È stato inaugurato nel pomeriggio di ieri (21 novembre), alla presenza di numerose persone e di rappresentanti delle istituzioni, tra cui il sindaco Alessandro Barattoni, il nido d’infanzia di via Canalazzo 75/A a Ravenna, intitolato a Franca Eredi, maestra elementare e assessora dal 1969 al 1979 alla Pubblica istruzione e ai Servizi sociali.
«La sua esperienza di direttrice dell’asilo del popolo – ha spiegato Alessandro Barattoni – aveva radicato in lei sempre di più l’idea che l’assistenza educativa all’infanzia fosse il problema più urgente da affrontare non solo per sollevare – almeno in parte – le madri lavoratrici, ma più in generale per innovare la società. Oggi l’idea di cura dei figli è e deve essere sempre più trasversale alla coppia, interessando oltre alle madri anche i padri. Per quegli anni Franca Eredi ha avuto la rara capacità di coniugare le esigenze delle donne e i diritti dell’infanzia, di intercettare le richieste delle famiglie trasformandole in proposte concrete, trovando soluzioni praticabili e allo stesso tempo innovative. Che è un po’ quello che la politica dovrebbe fare anche oggi. A lei dobbiamo quindi la nascita dei servizi all’infanzia del Comune di Ravenna accompagnati da una nuova idea di scuola e di partecipazione. Ed è da quell’idea che dobbiamo continuare per innovare e per fornire un’educazione che sia sempre più a misura di tutte e di tutti, anche per le tante famiglie che si sono trasferite a Ravenna da altre province o regioni e che, in assenza di reti familiari solide, possono costruire il loro futuro qui a partire dai nidi d’infanzia».
Il nuovo nido d’infanzia di via Canalazzo ha aperto le sue porte ai bambini e alle bambine il 3 ottobre, con la condivisione di una merenda con tutte le rispettive famiglie. Il 6 ottobre sono partiti gli ambientamenti. La struttura può accogliere fino a 54 bambini e bambine, suddivisi in tre sezioni. È stata realizzata nell’ambito del programma Next generation Eu grazie a un progetto del valore di 2,4 milioni di euro, di cui 2.035.000 derivanti dal Pnrr e 365mila di finanziamento comunale.
La prima neve è arrivata già in novembre anche in provincia di Ravenna, in particolare nel comune di Brisighella, come testimonia in tempo reale la webcam dell’osservatorio astronomico di Monte Romano.
Le precipitazioni più consistenti si sono registrate nelle aree interne delle province di Forlì-Cesena e Rimini – da Santa Sofia a Sarsina, da Premilcuore a Ridracoli, da Sant’Agata Feltria a Pennabilli – con una quota neve fin sotto i 300 metri.
Come sottolinea Emiliia Romagna Meteo, si sono registrati disagi per la nevicata nella prima mattinata di oggi, 22 novembre, lungo l’E45, da Bivio Montegelli in poi, con mezzi fermi e non dotati di catene.
«hiediamo a Prefetto, Questore, Sindaco e a tutte le istituzioni competenti di negare l’autorizzazione alla manifestazione, riconoscendone il carattere suprematista, razzista e neofascista, incompatibile con la Costituzione e con le leggi che vietano la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista e l’istigazione all’odio razziale».
«Come Potere al Popolo – termina la nota – rifiutiamo l’idea che la sicurezza si costruisca contro i poveri, contro le persone migranti, contro chi è precario e marginalizzato. La vera sicurezza nasce da diritti sociali garantiti: casa, lavoro dignitoso, scuola e sanità pubbliche, accoglienza e regolarizzazione, non da ronde, militarizzazione e deportazioni».
I promotori assicurano che «saremo in presidio in modo determinato, pacifico e nonviolento, per affermare che Ravenna rifiuta il razzismo, la violenza e la retorica della “remigrazione”; la nostra città è e resta antifascista; nessuna persona deve essere discriminata, perseguitata o espulsa per la propria origine, cittadinanza, colore della pelle, genere, orientamento sessuale, fede religiosa o condizione sociale: sui diritti e sulla dignità non si tratta».
Nel weekend in cui il nome di Nicolas Viola aleggia sempre più con insistenza e il dualismo tra Ascoli e Arezzo si concretizzerà nello scontro diretto, il Ravenna non può sbagliare la prova Gubbio per continuare a coltivare il sogno serie B. Domani, sabato 22 novembre alle ore 17.30, i giallorossi ospiteranno gli umbri al Benelli, per il match valevole per la 15esima giornata di campionato. Vincendo avrà la possibilità (nuovamente) di tornare in vetta almeno per una notte, in attesa del big match del Del Duca tra Ascoli e Arezzo.
Il Ravenna avrà di fronte una squadra da prendere con le pinze: il Gubbio, guidato dall’esperto Domenico Di Carlo, ha recentemente fermato sul pareggio l’Ascoli e ha perso solamente di misura (1-0) ad Arezzo. Attualmente ha 18 punti e si trova ai piedi dei playoff (11esima), con una partita in meno rispetto a chi la precede in classifica. Il Gubbio presenta un cammino fatto di solidità: 4 vittorie (tre delle quali ottenute fuori casa) 6 pareggi e 3 sconfitte, con un bilancio di 14 gol fatti e 13 subiti in 13 gare. Dati che raccontano una formazione equilibrata, difficile da affrontare per il Ravenna di Mister Marchionni, che ha parlato così in conferenza stampa: «Sappiamo il valore del Gubbio e, l’esperienza del suo allenatore. È una squadra composta da giocatori di categoria (La Mantia, Tommasini, Carraro su tutti ndr) che hanno fatto ottime gare fino a questo momento. Sarà una partita difficile, da affrontare nella miglior maniera possibile».
Rispetto alla trasferta di Livorno, il Ravenna potrà contare sul centravanti Luciani. Ancora out Motti, che in settimana ha cominciato ad allenarsi gradualmente. Marchionni ha analizzato nel dettaglio il primo pareggio del campionato, arrivato dopo un primo tempo sottotono e una ripresa di spessore: «Inizialmente non abbiamo aggredito nel modo giusto il Livorno, abbiamo attaccato poco la profondità e siamo stati lenti. Nel primo tempo in generale siamo stati un po’ troppo leziosi e “belli”, mentre a volte bisogna essere pratici per mettere paura agli avversari. Nel secondo tempo abbiamo dimostrato di essere una squadra che fino alla fine vuole ottenere il risultato. Siamo stati bravi a lottare, fino ad arrivare al pareggio, per poi avere occasioni anche per vincerla».
Contro il Livorno un episodio dubbio che ha acceso le polemiche. Il gol realizzato da Tenkorang al 19esimo è stato annullato per un fallo (apparentemente “leggero”) di Scaringi nei pressi della propria trequarti campo che, una volta sanzionato con l’utilizzo della tecnologia Fvs, ha decretato il calcio di punizione da cui è scaturito invece il gol del Livorno. «Non mi voglio concentrare sul possibile errore perché oltre a quell’episodio abbiamo avuto situazioni importanti da sfruttare per portarci a casa i tre punti – dichiara Marchionni -. Il fatto determinante è che dal possibile 0-1 siamo passati a 1-0 e un po’ mi ha dato fastidio. Probabilmente i ragazzi stavano ancora pensando al gol annullato. Noi invece dobbiamo cercare di essere squadra fino alla fine».
Da lunedì 24 novembre cominciano gli interventi di manutenzione straordinaria in via San Rocco a San Pietro in Vincoli dopo la conclusione dei lavori per la posa del metanodotto di Snam. Il valore dei lavori ammonta a circa 550mila euro finanziati nell’ambito del Pnrr. La fine dei lavori è prevista entro la prossima metà di dicembre.
Il tratto interessato dall’intervento copre una lunghezza di circa 2.550 metri a partire dall’incrocio con via Argine Destro Ronco in direzione est fino all’incrocio con via Epaminonda Farini, strada principale di attraversamento del paese di San Pietro in Vincoli.
L’intervento si è reso necessario a seguito degli eventi alluvionali di maggio 2023 che hanno interessato l’abitato e i dintorni di San Pietro in Vincoli. La via San Rocco è stata infatti soggetta ad allagamento a seguito di esondazione delle acque trasportate dal fiume Ronco, dallo scolo Fosso Ghiaia e dai canali di irrigazione che ne hanno provocato una condizione di degrado.
L’intervento prevede il rifacimento degli strati in conglomerato bituminoso e, ove necessario, la realizzazione di alcune bonifiche localizzate per il risanamento degli strati di pavimentazione più profondi il tutto finalizzato al ripristino delle condizioni di sicurezza e alla riduzione della incidentalità.
I lavori comportano modifiche alla viabilità con la chiusura del tratto di strada compreso fra l’intersezione con via degli Ungari e l’intersezione con via Argine Destro Ronco; i veicoli potranno utilizzare il percorso alternativo costituito da via Angaia in entrambe le direzioni di marcia.
La questione sicurezza continua a occupare una posizione centrale nell’agenda della politica ravennate di opposizione. Ancora di più dopo gli ultimi episodi di cronaca come la rapina a mano armata a una donna in via Meucci e l’assalto di un commando a due gioiellerie dell’Esp. Non si fa attendere la presa di posizione di Veronica Verlicchi, capogruppo della Pigna, che ha indetto una conferenza stampa. «Le chat di vicinato sono piene di segnalazioni, ogni giorno arrivano nuove testimonianze di comportamenti violenti o sospetti. È evidente che il territorio non è adeguatamente presidiato». Secondo Verlicchi, la responsabilità ricadrebbe su un’amministrazione locale che «continua a negare l’esistenza stessa del problema, scaricando colpe altrove e sottraendosi alle proprie competenze». Al centro delle accuse anche il comandante della polizia locale, Andrea Giacomini, e l’organizzazione del personale: poco presente sul territorio e troppo concentrato negli uffici.
Per la Pigna è necessario un cambio di passo immediato. Il movimento chiede che l’amministrazione elabori entro 30 giorni un piano di sicurezza pubblico, dettagliato e verificabile. Una richiesta rafforzata dalla petizione di 1.820 firme raccolte in 40 giorni e che sarà presentata nel prossimo consiglio comunale con l’obiettivo di chiedere l’attivazione del piano “Strade Sicure”. Di fatto si tratta della richiesta di un presidio dell’esercito in stazione, oltre alla riorganizzazione della presenza della polizia locale, con pattugliamenti a piedi, maggior presidio nelle aree considerate più critiche, controlli più serrati nei lidi e nel forese e una maggiore applicazione degli strumenti già disponibili, come il Daspo urbano. Verlicchi sottolinea anche la necessità di ampliare l’illuminazione pubblica, installare nuove telecamere “intelligenti” e aumentare la sorveglianza notturna. Altro capitolo riguarda i bivacchi e le aree verdi, dove secondo la Pigna la situazione di degrado sarebbe ormai diffusa. «Non è più tollerabile vedere parcheggi e parchi trasformati in luoghi di bivacco. Serve un’ordinanza che permetta interventi rapidi e risolutivi». Tra le zone citate vi sono il parco Teodorico, il Cesarea, Lido Adriano e diverse aree periferiche.
La capogruppo segnala inoltre criticità negli alloggi popolari, dove sarebbero presenti situazioni di subaffitti irregolari e attività illecite nelle cantine.
Anche il trasporto pubblico entra nel mirino della Pigna, che chiede un presidio costante sulle linee 70 e 80, spesso teatro di episodi segnalati dagli utenti. Verlicchi dedica un passaggio anche alle scuole, dove denuncia un aumento dello spaccio e un abbassamento dell’età dei ragazzi coinvolti. «Non è più solo un problema delle superiori: lo spaccio avviene anche vicino alle scuole medie. Chiediamo maggiore controllo davanti agli istituti e interventi educativi e repressivi mirati».
La Pigna considera un tema cruciale anche quello dei minori stranieri non accompagnati, spesso residenti nelle strutture convenzionate al Comune. «Molti episodi non sono semplici bravate ma azioni di gruppi ben organizzati. Serve trasparenza totale: registrazioni quotidiane delle presenze, verifiche nelle strutture, e la revoca delle convenzioni per chi non rispetta le regole».
Il commento finale di Veronica Verlicchi è una stoccata politica alla giunta: «Vediamo ancora gli effetti della gestione De Pascale e non vediamo correzioni dalla giunta Barattoni. In questo Comune ci si attacca a tutto per mettere la polvere sotto il tappeto. C’è un atteggiamento di chiusura totale nei confronti di un tema così importate».
In tribuna allo stadio “Benelli” per Ravenna-Gubbio, domani 22 novembre alle 17.30, ci sarà una tifosa speciale per i giallorossi: Elisabetta Canalis. La presenza della 47enne showgirl e modella è ormai certa. Un anno fa l’ex velina aveva postato una foto insieme alla figlia su Instagram in cui entrambe indossavano la maglia da gioco del Ravenna. Ora Canalis potrà vedere dal vivo i giallorossi che vanno in cerca della vittoria per trascorrere almeno una notte da soli al primo posto della classifica, in attesa della sfida Ascoli-Arezzo in calendario domenica.
La modella sarda, che ormai da tempo vive quasi stabilmente negli Stati Uniti, potrebbe non essere l’unica vip sui seggiolini della tribuna Corvetta: secondo indiscrezioni potrebbe esserci anche la stilista e imprenditrice Donatella Versace.
Non sarebbe la prima volta che volti noti dello showbiz italiano vengono a vedere il Ravenna in casa. A gennaio 2025 si videro l’ex calciatore Marco Borriello e l’imprenditore Flavio Briatore. Come noto, la proprietà del Ravenna fa capo a Ignazio Cipriani della nota famiglia alla guida di un impero della ristorazione e degli alberghi di lusso in varie parti del mondo, locali e strutture frequentati da vip, del calcio e non solo.
Il sindacato Cgil di Ravenna attacca l’Ausl Romagna denunciando condizioni di lavoro definite «inaccettabili» per gli operatori socio-sanitari (Oss) del reparto di Medicina dell’ospedale di Faenza.
«Le verifiche effettuate sui turni di servizio – si legge in una nota per la stampa – mostrano un quadro inequivocabile: molte postazioni risultano sistematicamente scoperte, in aperto contrasto con quanto previsto dalle dotazioni organiche stabilite per l’area medica del presidio ospedaliero di Faenza. Questa carenza strutturale compromette la continuità assistenziale, rallenta le attività di cura e rende più difficoltoso garantire quella presenza costante di operatori necessaria per tutelare la salute delle persone ricoverate».
Secondo Marco Palagano, della Fp-Cgil, le criticità rilevate non sono episodi isolati: «I disservizi sono ormai ricorrenti e diffusi. La mancanza di personale non incide solo sulle condizioni di lavoro degli operatori, che si trovano a sostenere carichi diventati insostenibili, ma determina inevitabili ripercussioni sulla qualità dell’assistenza, aumentando i rischi per i pazienti più fragili».
Una situazione che sarebbe ulteriormente peggiorata dalle continue richieste della direzione infermieristica dell’ambito di Ravenna: «Copertura di doppi turni, rinunce ai giorni di riposo, ferie negate o rinviate, oltre a spostamenti frequenti da un reparto all’altro anche nel corso dello stesso turno. Non è raro che un operatore inizi il servizio in un’unità, venga poi inviato temporaneamente in un’altra e, dopo alcune ore, debba rientrare nel reparto di partenza. In alcuni casi si è arrivati persino a spostare operatori da ospedali diversi».
Fp-Cgil chiede con urgenza la copertura immediata delle postazioni vacanti previste dalla documentazione aziendale e un adeguato potenziamento degli organici: «È grave – dichiara Palagano – che in alcuni casi il personale effettivamente presente risulti persino inferiore ai contingenti minimi».
Il sindacato evidenzia, infine, un ulteriore elemento di forte preoccupazione: l’assenza totale di risposte da parte della direzione assistenziale dell’Ausl, nonostante un sollecito formale inviato già nel mese di novembre: «È un silenzio incomprensibile e inaccettabile».
Il ponte della strada provinciale 5 “Roncalceci” sul fiume Montone tra San Pancrazio e Ragone, al confine tra i comuni di Russi e Ravenna, riaprirà il 30 novembre come aveva promesso un mese fa Valentina Palli, sindaca di Russi e presidente della Provincia? Lo chiede Alberto Ancarani, consigliere comunale di Forza Italia a Ravenna, in una interrogazione al sindaco di Ravenna.
Ancarani ricorda che il collegamento tra le due sponde «è vergognosamente chiuso dal 7 ottobre 2024» e secondo i piani avrebbe dovuto riaprire nella primavera 2025. Per ragioni di tenuta sismica è stato necessario demolire il vecchio ponte per ricostruirlo mediante il ricorso a una nuova struttura metallica, l’adeguamento funzionale della sezione stradale e la creazione di un percorso protetto per l’utenza debole. Il costo complessivo è di 1,6 milioni di euro, finanziato per 1,1 milioni attraverso un contributo concesso alla Provincia dal ministero delle Infrastrutture, e per mezzo milione attraverso risorse provinciali.
Palli aveva incontrato i consiglieri di zona di San Pancrazio e Ragone alla fine di ottobre. «Mi interessa che il 30 novembre il ponte sia asfaltato, abbia fatto e superato le prove di carico e di collaudo, ovvero che sia transitabile – aveva detto Palli al quotidiano Il Resto del Carlino dopo l’incontro –. Se la pista ciclabile o l’illuminazione non saranno complete finiremo il tutto entro l’anno. Ma il 30 lo voglio aperto».
Al 30 novembre mancano nove giorni e chi ha potuto avvicinarsi al cantiere segnala uno scenario tutt’altro che prossimo alla conclusione. Ancarani chiede al sindaco di Ravenna se è confermata la scadenza o eventualmente quale sarà la nuova tempistica: «La chiusura del ponte ha comportato disagi significativi per la popolazione, con allungamento dei tempi di percorrenza, difficoltà negli spostamenti quotidiani e gravissime ripercussioni sulle attività economiche».
In Italia non esiste ancora una legge nazionale che regoli in modo completo il cosiddetto “fine vita”, l’espressione che indica l’insieme delle scelte personali e mediche che riguardano la morte e il periodo che la precede. Al momento il quadro normativo di riferimento è dato da una legge di otto anni fa (219 del 2017) che ha introdotto le cosiddette disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e da diverse sentenze della Corte Costituzionale, la più importante delle quali, nel 2019, ha autorizzato il suicidio assistito, o morte assistita, cioè la pratica con cui ci si autosomministra un farmaco prescritto da un medico per morire. Occorrono quattro requisiti: una patologia irreversibile; la presenza di sofferenze fisiche o psicologiche che il paziente reputa intollerabili; la dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale; la capacità del paziente di prendere decisioni libere e consapevoli.
Resta il divieto per la cosiddetta eutanasia: un medico o una persona terza non può somministrare un farmaco a un paziente per farlo morire, anche se lo ha chiesto il paziente e non può farlo da solo a causa di una malattia grave, irreversibile e totalmente invalidante. Allo stato attuale sarebbe a tutti gli effetti un omicidio con una pena prevista da sei a quindici anni.
Aggrappandosi alla competenza delle Regioni in materia di sanità, nell’ambito delle ripartizioni tra enti, la Toscana è stata la prima Regione italiana a dotarsi di una legge sul fine vita che garantisce un iter chiaro, uniforme e regolamentato per l’accesso alla morte volontaria medicalmente assistita. A febbraio 2025 è stata approvata la proposta di legge “Liberi Subito”, depositata 11 mesi prima con 10.700 sottoscrizioni di cittadini toscani. La nuova norma stabilisce che chiunque richieda una valutazione delle proprie condizioni di salute per accedere al suicidio medicalmente assistito debba ricevere una risposta entro un massimo di 30 giorni; in caso di esito positivo e conferma della scelta, l’assistenza deve essere erogata entro ulteriori 7 giorni.
A maggio il governo Meloni ha deciso di impugnare la legge toscana davanti alla Corte costituzionale. L’Avvocatura dello Stato, rappresentando la presidenza del Consiglio, ha sostenuto che la legge toscana violerebbe l’articolo 117 della Costituzione, invadendo la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile e penale e incidendo su diritti personalissimi, come quello alla vita e all’integrità. La Regione Toscana ha respinto le accuse, sostenendo che la legge non introduce nuovi diritti ma si limita a disciplinare, sul piano organizzativo, le modalità con cui le Asl devono dare attuazione alle sentenze della Corte costituzionale (in particolare la 242/2019). La decisione della Corte è attesa a breve e rappresenterà un passaggio cruciale non solo per la Toscana, ma per tutte le Regioni.
A settembre 2025 la Sardegna è diventata la seconda Regione italiana ad approvare una legge sul fine vita.
Il consiglio regionale dell’Emilia-Romagna lo scorso 12 novembre ha invece approvato una risoluzione che riguarda l’applicazione della legge del 2017 sul cosiddetto testamento biologico. La risoluzione impegna la giunta guidata da Michele de Pascale a collaborare con enti locali e servizio sanitario per diverse misure: attivare sportelli di orientamento rivolti alla cittadinanza, realizzare campagne informative, inserire il biotestamento nel fascicolo sanitario elettronico e regolamentare la raccolta delle Dat nelle strutture sanitarie.
Giovanni Gardini
Il bolognese Giovanni Gordini, ex primario di Rianimazione all’ospedale Maggiore di Bologna, è consigliere regionale eletto nella lista “Civici con de Pascale” e vicepresidente della commissione Sanità. Sarà tra gli ospiti di un incontro sul tema del fine vita in programma a Ravenna il 22 novembre.
Gordini, l’associazione Luca Coscioni calcola che in regione risultano oltre 25mila Dat depositate su 3,6 milioni di residenti maggiorenni. E l’Emilia-Romagna è al secondo posto tra le venti regioni italiane. Che significato ha questo numero? «Sono cifre bassissime. È ragionevole pensare che incida una scarsa conoscenza del diritto del singolo a poter definire le proprie scelte».
La recente risoluzione approvata dall’assemblea legislativa regionale cosa può ottenere? «L’intento è soprattutto quello di impegnare la giunta a fare quanto necessario perché i cittadini siano realmente informati sui diritti sanciti dalla legge del 2017. Per esempio cominciando dalla facilitazione informatica del fascicolo elettronico. Ma anche gli sportelli informativi sarebbero uno spazio importante».
Allo stato attuale c’è il rischio potenziale che, in un eventuale momento di emergenza, il sistema sanitario non sappia se un paziente ha depositato il suo biotestamento? «Il rischio c’è perché la raccolta delle informazioni non è ancora ben organizzata. Ma il personale medico dovrebbe essere capace di leggere la situazione del paziente. Il mondo sanitario dovrebbe essere capace di ascoltare la persona e capire dalla sua biografia quale sia la posizione più vicina possibile alla sua volontà, anche quando questa non può essere espressa in maniera esplicita. È un tema culturale che meriterebbe percorsi di formazione specifici».
Cosa deve fare il cittadino che voglia depositare il proprio testamento biologico e a chi deve rivolgersi? «La via più semplice è agli uffici comunali dello stato civile. È chiaro che in quel caso la persona deve consegnare al funzionario un modulo già pronto. Diverso sarebbe se ci fosse uno sportello ad hoc e in quel caso si avrebbe di fronte una persona formata apposta anche per dare spiegazioni».
In Italia dal 2019, da quando è possibile accedere al suicidio medicalmente assistito, ci sono state 16 richieste: 12 realizzate, due hanno ricevuto l’ok ma hanno deciso di non procedere e due sono in attesa. Quanti riguardano l’Emilia-Romagna? «I casi in regione sono stati tre».
Perché il Parlamento non ha ancora scritto una legge che regoli il fine vita? «La risposta più semplice è che pur avendo una Costituzione laica non siamo uno Stato laico e facciamo fatica a parlare di questi argomenti. Eppure vorrebbe dire applicare un atteggiamento libertario, peraltro più volte riconosciuto anche dalla Corte Costituzionale, che andrebbe ad ampliare i diritti dei cittadini senza toglierne a nessuno. Dare il diritto ai cittadini di disporre della vita secondo le proprie scelte, non impedisce a chiunque di quei cittadini di continuare a considerare la propria vita nelle mani del Dio in cui credono».
Pensa che si arriverà a una legge? «Un peso lo avrà il pronunciamento della Corte Costituzionale sul ricorso del Governo contro la legge della Toscana perché contesta la legittimità delle Regioni in questa materia. Il pronunciamento dovrebbe arrivare in questi giorni. Ma sinceramente da questo Parlamento preferisco non esca una legge su questa materia perché le proposte che circolano, sebbene farcite da molti emendamenti, sono robaccia irricevibile».
La Toscana, per prima a febbraio 2025, poi la Sardegna, pochi mesi fa, sono finora le uniche Regioni che si sono dotate di una legge specifica sul suicidio medicalmente assistito. Perché l’Emilia-Romagna invece ha approvato solo una delibera con la giunta Bonaccini? «È vero che la delibera dell’Emilia-Romagna di febbraio 2024 è un atto amministrativo e non una norma, ma nei fatti ha gli stessi contenuti della legge della Toscana. Si ribadisce che il sistema sanitario regionale deve dare piena attuazione alle disposizioni della sentenza 2019 della Corte Costituzionale. E soprattutto si fissa una tempistica: il cittadino che richiede il suicidio assistito deve avere una risposta entro 42 giorni».
Una consigliera di Forza Italia ha presentato ricorso al Tar contro la delibera. A che punto è? «Non ci sono esiti. Credo che anche il tribunale amministrativo voglia attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale sul caso Toscana».
Perché l’Emilia-Romagna non ha scelto la via della legge? «A quel tempo si era reduci dalla situazione del Veneto che era partito con l’idea del normare, ma si fermò perché una consigliera Pd invalidò tutto esemplificando le contraddizioni interne alla sinistra, cosa ben nota anche senza quel caso. Quindi la giunta Bonaccini prese una decisione di tattica politica per ottenere lo stesso risultato».
Dalla mezzanotte di oggi, venerdì 21 novembre, alla mezzanotte di domani, sabato 22, sarà attiva nel territorio del comune di Ravenna e del comune di Cervia l’allerta meteo numero 114, arancioneper stato del mare e gialla per criticità costiera, emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia Romagna. Fino alla mezzanotte di oggi è in vigore invece l’allerta 113 gialla per temporali, vento e stato del mare.
Per la giornata di sabato 22 novembre, in particolare, “sono previste condizioni di mare agitato al largo della costa meridionale della regione, con altezza dell’onda prevista superiore a 3,2 metri, mentre al largo del tratto di costa settentrionale l’altezza sarà leggermente inferiore, con mare molto mosso. Inoltre, nelle prime ore della notte, sul settore orientale non si escludono temporali sparsi di breve durata, con possibili effetti associati occasionali e venti forti che interesseranno anche il litorale costiero. Si prevedono condizioni del mare sotto costa che potranno generare localizzati fenomeni di ingressione marina ed erosione dei litorali”.
«Raccomando – dichiara il sindaco Alessandro Barattoni – di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso, non accedere a moli e dighe foranee e prestare particolare attenzione nel caso in cui si acceda alle spiagge».
Nella serata di martedì 18 novembre il museo Baracca di Lugo ha presentato le sue ultime acquisizioni: sei fotografie originali e un busto in gesso che ritrae l’asso dei cieli entrano a far parte del nuovo percorso espositivo e degli allestimenti della casa museo.
Le sei nuove fotografie originali di Francesco Baracca (con rispettive cornici dell’epoca) appartengono al patrimonio del museo e sono rientrate grazie a un accordo con l’aeroclub Baracca di Lugo: immagini che vanno ad arricchire il percorso espositivo della casa museo offrendo uno sguardo più intimo e autentico sull’asso dell’aviazione italiana (una di queste, per esempio, risale al 29 agosto del 1913 e immortala Francesco che vola insieme al padre Enrico, a bordo del suo Nieuport a Taliedo).
È stato inoltre presentato, dopo un restauro conservativo, un busto in gesso risalente agli anni Venti del Novecento realizzato dallo scultore Solazzi e raffigurante Francesco Baracca, esposto grazie a un accordo di comodato con la Fondazione del monte di Bologna e Ravenna e su cui il museo sta realizzando una serie di ricerche per confermare che si tratti o meno dello stesso autore del sarcofago in bronzo conservato presso la tomba di Baracca.
Come sottolineato dall’assessore Gianmarco Rossato, «si arricchisce così il il patrimonio e l’offerta dell’istituzione lughese che si prepara, nel 2026, a festeggiare il suo centenario della nascita e apertura con ulteriori trasformazioni e ampliamenti. È già al lavoro un tavolo di coordinamento che coinvolge tutte le realtà vicine al mondo dell’aviazione e della storia locale e presto saranno annunciate le prime iniziative».
Sempre in vista del centenario, è stato approvato dalla giunta comunale il 20 novembre il progetto esecutivo di restauro dei proservizi dell’ala nord e sud del museo Baracca.
«L’obiettivo è ampliare un percorso di fruizione che dalle sale del museo si estende agli ambienti adiacenti dei pro servizi, che saranno destinati alla sala delle cartoline nell’ala sud e alla sala dei resti del velivolo tedesco nell’ala nord – sottolinea l’assessore Rossato -. L’obiettivo complessivo e futuro nel quale si inserisce tale ampliamento mira a completare il percorso museale con sale destinate sia alla mostra stabile, sia a esposizioni temporanee, integrando gli ambienti con una sezione didattica, un nuovo bookshop e uno spazio di accoglienza per il pubblico».