mercoledì
10 Settembre 2025

Bilancio da record per Arco Lavori. Nel 2025 si punta ai 500 milioni di euro di fatturato

L’assemblea di bilancio del Consorzio Arco Lavori, svoltasi all’hotel Mattei di Ravenna nei giorni scorsi e aperta dal saluto dell’assessore Massimo Cameliani, ha presentato risultati in decisa crescita. Il valore della produzione ha superato i 400 milioni: si attesta infatti a 401.300 milioni (contro i 304 dello scorso anno) con un trend di crescita del 32%. Il capitale sociale del consorzio è oggi di 15 milioni e 613 mila euro.

Nella sua relazione, il direttore generale Emiliano Battistini ha anche evidenziato la situazione in prospettiva, che sposta ancora più in alto le previsioni: il portafoglio ordini prevede infatti un ulteriore incremento di fatturato, che nel 2025 dovrebbe avvicinarsi ai 500 milioni.

Dal punto di vista delle modalità operative, in un mercato in rapido cambiamento, il presidente Mauro Cassani ha affermato che «la sfida futura di Arco Lavori si gioca su un modo diverso di fare consorzio, anche dal punto di vista economico». Come esplicitato anche nel documento ufficiale di bilancio, Arco Lavori si propone ai propri soci e al mercato come un network di nuova generazione, che ha come obiettivo «promuovere, attivare e gestire il cambiamento da struttura consortile tradizionale verso nuove forme di aggregazione tra consorzi e imprese, per creare un sistema integrato proattivo, dotato della capacità di prevedere e di affrontare con dinamismo i cambiamenti del mercato, coniugando al tempo stesso valori storici come la solidarietà e la mutualità con fattori più chiaramente di stampo imprenditoriale».

Centinaia di persone ricordano Vigor Bovolenta al Bagno Obelix – FOTO

Centinaia di pallavolisti, appassionati, e amici hanno ricordato ancora una volta Vigor Bovolenta. Il pallavolista della Nazionale è scomparso il 24 marzo del 2012, all’età di 37 anni, a seguito di un malore durante la partita tra Forlì e Lube Macerata. Dopo sette anni, il “Bovelix” è tornato ad animare la spiaggia del Bagno Obelix di Marina di Ravenna con tornei 4×4 misti giovanili e open, che hanno coinvolto oltre 200 partecipanti e nomi noti del volley italiano. Il ricavato dell’evento sarà devoluto all’associazione “I Ragazzi di Via Angiolina”, impegnata nel sostegno alle famiglie colpite dall’alluvione in Romagna.

Davanti ad una folta cornice di pubblico, il torneo open è stato vinto dalla squadra “Tre uomini e due gambe” composta da Lorenzo Grottoli (giocatore di Lecce in A3), Paolo Zonca (Ziraat Ankara, con cui ha vinto il campionato e la coppa turca), Filippo Bartolucci (Consar Ravenna) e Lara Salvestrini (Iannino Volley Santa Teresa di Riva in B1). In una finale giocata ad alto ritmo, hanno trionfato contro i “Fefos” che, oltre a Caterina Ravaioli (Liverani InVolley), avevano tra le fila tre giocatori ravennati che nella stagione 2024/2025 hanno calcato i campi di serie A: Davide Gardini (Padova), Francesco Recine (Milano) e Alessandro Bovolenta, figlio di Vigor, che gioca a Piacenza.

Al via le prevendite per la Trilogia d’Autunno del Ravenna Festival

Si rinnova il dialogo fra la raffinata regia di Pier Luigi Pizzi e la sapienza musicale di Accademia Bizantina e Ottavio Dantone per la Trilogia d’Autunno, dal 12 al 16 novembre: se nel 2024 hanno affrontato insieme Monteverdi e Purcell, quest’anno Händel è protagonista assoluto con due nuovi allestimenti dei suoi Orlando (12, 14 novembre) e Alcina (13, 15 novembre), a cui si aggiunge l’esecuzione del Messiah (domenica 16), in questo caso con Dantone alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” preparato da Lorenzo Donati.

Con questo trittico intitolato L’invisibil fa vedere Amore continua anche il percorso del Teatro Alighieri alla scoperta e riscoperta del repertorio lirico del Seicento e primo Settecento – cosiddetto “barocco” – con interpreti d’eccellenza e importanti firme registiche.

Da lunedì 14 luglio sono disponibili i carnet Trilogia (3 spettacoli con il 15% di sconto sul prezzo dei biglietti), presso la Biglietteria del Teatro, telefonicamente (0544 249244), online (ravennafestival.org), presso le filiali La Cassa di Ravenna Spa e gli IAT di Ravenna e Cervia. Le prevendite carnet continuano fino all’8 agosto e poi dall’1 al 13 settembre. I singoli biglietti saranno invece in prevendita dal 15 settembre.

Cordoglio per la morte del maestro pizzaiolo Nicola Grittani. Recitò anche in un film di Sorrentino

Cordoglio a Ravenna e non solo per la morte del pizzaiolo e imprenditore Nicola Grittani, classe 1955, a causa di una grave malattia. Originario di Bari ma da molti anni ravennate d’adozione, Grittani aveva fondato la nazionale acrobati pizzaioli, campione del mondo a Las Vegas 1992 e primo direttore della squadra acrobatica nata nel 1988 a Ravenna.

Tra i promotori negli anni ottanta della “pizza da asporto”, Grittani (noto a Ravenna in particolare per il locale “La mia patria”, in zona Duomo) ha collaborato con altri professionisti; molti locali in Italia hanno la sua firma, apprezzato all’estero, è stato chiamato per aprire e organizzare pizzerie e ristoranti in tutte le parti del mondo, dagli Stati Uniti fino agli Emirati Arabi.

Insieme al fratello gemello Franco ha anche ottenuto una parte ne “L’amico di famiglia”, film di Paolo Sorrentino del 2006.

«Sempre discreto – lo ricorda l’amico di famiglia Nicola Tritto – lascia un segno indelebile nella nostra comunità, un imprenditore attento e orgoglioso delle sue origini, orgoglioso di contribuire con la continuità della sua arte, un Maestro che nessuno mai dimenticherà. Ciao Nicola, grazie di tutto».

In arrivo a Ravenna la Ocean Viking con 16 migranti salvati nel mare di fronte alla Libia

Tornerà a Ravenna la Ocean Viking, la nave Ong della Sos Mediterranee, con a bordo solo 16 migranti. Lo comunica sui social la stessa associazione umanitaria, il giorno dopo aver tratto in salvo i migranti nell’area di mare di fronte alla Libia.

«In risposta, le autorità hanno assegnato alla Ocean Viking il porto di Ravenna, a oltre 1.600 chilometri di distanza – si legge in un post sui social -. Si ripete la solita prassi di assegnazione di un porto lontanissimo, in questo caso per sbarcare solo 16 persone e quindi impedendoci per molti giorni di essere presenti in uno dei tratti di mare più pericolosi al mondo».

La nave è attesa a Ravenna tra martedì e mercoledì.

Tra sogno e natura, quel mondo che non c’è più della Romagna tra Ottocento e Grande guerra

Il mondo che non c’è più: potrebbe essere questo il sottotitolo fantasma di Tra sogno e natura. Da Miserocchi a Guaccimanni passando per Don Chisciotte, la mostra a Palazzo Rasponi di Ravenna – curata da Paolo Trioschi e Giorgio Costa – che attraverso un buon numero di dipinti, disegni e incisioni, realizzati fra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni attorno alla prima guerra mondiale, restituisce paesaggi, vedute urbane, persone e lavori di una Romagna ormai tramontata.

I testimoni di un mondo rurale e di una città all’albore delle sue vocazioni moderne sono artisti ben conosciuti ai collezionisti ravennati, a cominciare dal fiorentino Arturo Moradei (1840-1901) che nell’ottobre 1870 venne chiamato a Ravenna per insegnare pittura alla locale Accademia di Belle Arti. Il maestro si era formato a Firenze, allora meta quasi obbligata per molti artisti romagnoli dell’Ottocento, dove aveva sperimentato diversi linguaggi principalmente per la pittura di paesaggio. Contemporaneamente frequentava il noto Caffé Michelangelo in cui – grazie a Fattori, Signorini, Cecioni, Lega e Cabianca – si metteva a punto criticamente e tecnicamente la pittura di macchia. Tornato in patria dopo la partecipazione alle guerre di indipendenza e la prigionia in Austria, Moradei aveva preso distanza dagli sviluppi dei macchiaioli per avvicinarsi alla pittura di storia, su derivazione della pittura romantica. L’interesse mai dismesso per il paesaggio, a cui aveva aggiunto la ritrattistica soprattutto degli umili, era avanzato secondo il verbo verista. Il suo stile aumenta o diminuisce a fisarmonica di intensità emotiva e coinvolgimento patetico: in alcuni dipinti (Ritratto di giovane uomo, 1886; Donna che cuce) Moradei applica una pittura fedele alla realtà allevata su un occhio disincantato, con una partecipazione narrata quasi in terza persona. Altre volte invece, come nel Corteggiamento o nelle Due ragazze, il naturalismo accetta compromessi con una declinazione sentimentale, alimentata dal grande successo delle sue opere presso il pubblico e le riviste del tempo.
Attraverso le sezioni degli omaggi alla città di Ravenna, dei ritratti, della registrazione del quotidiano e del paesaggio, in mostra sono le opere delle più importanti personalità artistiche ravennati, tutte legate all’ambiente dell’Accademia: direttamente attraverso gli insegnamenti di Moradei oppure quelli del collega Gaetano Savini. Fra i più vicini a Moradei è Domenico Miserocchi

(1862-1917), famoso per il suo cappello di paglia a tese larghe che gli valse il soprannome di Pastorino. Dopo gli studi con Moradei, si perfeziona prima a Roma e poi a Firenze, dove lo accoglie in studio lo stesso Fattori, che lo fa approdare a un’arte ispirata alla natura, quella con cui il ravennate traduce in poesia di piallasse, di pinete e cavalli bradi, di barche all’ormeggio e palizzate ventose. A differenza di Moradei, Miserocchi ama più i paesaggi che le figure umane, soggetti tratteggiati comunque con una perizia tale da renderlo idoneo a ottenere nel 1901 la cattedra

di figura nell’Accademia ravennate, dove andrà a sostituire il suo primo maestro. Nonostante la preferenza accordata alle vedute, in mostra è possibile ammirare la sua grande capacità tecnica, quasi fotografica, nella Figura femminile

con fiori (1884). Un inedito Don Chisciotte del 1910 invece rappresenta un interessante anomalia nella carriera del Pastorino, che affronta la rappresentazione dell’hidalgo e dei suoi fantasmi quasi profetizzando la propria biografia, terminata fra le mura di un ospedale psichiatrico. In questa opera matura, Miserocchi abbandona l’usuale versione naturalista per recuperare il linguaggio romantico, sicuramente più adattabile al tema. Il riferimento iconografico quasi puntuale per alcuni particolari è alla Morte di Sardanapalo di Delacroix – da cui trae spunti per le storie a bordo quadro come il cavallo e le figure femminili –, trasferiti però in una pittura sporca, quasi di impressione, che forse si prestava meglio a rendere l’epica fantastica del protagonista. Attirano quindi le prove dei fratelli Vittorio e Alessandro Guaccimanni, entrambi allievi del Moradei a Ravenna a cui è stata dedicata nel 2013 una bella monografia, da considerare il primo passo verso una futura ricognizione sistematica del loro lavoro, apprezzato in Italia e all’estero dove lavorarono per anni ottenendo numerosi riscontri da parte del pubblico e una visibilità in mostre internazionali.

Il primo (1859-1938), terminato il corso di studi a Roma e dopo alcuni anni passati a di incarichi artistici a Venezia, nel 1902 entrerà nell’Accademia ravennate come direttore dei corsi. Lo spirito risorgimentale affermato nelle azioni della gioventù permane nella maturità in modo da giusti care la parte della produzione – incisioni, disegni, dipinti – dedicata a battaglie, ai cavalli, alle cariche e ai soldati, visti sempre attraverso un filtro eroico e mai dimesso come in Fattori. Più intimo, più naturalista quando si dedica ai paesaggi ravennati, cede talvolta al sentimentalismo per i soggetti di genere e le figure popolane. A torto, in Romagna la figura di Alessandro (1864-1927) è stata da sempre consideratavmarginale rispetto al fratello maggiore: pocovsi conosce delle sue lunghe permanenze a Londra e a New York dove si specializza in paesaggi urbani e una ritrattistica in miniature. In mostra sono alcuni incantevoli brani di paesaggio, le vedute di Ravenna e di Venezia, in cui l’acquerello lo avvicina alle fortunate e precise esecuzioni dal vero di Silvio Gordini (1849-1937).

In mostra seguono poi i lavori di Enrico Piazza, Edgardo Saporetti, Angelo Torchi, Giovanni Minguzzi, Gaspare Gambi, Orazio Toschi, Giuseppe Rambelli, Giovanni Guerrini e Alfredo Protti, tutti legati alla scuola romagnola per nascita, formazione o lavoro, e tutti riuniti nella narrazione aurorale di un territorio ormai completamente superato da quello che conosciamo.

“Tra sogno e natura. Da Miserocchi a Guaccimanni passando per Don Chisciotte” 
Ravenna, Palazzo Rasponi, fino al 20 luglio;
orari: ma-ve 16-19.30; sa-do 11-19.30
ingresso gratuito

«Il personale di polizia è l’8 percento in meno rispetto a 10 anni fa. Non possiamo garantire un servizio adeguato»

C’è stato un episodio, dal forte impatto mediatico, che di fatto ha segnato l’inizio della stagione 2025 della malamovida estiva sui lidi ravennati. Dal 22 giugno sui social network circola unfilmato in cui si vede un giovane all’interno dell’abitacolo di una volante della polizia, parcheggiata nella zona degli street bar a Marina di Ravenna, che sfonda un finestrino posteriore e fugge a piedi. È sembrato l’emblema di una località già allo sbando dalle prime battute della stagione turistica, dove i sospettati di reati (in quel caso furti su auto in sosta) sfuggono alle maglie delle forze dell’ordine (la latitanza è durata sei giorni).

La segreteria ravennate del Sindacato autonomo di polizia (Sap) è intervenuta per sottolineare che quella è la prova di quanto denuncia da tempo: «La provincia di Ravenna soffre di una cronica carenza di personale – dice Valter Rivola, in polizia da trent’anni, dal 2002 alla squadra mobile e da un anno segretario provinciale del Sap –. Gli agenti di quella pattuglia hanno dovuto lasciare momentaneamente il fermato senza vigilanza e si sono dovuti precipitare a soccorrere una ragazza di 15 anni appena rapinata e ferita a colpi di catena perché non c’erano altre pattuglie che potevano occuparsi della minorenne».

Rivola fa i conti: la dotazione di personale di polizia in provincia (questura di Ravenna e commissariati di Lugo e Faenza) oggi è circa l’8 percento in meno rispetto a dieci anni fa. Il sindacalista è convinto che il territorio provinciale avrebbe bisogno di almeno sette volanti operative ogni turno tutto l’anno: «Tre a Ravenna a servizio di città e lidi, due a Lugo e due Faenza. Oggi non è possibile garantire questo dispiegamento per mancanza di agenti».

Ma sul campo la situazione da gestire per chi è sulle volanti è diventata più complessa: «La percezione è che il consumo di alcol sempre più diffuso renda le persone, soprattutto i giovani, più inclini agli eccessi e questo poi porta comportamenti oltre le regole». Secondo Rivola sono chiari il momento e l’atto esatti da cui è cominciata la problematica del personale, per Ravenna e per tante altre realtà in Italia: «Dal 2016 le nuove assunzioni sono bloccate per la legge Madia. Da quel momento sono stati banditi pochissimi concorsi per introdurre nuovo personale e quindi non ci sono state le coperture dei pensionamenti». L’altro serbatoio che è venuto a mancare per rimpinguare le fila della polizia è la leva. «Chi sceglieva di fare l’anno di leva obbligatoria in polizia poi poteva rimanere un anno in più come volontario e poi, se superava una prova di valutazione, diventava effettivo. Tutto questo ora non c’è più».

Rispetto a dieci anni fa è cambiata anche la proporzione tra i vari profili in forza alla polizia. Gli agenti semplici sono il doppio, i dirigenti sono in calo: «La legge Madia ha bloccato anche i concorsi interni perché l’aumento di qualifiche corrisponderebbe a retribuzioni più alte a carico dello Stato». L’effetto, in questo caso, è qualitativo anziché quantitativo: «Sono andate in pensione le figure più esperte, ma non c’è stata la possibilità di un affiancamento per trasmettere ad altri le loro conoscenze. Questo è un deficit di competenze». L’esempio lampante è la situazione dei due commissariati di Faenza e Lugo. «Da un anno sono di fatto privi dei rispettivi dirigenti, autorità locali di pubblica sicurezza che, ricoprendo anche altri incarichi, difficilmente possono assicurare la necessaria presenza sul posto. Il dirigente di Faenza svolge anche il ruolo di capo di gabinetto mentre il dirigente di Lugo regge anche l’ufficio del personale. Entrambi sono quindi fisicamente in questura a Ravenna e, conseguentemente, l’attività corrente è demandata ad altre figure che non hanno né la qualifica di autorità di pubblica sicurezza né, a Faenza, quella di ufficiale di pubblica sicurezza, con tutte le implicazioni che ne derivano». E Rivola sottolinea che Faenza è un comune da quasi 60mila abitanti con un bacino di utenza di oltre 90mila persone: «Ha una popolazione maggiore di tante città sedi di questura».

Gli unici rinforzi da fuori provincia per l’estate appena iniziata servono per il distaccamento a Pinarella di Cervia, attivo dall’1 luglio: «Sono meno degli anni scorsi e quindi verranno spostati temporanemente degli agenti da Ravenna. Purtroppo la coperta è corta e c’è poco da inventarsi».

Alcune forze politiche alimentano la convinzione che ci siano troppi agenti alle scrivanie, invece che in strada. Rivola prova a fare chiarezza: «Nel totale del personale c’è un circa dieci percento di figure civili che sono dipendenti del ministero dell’Interno, ma non poliziotti. Anche per queste figure i concorsi sono sempre meno. Se vanno in pensione occorre spostare dei poliziotti su quelle mansioni. Un concorso per personale civile potrebbe spostare poliziotti su compiti più operativi e non di ufficio».

Per la fine del 2025 la dotazione complessiva di uomini e donne in polizia in provincia dovrebbe aumentare di sei agenti. «È il conteggio che tiene conto di dieci nuovi giovani in prova tra Lugo e Faenza e il saldo tra trasferimenti fuori Ravenna e verso Ravenna. Possiamo considerarci soddisfatti perché altre questure a noi vicine, come Rimini e Ferrara, non hanno avuto assegnazioni dai nuovi effettivi usciti dalle scuole di formazione».

Dal 2026 potrebbe cominciare un lento percorso verso il recupero del deficit di personale: «I pensionamenti sono in calo e un po’ alla volta si potrà colmare la mancanza. Ma sarà lento». Insomma, tra i compiti del nuovo questore Gianpaolo Patruno appena insediato ci sarà anche la gestione della coperta corta: «Non è facile e ci sono pochi margini di manovra. Gli facciamo i nostri migliori auguri e avrà la nostra collaborazione».

L’infermiere era già stato sospeso dal lavoro. Nel corpo dell’anziano tracce di un farmaco letale

Si chiama Matteo Nocera e abita nella Bassa Romagna ravennate l’infermiere 44enne finito in carcere nei giorni scorsi con l’accusa di aver volontariamente ucciso un paziente all’ospedale di Argenta, dove lavora (ma da cui risulta sospeso dall’avvio delle indagini lo scorso autunno). Secondo il giudice era alto il rischio di inquinamento delle prove e soprattutto di ritorsioni ai danni dei colleghi.

Ne scrivono con ulteriori dettagli i due quotidiani locali in edicola oggi, 13 luglio.

Al momento Nocera risulta indagato soltanto per la morte dell’83enne Antonio Rivola (inizialmente si indagava anche sul decesso di una 90enne): la svolta nelle indagini è stata il ritrovamento nel corpo dell’anziano di tracce di Esmeron, medicinale considerato letale se non abbinato all’intubazione (da sottoporre al paziente solo in presenza di un anestesista). Un’infermiera ha denunciato la scomparsa di quattro fiale di Esmeron (rispetto al resoconto di agosto, firmato dallo stesso Nocera), senza interventi di intubazione corrispondenti.

Entro 20 giorni sarà il gip di Ferrara a doversi pronunciare.

 

Vandali in azione nella notte in un ristorante di Milano Marittima, danni da 10mila euro

Hanno sfondato la porta d’ingresso, poi ne hanno distrutte altre due all’interno del locale. Così, per gioco, limitandosi poi a finire una bottiglia di vino già aperta e a rubare qualche birra e alcune bottiglie di superalcolici, senza preoccuparsi della cassa o dei vini pregiati. Una prima stima è di almeno 10mila euro di danni per il ristorante Marenita di Milano Marittima, preso di mira da giovanissimi vandali nella notte tra venerdì e sabato.

A raccontare i dettagli è il titolare al Carlino Ravenna in edicola oggi, 13 luglio. Stando all’audio delle immagini della videosorveglianza, si tratta di una quindicina di ragazzi probabilmente minorenni, «italiani, o comunque che parlano perfettamente l’italiano».

Il fatto verrà denunciato alle forze dell’ordine nelle prossime ore.

Dazi Usa, la rabbia di De Pascale contro Governo e Commissione Europea: «Serve reazione concreta»

«Una lettera in cui il presidente Trump, con toni provocatori e una buona dose di affermazioni non vere, annuncia per l’ennesima volta dazi pesantissimi sull’export europeo (al 30% dal primo agosto, avvisando che nel caso di un’eventuale risposta ritorsiva è pronto ad aumentarli della stessa percentuale, ndr) colpendo principalmente l’Italia e in particolare l’Emilia-Romagna, regione nel nostro Paese con il più alto export pro capite verso gli Stati Uniti, superando i 10 miliardi di euro».

Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, che prosegue: «Ovviamente è urgente una risposta coesa ed efficace a livello europeo e nazionale, ma è evidente che finora le reazioni di von der Leyen e Meloni siano state totalmente insufficienti».

«Se c’è una strategia della Commissione europea – prosegue -, nessuno finora l’ha capita e sinceramente anche il nostro Governo sembra più interessato a non incrinare i rapporti politici con Trump, sacrificando gli interessi commerciali delle nostre imprese».

«Durante la recente missione a New York – sottolinea ancora de Pascale – anche il ministro Lollobrigida, come noi, ha potuto nuovamente ascoltare la preoccupazione degli espositori italiani e ha usato parole molto più preoccupate del solito. È il momento in tutta Europa di abbandonare la tattica politica e mettere in campo una reazione concreta», chiude il presidente della Regione.

Morte sospetta in ospedale, un infermiere è in carcere con l’accusa di omicidio volontario

Un infermiere del Ravennate è in carcere con l’accusa di omicidio volontario in relazione alla morte di un paziente 83enne che era ricoverato nel reparto lungodegenza dell’ospedale di Argenta, avvenuta il 5 settembre 2024.

L’uomo è stato fermato nei giorni scorsi dai carabinieri di Ferrara, che indagano.

Le copie dei mosaici antichi di Ravenna in mostra all’Istituto italiano di cultura di Londra

Dal 14 luglio al 5 settembre, Ravenna sarà a Londra con la mostra I mosaici antichi di Ravenna. La Collezione delle copie, realizzata grazie al contributo del ministero del Turismo nell’ambito del Progetto Unesco Ravenna Città del Mosaico. L’evento avrà luogo nella prestigiosa sede dell’Istituto italiano di cultura di Londra nel cuore della capitale britannica.

L’inaugurazione ufficiale della mostra è prevista per lunedì 14 luglio alle 18.30, con i saluti istituzionali del ministro consigliere presso l’Ambasciata italiana di Londra Riccardo Smimmo, del console generale di Sua Maestà britannica a Milano Kassim Ramji, del sindaco del Comune di Ravenna Alessandro Barattoni e del direttore dell’Istituto italiano di cultura di Londra Francesco Bongarrà.

«Dopo l’apertura del museo Byron e la visita dei reali inglesi a Ravenna, lo scorso 10 aprile, il legame tra Ravenna e Regno Unito si rafforza attraverso l’arte – ha dichiarato il sindaco Alessandro Barattoni -. Questa iniziativa, realizzata dal Comune di Ravenna grazie alla preziosa collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto italiano di cultura di Londra, mira a valorizzare e a far conoscere il patrimonio artistico e culturale di Ravenna, una città d’arte e di storia riconosciuta a livello internazionale per i suoi straordinari mosaici, patrimonio mondiale Unesco. Sarà un piacere e un orgoglio portare a Londra l’oro e i colori della nostra città, rinsaldando un rapporto che vede nella cultura un tratto di unione distintivo».

«Come Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna siamo particolarmente orgogliosi di essere al fianco del Comune di Ravenna nel lancio a Londra della mostra sui Mosaici Antichi di Ravenna – ha detto la presidente della Fondazione Mirella Falconi Mazzotti – Questo importante evento rafforza una tradizione di intensi e continui rapporti culturali tra la nostra antica capitale romana e bizantina e Londra, un rapporto sempre più rafforzato dalle iniziative e dalla grande attenzione dell’Istituto italiano di cultura di Londra e che la nostra Fondazione ha voluto ulteriormente sviluppare con l’inaugurazione del Museo Byron che a tutti gli effetti rappresenta un canale continui di scambio culturale, turistico e istituzionale tra Ravenna e Londra».

In mostra saranno esposte le copie dei mosaici antichi di Ravenna. La loro storia affonda le radici in un periodo difficile: durante la guerra, per proteggerli dai bombardamenti, furono messi a punto speciali sistemi di difesa. Sebbene i monumenti non furono distrutti, i mosaici subirono danni, soprattutto a causa degli spostamenti d’aria provocati dalle esplosioni. La Soprintendenza incaricò allora il Gruppo Mosaicisti di restaurarli. Sotto la guida di Giuseppe Salietti, furono eseguiti rilievi precisi su carta trasparente, fondamentali per studiare e riprodurre fedelmente le antiche tecniche. Da questo lavoro nacque nel 1948 l’idea di una mostra: inaugurata a Parigi nel 1951, ebbe subito grande successo e da allora continua a viaggiare nel mondo.

Per l’occasione martedì 15 luglio alle ore 18.30, l’Istituto ospiterà una conversazione della professoressa Judith Herrin, una delle studiose più autorevoli della civiltà bizantina a livello mondiale e cittadina onoraria di Ravenna, con la dirigente del Servizio turismo Maria Grazia Marini. La conversazione sarà introdotta da una presentazione di Andrea Sardo, direttore dei Musei nazionali di Ravenna.

Il catalogo di mostra, edito da Edizioni il Girasole, con la prefazione della professoressa Herrin, oltre testi istituzionali del sindaco Barattoni, dell’ambasciatore d’Italia a Londra Lambertini e del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra Bongarrà, vede i contributi a catalogo di Maria Grazia Marini, di Valentina Cimatti del Servizio turismo e di Alessandra Bollini storica dell’arte.

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