempo abbiamo fatto due chiacchiere.

Elisa, quando hai deciso che dovevi scrivere un libro su Lars von Trier?
«Era da tanti anni che ci pensavo, von Trier è l’autore che sapevo di dover affrontare perché è sempre stato un regista per me molto significativo, con cui mi sono sempre sentita in grande sintonia – almeno da Dogma 95 (il movimento cinematografico creato insieme a Thomas Vinterberg nel 1995, ndr), da quando ero ragazzina – e quindi questo libro era un conto che avevo in sospeso con me stessa. Poi, nel 2022, Zentropa, la casa di produzione cinematografica fondata da von Trier, ha annunciato che al regista era stato diagnosticato il Parkinson e questa cosa mi ha spinto a pensare che dovevo assolutamente farlo e che – so che è brutto da dire – se volevo in qualche modo anche provare a incontrarlo, il tempo non era infinito. Von Trier non è eterno. I registi che amiamo molto – penso anche a Lynch – ci sembrano immortali perché lo sono le loro opere, ma purtroppo non lo sono come esseri umani. Questa notizia della malattia, che non è mortale ma cronica e degenerativa, ha accelerato la decisione di scrivere questo libro. Quindi all’inizio del 2023 mi ci sono messa, ho iniziato a studiare, ho letto tanti libri su di lui, ho parlato con altri studiosi e infine sono andata in Danimarca perché avevo capito che dovevo rivolgermi a Peter Schepelern (studioso, professore e amico di von Trier, ndr) per affrontare in maniera compiuta il lavoro di von Trier, e quello è stato un passaggio fondamentale».

In seguito hai anche incontrato von Trier di persona, circostanza niente affatto scontata.
«No, infatti. Sicuramente l’intercessione di Schepelern, suo amico storico, ha aiutato, ma durante la stesura del libro ho poi avuto una corrispondenza via email con von Trier, il che era già una sorprendente anomalia visto che non risulta essere la persona più socievole del mondo. Dunque nel marzo del ‘23 sono andata in Danimarca da Peter e nell’agosto 2024 ho potuto trascorrere una giornata a casa di von Trier. Incontrarlo non era fondamentale per scrivere il libro: è un regista che ha parlato tanto negli anni, almeno fino al 2011, ma certo il desiderio di conoscerlo era forte».

E com’è stato?
«Fantastico. Davvero molto bello e naturale, mi son sentita completamente a mio agio e accolta, mi ha fatto sentire a casa. E proprio questo è stato l’aspetto più soddisfacente, perché quando ti impegni molto a ragionare su una persona e sul suo lavoro, è bello sentire un riscontro anche a livello umano. Siamo abituati a dire che deve essere l’opera il volto vero dell’artista, e certamente è così, ma io nel lavoro di von Trier ho sempre sentito molto la sua umanità e anche i suoi cambiamenti interiori, e quando l’ho visto ho avvertito la forza che possiede e anche la sua apertura nei miei confronti. Ho sentito una persona che in qualche modo ho sempre conosciuto. E quindi è stata una conferma del lavoro che io stessa avevo svolto su di lui, perché mi ha restituito quel tipo di tono emotivo, di ironia, brillantezza e gentilezza che immaginavo possedesse».

Perché Lars von Trier è uno dei più grandi registi della storia?
«Domanda da un milione. Ci sono a mio parere molti aspetti intrecciati fra loro, la questione è multifattoriale, un singolo aspetto di per sé non porterebbe ai risultati di von Trier. Partiamo dal fatto che von Trier è un regista massimalista, radicale, che porta il pensiero alle sue estreme conseguenze. Von Trier parte da un ragionamento, da un’ipotesi, da un “vediamo cosa succede in questa situazione” e porta tutto al massimo. A questo però si deve associare il fatto che è un regista che, fino ad Antichrist, ha adottato stili specifici per ogni film e non ce n’è uno, a parte Dogville e Manderlay, che abbia lo stesso concept: von Trier declina ogni storia, ogni fiaba nera che racconta con regole formali differenti e nessun film è uguale all’altro. Dico fino ad Antichrist perché gli ultimi quattro lungometraggi sono più sincretici, nel senso che raccolgono tante traiettorie che vanno dai suoi esordi fino a quel momento. Si tratta di film anche questi estremamente precisi da un punto di vista formale, ma in un’accezione diversa che credo di spiegare piuttosto diffusamente nel libro. In buona sostanza von Trier ci sorprende sempre raccontandoci storie estreme e secondo me chi lo ama sente – anche se magari inconsciamente – che i mutamenti stilistici e l’evoluzione del suo pensiero (che è cambiato pur restando molto fedele alle proprie origini) seguono anche il mutamento umano del regista. Questo ci restituisce un vero e proprio percorso artistico, umano, filosofico e stilistico, facendo di von Trier un regista di un nitore e di una limpidezza rari». 

C’è un film di von Trier che consideri il tuo preferito? E, al contrario, uno che ti è piaciuto meno?
«No, non esiste un film preferito, perché non riesco più a percepirli nell’ordine di bello o brutto, hanno tutti scavallato questo tipo di criterio. Posso però dire quelli per me più significativi. Idioti è il suo film più importante, se guardiamo la faccenda con l’ottica dello storico del cinema, perché c’è in mezzo Dogma 95 con il suo ritorno alla purezza e con il suo rifiuto di un cinema industriale: qui von Trier si libera poi definitivamente del formalismo che caratterizzava i suoi primi tre lungometraggi, quindi è un lavoro in cui si denuda molto, un film in cui von Trier “esce” parecchio. Inoltre è un lavoro che, nel ‘98, ci diceva cose molto chiare sulla nostra società e su dove saremmo andati a finire se non avessimo accolto l’umanità che è in noi. Un film fondamentale. Poi, sottolineando che secondo me von Trier da Idioti ha fatto solo film bellissimi, l’altro cruciale è Nymphomaniac, una specie di compendio di tutto il suo cinema e del von Trier-pensiero. In realtà c’è anche un film che non amo ed è Le onde del destino, che trovo di transizione, ancora di messa a fuoco. Nel libro questa cosa è molto argomentata, non tanto per il mio giudizio che è relativo, ma per come nasce quel film, per i cambiamenti degli script e così via. Di certo è un film centrale per von Trier perché è il primo lungometraggio che scrive da solo (non c’è più il coautore dei primi lavori, Niels Vørsel) e perché con Le onde del destino il regista danese torna a riferimenti, come il Marchese De Sade, che gli interessavano molto quando era adolescente. Rimane ancora oggi il film più amato di von Trier, probabilmente, ed è certamente interessante, ma è dal successivo Idioti che Lars von Trier secondo me prende il volo».

Come tutti sanno, al Festival di Cannes del 2011, dove presentava Melancholia, von Trier fu espulso a seguito di dichiarazioni riguardo al nazismo molto controverse. Tu cosa pensi di quella faccenda?
«Fin dal suo primo lungometraggio del 1984, Lars von Trier viene selezionato dal Festival di Cannes, sotto la direzione di Gilles Jacob. Von Trier è uno dei figli principali di Cannes, è il regista forse più cannense degli ultimi quarant’anni. A Cannes si è sempre sentito a casa e sa di poter parlare liberamente. Io ho conversato con lui una giornata e, anche se una giornata non può essere emblematica, è evidente che ami parlare: se si sente a proprio agio, è un vero chiacchierone. Ma a Cannes non sei a casa tua. La conferenza stampa di Melancholia è stata l’incidente di una persona che, in qualche modo, ha straparlato sentendosi a proprio agio e ha detto, en passant, una cosa su Israele – che definì “a pain in the ass”, cioè un “spina nel culo” – e poi fatto una battuta, ridendo, “Ok, I’m a nazi”, “Ok, sono un nazista”, la frase che è stata usata per cacciarlo. Ma quello che penso io, personalmente, è che il vero vulnus sia quel che ha detto su Israele, poiché von Trier non è sionista benché sia stato cresciuto da un genitore ebreo, il quale a sua volta non era sionista. Capiamo forse meglio oggi quanto questo tasto sia delicato… Quel che resta di questa storia spiacevole, soprattutto per lui, è che von Trier si è giocato la seconda Palma d’Oro, perché Melancholia era il favorito per la vittoria, almeno fino a quel giorno. Evidentemente von Trier non è un furbo calcolatore, contrariamente a quel che pensano molti: se lo fosse stato, in casa forse avrebbe due Palme anziché una. Quanto alla questione del nazismo, è evidente che sia una battuta. Magari sciocca e di certo autolesionista. Von Trier è sempre stato un uomo di sinistra, allevato da genitori marxisti, e ancora oggi è un pacifista assoluto, piuttosto sgomento del mondo che ha attorno».

Truffavano stranieri per far ottenere permessi di soggiorno, madre e figlia condannate

Il tribunale di Ravenna ha condannato in primo grado due donne, madre e figlia, per truffa e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: secondo l’accusa, accolta dal collegio penale, proponevano finti contratti di lavoro a stranieri in cerca di permessi di soggiorno e disposti a pagare pur di ottenere un’occupazione. Condanne pesanti, superiori alle richieste della procura: 8 anni e 11 mesi e 666mila euro di multa per la 64enne Lia Apostoli Monti e 6 anni e 450mila euro per la 32enne Maria Antonietta Apostoli Monti. L’indagine si era aperta tra 2019 e 2020 dalle denunce presentate da diversi extracomunitari. La notizia è riportata dai quotidiani locali, Il Resto del Carlino e Il Corriere Romagna.

Il fulcro dell’impianto era l’agenzia Aemme di via Cesarea a Ravenna, chiusa nel dicembre 2022, quando le titolari – madre e figlia – furono arrestate insieme ad altre tre persone ora assolte: il 76enne Marcello Frassineti e altri due presunti datori di lavoro fittizi, Salvatore Fiume, 35 anni, e Abdihamid Ibrahim, 31 anni.

L’agenzia trasmetteva online le istanze sul portale del ministero dell’Interno inserendo dati fittizi per superare i primi controlli ed essere accolte in base al “Decreto flussi” o al “Decreto emersione”. L’obiettivo era ottenere il permesso di soggiorno regolarizzando la propria posizione, o far arrivare in Italia i familiari: gli stranieri erano disposti a sborsare migliaia di euro a chi prometteva scorciatoie per presentare le domande.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli stranieri risultavano formalmente assunti, ma solo sulla carta, senza un reale contratto: colf, badanti, addetti al volantinaggio, ma anche professionisti del web marketing o informatici. Incassato il denaro (fino a 4mila euro a persona), molte pratiche venivano respinte. L’alta percentuale di richieste anomale ha insospettito gli uffici competenti.

Uno solo tra i 23 extracomunitari che secondo l’accusa furono raggirati si è costituito parte civile: a lui il collegio ha disposto un risarcimento di 7mila euro oltre a 4mila euro di spese legali.

Soddisfatto il difensore dello straniero, l’avvocato Andrea Maestri: «Si è conclusa, almeno in primo grado, una battaglia durata molti anni, in difesa di una persona migrante di origine algerina, generosa e onesta, che a costo di indicibili sacrifici si era affidato, per regolarizzare la sua posizione di soggiorno in Italia, a persone che hanno odiosamente approfittato del suo stato di bisogno per lucrare, ostacolando così e ritardando sino ad oggi la sua piena integrazione in Italia. Questa è una delle tante storie di sofferenza che nascono dal pozzo marcio e disumano della legge Bossi-Fini che governi di centro, di destra e di sinistra sino ad oggi hanno lasciato intatta, nella sua crudeltà e inefficacia. Quando ero alla Camera dei Deputati lavorai per oltre un anno, insieme alle migliori competenze italiane in materia, alla elaborazione di un progetto di radicale riforma della legge sull’immigrazione. Quel progetto è lì, chiuso negli archivi del Parlamento ma è ancora molto attuale. A livello umano non posso non risentire una profonda amarezza perché comunque la pesante condanna penale di due persone è anch’essa sofferenza che scaturisce da quello stesso putrido pozzo della legge Bossi-Fini, una legge disumana e, come si è visto con questo e altri processi, criminogena».

Il parcheggio di piazza Mameli chiude fino al 12 settembre per lavori: più alberi, meno posti auto

Partiranno lunedì 23 giugno i lavori di riqualificazione di piazza Mameli, a Ravenna, che comporteranno la chiusura del parcheggio del centro storico fino al 12 settembre.

L’intervento rientra in un progetto più ampio che prevede otto azioni complessive, finanziate con un contributo di 1.103.640 euro dal ministero della Transizione ecologica, nell’ambito di un programma sviluppato in collaborazione con Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Il programma è finalizzato alla realizzazione di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano, «con l’obiettivo di aumentare la resilienza delle città agli eventi estremi, come le ondate di calore, le piogge intense e i periodi di siccità».

Nel dettaglio i lavori nel parcheggio di piazza Mameli prevedono la demolizione della pavimentazione attualmente presente sia nell’area destinata al parcheggio sia in parte delle corsie stradali. Successivamente verrà realizzata una nuova pavimentazione drenante e permeabile, realizzata in calcestruzzo eco-compatibile (o con materiali equivalenti). All’interno dell’area saranno inoltre create due nuove zone verdi, inerbite e piantumate con nuove alberature (acero rosso e acero minore, ginkgo biloba a portamento colonnale) e arbusti, che garantiranno un migliore ombreggiamento durante i mesi primaverili ed estivi. Queste aree avranno anche la funzione di rain garden, grazie alla cordolatura interrotta che permetterà il deflusso naturale delle acque meteoriche.

Infine, l’offerta di sosta verrà riorganizzata con un nuovo schema funzionale, «pensato per integrare armoniosamente i nuovi spazi verdi progettati», scrivono dal Comune. Il nuovo assetto del parcheggio prevede la riorganizzazione dell’intera area centrale che avrà 42 posti auto (20 in meno rispetto a ora).

Oltre a piazza Mameli, sono previsti altri sette interventi in diverse aree del territorio. Tra questi, la riqualificazione del parco Piccioni-Cinelli a Savio, la sistemazione del giardino Vittime di Hiroshima a Sant’Alberto, la riqualificazione del parco Siboni don Carlo a Grattacoppa, l’intervento sul giardino dietro la chiesa di Santerno, il miglioramento del parco fluviale di via Galilei, l’area della ex Caserma Alighieri oltre alla sistemazione di una porzione di parcheggio a Punte Alberete.

In provincia 240 persone over 65 ogni cento under 14, mai così tanti dal 1998

I ravennati sono sempre più vecchi e sempre più soli. È la sintesi estrema della fotografia statistica della popolazione provinciale (circa 390mila persone) fatta dall’Ausl Romagna.

Le riflessioni di Giulia Silvestrini, dirigente del dipartimento di Igiene pubblica a Ravenna, partono dall’indice di vecchiaia, il rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 14: «In provincia è arrivato a 234,8: significa che ci sono quasi 2,4 anziani per ogni bambino». Il dato non è mai stato così alto da oltre 25 anni: nel 1998 era attorno a 1,3. Se si restringe la misurazione al distretto di Ravenna (composto dal comune capoluogo e da quelli di Cervia e Russi) allora il numero arriva a 237 che è il più alto di tutta la Romagna. Tra i comuni ravennati il dato più alto è a Casola (con 3 anziani ogni bambino, il più basso a Massa Lombarda e Bagnara dove si attesta tra 1,6 e 1,7).

Un altro indicatore importante è l’indice di dipendenza senile, il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età lavorativa (15-64 anni). In pratica, indica quanti anziani ci sono ogni 100 persone in età da lavoro. In provincia andiamo dal 50 di Alfonsine al 33,5 di Sant’Agata, media provinciale a 42,3. Un indice elevato significa un maggiore onere economico e sociale sulle fasce più giovani della popolazione.

L’età media della provincia è 48 anni (dai 45 di Bagnara, Sant’Agata e Massa Lombarda ai 50 di Brisighella, Casola e Alfonsine). I residenti over 65 sono il 26,4 percento, quelli oltre 85 anni di età sono il 14 percento.

Come leggere i numeri della Bassa Romagna? «Sono zone con maggiore presenza di popolazione straniera – spiega Silvestrini – che è più giovane della media italiana, molto spesso sotto i 65 anni. La media provinciale degli stranieri residenti è il 12 percento (il picco a Massa Lombarda con il 20 percento, ndr), ma sono solo il 3 percento degli over 65. È una popolazione che produce e produrrà ricchezza per il sostegno del sistema e al momento non pesa sulle pensioni».

L’invecchiamento della popolazione è mostrato plasticamente dall’evoluzione della cosiddetta piramide dell’età: «Non è più una piramide ma ora assomiglia a un rombo e presto diventerà una piramide rovesciata con la fascia di età 45-65 che oggi è la più consistente numericamente nel complesso della popolazione e invecchierà». Detto in altri termini: popolazione con età media alta e poche persone in età fertile.

All’invecchiamento della popolazione si affianca un altro trend evidente: si contrae il numero medio di componenti delle famiglie che ora è 2,11. «In provincia il 40,7 percento delle famiglie è composto da un solo membro, si va dal 36,5 di Massa al 45 di Cervia, passando per il 43 del capoluogo, anche se sappiamo che nelle località di mare è un dato un po’ falsato per chi ha la residenza nelle seconde case e risulta come nucleo familiare». L’età media delle famiglie unipersonali è 61 anni, una famiglia su quattro ha almeno un componente over 75 e 15 famiglie su cento sono composte interamente da persone over 75.

«Se la popolazione è sempre più anziana e sempre più sola – sottolinea Silvestrini –, si riduce la dimensione del supporto familiare accanto all’assistenza del sistema sanitario». Una conferma viene dal mondo del volontariato: «Nei tavoli di confronto periodici ci dicono che i tre quarti delle risorse ora vengono utilizzate nei servizi di accompagnamento delle persone ai luoghi di cura, una pratica che diventa più richiesta perché sempre più persone non hanno familiari che possano aiutarli».

Tutto questo chiama l’Ausl alla sfida di riorganizzare i servizi: «Un esempio può rendere l’idea: una persona sola non può essere seguita in assistenza domiciliare perché non ha un caregiver».

Allora servono nuovi approcci. Finora si è riusciti ad aumentare l’aspettativa di vita: in Italia è 80,5 anni per gli uomini e 84,8 per le donne, in Emilia-Romagna è rispettivamente 81,2 e 85. «Ora l’obiettivo deve essere aumentare gli anni in buona salute». La parola d’ordine è prevenzione e promozione di corretti stili di vita. «Ormai sappiamo che tute le patologie cronico-degenerative sono correlate ad alcuni comportamenti: il fumo, la sedentarietà, l’alimentazione scorretta. Se riusciamo a lavorare su questi fattori, faremo in modo che chi invecchia si ammali più tardi e chi è già ammalato riduca le complicanze».

Quasi il 44 percento della popolazione adulta provinciale risulta in sovrappeso, quota che arriva al 56 percento se si considerano solo gli adulti ultra 64enni. Nella popolazione 18-69 anni risulta sovrappeso/obeso il 36 percento delle donne e il 51 percento degli uomini.

La dirigente dell’Igiene pubblica chiede una presa di coscienza del singolo: «L’individuo deve capire che metterci del suo per arrivare in buona salute da grande non è solo per ridurre le spese del sistema sanitario, che comunque non possono essere infinite, ma serve per ridurre i bisogni di salute, per vivere meglio. È un senso di responsabilità collettivo». Sul campo significa, per esempio, aderire alle campagne di screening: «Diagnosi precoci evitano di intervenire quando la malattia è avanzata e la cura è più invasiva». Ma significa anche vaccinazione: «Si riducono i casi di alcune malattie, si riducono gli ammalati, meno persone finiscono in rianimazione».

Senso unico su viale delle Nazioni, scattano le multe con la telecamera. «Vogliono solo fare cassa»

A partire dalle 9 di domani, sabato 21 giugno, entrerà in funzione in modalità sanzionatoria (multe da circa 80 euro) la telecamera installata nella corsia preferenziale di viale delle Nazioni a Marina di Ravenna. Come già annunciato nelle scorse settimane, la telecamera sarà attiva dalle 9 alle 24 ogni giorno prefestivo e festivo, esclusi il 22 e 23 luglio (Sant’Apollinare), fino all’1 settembre. La corsia riservata era stata istituita già dal 15 giugno, ma la telecamera era attiva in fase di test e quindi non sanzionatoria.

In corrispondenza della telecamera, posizionata all’altezza della rotonda della Colonia, è presente un pannello a messaggio variabile che riporta la scritta verde “corsia aperta”, quando la corsia è accessibile a tutti e la scritta rossa “corsia chiusa”, quando il transito è riservato solo ai veicoli autorizzati.

Sul tema è intervenuta oggi Patrizia Zaffagnini, neo consigliera comunale di Fratelli d’Italia, che sottolinea come il Comune abbia speso circa 55mila euro per l’installazione della telecamera, ritendendo che il senso unico penalizzi «notevolmente il turismo, soprattutto quello non ravennate, nonché i lavoratori degli stabilimenti balneari e di altre attività».

«Le presunte ragioni di permettere agevolmente il transito di autobus, mezzi di soccorso e delle forze di polizia, si scontrano con il vero motivo: quello di implementare le casse comunali – attacca Zaffagnini -. Vogliamo che l’occhio vigile della Polizia Locale sia per contrastare e prevenire i reati predatori, i danneggiamenti, le violenze che affliggono gli abitanti e i turisti di Marina di Ravenna, non una telecamera mangia-soldi. Noi di Fratelli d’Italia chiediamo l’immediata rimozione di questo strumento e l’installazione di telecamere o l’utilizzo di un drone per combattere il degrado e la criminalità presente a Marina di Ravenna e sui lidi ravennati».

Colpo di scena a Brescia: il Ravenna verso il ripescaggio in serie C

Colpo di scena: il presidente del Brescia Massimo Cellino avrebbe presentato domanda di iscrizione alla serie C. Lo scrive il Corriere della Sera, confermando alcune voci circolate nella giornata di oggi e altre notizie pubblicate da giornali locali lombardi.

Una domanda che verrebbe respinta dalla Figc (in quanto non sono comunque state rispettate le scadenze per i pagamenti degli stipendi e della fidejussione) e che quindi farebbe scattare il ripescaggio del Ravenna, prima in graduatoria dopo l’Inter Under 23 (che prenderà invece il posto della Spal).

Aspettando che le indiscrezioni diventino ufficiali, il Ravenna ha intanto confermato Marco Marchionni in panchina e sta riorganizzando anche il settore giovanile (in caso di ripescaggio in serie C i giallorossi disputeranno i campionati nazionali, con tutto un altro impegno), a partire dal responsabile, che non sarà più Giulio Pastecchia. Tra i nomi associati ai giallorossi c’è anche quello di Massimiliano De Gregorio, responsabile della Spal con cui ha appena vinto lo scudetto Under 16 di serie C, in proncinto di liberarsi dal club ferrarese, che ripartirà dai dilettanti. Un segnale importante che confermerebbe l’ambizione della società di Cipriani anche per il vivaio.

Il Mic inaugura una nuova sala: ospiterà un allestimento permanente di contemporanea

La sala ospiterà anche le opere alcuni degli artisti premiati e i vincitori del PAC (Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura), dalla 58esima in poi, con uno sguardo che vuole far risaltare il dialogo tra poetiche e materie, e tra generazioni. In mostra si trovano quindi lavori che riflettono sulla materia e spaziano da Nero a Wei Bao, da Yves Malfiet a Sissi, da Salvatore Arancio a Paivi Rintaniemi, da Bertozzi&Casoni a Kathy Ruttemberg. La cura artistica è di Claudia Casali, direttrice del museo, mentre l’allestimento è di di Oscar Dominguez.

«Il Mic si distingue per un patrimonio sempre in continuo aggiornamento. Lo sguardo alla contemporaneità derivante dalle edizioni del Premio Faenza, la più longeva e attiva biennale internazionale della ceramica d’arte, è uno dei punti di forza del nostro museo  – spiega Casali – In un’ottica di valutazione e promozione del proprio patrimonio e, in questo caso, degli artisti contemporanei, si è avviato un percorso di riallestimento delle sale del XX e XXI secoli, iniziato lo scorso settembre in occasione di Argillà, con l’allestimento delle “Pillole contemporanee”, proseguito a dicembre con la sezione Art Nouveau – Déco e continuato con piccoli interventi sul patrimonio del secondo dopoguerra».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi