mercoledì
06 Agosto 2025

Raccolte 3mila firme per far restare i frati: arriva una risposta anche dal Vaticano

La petizione non si ferma e coinvolge anche i Rioni del Palio e l’organizzazione del Mei
La Segreteria di Stato invita a «rivolgersi alle autorità competenti», il Vicario diocesano garantisce il continuo dell’attività parrocchiale anche in assenza dei Francescani

Chiesa San Francesco Foto R1

Da mesi fa discutere la scelta dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali di abbandonare la parrocchia di San Francesco a Faenza, contribuendo al fenomeno di desertificazione del centro storico e lasciando la comunità di fedeli priva del proprio punto di riferimento ecclesiastico. Per contrastare l’eventualità della dipartita è stata lanciata una raccolta firme che ha ottenuto 500 adesioni solo nel primo weekend, arrivando a contarne oggi 3mila, ottenendo riscontri sulla questione anche dalla Segreteria di Stato Vaticana e dal Vicario diocesano.

Una fedele ha voluto confidare autonomamente il dispiacere per la chiusura del Convento dei Frati Conventuali nella città con una lettera al Santo Padre, invocando un suo intervento. L’appello della devota ha trovato risposta da parte della Segreteria di Stato Vaticana, che in data 8 maggio ha replicato: «Riconoscente per il gesto di fiducia e per i sentimenti che lo hanno suscitato, Papa Francesco, mentre L’Affida alla bontà misericordiosa di Dio, affinché sia di sostegno nel quotidiano cammino cristiano, invoca la celeste protezione della Vergine Maria, Madre della Speranza, e di cuore invia la benedizione apostolica, pegno di pace e di fortezza nella fede. Circa la suddetta istanza, pur comprendendo i buoni intenti che l’hanno accompagnata, suggerisco di rivolgersi all’autorità ecclesiastica competente, la quale potrà certamente offrire adeguate risposte».

Anche in questo caso però, nessuna strada è rimasta intentata: il precedente 2 aprile, infatti, era già avvenuto l’incontro tra il Vicario diocesano e Consiglio Pastorale della parrocchia di San Francesco, al termine del quale si è stabilito che qualora il Convento dovesse chiudere, la parrocchia non verrebbe comunque soppressa.

Nel frattempo la parrocchia e il convento continuano ad esercitare con efficacia la loro attività sul territorio, riscuotendo grande successo nella cittadinanza: solo durante i festeggiamenti di Santa Rita (22 maggio) sono state raccolte circa un centinaio di firme al di fuori della chiesa. Lo stesso vale per il concerto serale dedicato alla Madonna delle Grazie, svoltosi in Piazza della Libertà nella giornata del Patrono vi è stata una grande adesione al banchetto presente all’esterno. Un nuovo appuntamento per venerdì 31 maggio con “paella e sangria” per festeggiare la chiusura dell’anno pastorale della parrocchia, alle ore 19 nei locali del circolo Anspi di San Francesco.

La raccolta firme è inoltre ancora attiva in oltre 25 esercizi pubblici ed è sostenuta anche dai cinque Rioni del Palio del Niballo di Faenza (Nero, Rosso, Giallo, Verde e Borgo Durbecco), disposti a raccogliere ulteriori adesioni durante le settimane della Bigorda e del Palio. Tra i promotori della petizione anche l’Istituto Ghidieri e il Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti), che nell’edizione del prossimo ottobre lascerà spazio a una chiusura del festival con un “Concerto dei 50 Anni”, a sostegno della Parrocchia, coinvolgendo i musicisti che 50 anni fa organizzarono un primo grande concerto nel teatro parrocchiale di San Francesco. Nel frattempo sono stati creati una pagina Facebook e un canale Whatsapp per restare costantemente aggiornati sulle evoluzioni della vicenda.

Romagna Faentina si aggiudica un bando da 5,5 milioni contro la crisi climatica

Il progetto “AquaGreen” nasce a seguito dell’alluvione per mettere in sicurezza il territorio grazie a sistemi di allarme avanzati, infrastrutture fotovoltaiche e pavimentazioni innovative permeabili

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Quella che per l’Unione della Romagna Faentina appariva solo una speranza è diventata realtà: il progetto “AquaGreen (Acquiring Urban Resilience Against Floods and Droughts: a novel citizen-powered integrated Green& BlueSystem)” candidato al Bando europeo Eui per l’individuazione di soluzioni innovative in grado di prevenire gli eventi estremi legati al cambiamento climatico, è infatti risultato tra le proposte vincitrici, superando la concorrenza di numerosi e forti concorrente di tutto il continente. Il finanziamento ottenuto copre un budget complessivo di 5,5 milioni di euro e ha una durata di quattro anni, andando ad implementare (e non a sostituire) i progetti e i contributi per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idraulico, con soluzioni innovative di prevenzione e monitoraggio degli effetti del cambiamento climatico.

Il progetto è stato messo a punto da un team composto da Università di Bologna, Iuav-Università di Venezia, Hera Tech, Cate San Lazzaro, Con.Ami, Associazione Borgo Durbecco e il supporto tecnico di Asso, Agenzia per lo Sviluppo Sostenibile. Per rispettare la scadenza dello scorso 5 ottobre, gran parte del lavoro è stata svolta a pochi mesi dall’alluvione e in clima di emergenza, con il solo obiettivo di non perdere nessuna opportunità per migliorare le condizioni future di sicurezza e di qualità della vita sul territorio.

In un contesto di scarsità di risorse economiche e di necessità di ripensare la città nel medio lungo termine, il progetto Aquagreen mira, infatti, a rendere l’area urbana di Faenza e dell’Unione della Romagna Faentina più resiliente al caos climatico destinato ad aggravarsi nei prossimi anni, potendo attingere a risorse economiche europee che diversamente non sarebbero state in alcun modo disponibili: tra le soluzioni innovative individuate dal progetto trovano spazio sistemi tecnologici più rapidi, moderni ed efficienti di allarme in prossimità di eventi meteo estremi e la creazione di infrastrutture verdi fotovoltaiche per consentire alle pompe idrauliche di operare anche con possibili blackout durante i nubifragi. Tra le iniziative più significative, la realizzazione di suoli urbani più permeabili grazie all’utilizzo di pavimentazioni innovative, in grado di evitare l’accumulo di acqua in superficie e un sistema integrato in grado di trattenerla, infiltrarla e convogliarla in un’area di accumulo appositamente rimodellata e riorganizzata nel “Parco Multifunzionale per la Resilienza”: un’area concepita come spazio pubblico in cui testare soluzioni di adattamento e verificare i vantaggi nel rendere più verde la città.

Tutti i progetti e le soluzioni innovative verranno prima proposti, testati e condivisi con i cittadini in modalità Living Lab – laboratorio partecipato. e rappresenteranno azioni pilota replicabili in tutta l’Unione della Romagna Faentina a partire dalle aree più a rischio (grazie alla partecipazione del Con.Ami) oltre che nei territori di tre partner europei già identificati: il Comune di Michalovce (Slovacchia), il Comune di Slavonsky Brod (Croazia) e il Comune di Bielsko-Biala (Polonia).

Il Fem Garden riparte con Amelia Cavarzan: il programma degli incontri di giugno

Si parte il 30 maggio con la presentazione della graphic novel “Guarda mamma, sono andata in bici dal mio cognome al mio nome” a seguire, un ricco calendario di appuntamenti dedicati alla letteratura e all’inclusione

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Riapre il “Fem Garden” di via Rocca ai Fossi, gestito per la quarta stagione consecutiva dalla Casa delle Donne di Ravenna, grazie ad un patto di collaborazione con l’amministrazione comunale per la rigenerazione urbana. Negli ultimi quattro anni infatti, il giardino dell’ex sede del Ser.T ha preso nuova vita grazie alle cure delle volontarie dell’associazione, e da luogo abbandonato è diventato spazio di incontro per i numerosi eventi culturali e politici allestiti lungo tutta l’estate.

Si parte giovedì 30 maggio (alle 18), con un’anteprima realizzata in collaborazione con Fiab Ravenna: la presentazione della graphic novel di Amelia Cavarzan “Guarda mamma, sono andata in bici dal mio cognome al mio nome” (Antiga Edizioni). Dialogano con l’autrice Barbara Domenichini e Giulia Girotto. Nell’occasione verrà anche presentato il programma di incontri del mese di giugno. La storia presentata è quella di Amelia Cavarzan, che parte in bicicletta per collegare Cavarzan, un paesino delle Dolomiti venete, ad Amelia, una cittadina umbra. L’autrice racconta con sarcasmo, delicatezza e autoironia la sua piccola grande impresa di 15 giorni e 800 km per collegare il suo cognome al suo nome. In questo viaggio, ambientato fra le meraviglie artistiche e naturalistiche del nostro Paese, porta con sé chi legge la sua storia: «Amelia è curiosa, non si nutre solo di caciocavallo e capocollo, ma anche di incontri con le persone, di quello che vede, di quello che sente. La si accompagnerà intimamente in un susseguirsi di avventure, coincidenze e aneddoti divertenti, intervallati da momenti di riflessione e introspezione» comunicano dall’associazione.

Il primo evento di giugno è fissato invece per domenica 2, alle 10.30 con il tradizionale pic-nic di apertura del Fem Garden: in mattinata si terrà il reading del libro postumo di Michela Murgia, “Ricordatemi come vi pare” per poi proseguire a pranzo con il pic-nic di pace. I partecipanti sono invitati a portare con se il proprio cibo e le coperte. In caso di pioggia, l’evento è annullato.

Mercoledì 5 alle 18 si entra nel vivo degli appuntamenti culturali con la presentazione del libro di Maria Luisa Boccia “Tempi di guerra, riflessioni di una femminista” (Manifestolibri).  La condizione delle donne sotto il tirannico regime dei Talebani in Afghanistan sarà al centro dell’incontro di giovedì 13 alle 21, grazie alla testimonianza di un’operatrice sanitaria di Emergency, che ha lavorato nel centro di maternità di Anabah.

Sabato 15 alle 21, si passa dall’Afghanistan alle atmosfere kosovare post indipendenza con il romanzo di Elvira Mujic “La buona condotta”, mentre martedì 18 alle 18, protagonista del giardino di via Rocca ai Fossi sarà un’icona del femminismo, raccontata nella graphic novel “Anna Kuliscioff e noi”, di Thomas Casadei e Vittorina Maestroni. Si arriva così a sabato 22 giugno, ore 18, quando si parlerà di militarizzazione della scuola con l’incontro “La scuola va alla guerra?” assieme ad Antonio Camerotta, Viola Clemente, Elettra Stamboulis e Serena Tusini.

Lunedì 24, alle 21 prenderà avvio la lettura collettiva del libro “Sputiamo su Hegel” di Carla Lonzi, che il gruppo Ctuluchene ha scelto per l’estate 2024. Ogni lunedì alla stessa ora il gruppo si riunisce, legge e riflette insieme. Per partecipare, basta inviare una mail a casadelledonneravenna@gmail.com

Martedì 25, alle 21, appuntamento con Melissa Turchi e il suo “Parole in grammi”. Il mese di giugno termina con l’incontro di venerdì 28 sempre alle 21 con il libro di Brunella Torresin “Nel gran teatro della natura”.

Gli eventi al Fem Garden sono ad ingresso libero e proseguiranno anche a luglio e a settembre, con un calendario ancora in via di definizione. È possibile trovare aggiornamenti e informazioni sui social dell’associazione.

“De Rerum Natura”: filosofia, letteratura e musica alla Domus dei Tappeti di Pietra

Il progetto, curato da Fondazione RavennaAntica e Orchestra La Corelli nasce all’interno del Ravenna Festival

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Anche la Domus dei Tappeti di Pietra si fa palcoscenico del Ravenna Festival: dopo la felice sperimentazione dell’edizione 2023, con le MicroDanze di Aterballetto, il sito archeologico presta nuovamente a una potente sperimentazione che unisce poesia classica e musica dal vivo. Tappeti di pietra e tappeti sonori mettono in scena il De Rerum Natura, una preziosa riflessione tra digressioni letterarie e musicali sull’opera di Lucrezio.

Il progetto, curato da La Corelli e dalla Fondazione RavennAntica, prenderà il via il 31 maggio (ore 17) e verrà replicato fino al 9 luglio. L’introduzione e la selezione musicale sono curate da Jacopo Rivani e la voce narrante è di Camilla Berardi.

«Un viaggio in più tappe attraverso i segreti della natura e quelli della nostra esistenza: è quello che Lucrezio conduce nel suo De Rerum Natura, dosando sapientemente filosofia e scienza antica e, nello sfidare credenze religiose e superstizioni, spiegando come l’universo sia plasmato da leggi naturali e non da interventi divini. Insomma, un invito a guardare il mondo con occhi nuovi e mente aperta che qui si rinnova attraverso la voce di Camilla Berardi posta in dialogo con gli antichi mosaici, collocati negli ambienti originali di una domus tardo antica e la musica, con i suoni scelti volta per volta a evocare la profonda riflessione sulla natura delle cose: in ogni appuntamento verrà indagata l’essenza timbrica di uno strumento, fino all’ultimo che darà spazio alla summa di tutti i timbri generati dall’orchestra intrecciata all’ultimo elogio di Epicuro» spiegano gli organizzatori.

Come una “Beatrice” lucreziana, l’attrice accoglierà il pubblico nella chiesa di Santa Eufemia, all’ingresso della Domus, contestualizzando ciascun appuntamento. Tutti gli incontri avranno una durata di 40 minuti, ma affronteranno ogni volta un tema diverso.  I partecipanti saranno poi accompagnati all’interno del sito, dove i musicisti suoneranno brani artisticamente legati al contesto letterario: «Una sorta di Nekuia, rito con cui nell’antica Grecia si evocavano gli spiriti dei defunti, vissuta insieme per potersi addentrare tra mosaici e musica. Un’esperienza del sublime che attraverso la poesia e l’esecuzione musicale si radica alle antiche pietre e ad universi di senso che prendono nuova vita» continuano dalla Fondazione.

L’ultimo appuntamento prevede il percorso inverso, con partenza dalla Domus e conclusione in chiesa, alla presenza dell’orchestra d’archi La Corelli.

L’appuntamento per la rassegna è sempre alle 17 e, dopo il primo appuntamento del 31 maggio le repliche sono previste per il 4, 6, 11, 13, 18, 20, 25 e 27 giugno e il 2,4 e 9 luglio. Il costo di ingresso è di 6 euro.

Al Rasi un mese di teatro, giochi e picnic “Dalle sette alle nove”

Torna la rassegna firmata da Ravenna Teatro e Drammatico Vegetale dedicata all’intrattenimento dei più piccoli

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Saranno quattro gli appuntamenti nel mese di giugno con “Dalle 7 alle 9”, l’ormai tradizionale rassegna organizzata da Drammatico Vegetale e Ravenna Teatro negli spazi del Teatro Rasi e dedicata a un pubblico a partire dai due anni, tra spettacolo, giochi e picnic sul prati, dedicati anche a nonni e genitori.

Si parte giovedì 6 giugno con “Cappuccetto, il lupo e altre storie”, di Drammatico Vegetale.Uno spettacolo per vivere l’emozione della paura e trovare uno scarto nella magia, affrontando con umorismo le storie della tradizione in cui è presente il lupo. La visione è consigliata a bambini dai 3 agli 8 anni.

Dedicato alla stessa fascia d’età lo spettacolo di giovedì 13 giugno, “Lavandaie di Nuvole” (Peter Pan), la storia di due lavandaie che lavano i panni sul bordo di un ruscello immaginario trasformandoli in nuvole. Il destino di queste bianche creature è il mare, che li accoglierà con la tenerezza e la gioia di un ritorno a casa.

Si prosegue giovedì 20 giugno con un’opera di Drammatico Vegetale rivolta al pubblico dai 2 ai 6 anni, dal titolo “Uno, due, tre…”,
una storia di colori, un affresco a tre dimensioni sul cielo e sul mare, sulle cose della vita e sulla meraviglia di sorprendersi per il volo di un uccello, un pesce che guizza, o una palla che rotola. La rassegna si concluderà venerdì 28 giugno con “Pensieri Sottili” di Teatro all’improvviso, la rappresentazione di un teatro dove i pensieri si concretizzano in colorate figure di cartone e lo spettatore è sospeso tra quello che succede e quello che potrebbe accadere: niente è prevedibile, ma tutto è possibile. Anche in questo caso, la fascia va dai 3 agli 8 anni.

I biglietti sono disponibili sul sito di Ravenna Teatro (ingresso unico 5€, con sconti per gruppi e famiglie). È possibile portare il proprio cestino per il picni da casa o prenotarne uno realizzato con ingredienti biologici e di commercio equo a cura di Villaggio Globale al costo di 6€ per i bambini e 10 per gli adulti.

Per informazioni e prenotazioni cestini chiamare Ravenna Teatro (0544 36239 e 333 7605760).

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Approvato progetto da 700mila euro per la rotonda tra viale De’ Brozzi e via Bedazzo

L’obiettivo dell’opera è favorire l’immissione da e verso via Bedazzo del traffico pesante proveniente e diretto in autostrada

Incrocio Futura RotondaLa giunta comunale di Lugo ha dato il via libera al progetto di fattibilità tecnica e economica per la realizzazione della rotatoria all’incrocio tra viale De’ Brozzi, via Bedazzo e via Crociarbasso. L’investimento complessivo è 700 mila euro. L’obiettivo di questa infrastruttura è migliorare la sicurezza del traffico, favorendo l’immissione da e verso via Bedazzo del traffico pesante proveniente o diretto in autostrada. Proprio in considerazione di quest’ultimo aspetto il raggio della rotatoria sarà ampio e pari a 50 metri.

La rotatoria impone la diminuzione della velocità lungo l’asse principale di viale De’ Brozzi e facilita il passaggio e l’immissione dei flussi che transitano lungo gli altri due rami (via Bedazzo e Crociarbasso); offre la possibilità di inversione di marcia senza compiere manovre pericolose e non consentite. Per pedoni e ciclisti la rotatoria migliora la possibilità di percorrenza di questi all’intersezione con le vie Bedazzo e Crociarbasso e non modifica l’attuale percorribilità della pista ciclabile presente sul lato nord di viale De’ Brozzi.

La nuova rotatoria migliorerà le condizioni di traffico anche a servizio della vicina zona artigianale dove insiste via L. Gessi, una delle strade che saranno oggetto degli interventi di manutenzione straordinaria deliberati dalla giunta assieme alla parte carrabile del sottopasso di via Felisio e alla parte circolare della rotatoria di via di Giù/ via Piratello. In particolare il futuro intervento, previsto nel mese di luglio, interessa solo la carreggiata di via Gessi, nel tratto da via Bedazzo allo scolo consorziale Casale con operazioni di scarifica e posa in opera di nuovo manto stradale e intervento sui chiusini esistenti per metterli in quota.

«L’etica è l’unica risorsa per difenderci dai rischi dell’intelligenza artificiale»

Giovanni Boccia Artieri si occupa di tecnologie generative da trent’anni ed è stato recentemente nominato nel board dell’Agcom sul tema

Giovanni Boccia Artieri Verticale

Professore di Scienze della Comunicazione, Giovanni Boccia Artieri, ha incentrato il proprio lavoro nello studio dei nuovi media e della loro evoluzione, pubblicando diversi volumi sull’argomento e ricevendo recentemente la nomina dall’Agcom nel board dedicato allo studio dell’intelligenza artificiale: «Quando siamo stati nominati sapevamo di trovarci davanti a un lungo processo – dice il direttore del dipartimento di Scienze della comunicazione all’università di Urbino –, si tratta di un settore ancora da esplorare e regolamentare. La normativa europea prevede una dimensione attuativa regolamentata dagli enti locali, il nostro compito ora è quello di capire come applicare questo strumento al comparto mediatico italiano».

L’esperto sarà il 15 giugno alle 17 a Fusignano, al parco Primieri in via Fratelli Faccani, ospite della festa dell’Arci per un incontro aperto al pubblico sulle implicazioni di queste nuove tecnologie.

Professore, da quanto tempo si occupa di intelligenza artificiale?
«Dalla fine degli anni ’80, quando ancora ero all’università. Mi sono laureato in scienze politiche a Bologna, dedicando ampio spazio all’aspetto sociologico della materia. In quegli anni ho avuto la fortuna di entrare in contatto con docenti della caratura di Achille Ardigò, uno dei padri della sociologia nel nostro Paese, e Lella Mazzoli. Già all’epoca si occupavano dei rapporti tra sociologia e intelligenza artificiale, e tra studi e convegni ho esplorato la materia sempre più a fondo. Si trattava ovviamente di un tipo diverso di intelligenza artificiale, oggi quando parliamo di “Ia” ci riferiamo principalmente a quella più avanzata, di tipo generativo».

L’intelligenza artificiale quindi è un’invenzione tutt’altro che recente, perché se ne parla così tanto oggi?
«Oggi si parla di intelligenza artificiale come se fosse una novità, una rivoluzione, ma i primi studi sull’argomento risalgono alla seconda guerra mondiale: la stessa Macchina di Turing ne è un esempio. Parlando in termini più recenti, alcune funzioni degli smartphone come il riconoscimento facciale, gli assistenti vocali o i ChatBot possono essere altri esempi. Quel che ha segnato un punto di svolta è stato il rilascio da parte di OpenAi di un sistema di intelligenza artificiale di tipo generativo (Chat Gpt, ndr), in maniera pubblica e gratuita. Possiamo dire che si è trattato di un esperimento sociale di massa: se prima l’Ia era parte della vita delle persone in maniera inconscia e relegata agli usi imposti dalle aziende che la inserivano all’interno dei loro dispositivi, oggi si può osservare come la comunità decide di farne uso in totale libertà, sul lavoro o per svago, sfruttando le sue implicazioni più creative».

Quello della creatività è un aspetto divisivo. Perché lasciare alla tecnologia la possibilità di avvalersi di una forma di espressione strettamente umana?
«L’intelligenza artificiale non si sostituisce al talento. Se un utente non sa disegnare, grazie ai prompt può visualizzare ciò che la sua mano non sarebbe stata in grado di fare. Il risultato però sarà senza dubbio mediocre. Per un artista il discorso cambia: in questo caso l’Ia diventa un prezioso strumento nella sua cassetta degli attrezzi, da usare con consapevolezza e intenzione. Come si è passati dalla grafite alla china, e poi alle tempere e agli iPad oggi si può contare su un nuovo mezzo. Possiamo continuare a lamentarci del fatto che l’intelligenza artificiale uccida la creatività, come in passato è successo per altre innovazioni come macchine fotografiche o programmi di foto ritocco, o studiarne le potenzialità per produrre qualcosa di davvero creativo. Se viene utilizzata significa che risponde a un bisogno, in ambito artistico o lavorativo».

Dal punto di vista lavorativo, reputa realistico lo scenario di sostituzione del capitale umano con questo tipo di strumentazioni?
«Tecnicamente sì, come con l’introduzione di qualsiasi nuova tecnologia in ambito industriale. Si creano macchinari in grado di svolgere compiti in maniera più veloce ed efficace rispetto a quanto fatto da un umano, ma al tempo stesso si aprono le strade per nuovi tipi di incarichi, come la progettazione, l’addestramento e la manutenzione di quelle stesse tecnologie. In alcuni ambiti sarà più evidente che in altri: non posso dire che domani avremo bisogno di meno giornalisti o meno comunicatori, ma sicuramente dovranno essere affiancati da figure specifiche come “prompt journalist” o “prompt communicator”».

La specializzazione risulta dunque fondamentale per l’utilizzo delle intelligenze artificiali?
«Assolutamente sì. La chiave sta nell’uso intelligente dell’artificialità della macchina, le competenze sono fondamentali, come in qualsiasi altro ambito. Questi software generano testi, non verità, producono immagini, non arte. A fare la differenza sono l’esperienza e la capacità dell’user. Non è un caso che il primo filmato prodotto interamente da un sistema di intelligenza artificiale sia stato realizzato da un videomaker esperto, non da un programmatore o da un utente esterno».

Come evolveranno questi sistemi nel futuro?
«La vera sfida da qui a dieci anni sarà lavorare sulla contemporaneità e sulle capacità di autoaddestramento di queste tecnologie. È verosimile pensare che si produrranno sistemi verticali, fortemente specializzati e personalizzabili, per venire incontro alle specifiche richieste di professionisti e aziende. Farà inoltre parte di processi quotidiani, in maniera più o meno evidente e con implicazioni non necessariamente positive: se da un lato, ad esempio, sarà facile e normale sostenere una conversazione in italiano con un interlocutore di lingua straniera, ottenendo traduzioni immediate e sempre più raffinate da un semplice auricolare, dall’altro potremmo trovarci davanti a una scorretta manipolazione della comunicazione, delle fonti storiche o della privacy personale, con la produzione veloce e sfaccettata di video deep fake e fake news».

Il confine del buon uso di questi strumenti è quindi puramente etico?
«Sarà necessario proporre una serie di linee guida che evidenziano le potenzialità e i rischi per i media nell’utilizzo delle Ia, esplicitandone il possibile ruolo nella creazione di materiale disinformativo. L’etica è sicuramente un tassello fondamentale: già oggi, in alcuni casi, è difficile distinguere un prodotto creato da un umano da quello realizzato da un sistema generativo, e l’unica risorsa che abbiamo per difenderci dal caos è di tipo etico, esplicitando sempre l’eventuale utilizzo di queste strumentazioni».

Cosa dobbiamo aspettarci dall’incontro di giugno a Fusignano?
«Un discorso pubblico completamente al di fuori dell’hype mediatico. Non si parlerà di intelligenza artificiale come rivoluzione salvifica o tremendo declino, anzi, lo scopo sarà quello di normalizzare la tematica portandola al di fuori degli ambienti di settore. Sarà una chiacchierata con tre giovani che apporteranno le loro inquietudini, speranze e opinioni sull’uso di qualcosa che farà sempre più parte del nostro futuro. Sarebbe bello ad esempio tracciare anche qualche linea guida per l’utilizzo scolastico, invece che fingere che non esista o temerne l’utilizzo a scopi illeciti».

Lavori di riasfaltatura tra Piangipane e Santerno-Ammonite fino al 12 giugno

Le vie Canaletta, Bassa e Sant’Egidio saranno le prossime strade interessate del progetto del Comune di rifacimento stradale

Nuovo asfalto sul ponte di via Reale sul fiume Senio ad Alfonsine
Foto di repertorio

Nell’ambito delle riasfaltature che stanno interessando alcune strade del territorio comunale, i prossimi interventi riguarderanno le vie Canaletta e Sant’Egidio a Piangipane e via Bassa a Santerno-Ammonite.

Per quanto riguarda via Canaletta, i lavori saranno effettuati nel tratto che dalla Strada provinciale 30 arriva a via San Giuseppe, da mercoledì 29 a venerdì 31 maggio, con la previsione del divieto di transito (eccetto residenti e mezzi di soccorso) e del divieto di sosta (con rimozione).

La via Bassa, a Santerno-Ammonite, sarà interessata dagli stessi lavori di ripristino del manto stradale in conglomerato bituminoso, nel tratto che dalla Strada provinciale 97 porta al civico 113, con divieto di sosta (con rimozione), restringimento di carreggiata/corsia e senso unico alternato con movieri. La durata dei lavori prevista va da giovedì 30 maggio a martedì 4 giugno.

Per quanto concerne via Sant’Egidio, nel tratto compreso tra il civico 9 (giardino Gian Maria Volontè) e la via Tagliata, i lavori inizieranno lunedì 3 giugno per concludersi presumibilmente entro mercoledì 12 giugno e prevedono il divieto di transito (eccetto residenti e mezzi di soccorso) e il divieto di sosta con rimozione.

Tornano a Brisighella due giorni di feste medievali, tra giullari e spaccati di vita

Dopo l’annullamento dello scorso anno a causa dell’alluvione, tra la Rocca Manfrediana e la Torre dell’Orologio

Festa Medievale Brisighella

L’Associazione Feste Medievali di Brisighella, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e la Pro Loco di Brisighella, organizzano nella Rocca e nella Torre di Brisighella due giorni e una notte (l’1 e il 2 giugno) di rievocazione storica della Battaglia di Pieve Tho, tra i Fiorentini e i Manfredi di Faenza. La stessa è raffigurata in un affresco del pittore Adriano Baldini presente nel palazzo comunale (Ufficio del Sindaco) datato 1870 circa.

Dopo l’annullamento dell’edizione dello scorso anno dovuto all’emergenza alluvionale e di smottamento idrogeologico, Brisighella Medioevale 1413 si rialza e si prepara all’evento prossimo costituito da gruppi di spettacolo suddivisi in: 8 compagnie di rievocazione storica, 8 didattiche medioevali, 4 gruppi musicali, 2 compagnie teatrali, 2 saltimbanchi e giullari/maghi, 1 compagnia di ballo storico, 20 mercanti medioevali.

Dal lontano 1980 il centro storico di Brisighella si immerge nell’atmosfera medioevale rievocando eventi nelle terre Romandiole, permettendo al visitatore di fare un salto indietro nel tempo, all’anno 1425, quando i Fiorentini si scontrarono con i Manfredi di Faenza, nei pressi della Pieve in Ottavo.

Tra la Rocca Manfrediana e la Torre dell’Orologio l’appuntamento è con giullari, musici, danzatrici, mercanti, tornei cortesi e spaccati di vita medioevale. Il tutto condito con la cucina medioevale nell’osteria, con pietanze d’altri tempi.

Qualità della vita di bambini e giovani: Ravenna è al secondo posto in Italia

La provincia sul podio secondo gli Indici generazionali del Sole 24 Ore

Festa Discoteca

La provincia di Ravenna è al secondo posto nelle classifiche della qualità della vita di bambini e giovani del Sole 24 Ore, giunte alla quarta edizione, presentate in anteprima al Festival dell’Economia di Trento.

Rispetto all’anno scorso, Ravenna perde una posizione nella classifica dei giovani, dove era al primo posto un anno fa. A trionfare è Gorizia.

Nella graduatoria riservata ai bambini, invece, Ravenna passa dal terzo posto dell’anno scorso al secondo, dietro a Sondrio.

Infine, nella classifica della qualità della vita degli anziani, Ravenna risale dieci posizioni, passando dal 27esimo posto di un anno fa al 17esimo di oggi.

Si tratta degli Indici generazionali del Sole 24 Ore: le classifiche misurano le “risposte” dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.

A questo link tutte le classifiche interattive.

Il quarto libro di Francesco Costa dopo 40 viaggi negli Usa: «Un mosaico di storie»

Il vicedirettore de Il Post presenta “Frontiera” al teatro Binario di Cotignola, appuntamento conclusivo della rassegna Scrittura Festival. Già in programma altri tre tour negli Stati Uniti per seguire la campagna elettorale Trump vs Biden: «Dovremmo andare oltre alla questione dell’anzianità di uno e dei problemi con la giustizia dell’altro»

Francesco Costa 04Negli ultimi 12 anni ha fatto quasi 40 viaggi dall’Italia agli Stati Uniti. Si può dire che Francesco Costa abbia una certa confidenza con l’America e raccontarla agli italiani è una buona fetta del suo lavoro da giornalista. Nel 2015 uscì la prima stagione di “Da Costa a Costa”: una newsletter e un podcast realizzati da freelance. Dallo scorso gennaio è cominciata la quarta stagione di quel progetto, dopo una pausa di alcuni anni: c’è ancora la newsletter ma un canale Youtube ha sostituito il podcast e ora il pacchetto fa parte dell’offerta di contenuti de Il Post, il sito di informazioni fondato nel 2010 di cui il 40enne di Catania è vicedirettore. A marzo è uscito “Frontiera”, quarto libro di Costa dedicato agli Usa. Del libro e dell’America si parlerà il 29 maggio a Cotignola al teatro Binario alle 21 quando il giornalista sarà ospite della rassegna Scrittura Festival curata da Matteo Cavezzali.

Costa, nel post del 21 febbraio sul suo profilo Instagram che ne annunciava l’uscita, ha definito “Frontiera” come il libro più difficile da scrivere tra i quattro firmati finora. Perché?
«La struttura è particolare: non è una storia raccontata in modo lineare e non è un saggio con una tesi da argomentare. È il tentativo di dare una fotografia di un Paese e delle persone che lo abitano, ma è un Paese così grande e con così tante differenze al suo interno che solo un mosaico di un miliardo di cose può restituire una visione efficace. Ho cercato di fare questo, però per fare un mosaico così bisognava che tutti i pezzi si reggessero e per questo è stato difficile comporlo».

Quanto tempo ha richiesto la scrittura?
«Ho lavorato un anno sul libro, ma dentro ci sono fatti e storie che magari risalgono a dieci anni fa».

Divaghiamo un attimo visto che è il tema del momento: ha usato qualche strumento di intelligenza artificiale per la realizzazione del libro?
«L’attrezzo tecnologico che mi è stato fondamentale è una lavagna sulla parete del salotto di casa per sei mesi per appuntare dei post-it e avere una visualizzazione dei contenuti che stavo unendo. Mia moglie ha avuto tanta pazienza per accettare quella lavagna».

Francesco Costa 03L’ultimo viaggio in America è stato a febbraio per le primarie. Quando il prossimo e quando è stato il primo in assoluto?
«Per il momento ne ho già programmati tre, il primo sarà a luglio, ma non è escluso che se ne aggiungano altri. La prima volta volta è stata nel 2012 e in totale sono andato poco meno di 40 volte».

Mai accarezzato l’idea di andarci a vivere?
«Sì, e non è escluso che possa accadere. Per ora però è una cosa molto ipotetica. La mia vita professionale è molto italiana, mi rivolgo a un pubblico italiano e non è detto che parlare di Stati Uniti dagli Stati Uniti ti permetta di fare un racconto migliore per un pubblico italiano. Ma nelle valutazioni di un trasferimento in America ci sono questioni molto pragmatiche da prendere in considerazione: banalmente, l’assicurazione sanitaria. E poi ho una famiglia. Al momento non è in agenda un trasloco».

Da dove nascono l’interesse e l’attenzione per l’America?
«Non c’è un momento preciso, non sono stato colpito da un fulmine che mi ha acceso l’interesse per l’America. Mi è sempre venuto molto spontaneo visto quanto quel Paese influisce sulle nostre vite: sceglie per noi un pezzo della nostra politica, ha influenze su come ci vestiamo, molte citazioni che escono dalle nostre bocche vengono dai loro prodotti. Mi viene da ribaltare la domanda: come fa la gente a non essere curiosa di conoscere meglio l’America? E poi quando ho iniziato a lavorare come giornalista ho visto che c’era un interesse del pubblico che non trovava uno sbocco: c’era un interesse verso un racconto dell’America più contemporaneo».

Francesco Costa 06Il libro mette in mostra le tante contraddizioni degli Usa. Si stanno livellando o accentuando?
«Con la globalizzazione gli americani si sentono meno speciali e più simili a noi europei: ascoltiamo le stesse canzoni, ridiamo per gli stessi meme e i nostri politici usano i loro stessi slogan. Ma in questo diventare meno speciali e assomigliarci di più stanno diventando anche più litigiosi e polarizzati».

Il quinto e ultimo capitolo del libro si intitola come il libro, “Frontiera”. Si parla della frontiera come meta da inseguire per avanzare nel progresso, ma anche come confine geografico che fa i conti con l’immigrazione. Su quest’ultimo aspetto come è cambiato l’approccio con Biden rispetto ai 4 anni di Trump?
«I dati di alcuni centri studi su cosa pensano altri popoli degli americani dicono che la reputazione dell’amministrazione è in aumento, ma dobbiamo considerare che prima era precipitata. Un pezzo della reputazione persa con l’amministrazione Trump è sicuramente legato alla gestione dell’immigrazione. Biden ha rimosso le cose più crudeli di quell’approccio e ne ha guadagnato la sua immagine, ma ha investito poco e ora si ritrova una crisi umanitaria ai confini. Diciamo che al venire meno di politiche repressive non sono arrivate altre politiche. E ora ci troviamo con governatori democratici degli Stati del Sud che criticano le politiche centrali e organizzano pullman per portare immigrati nelle città degli Stati più a nord. New York, ad esempio, ha avuto grandi problemi da queste mosse».

Assomiglia alla scelta del governo italiano di mandare navi dal Mediterraneo ai porti del nord Adriatico?
«Non sarei stupito se chi dentro al ministero degli Interni ha ideato questa politica si fosse ispirato a cosa accade negli Usa, così come accade su molto altro».

Francesco Costa 08Nel libro cita l’esperto di media Ben Smith che prevede una differenza tra le elezioni presidenziali del 2024 e le precedenti: le prossime non saranno segnate da un medium con un ruolo prevalente sugli altri ma da una frammentazione tra i vari media.
«Tendo a fidarmi di Ben Smith che ne ha viste tante e di solito vede due curve avanti. Ma credo che lo vediamo su ciascuno di noi. Tiktok che cos’è se non una tv in tasca? Fa uno zapping automatico e algoritmico, non vedi più gli amici e non posti più contenuti salvo che tu sia uno dei pochi creator. Tutto questo ha frammentato molto il senso di comunità. Ognuno ha una sua microbolla e viene da chiedersi se il meme che ho appena visto io è stato visto anche dal mio collega. Se cito quella battuta, riderà il mio collega?».

Trump vs Biden sarà una sfida tra un 77enne e un 81enne. Il dato anagrafico non è clamoroso?
«È un aspetto importantissimo che sorprende gli americani per primi. Anche perché parliamo di un lavoro impegnativo da cui se ne esce con i capelli bianchi, basta guardare le foto di Clinton e Obama prima e dopo. Detto questo, potremmo anche iniziare a parlare di altro. Il tema dell’età dei due sfidanti c’è, ma a me preoccupa di più un contesto in cui a maggio ci si preoccupa ancora solo di questo. Non riusciamo a venire fuori dalla questione “Biden è vecchio e Trump è un criminale”. E vale non solo per l’Italia, ma anche in America. Ma ci sono altre questioni che abbiamo frequentato meno e sono altrettanto importanti. Mi rendo conto che è più facile una discussione superficiale, io stesso non sono esente, però potremmo sforzarci di vedere che c’è altro».

Qual è una questione che meriterebbe più attenzione?
«L’economia americana cresce con dati pazzeschi: sulle energie rinnovabili è stato fatto un investimento mai visto, il tasso di povertà diminuisce, le donne che lavorano crescono. Sono tutti indicatori positivi, conseguenze di una serie di politiche di investimenti pubblici a debito che è una ricetta molto poco americana. Ma nel frattempo, pur con una economia così forte, gli americani si sentono demoralizzati rispetto a come stanno».

Francesco Costa 07Il giornalismo americano come si muove in questa campagna elettorale?
«La stampa americana non ha mai capito come seguire e trattare Trump per cui valgono regole diverse da chiunque altro. Ci sono scandali che affosserebbero la carriera di chiunque e per lui invece sono un giorno come un altro. Oggi i sostenitori di Biden chiedono di trasmettere Trump in maniera integrale perché la popolazione ha bisogno di pro memoria su chi è davvero Trump. Nel 2016 si disse che la trasmissione di Trump in versione integrale lo aiutò per la vittoria. È anche vero che Cnn e Washington Post non hanno mai fatto numeri di abbonamenti e entrate come durante il periodo Trump».

Qualcuno di quelli che lo criticano avrebbe vantaggi economici a riaverlo al governo…
«Non lo scopriamo ora: quante carriere in Italia sono esistite solo grazie al fatto di essere anti-berlusconiani? Non credo che in America ci sia il grande complotto, ma si sa che se scrivi di Trump il tuo articolo sarà più letto e il giornale avrà più lettori…».

Francesco Costa 02Si può dire che “Frontiera”, così come i suoi precedenti tre libri, sia figlio di quel lavoro nato nel 2015 con il progetto “Da Costa a Costa”: un racconto dell’America, fatto da freelance fuori dagli impegni per il Post. Oggi “Da Costa a Costa” torna ma dentro l’offerta del Post con una newsletter e un canale Youtube. Come sta andando?
«Il canale Youtube è attivo da un anno e oggi ha circa 120mila iscritti. La newsletter si avvicina ai 100mila (erano la metà tre anni fa, ndr) con un tasso di apertura del 70-80 percento che è altissimo per un prodotto come questo. Non c’è un podcast perché non avevo le forze per farlo e in futuro qualcosa dovrò tagliare. Ora però è ancora presto per pensarci».

“Da Costa a Costa” fu anche un bel esperimento sui modelli di business per il giornalismo: nel 2017 lanciò una raccolta fondi che, tra sponsor e 1.500 donatori, arrivò a 45mila euro usati per coprire le spese di una serie di reportage in un anno dall’America e una sua retribuzione di circa 750 euro al mese. Come mai ora non è stato replicato quel modello?
«L’esperimento di allora mi ha insegnato tantissimo e mi permise di fare il corrispondente dall’America che altrimenti non avrei potuto fare. Ma quello era un lavoro che portavo avanti nel tempo libero. Oggi il tempo libero non c’è più perché ogni mattina mi sveglio all’alba per realizzare il podcast Morning e la sera sono stanco per lavorare ad altre cose. Ma il Post era interessato ad avere il contenuto nella sua offerta ed è stato facile trovare un accordo. Per il lettore credo sia un vantaggio perché aumentano le risorse a disposizione grazie a un’azienda che sta bene e ha voglia di investire. Questo vuol dire che i viaggi in America possono essere più lunghi, più organizzati, non vado da solo ma c’è uno staff per la produzione dei contenuti video».

Le emozioni degli studenti diventano una performance

Tre mattinate dedicate agli esiti dei laboratori di CorpoGiochi

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Martedì 28 (alle 11 in piazza Italia a Savarna), mercoledì 29 (alle 11 alla palestra della scuola Viali di Sant’Alberto) e venerdì 31 maggio (alla palestra della scuola Casadio di Piangipane) le studentesse e gli studenti delle scuole primarie e secondarie dell’istituto comprensivo “Manara Valgimigli” presentano al pubblico la performance Bianco, evento conclusivo del progetto vincitore del bando Siae “Per Chi crea” nell’ambito della formazione e promozione culturale nelle scuole pubbliche “CorpoGiochi alla Valgimigli – pratiche relazionali per sperimentare nuove possibilità espressive”.

Ideata e realizzata da Monica Francia con la collaborazione drammaturgica di Ida Malfatti e coreografica di Zoe Francia Lamattina, la performance (a cui si potrà assistere su prenotazione, scrivendo a info@corpogiochiasd.it) chiude il ciclo di 20 laboratori esperienziali del metodo CorpoGiochi condotti negli scorsi mesi dalle Antenne Daniela Camerani, Francesca Serena Casadio, Monica Francia, Rosanna Lama e Zoe Francia Lamattina.

I laboratori hanno accompagnato circa 400 studentesse e studenti in un confronto con le proprie sensazioni, mettendo al centro dell’esperienza la relazione tra corpi come metodo di conoscenza e a relazionarsi differentemente tra loro, per poi esplorare le capacità allenate in un’esperienza performativa finale davanti ad un pubblico.

L’obiettivo dei laboratori è far accadere un microscopico slittamento percettivo, un cambio percepibile di atmosfera: è la prova che la scuola può diventare un luogo dove i corpi e le parole hanno peso e dove ogni piccolo gesto è importante perché modifica, ed è a sua volta modificato, da tutto quello che c’è intorno.

Il progetto si è arricchito inoltre dell’esperienza della compagnia ravennate gruppo nanou: grazie agli “Assaggi di danza d’autore a scuola” 250 studenti e studentesse hanno assistito a brevi performance dal vivo realizzate dai coreografi e danzatori Rhuena Bracci e Marco Valerio Amico, accompagnati dai danzatori Agnese Gabrielli e Aurelio Di Virgilio. Studentesse e studenti hanno avuto la possibilità di entrare in dialogo con le artiste e gli artisti della compagnia, prezioso momento per favorire la loro curiosità in relazione a quanto visto attraverso lo scambio di osservazioni e di domande.

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