domenica
20 Luglio 2025

Striscione di solidarietà per lo studente picchiato a colpi di catena

Il 4 marzo l’aggressione davanti all’istituto Ginanni in via Carducci

WhatsApp Image 2024 03 07 At 18.07.09Nei pressi dell’istituto tecnico commerciale Ginanni di Ravenna è comparso stamani, 7 marzo, uno striscione con un messaggio di solidarietà per lo studente che nei giorni scorsi è stato aggredito e picchiato in strada da altri alunni della scuola.

I compagni, infatti, accusano alcuni adulti presenti in zona di non essere intervenuti.

È successo tutto in via Carducci attorno alle 14.20 del 4 marzo all’uscita da scuola. Gli screzi sarebbero iniziati durante le ore scolastiche con la promessa di incontrarsi fuori per regolare i conti. La vittima dell’aggressione è stata colpita con una catena al volto e soccorsa dall’ambulanza. Sul posto si sono portati gli agenti della polizia locale che hanno identificato l’aggressore.

Un open day per presentare la ristrutturazione dell’asilo nido alluvionato

Aprono le iscrizioni al prossimo anno scolastico che vedrà la ripresa delle attività al Mazzanti. Il 12 marzo la presentazione dell’intervento di recupero da 840mila euro

Nel corso dell’anno scolastico 2024-2025 riaprirà l’asilo nido comunale Mazzanti a Conselice, dopo la ristrutturazione per i danni dell’alluvione, e in occasione dell’avvio del bando di iscrizione ai nidi d’infanzia dell’Unione della Bassa Romagna è in programma un open day dedicato alla presentazione della nuova scuola. Appuntamento per martedì 12 marzo alle 17.30 nell’aula magna Garbesi delle scuole medie di via Di Vittorio di Conselice.

I lavori, affidati alla ditta Rama srl, sono realizzati grazie a un finanziamento di 840mila euro erogato nell’ambito del Pnrr. L’intervento permetterà di rendere la struttura più sicura e più efficiente dal punto di vista energetico. Saranno completamente rifatti i servizi igienico-sanitari e saranno anche aumentate le aperture sul cortile, per promuovere il rapporto del bambino con lo scorrere delle stagioni, grazie a una migliore osservazione dell’ambiente esterno.

Oggetto di rifacimento anche il miglioramento sismico (pavimentazioni, tinteggiature, controsoffitti), gli impianti elettrico e termoidraulico e tutte le finiture della struttura. La riqualificazione energetica avverrà attraverso la sostituzione degli attuali serramenti e con la realizzazione del cappotto termico.

Le coperture saranno dotate di un tetto metallico a bassa pendenza per migliorare l’impermeabilizzazione e garantirne una migliore manutenibilità nel tempo.

Nel perimetro esterno del fabbricato è previsto un intervento di razionalizzazione dei percorsi esterni che consisterà nel realizzare una fascia pedonale di bordo, in materiale composito con fibre naturali e cementizie e facilmente riciclabile, in grado di consentire il regolare esodo dagli spazi interni, comprese le uscite di sicurezza. La fascia di bordo consentirà l’accesso di tutte le aree abbattendo le barriere architettoniche oggi esistenti.

Nave ong con un morto, il sindaco garantisce il funerale: «Governo senza logica»

De Pascale critica la scelta di assegnare il porto di Ravenna che richiederà più di 4 giorni di navigazione con il cadavere di un naufrago 17enne senza cella frigorifera. L’avvocato Maestri invita la ong e il primo cittadino a fare denuncia alla procura

GH7TL25acAEOaelIl sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, ha annunciato che il Comune è «a completa disposizione per garantire le esequie e per il possibile rimpatrio della salma» del 17enne migrante deceduto a bordo della nave ong Sea Watch 5 dopo il recupero da una barca di legno alla deriva nel Mediterraneo insieme ad altri 51 migranti (47 uomini adulti e 4 minori non accompagnati). La nave della ong tedesca era attesa per l’11 marzo a Porto Corsini, la destinazione assegnatale dal governo italiano, ma le avverse condizioni meteo rallenteranno la risalita da Malta.

Il 17enne è stato recuperato già privo di sensi dal fondo della barca, schiacciato da altre persone. Nella notte tra il 6 e il 7 marzo la guardia costiera ha prelevato dalla nave ong altre quattro persone in gravissime condizioni – tutte ustionate dal misto di acqua di mare e carburante stagnante che si trovava sul fondo della barca e in cui sono state costrette ad aspettare, accovacciate, per ore – ma si è rifiutata di accogliere il corpo senza vita del giovane. Secondo un articolo firmato da Alessandra Zini su Repubblica.it, la Sea Watch 5 non è dotata né di cella frigorifera né di spazi separati.

«Accogliere la salma di un naufrago di appena 17 anni, per la nostra comunità che ha imparato ad accogliere e gestire con professionalità e massima attenzione gli sbarchi, è un colpo fortissimo – afferma De Pascale –. Garantire le esequie e il possibile rimpatrio della salma lo sentiamo come un dovere nei confronti del giovane e di tutte le vittime che, nell’ultima parte di un viaggio già atroce, si scontrano con scelte politiche disumane, con rimpalli di responsabilità che ricadono su vite disperate molto spesso di donne, bambini, ragazzi».

Il primo cittadino poi rinnova l’invito al governo Meloni a rivedere le scelte sulla politica immigratoria: «Ci auguriamo che il governo prenda atto della mancanza di logica nello scegliere punti di approdo che allungano di giorni le traversate nel Mediterraneo, con un prezzo altissimo in termini di vite e di dignità. Senza dimenticare le promesse del blocco degli sbarchi da parte del governo Meloni, annunci falliti miseramente».

L’avvocato ravennate Andrea Maestri, ex parlamentare, confida che Sea Watch presenti un esposto penale per i diversi profili di responsabilità del caso: «Chiedo anche al sindaco De Pascale di informare la procura della Repubblica per l’apertura di indagini volte a chiarire le responsabilità di quanto accaduto. Questo è il risultato concreto delle politiche ottuse e disumane del governo italiano, che allontana il momento dell’approdo nel porto sicuro più vicino, mettendo concretamente a rischio la vita, l’incolumità e la salute delle persone migranti».

Secondo Maestri, lasciare per giorni una salma in assenza di celle frigorifere per la sua conservazione può costituire vilipendio di cadavere, «perché viene violato il bene giuridico protetto dalla norma e cioè l’umano sentimento di pietà per i defunti, inoltre lasciare un cadavere in quelle condizioni metta a rischio anche la salute degli altri migranti e degli operatori umanitari, configurando ulteriori ipotesi di reato».

La prefettura di Ravenna ha reso noto che l’attracco della Sea Watch avverrà dopo l’11 marzo (non c’è ancora una data definita) alla banchina del terminal crociere di Porto Corsini. I 51 migranti (la maggior parte provenienti dalla Siria, Bangladesh, Egitto e Pakistan, gli altri da Eritrea Sudan e Marocco) saranno poi trasferiti con mezzi della Croce Rossa Italiana al Pala De Andrè dove verranno effettuati tutti gli adempimenti sanitari e di polizia. La salma del diciassettenne sarà trasferita all’obitorio e messa a disposizione dell’autorità giudiziaria. I 51 migranti resteranno tutti in Emilia Romagna e saranno ripartiti tra le varie province secondo un piano che sarà definito.

Ex Farmografica: la trattativa si blocca, licenziamento più vicino per 88 lavoratori

La multinazionale austriaca Mm e il gruppo Focaccia comunicano lo stop al passaggio della ditta cervese alluvionata per via dei mancati impegni del governo Meloni. I sindacati organizzano un corteo a Cervia per il 12 marzo

9Al momento della firma si è bloccata la trattativa per la cessione della ditta ex Farmografica di Cervia dalla multinazionale austriaca Mayr Melnhof (Mm) al gruppo cervese Focaccia. L’operazione era l’unica possibilità per salvare 88 posti di lavoro per i quali a fine marzo diventerà effettivo il licenziamento collettivo. I sindacati Cgil, Cisl e Uil fanno sapere che la battuta d’arresto è stata annunciata dalle stesse aziende, lo scorso 5 marzo, nel corso di un incontro convocato a Bologna nella sede della Regione.

Secondo i rappresentanti dei lavoratori, sarebbero due le ragioni che starebbero facendo saltare l’accordo per la continuità dell’azienda produttrice di confezioni farmaceutiche duramente colpita dall’alluvione di maggio 2023. Da un lato la sostanziale indifferenza del governo Meloni alla crisi dell’azienda escludendo la convocazione di un tavolo di confronto ministeriale ritenendo marginale la dimensione occupazionale della crisi. E dall’altro lato il conseguente dietrofront dell’imprenditore Riccardo Focaccia che si è dichiarato indisponibile alla conclusione della trattativa in assenza delle garanzie economiche prospettate, all’unanimità, dalle forze politiche di maggioranza e opposizione in Parlamento.

Due ordini del giorno alla Camera dei Deputati lo scorso 26 gennaio impegnavano il governo ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per assicurare che gli aiuti del “decreto Alluvione” possano essere estesi anche ai soggetti privati che rilevino attività economiche e produttive in una situazione di crisi d’impresa, in continuità produttiva e aziendale, per assicurare continuità occupazionale; ma anche la massima tutela salariale alle lavoratrici e ai lavoratori e il continuato accesso alla cassa integrazione.

I sindacati criticano l’atteggiamento del governo. «La trattativa tra le imprese – scrivono in una nota Saverio Monno della Slc-Cgil di Ravenna, Ryan Paganelli della Uilcom di Ravenna e Stefano Gregnanin della Fistel-Cisl dell’Emilia-Romagna – è stata accompagnata da continui rimpalli di responsabilità tra lo staff della struttura commissariale incaricata della ricostruzione post alluvione e il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Le lavoratrici e i lavoratori, la Rsu aziendale e le organizzazioni sindacali hanno mostrato senso di responsabilità, maturità e soprattutto pazienza, in una vertenza dolorosa e dagli esiti quanto mai incerti. Pretendiamo ascolto e soluzioni concrete: si agevoli ogni soluzione d’impresa per consentire la salvaguardia dei livelli occupazionali e la tutela dell’economia del territorio. Non c’è più tempo. Il Governo intervenga rapidamente. Abbiamo chiesto alla multinazionale austriaca di archiviare i licenziamenti o di congelare la procedura in corso, anche sostenendo la proposta della Regione di attivazione di una cassa integrazione per cessazione di attività. Non vi fosse ascolto da parte dei vertici aziendali, chiediamo all’esecutivo di procedere al varo di una moratoria sui licenziamenti collettivi nelle imprese interessate da crisi aziendali a causa degli eventi alluvionali. Si tratterebbe di una soluzione indubbiamente temporanea, finalizzata a ricercare le condizioni di una rapida ripartenza. E sul piano normativo non costituirebbe una rivoluzione essendo una strada già percorsa durante l’emergenza pandemica».

Monno, Paganelli e Gregnanin annunciano un’iniziativa di mobilitazione: «Scenderemo in strada a Cervia martedì 12 marzo alle 17 per un corteo organizzato che avrà come punto di ritrovo l’ingresso della Farmografica al civico 121 di via Di Vittorio e raggiungerà il palazzo del Comune, in piazza Garibaldi, passando per lo stabilimento del gruppo Focaccia sulla statale 16 Adriatica. Invitiamo istituzioni, cittadini e cittadine, associazioni, gruppi organizzati e forze politiche del territorio a partecipare numerosi».

Chiama il 112 e dice che ha ammazzato di botte la compagna, ma è falso: denunciato

Un 30enne voleva consegnarsi ai carabinieri perché stanco del rapporto con la donna

Un uomo ha chiamato il 112 confessando di aver ammazzato di botte la compagna, ma quando i carabinieri sono intervenuti si sono resi conto che era tutto falso. È successo a Lugo il 5 marzo. Il 30enne è stato quindi denunciato per procurato allarme e interruzione di pubblico servizio. Se i reati ipotizzati verranno riconosciuti, l’uomo rischia una pena da sei mesi a un anno e una multa non inferiore a 516 euro.

Una pattuglia del nucleo radiomobile è accorsa davanti a un bar, indicato dal chiamante, in una delle vie del centro di Lugo. A seguito di un banale screzio con la propria compagna, un trentenne partenopeo, a suo dire stanco del rapporto conflittuale con la donna, aveva deciso di consegnarsi ai carabinieri con l’intento di farsi arrestare.

Dopo aver ascoltato la donna, che non presentava alcun segno di violenza, e alcuni testimoni presenti, i militari, dopo aver constatato che nulla di quanto rappresentato telefonicamente era realmente accaduto, lo hanno denunciato.

Tra fiumi e valli ci sono 800 capanni, uno su quattro è abusivo

Nel 2013 l’ultimo aggiornamento del regolamento comunale a Ravenna che premia chi toglie i materiali inquinanti
L’architetto Guerrieri, ex assessore: «Uffici troppo rigidi, ci ritroviamo con strutture che sembrano baite di montagna»

Capanno

Se si parla di capanni a Ravenna, i 74 chiamati balneari perché posizionati tra spiaggia e pineta sono solo una piccola parentesi. La maggior parte di queste strutture tipiche del territorio è rappresentata invece da manufatti, solitamente più grandi, a ridosso dell’acqua: lungo le aste o alla foce dei fiumi o nelle valli. Un censimento sommario di qualche anno fa ne conteggiava quasi ottocento, di cui circa un quarto da considerare del tutto o in parte abusivi. A seconda del luogo in cui sorgono cambia la proprietà del fondo. Pochi sono su terreni privati, quasi tutti su suolo pubblico che con il passare degli anni è stato incluso nelle aree di tutela ambientale. L’elenco degli enti coinvolti è lungo: Comune, Regione, Autorità portuale, Consorzi di bonifica, Demanio Idrico Regionale e Marittimo statale. In un certo senso, quasi tutti nacquero senza autorizzazione.

I capanni che conosciamo oggi sono l’eredità di piccoli ripari per caccia e pesca realizzati in ambiente naturale e di cui le ricerche storiche hanno rintracciato testimonianze già nel Ottocento. È tra gli anni ’60 e 70’ del Novecento che cominciano a diventare più accoglienti per essere spazi di convivialità. La proliferazione e l’espansione è avvenuta in maniera piuttosto selvaggia, preoccupandosi poco di utilizzare materiale ecosostenibile: eternit, plastica, cemento in abbondanza. Un primo regolamento comunale è del 1975. Nel 2013 il Comune ha approvato un aggiornamento con l’intenzione di mettere ordine e sanare le situazioni più gravi su terreni comunali: circa 250 insediamenti nelle pialasse Baiona e Piomboni. Chi non aveva un titolo di concessione valido e non era in grado di dimostrare di aver costruito prima del 1967 – anno della legge che imponeva il possesso dei permessi per quei manufatti – doveva demolire. A chi era in regola con la concessione veniva dato un incentivo: la riqualificazione con rimozione di materiali inquinanti non richiedeva di ridurre l’estensione ai 24 mq massimi imposti dai precedenti regolamenti per le nuove realizzazioni. Si otteneva una concessione di sei anni (cioè fino al 2021 ma prorogata due volte fino agosto 2025) per rimozione di abusi e materiali incongrui (un concetto più ampio della semplice manutenzione) e a lavori conclusi un rinnovo fino al 2030.

Alla scadenza naturale della concessione – o in caso di rinuncia da parte del titolare – il capanno passa di fatto nella disponibilità del Comune in quanto proprietario dell’area. A quel punto viene pubblicato un avviso di gara per una nuova assegnazione. Diverso lo scenario per i capanni lungo i fiumi, cioè su Demanio idrico che fa capo alla Regione. La maggior parte sono poggiati a terra ma in caso di intervento di ristrutturazione la Regione chiede che vengano sopraelevati per sicurezza idraulica. Cioè un lavoro da diverse decine di migliaia di euro. Risultato? Nessuno lo sta facendo, i manufatti restano senza concessione, per quanto siano legittimi dal punto di vista del regolamento comunale, e la Regione li tollera. Chi in questi anni ha voluto risanare il proprio capanno, si è trovato in un labirinto di burocrazia per le tante voci da interpellare. Ne sa qualcosa l’architetto Guido Guerrieri, socio di un capanno, che sta seguendo diversi progetti di ristrutturazione: «Per intervenire occorre il permesso del Comune perché è una pratica edilizia, dell’ente proprietario del terreno, del Parco del Delta se è in zona protetta, della Soprintendenza per la paesaggistica, l’eventuale sismica e, a seconda del tipo di intervento o del sito, del Demanio marittimo e il nulla osta dell’ufficio Idraulico della Regione».

Guerrieri conosce bene il regolamento comunale del 2013 perché all’epoca era assessore comunale all’Ambiente e contribuì alla sua stesura con il collega di giunta Gabrio Maraldi (Urbanistica). «Il principio ispiratore era quello di favorire una riqualificazione delle strutture per migliorare il decoro e l’impatto ambientale, ma senza dimenticare le peculiarità di questi manufatti che molto spesso sono unici e belli proprio per questo». L’architetto però sta assistendo a un altro scenario: «Gli uffici comunali si sono irrigiditi su alcune interpretazioni delle norme che non sono richieste e il risultato è paradossale: lavandini esterni vietati perché deturpano il paesaggio, siepi che non si possono mettere perché fanno recinzione e solo recentemente è stata chiarita la possibilità per i capanni di avere uno spazio adibito alla preparazione e cottura di cibi. Quest’ultimo era un completo non senso: non esiste nella nostra cultura un capanno che non abbia la possibilità di grigliare o friggere l’acquadella». Non solo: «Molti dei capanni abbattuti e ricostruiti in legno ora assomigliano più a baite di montagna a cui mancano solo i gerani sul balcone, ma nulla hanno a che fare con l’anima vera di questo territorio».

Alle Bassette un nuovo impianto che produce elettricità dalla decompressione del gas

Con un investimento da oltre due milioni di euro, Hera ha installato una tecnologia all’avanguardia in grado di alimentare il depuratore a basso impatto ambientale

20240313 Taglio Del Nastro Turboespansore RA

È stato inaugurato oggi, mercoledì 6 marzo, l’innovativo sistema di recupero energetico dalla decompressione del gas metano gestito da Inrete Distribuzione Energia, società del Gruppo Hera. Il nuovo dispositivo è stato installato nell’impianto di Ravenna in via Romea Nord 184 (zona Bassette).

Si tratta di una tecnologia all’avanguardia, che permette un forte recupero energetico sfruttando la fase di decompressione del gas metano delle reti urbane. L’impianto alimenta, tramite una connessione dedicata in media tensione, il vicino depuratore con energia elettrica prodotta localmente a bassissimo impatto di emissioni in atmosfera e riducendo i prelievi di energia dalla rete distributiva nazionale

La tecnologia utilizzata è quella della turboespansione, che permette di garantire in maniera controllata la riduzione di pressione del gas proveniente dalla rete di trasporto Snam per poterla distribuire nella rete di distribuzione cittadina di Inrete, recuperando sotto forma di energia elettrica quella normalmente dissipata durante il salto di pressione del gas mediante riduttori di pressione tradizionali. Il turboespansore ha una potenza elettrica massima pari a 770 kWel e, grazie a un investimento di 2,3 milioni di euro per la messa a nuovo, è stato possibile incrementare l’efficienza energetica dell’impianto, rendendo possibile una produzione annua di circa 3.600 MWh di energia elettrica, pari al consumo di circa 1.350 famiglie.

Questo intervento permette la realizzazione di un sistema di produzione e consumo” finalizzato a un utilizzo dedicato dell’energia prodotta a ‘km 0’, realizzato in coerenza con le direttive comunitarie sul raggiungimento degli obiettivi di incremento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030.

«Il nostro Gruppo è sempre attento a fare evolvere le proprie infrastrutture affinché siano di supporto alla transizione energetica – afferma Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera – Anche in questo importante progetto di Bassette il modello multibusiness ci permette di sfruttare le sovrapposizioni tra le varie attività gestite, e quindi generare un’ulteriore opportunità per l’Hub energetico di Ravenna, sempre più polo di riferimento nazionale per l’indipendenza energetica.

Il Beaches Brew annuncia gli artisti internazionali dell’edizione 2024

La line-up del festival Beaches Brew 2024 presenta 12 artisti da 11 Paesi, con 5 debutti nazionali. Nei prossimi giorni, la rivelazione dei musicisti Italiani che parteciperanno al Festival

Con la sua XI edizione, il Beaches Brew si propone di intraprendere «un giro del mondo attraverso la musica e le sue infinite declinazioni, un viaggio aperto a tutti, all’insegna della scoperta, sulla spiaggia di uno dei bagni più iconici della Riviera romagnola», presentando i primi 12 artisti, provenienti da 11 diverse nazioni, che saranno protagonisti della rassegna estiva di Marina di Ravenna dal 4 al 6 giugno 2024.

Beaches Brews nasce nel 2012 all’Hana-Bi di Marina di Ravenna dalla collaborazione di Bronson con un pool di curatori diviso tra Olanda e Stati Uniti, e si è affermato negli anni come punto di riferimento per la sperimentazione e i nuovi suoni nel panorama italiano e internazionale, ospitando diversi debutti italiani di artisti stranieri. Anche quest’anno 5 nomi della line-up si esibiranno per la prima volta in Italia.

Tra questi troviamo Special Interest, dagli Stati Uniti; Lambrini Girls (Inghilterra), Ustad Noor Bakhsh (Pakistan), Kabaushè (Kenya), Cami Layé Okùn (Cuba).  Tornano invece a esibirsi su un palco italiano Etran De L’Aïr (Olanda), l’inglese Dj Fitz e il collettivo diviso tra Canada e Olanda Baby’s Berserk. Dal Canada anche Yalla Miku, presentati dall’etichetta Svizzera Bongo Joe,  che presenterà anche i connazionali Cyril Cyril. Il collettivo Nyege Nyege porterà invece sul palco Aunty Rayzor (Olanda) e la franco-ghanese Pö.

«Abbiamo cercato una line-up che riflettesse al meglio l’approccio di ricerca trasversale, inclusivo e boundary crossing del progetto, attraverso le diverse direttrici sonore del contemporaneo» dichiarano dall’organizzazione: al glam No Wave degli Special Interest da New Orleans farà da controcanto il rock blues contaminato con i ritmi africani degli Etran De L’Aïr; al punk tagliente delle inglesi Lambrini Girls (tra le protagoniste più interessanti della scena alternativa di Brighton) si affiancherà il suono onirico di Ustad Noor Bakhsh, maestro pakistano del Benju (cetra a tasti tipica del Belucistan) che a settantotto anni è diventato un caso a livello globale grazie al  suo album di debutto Jingul.

La New Wave Disco del collettivo Baby’s Berserk si incontrerà con il pop esplosivo di Kabaushé, capace di fondere psych-soul, gospel, trap e freak funk per dare vita a live-performance al limite dell’esperienza rituale; le influenze latino-americane della selector cubana Cami Layé Okùn, con il suo funk afro-caraibico, saranno infine il perfetto complemento del groove di Dj Fitz, ospite immancabile della serata di chiusura del festival.

Doppia presenza a Beaches Brew nel 2024 per Nyege Nyege, collettivo fondato undici anni fa a Kampala (Uganda) per sostenere la musica di artisti africani, che organizza eventi, residenze, festival e gestisce due etichette discografiche: a Beaches Brew: gli artisti presentati quest’anno saranno Aunty Rayzor, producer nigeriana che fonde potenti beat hiphop con l’afrohouse, tra inglese che nativo linguaggio Yoruba, e , artista poliedrica che porterà a Marina di Ravenna l’inedito universo sonoro del suo debut album Cociage (Hakuna Kulala, 2023), tra ambient spettrale, post punk e polifonie a cappella. L’etichetta di Ginevra porterà invece davanti al pubblico dell’Hana-bi Yalla Miku, ensemble che unisce musicisti provenienti dall’Africa e protagonisti della scena musicale elvetica in un mix elettrizzante di strumenti tradizionali (gnawa marocchino, guembri, krar), house, elettronica e groove krautrock, e il duo Cyril Cyril, formato dai fratelli Cyril Yeterian e Cyril Bondi, che attraverso chitarra, batteria e synth percorre abilmente la tradizione musicale orientale, africana e occidentale creando un’atmosfera psichedelica capace di spaziare dal folk al rock.

La line-up verrà completata nelle prossime settimane con un annuncio che comprenderà gli artisti italiani del festival, ricercati grazie a un lavoro di scouting sul territorio che sempre costituisce una tradizione dell’attività di Bronson.

Anche nella sua XI edizione il Festival conferma la sua natura a ingresso libero e gratuito.

Un’altra nave delle Ong verso Ravenna: a bordo 51 naufraghi e la salma di un 17enne

Il ragazzo è stato recuperato già svenuto sul fondo di una barca di legno, schiacciato da decine di altri migranti. Attracco a Porto Corsini previsto per l’11 marzo, nono sbarco in 14 mesi (900 persone in totale)

GIAdi7NXUAERmsRLa nave Sea Watch 5 dell’omonima ong tedesca sta facendo rotta verso il porto di Ravenna per lo sbarco di 51 migranti soccorsi in mare e la salma di un 17enne. La prefettura rende noto che l’imbarcazione nella mattinata di oggi, 7 marzo, si trova al largo dell’isola di Malta e l’arrivo al terminal crociere di Porto Corsini è previsto per lunedì 11 marzo alle 10. Nel pomeriggio odierno si riunirà il tavolo di coordinamento con tutti gli enti coinvolti per stabilire le modalità per l’accoglienza delle 51 persone a bordo e del feretro.

Il giovane è deceduto a bordo della Sea Watch 5 un paio d’ore dopo essere stato trovato svenuto sul fondo di una barca di legno che trasportava anche gli altri 51 naufraghi. Secondo la ricostruzione riportata da alcune testate nazionali, il corpo del 17enne era schiacciato da altre decine di persone che come lui si trovavano sull’imbarcazione ad aspettare un’evacuazione urgente.

Nella notte tra il 6 e il 7 marzo la guardia costiera ha prelevato dalla nave altre quattro persone in gravissime condizioni, tutte ustionate dal misto di acqua di mare e carburante stagnante che si trovava sul fondo della barca e in cui sono state costrette ad aspettare, accovacciate, per ore.

Dal suo profilo sul social X, la Sea Watch 5 dice di aver chiesto con urgenza alle autorità italiane di evacuare le quattro persone in condizioni mediche critiche già intorno alle 13 di ieri, ma non ha avuto risposta. Secondo il racconto degli operatori della ong, le autorità hanno rifiutato di prendere a bordo il corpo del 17enne lasciando che venga consegnato al porto assegnato di Ravenna: «1500 chilometri, 4 giorni di viaggio, è disumano».

Per Ravenna sarà il nono sbarco di navi ong in 14 mesi (l’ultimo è stato il 10 febbraio) per un totale di circa 900 persone. Tre volte la Ocean Vicking, tre volte la Geo Barents, una volta la Life Support e una volta la Humanity 1.

Se il discorso pubblico fosse giusto e indipendente

Pubblichiamo un intervento dell’attivista per l’emergenza climatica ravennate Marina Mannucci sulla notizia della condanna dei tre esponenti di Ultima Generazione per aver imbrattato il muro della facciata del Senato, a Roma, per manifestare il disinteresse del  mondo politico di fronte a quello che viene definito come un «collasso eco-climatico».

 Ultima Generzione

I tre attivisti di Ultima Generazione Davide Nensi (24 anni di Treviso), Alessandro Sulis (24 anni di Camaiore) e Laura Paracini (28 anni di Roma), che il 2 gennaio dello scorso anno erano stati arrestati per aver imbrattato con vernice rosa il muro della facciata di Palazzo Madama, sono stati riconosciuti colpevoli di danneggiamento aggravato. La richiesta del pubblico ministero di un anno di reclusione è stata sostituita con otto mesi di pena sospesa, a condizione del risarcimento del danno e del ripristino dei luoghi. Invece dei 190 mila euro richiesti, gli attivisti dovranno pagare complessivamente 60mila euro (50mila al Senato e 10mila al Comune di Roma).

Ultima Generazione è una rete di attiviste/i che da diverso tempo ha intrapreso azioni di disobbedienza civile non violenta per attirare l’attenzione mediatica, politica e pubblica sulle gravi conseguenze del riscaldamento globale. Le sue azioni più note sono blocchi stradali, blocchi del traffico, sit-in al museo, blitz agli edifici istituzionali con vernice lavabile, scioperi della fame e occupazioni di sedi di partiti. Le cronache degli ultimi mesi hanno visto aumentare gli interventi repressivi a seguito di manifestazioni pacifiche per il clima, come anche le denunce e le misure cautelari nei confronti di attiviste/i.

Nel mese di gennaio la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge di iniziativa governativa n. 1297 che ha come primo firmatario il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e che introduce sanzioni più severe per chi imbratta o deturpa beni culturali e paesaggistici. Il Ddl governativo presenta un “doppio binario” sanzionatorio, secondo il quale per un medesimo fatto è prevista l’applicazione congiunta di sanzioni penali e amministrative.

È indispensabile contrastare dal basso le forme violente, aggressive e rabbiose di annientamento dell’attivismo giovanile; lo si può fare in maniera creativa, colorata, rumorosa e imprevista. Sta anche allo spirito d’iniziativa di Comunità Educanti, Scuole, Atenei, Accademie, e nella loro solerzia, nell’avviare laboratori di riflessione e confronto su queste tematiche; redigere comunicati, improvvisare partecipazioni a dibattiti pubblici e politici, promuovere azioni, realizzare installazioni. Non da meno musei e luoghi di cultura dovrebbero riflettere e far riflettere in maniera proficua sul futuro delle opere d’arte e dei beni culturali col progredire dei cambiamenti climatici. Deve essere promossa dai luoghi di cultura l’attenzione alle conseguenze del surriscaldamento globale provocato dall’attività umana e dovranno anche farsi carico di abbassare il livello di emissioni di anidride carbonica riducendo, ad esempio, lo spostamento di opere. Invece che condannare giovani attiviste/i, le istituzioni politiche e le istituzioni culturali pubbliche e private dovrebbero pensare in modo nuovo, meno asfittico, il loro ruolo culturale, sociale e ambientale.

Marina Mannucci

Rapina al bar-tabacchi di via Codronchi: un uomo in fuga con poche decine di euro

Con il volto coperto, avrebbe spinto una delle dipendenti e poi frugato nella cassa

rapina tabacchi via codronchi
Foto di Massimo Argnani

Poco dopo le 20 di ieri (6 marzo) è entrato nel frequentato bar-tabacchi di via Codronchi, all’incrocio con via Marche (in una zona residenziale vicino al centro di Ravenna), e dopo aver spinto la cassiera ha rubato dalla cassa poche decine di euro.

L’uomo, con il volto coperto, è poi fuggito a piedi. Sul posto due Volanti della polizia che ora cercherà di risalire all’identità del rapinatore, con l’ausilio delle immagini della videosorveglianza.

La cassiera non ha subìto ferite.

I giovani candidati con De Pascale: «Che delusione, dopo le elezioni nessun dialogo»

Il gruppo Turbe Giovanili, alle ultime Amministrative con la lista Voci Protagoniste, tra politica e “società liquida”: «Per i ragazzi facciamo più noi con le “camminate socializzanti” che il Comune. Ci ripresenteremo alle elezioni»

IMG 4788

Nella loro presentazione, la parola “giovani” ricorre 23 volte. Hanno ben chiaro a chi parlano e di chi vogliono parlare Edoardo Caroli, 30 anni, impiegato nel settore finanziario a Bruxelles, e Ilario J. Salvemini, 26, account manager per un’importante agenzia del lavoro, fondatori del progetto Turbe Giovanili. Fabri Fibra non c’entra: si tratta di un gruppo informale nato a Ravenna nel 2019, che mette al centro delle sue attività politico-sociali il disagio delle nuove generazioni, cresciute in un Paese sempre più accartocciato e privo di prospettive. L’obiettivo? Ascoltare i turbamenti degli under 35, risvegliare le coscienze, fare massa critica. E, forse, buttarsi in politica.

Al centro dei vostri interessi ci sono i giovani. In quale generazione vi riconoscete? Millennial, Gen Z?

I.S.: «In nessuna di queste. Sono un classe ‘97, ma non mi sono mai sentito parte di questa generazione. Ho sempre avuto pensieri vecchi».
E.C.: «Direi millennial. Siamo cresciuti con la tecnologia, non l’abbiamo dovuta imparare. Spotify, Uber: abbiamo accesso a cose che non possediamo. Spesso i giornalisti ci definiscono “generazione Erasmus”».

Dite che il turbamento è “il sentimento del XXI secolo”. Cosa significa?

S.: «Lo credo fermamente. Mi sono laureato sul sociologo Zygmunt Bauman, di cui sono un enorme fan. Bauman parlava di una “società liquida”, dove tutto è momentaneo, niente dura per sempre. Dalla continua liquidazione dei rapporti, del lavoro, della socialità, emerge il turbamento. Un fardello, certo; ma bisogna accettarlo per trasformare il negativo in positivo, per mutare l’insoddisfazione in attivismo politico e sociale. È il nostro punto di partenza: turbati, ma possibili agenti di cambiamento».

Vi siete candidati nelle ultime elezioni comunali, nel 2021. La vostra lista civica si chiamava Voci protagoniste e faceva parte della coalizione di centrosinistra.

S.: «Edoardo era a Bruxelles, quindi fisicamente sono stato io il leader della lista civica. Abbiamo sostenuto Michele de Pascale. C’eravamo candidati per portare all’attenzione le esigenze degli under 35, di chi non fa o non si interessa di politica. I risultati non sono stati quelli auspicati e la delusione rispetto all’amministrazione locale è stata tale che ho lasciato l’Italia per un anno e mezzo. Dopo le elezioni non c’è stato nessun riscontro da parte dell’amministrazione. Nessun dialogo. E i risultati si vedono: la politica locale va sempre più in malora, i giovani se ne fregano. Prova a chiedere agli under 35 come si chiama l’assessore alle Politiche giovanili (Fabio Sbaraglia, ndr): il 99% non sa rispondere. Questo è per noi l’emblema di un fallimento. Ma se i giovani non si interessano di politica è perché la politica non si interessa di loro. Siamo molto più assessori alle Politiche giovanili noi di quanto lo sia l’attuale, perché lavoriamo davvero coi giovani, ci sporchiamo le mani».

Dove vi collocate politicamente?

S.: «Faccio fatica a dirtelo perché questa politica mi repelle a livello amministrativo, regionale e nazionale. Ecco perché il nostro attivismo sociale è più importante di quello politico: perché quello politico è inutile. I giovani, in un certo senso, fanno bene a disinteressarsene, così come noi abbiamo scelto di escluderci da logiche partitiche. Socialmente c’è tanta energia che, in un’ottica a lungo termine, può essere reintegrata a livello politico. E anche se al momento siamo fuori dal campo politico, le nostre indoli rimangono tali, e probabilmente io e Edoardo torneremo a far politica».

State pensando alle prossime elezioni comunali?

S.: «Sarebbe assurdo dirti di sì adesso. Ma se devo risponderti onestamente, la mia opinione è  che Ravenna ha bisogno di noi. Quindi sì, scenderei di nuovo il campo».

Vi definite apartitici. Non c’è una contraddizione nel far politica senza un partito?

C.: «Essere politici in modo apartitico è la linea migliore da seguire. Al momento di candidarci ci chiedemmo: ma chi votiamo, chi ci rappresenta? A un giovane che mi avesse chiesto un consiglio su chi votare, sarei stato costretto a rispondere: nessuno. Per questo era necessario candidarsi».

È il 2027: un giovane ravennate vi vuole votare. Dove sta votando? Destra, sinistra, centro?

S.: «Non esistono più destra, sinistra, centro. È tutto un magna magna. Onestamente mi sento di rappresentare idee sociali lungimiranti che non hanno posizionamento partitico. L’ambiente riguarda la destra e la sinistra. Così la parità sociale, l’educazione, i giovani. Vogliamo risvegliare tutte le coscienze che hanno a cuore la società».
C.: «Fra i nostri motti c’è questo: riavvicinare i giovani alla politica. Per me puoi votare chi ti pare, ma l’importante è andare alle urne, far vedere che esisti, esercitare un diritto che è anche un dovere. Partendo dall’atto politico del voto si fa il mondo. Bisogna istruire i ragazzi a prendersi in carico questo dovere. In Belgio e in altri quattro Paesi europei il prossimo giugno potranno votare i 16enni. Alcuni possono storcere il naso, ma potrebbe essere un buon passo per l’educazione civica al voto».

Ho visto le vostre attività: podcast, incontri, camminate serali, l’uso di adesivi per raccogliere le esigenze degli under 35. Oltre a queste, che tipo di azioni concrete volete operare per cambiare Ravenna?

C.: «Abbiamo un gruppo Whatsapp con 75 membri e da poco abbiamo fatto una serie di sondaggi. Nove domande per capire chi erano i nostri “turbati”. Abbiamo chiesto di che cosa avessero bisogno. Sono emersi risultati interessanti: il nostro “turbato” medio va dai 25 ai 30 anni, spesso è un lavoratore insoddisfatto; alcuni vorrebbero fare un’esperienza all’estero, alcuni vorrebbero un supporto per redigere il curriculum; altri un orientamento all’università o al lavoro; in molti hanno chiesto un aiuto psicologico. Nel 2024 vorremmo iniziare a offrire una serie di servizi, in collaborazione con altre realtà locali. Partendo da una sorta di peer to peer review vogliamo rafforzare la comunità. Offrire oggi quelle risposte che io e Ilario cercavamo dieci anni fa e che nessuno ci ha saputo dare».
S.: «Hai mai visto 20 ragazzi passeggiare in centro a Ravenna? Noi ne abbiamo fatti incontrare il triplo nella serata di lancio del format Walk&Talk. Ragazzi che non si conoscevano, che studiano o lavorano, che vengono da fuori Ravenna. Abbiamo fatto ciò che non è mai stato fatto per tanti anni in città e che sarebbe compito dell’amministrazione organizzare. Ma la forza del nostro attivismo è influenzata proprio dalla totale mancanza di interesse di questa amministrazione. Perché succede? Forse perché non siamo personaggi comodi…»

Parliamo di queste camminate. Come nasce l’idea?

S.: «Walk&Talk è un format ideato da uno studente di Forlì, Simone Flamigni. Ho conosciuto casualmente la sua idea di queste “camminate socializzanti” online e l’ho subito contattato. La dinamica alla base era molto simile a quella delle nostre “serate sticker”, durante le quali spingevamo i giovani a socializzare, a occupare il centro città facendo sentire la propria voce».
C.: «Lo slogan della serata è: meno social, più sociali. Non siamo dei semplici profili, siamo delle persone. Vogliamo aiutare i giovani a conoscersi dal vivo, a creare amicizie, in un mondo che si basa sempre di più sulle relazioni virtuali».

Cosa succede durante le camminate?

C.: «Decidiamo una data e cominciamo a promuovere l’evento sui nostri social. Quindi ci si incontra. Noi partiamo da Porta Adriana. Al fischio d’inizio si formano casualmente delle coppie e si inizia a camminare. Si segue un itinerario in centro città e ogni tot si fa un nuovo fischio per rimescolare le coppie. Questo permette di parlare con una persona sconosciuta, di conoscersi. Si riscopre la bellezza delle relazioni personali. Pensa che recentemente, a Forlì, una coppia che si era conosciuta durante un Walk&Talk si è sposata!»

Quante camminate avete organizzato? Ce ne saranno altre?

C.: «Al momento due, una a novembre e una a febbraio. Ancora non sappiamo quando sarà la prossima. Forse a maggio, in vista delle elezioni europee».
S.: «Continueremo a farne. Ci piacerebbe che la nostra amministrazione cogliesse la bellezza di questa iniziativa, com’è già avvenuto a Forlì e Cesena».

turbe giovanili

Ravenna è una città privilegiata rispetto ad altre realtà italiane: tendenzialmente benestante, culturalmente attiva. Cosa manca per un ragazzo? Si parla banalmente di posti di aggregazione o ci sono mancanze più profonde?

C.: «La parola è “prospettiva”. Io stesso, che ho studiato Scienze internazionali diplomatiche a Forlì, mi sono chiesto: concretamente, qui, che posso fare? Se uno non si vuole accontentare del lavoro di famiglia o di un lavoro purchessia, cosa può fare? Manca un aiuto per tutti quei giovani che decidono di intraprendere carriere autonome: un salario più alto, servizi».
S.: «A Ravenna manca tantissimo. Non parlo di degrado, naturalmente. Mancano spazi di aggregazione, luoghi dove i giovani si possano incontrare, occupare spazi fisici, fare cultura. Se vogliamo cambiare il mondo, bisogna partire dal nostro piccolo mondo».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi