giovedì
11 Settembre 2025

Si rifà l’asfalto in viale Baracca: lavori di notte, dal 14 al 17 luglio

Inizieranno lunedì 14 luglio, a Ravenna, i lavori nel centralissimo viale Francesco Baracca per il rifacimento del manto stradale. La manutenzione straordinaria si svolgerà in orario notturno. In particolare dalle 22 alle 6 di ogni notte da lunedì 14 a giovedì 17 luglio compresi.

Per quanto riguarda il primo tratto, tra l’incrocio con via Oberdan e quello con via D’Azeglio, la strada sarà chiusa e si potrà raggiungere piazza Baracca percorrendo via Oberdan, piazza Duomo, via Gioacchino Rasponi e via D’Azeglio. Per il tratto tra l’incrocio con via D’Azeglio e l’ingresso del parcheggio di piazza Francesco Baracca si procederà prima su una corsia di marcia e poi sull’altra. Quindi, la circolazione non sarà interrotta.

In tutti i tratti stradali di volta in volta interessati dai lavori sarà vietata la sosta.

Storica vittoria di Alessandro Bellettini, campione italiano Esordienti

Storica impresa del 13enne Alessandro Bellettini, che nei giorni scorsi si è laureato campione italiano di ciclismo nella categoria Esordienti 1° anno. Negli ultimi 50 anni nessun romagnolo era riuscito ad aggiudicarsi il tricolore giovanile nella gara in linea su strada.

Bellettini, da San Pietro in Vincoli, è portacolori del Pedale Azzurro Rinascita di Ravenna.

Incendio in un’abitazione, muore un anziano

Un uomo di 74 anni, Giulio Ruscelli, è morto nella propria abitazione di Faenza a causa di un incendio. È successo nel tardo pomeriggio di giovedì 10 luglio in un appartamento di via Silvio Pellico.

Stando alle prime informazioni, l’anziano era allettato e la sua badante era uscita da poco. L’incendio potrebbe essere stato provocato da una sigaretta. L’uomo è morto a causa del fumo inalato. A dare l’allarme i vicini che hanno notato il fumo uscire da una finistra dell’appartamento.

I vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l’area. Sul posto anche la polizia, che indaga sull’accaduto.

Il Comune compra un’area per ampliare il giardino di una scuola anche grazie a una donazione di un cittadino

La giunta comunale di Cervia ha deciso di offrire 70mila euro per acquistare un’area di oltre 3.500 metri quadrati che servirà ad ampliare il giardino della scuola primaria “Enrico Fermi” di Pisignano. La scuola, che ha ospitato nello scorso anno scolastico 89 bambini del comprensorio, potrà beneficiare di un nuovo spazio verde da annettere all’area esterna attuale, che potrà essere utilizzato in futuro sia per le attività ludico-motorie che per svolgere esperienze educative all’aria aperta.

L’acquisto del terreno, sul retro del plesso scolastico, prevede un particolare iter amministrativo. L’avvio della procedura mediante asta pubblica, proponendo come base d’asta l’offerta del Comune pari a 70mila euro, dovrà prima attendere l’autorizzazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. All’interno della somma stanziata dal Comune per l’acquisto dell’area rientra anche una generosa donazione da parte di un cittadino cervese, che ha voluto contribuire in modo concreto al futuro dei bambini della frazione.

«Con questa scelta – hanno dichiarato il sindaco Mattia Missiroli e l’assessore al Patrimonio Mirko Boschetti – vogliamo investire concretamente nel benessere e nella crescita dei nostri bambini, offrendo loro nuovi spazi verdi dove imparare, giocare e crescere. Il nuovo giardino potrebbe in prospettiva diventare anche uno spazio aperto utile per gli eventi organizzati dalla scuola, che adesso ne era sostanzialmente priva. Un ringraziamento particolare va al cittadino che ha scelto di sostenere questo progetto con una donazione importante, che rappresenta un gesto di grande sensibilità e attaccamento alla comunità».

Sicurezza, vertice in prefettura. In arrivo controlli speciali con il coinvolgimento di tutte le forze dell’ordine

In arrivo «mirati interventi congiunti» – con operatori di tutte le forze dell’ordine (polizia di stato, carabinieri, finanza e con la collaborazione della polizia locale) – in aggiunta ai quotidiani servizi di controllo del territorio. È stato deciso durante la riunione in prefettura del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si è svolta nel pomeriggio di oggi (10 luglio) in prefettura, alla presenza anche del sindaco e del vicesindaco del Comune di Ravenna, all’indomani di una serie di casi che stanno tenendo banco tra città e lidi.

Nel corso dell’incontro sono state esaminate – informano dalla prefettura – «le tematiche connesse alla situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica nel comune capoluogo, e condivise strategie di monitoraggio ed intervento volte a rafforzare il presidio del territorio». La decisione di organizzare «mirati interventi congiunti» è arrivata al termine di «un’articolata disamina, che ha in particolare riguardato gli aspetti della sicurezza urbana», assicurano dalla prefettura, che si impegna a sfruttare quelli che vengono definiti come «i consistenti rinforzi messi a disposizione, in occasione della stagione estiva, dal Ministero dell’Interno».

L’Amministrazione comunale ha inoltre confermato di voler implementare i controlli amministrativi «nei confronti degli esercizi pubblici e nell’ambito dell’ospitalità privata» e di voler rafforzare il sistema di videosorveglianza cittadino.

Omicidio Minguzzi: un nuovo interrogatorio per l’ex carabiniere che fu ostacolato nelle indagini

I giudici della corte d’assise d’appello di Bologna vogliono interrogare tre ex carabinieri, in servizio nel Ravennate negli anni Ottanta, per fare luce sull’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, un 21enne carabiniere di leva di Alfonsine rapito il 21 aprile 1987 per estorsione e trovato morto dieci giorni dopo. È la decisione presa nell’udienza di oggi, 10 luglio. Gli interrogatori si terranno il prossimo 18 settembre. Uno dei tre testimoni, durante la deposizione resa in primo grado, disse esplicitamente di essere stato ostacolato nelle indagini svolte 38 anni fa.

Nel processo di primo grado celebrato a Ravenna, arrivato a sentenza il 22 giugno 2022, sono stati assolti i tre imputati (qui le motivazioni): il 60enne Orazio Tasca, originario di Gela (Caltanissetta) oggi residente a Pavia, il 61enne Angelo Del Dotto di Palmiano (Ascoli Piceno) e il 69enne Alfredo Tarroni di Alfonsine. All’epoca dei fatti i primi due erano carabinieri in servizio alla stazione di Alfonsine, il terzo era un loro amico che faceva l’idraulico nel paese.

I tre si sono sempre dichiarati innocenti, negando collegamenti con un’altra vicenda dai contorni molto simili che invece li vide protagonisti a luglio 1987: l’omicidio di un altro carabiniere che portò a tutti condanne ultraventennali (già scontate). Tarroni, Del Dotto e Tasca furono arrestati in flagranza a Taglio Corelli, frazione di Alfonsine, dopo una sparatoria in cui rimase ucciso il 23enne Sebastiano Vetrano, raggiunto da un colpo sparato da Del Dotto con un revolver di Tarroni (qui la cronologia dei fatti di quel 1987).

La volontà di riesaminare i tre testi arriva dopo la deposizione di una perizia fonica disposta dalla corte di Bologna per confrontare le voci degli imputati con le telefonate estorsive ricevute dai familiari della vittima.

Secondo i periti Chiara Meluzzi e Sebastiano Battiato c’è una forte compatibilità per quanto riguarda Tasca, che ammise di essere stato il telefonista anche della vicenda appena ricordata di luglio 1987. In primo grado la perizia del professor Luciano Romito, oggetto di scontro tra le parti, aveva escluso la compatibilità.

Nell’udienza odierna i giudici hanno respinto la richiesta delle difese per un confronto fra periti di primo e secondo grado. Il presidente della corte, Domenico Stigliano, non ha usato mezzi termini: «Ognuno ha stilato le proprie relazioni che sono agli atti, sarebbe anomalo aspettarsi che qualcuno cambiasse idea da un confronto in aula».

I tre uomini attesi al banco dei testimoni a settembre sono:

  • Antonio Di Munno, 66anni, della squadra di polizia giudiziaria della pretura di Comacchio trasferito al nucleo operativo di Ravenna per partecipare alle indagini;
  • Mario Renis, 66 anni, all’epoca vicecomandante della stazione di Alfonsine;
  • Antonio Rocco, 86 anni, carabiniere in congedo che nel 1987 era comandante della compagnia di Ravenna.

I primi due sono già stati ascoltati in primo grado, il terzo invece per quattro volte mandò certificati medici che attestavano l’impossibilità ad affrontare il lungo viaggio dalla residenza di Baronissi (Salerno). Le parti civili, però, ricordarono alla corte d’assise che una relazione della polizia giudiziaria aveva accertato che a fine 2021 l’uomo era stato a Bologna a trovare la figlia.

La testimonianza resa da Di Munno, il 12 luglio 2021, fu particolarmente significativa: l’uomo disse apertamente di essere stato ostacolato nel suo tentativo di arrivare alla verità. Quando propose di approfondire i sospetti su due carabinieri, rimase gelato dalla risposta ricevuta dal comandante provinciale: «Mi disse “Brigadiere, non ha capito che più si gira la me*da e più puzza?”. Di fronte a quella frase rassegnai immediatamente le mie dimissioni e anche se non avevo prospettive di futuro lasciai l’Arma perché non erano quelli i valori in cui credevo».

Renis invece addirittura riconobbe la voce di Tasca in una telefonata del tentativo di estorsione successivo all’omicidio Minguzzi: «Mi fecero ascoltare la registrazione di una delle telefonate fatte dagli estorsori a Contarini – disse Renis in aula a Ravenna il 28 settembre 2021 – e appena sentita non ebbi dubbi che era la voce di Tasca. Quell’accento siciliano e quella parlata non erano confondibili. Lo dissi subito al capitano Antonio Rocco, comandante della compagnia carabinieri di Ravenna. Mi disse che avrei dovuto parlarne al colonnello Masciullo, il comandante provinciale. Quando andai per incontrarlo trovai Rocco a dirmi che lo aveva già informato e non c’era bisogno andassi io». Si decise di fare una verifica “fatta in casa”: «Dal comando di Ravenna chiamai la caserma di Alfonsine e mi feci passare Tasca con una scusa mentre registravamo la conversazione. Quando la riascoltai non riconobbi la sua voce e nemmeno la mia».

Tenendo conto di quanto emerso dagli interrogatori sostenuti dai tre militari in primo grado, è ipotizzabile che la corte d’appello, oltre alla volontà di arrivare alla verità sull’omicidio di Minguzzi, non voglia trascurare approfondimenti sul perché ci sia voluto così tanto tempo prima di arrivare in un’aula di tribunale: il cold case di Alfonsine è arrivato in assise a Ravenna per la prima volta solo nel 2021 senza che prima ci fossero mai stati indagati per la vicenda, nonostante la vicinanza temporale con un episodio con molti punti in comune.

Investita mentre attraversa sulle strisce pedonali: muore una donna

Una donna è morta nella mattinata di oggi (10 luglio), investita da un’auto mentre stava attraversando sulle strisce pedonali. La ricostruzione è degli agenti della polizia locale dell’Unione della Romagna Faentina, intervenuti per i rilievi. L’incidente è avvenuto a Faenza, in via Dal Pozzo, all’altezza del civico 20 e poco dopo l’intersezione con via Cantagalli.

La vittima aveva 93 anni e abitava nelle vicinanze. Alla guida dell’auto – una Renault Clio, un 22enne, che stava percorrendo la strada in direzione Bologna.

Allertati i soccorsi, sul posto è giunta anche l’elimedica del 118 che ha trasportato al Bufalini l’anziana. Per lei, però, non c’è stato nulla da fare: è morta a causa dei traumi riportati.

«Attenzione a falsi operai che offrono lavori di asfaltatura a pagamento»

L’Unione della Romagna Faentina segnala alla cittadinanza che sul territorio, a Brisighella e in alcune zone del forese faentino, sono stati segnalati episodi sospetti che fanno pensare a tentativi di truffa ai danni dei cittadini.

In particolare, un uomo con accento sudamericano o comunque spagnolo, a bordo di una Dacia bianca – dichiarando di lavorare per conto di una ditta di manutenzione per conto dell’Unione della Romagna Faentina – propone di effettuare piccole asfaltature o riparazioni stradali presso abitazioni private, approfittando di materiale “avanzato” da cantieri pubblici. In cambio, chiedono un contributo economico per la sola manodopera.

Si tratta di un tentativo di truffa ben noto anche in altre zone d’Italia e ovviamente un comportamento scorretto e potenzialmente truffaldino: nessun dipendente di ditte incaricata dall’Unione è autorizzato a svolgere attività di questo tipo presso i privati, né a chiedere denaro in cambio di lavori stradali.

«Invitiamo la popolazione a non accettare nessuna proposta di questo genere, a non aprire a sconosciuti e a contattare immediatamente le Forze dell’Ordine per segnalare la presenza di questi individui sul territorio. Ogni informazione utile può contribuire a fermare queste pratiche e tutelare la sicurezza di tutti».

Per segnalazioni è possibile contattare: il Comando della Polizia Locale dell’Unione della Romagna Faentina allo 0546.69 14 00.

Per un errore, di cui ci scusiamo con i lettori e con i diretti interessati, in un primo momento in questo articolo era stata inserita una foto di repertorio in cui era ritratta una squadra di lavoratori di un’azienda che nulla a che fare con la segnalazione contro le truffe dall’Unione della Romagna faentina.

La festa della “cozza selvaggia” a Marina di Ravenna tra stand gastronomici, spettacoli e show cooking

Torna dall’11 al 13 luglio al Molo Dalmazia di Marina di Ravenna, e in altri luoghi della città, il tradizionale appuntamento dedicato alla “Cozza Selvaggia di Marina di Ravenna”, il mollusco unico nel suo genere che si distingue dalle altre cozze in commercio non solo per le sue qualità organolettiche, ma anche perché non viene allevato ma nasce da banchi selvatici presenti al largo della costa romagnola ancorati alle piattaforme metanifere offshore e agli scogli sottomarini.

Sulla banchina del Molo Dalmazia, dalle 18, gli stand gastronomici della pro loco e di due importanti realtà romagnole (il ristorante Don Abbondio di Forlì e il Mercato Coperto di Ravenna) presenti alla festa proporranno ricette a base di cozze e non solo, in abbinamento coi vini Terre Cevico.

IL PROGRAMMA

Venerdì 11 luglio alle 18 La Festa inaugura alla presenza delle istituzioni, del Cestha, delle cooperative di pescatori e di Fondazione Eni Enrico Mattei. A seguire “Uno scatto per bandiera blu”, la premiazione del concorso fotografico del Comune di Ravenna in collaborazione con Cestha per promuovere il riconoscimento internazionale assegnato dalla Foundation for environmental education (Fee).

La Festa prosegue alle 19 con “Adriatico Selvaggio: animali fantastici e dove trovarli”, uno spettacolo di StandUp Science adatto anche ai più giovani di e con Andrea Bellati che racconterà la scienza in modo divertente attraverso le storie avvincenti e curiose e le vite di persone straordinarie. Dalle 21.30 DJ Giampi sarà voce e musica della prima serata di festa con le grandi hit dell’estate.

Sabato 12 alle 10, l’escursione in motonave verso le piattaforme Eni alla scoperta della metodologia di raccolta delle cozze e col rilascio in mare di due tartarughe marine a cura di Cestha. Per l’escursione sono esauriti i posti disponibili, ma è possibile iscriversi alla lista d’attesa inviando una mail a segreteria@tribucoop.it.
Alle 18 “I pesci poveri dell’Adriatico”, un dialogo fra il giornalista Roberto Melandri e l’assessora Barbara Monti sui pesci “Poveri” dell’Adriatico.
Alle 19 “Le Mariette al mare”, la cucina di casa e la gastronomia popolare come da tradizione. La popolare associazione di Forlimpopoli, porta la tradizione artusiana sul molo di Marina: maltagliati a mano con cozze, fagioli e polipetti. Per info e prenotazioni: 3394703606.
In abbinamento e fino alle 22 la degustazione dei vini di Terre Cevico in collaborazione con Giovinbacco. Tasca, calice e 3 degustazioni 15 euro.
Dalle 21.30 concerto del trio Scaricatori (violino, chitarra e percussioni).

Domenica 13 luglio ore 19 lo Show cooking “Cozzinstenza”, con Niccolò Califano. Di origini ravennate, Niccolò Califano, 5° classificato alla 13esima edizione di Masterchef Italia, proporrà il suo piatto a base di Cozza Selvaggia, in uno show cooking frizzante e gustoso.
Dalle 19, degustazione dei vini di Terre Cevico in collaborazione con Giovinbacco. Dalle 21.30 Artichoke, trio che proporrà i grandi classici internazionali del pop e del rock.

Nei giorni della Festa, sono numerosi i ristoranti del territorio del Comune di Ravenna che propongono un menù speciale che prevede almeno un piatto dedicato alla “Selvaggia”.
L’elenco completo è disponibile sul sito www.lacozzadiravennainfesta.it

Arriva la farina di granchio blu, per limitarne la diffusione e aiutare i pescatori locali

Trasformare uno dei più dannosi invasori delle nostre acque, il granchio blu di origine atlantica, in risorsa, è l’obiettivo del progetto Crab (Circular Re-use of Alien Blue-crab), nato dalla collaborazione tra Torpedo Soc.Coop, Istituto Scientifico Cestha, Centro per l’innovazione Cifla di Fondazione Flaminia, ClustER Agrifood Emilia-Romagna, cooperative di pesca locali e aziende del settore.

L’idea è di utilizzare questa specie aliena e fortemente invasiva per produrre una farina da utilizzare come mangime per animali domestici e acquacoltura o come esca per la pesca professionale.

A essere utilizzata è in particolare quella parte di scarto di granchi pescati che, essendo sottotaglia o danneggiati non può essere commercializzata, generando anche problemi di smaltimento per i pescatori.

L’obiettivo è dare vita a una filiera sostenibile e circolare per la valorizzazione di questo scarto ittico. Il progetto Crab è infatti stato ideato per la piccola marineria di Marina di Ravenna allo scopo di fornire una soluzione concreta al problema dello smaltimento delle catture accessorie e non commerciabili.

L’iniziativa da un lato, quindi, mira a sostenere i pescatori locali riducendo i costi di smaltimento e offrendo una potenziale nuova fonte di reddito, dall’altro contribuisce al controllo delle popolazioni di granchio blu, favorendo il ripristino degli equilibri ecosistemici locali.

Nello specifico, la produzione di farina avviene attraverso l’impiego di un macchinario che disidrata, tritura e sterilizza il granchio blu a bassa temperatura, senza l’uso di acqua o additivi chimici. Questo processo è capace di trasformare 100 chili di granchio fresco in circa 30-35 chili di farina sterile. La farina che si ottiene è molto ricca di proteine (quasi il 65%), e ha  buone percentuali di calcio e fosforo e amminoacidi come la taurina.

Le attività sono svolte nei locali dell’Istituto Scientifico Cestha a Marina di Ravenna, un’ubicazione strategica che mira a sostenere la riqualificazione del quartiere marittimo e a promuoverne l’affermazione quale punto di riferimento per l’innovazione nella Blue Economy.

Il progetto Crab è finanziato dal Programma FESR 2021–2027 Regione Emilia-Romagna, Azione 1.3.5 – Innovazione sociale.

Accreditamento servizi sanitari, i sindacati contro la Regione: «Inaffidabile e subalterna agli interessi dei gestori privati»

In una nota congiunta inviata alla stampa, i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil attaccano la giunta regionale per aver sospeso la delibera «che avrebbe dovuto regolare dal 2025 il nuovo sistema di accreditamento con procedure trasparenti e miglioramenti dei servizi per anziani e disabili e per le lavoratrici ed i lavoratori che assicurano le prestazioni, frutto anche di un faticoso percorso di confronto con le organizzazioni sindacali». Una delibera attesa, ma che resterà in stand-by “fino al 31 dicembre 2026, o, comunque, fino all’eventuale nuovo termine disposto da sopravvenute disposizioni normative e atti della competente Amministrazione statale”.

Secondo i sindacati si tratta di «una resa totale a favore dei gestori dei servizi socio-sanitari accreditati e a danno dell’utenza e del personale impegnato nelle Cra, nei servizi di assistenza domiciliare, nei centri diurni e nelle strutture socio sanitarie riabilitative». In pratica – scrivono Cgil, Cisl e UIl – i gestori di questi servizi, dopo oltre dieci anni ininterrotti di rinnovi, «ottengono un’ulteriore proroga dei contratti di servizio, senza una scadenza precisa e senza che venga loro chiesto alcun miglioramento qualitativo, incassando però tutti gli aumenti di rette richiesti, sia a carico dell’utenza sia a carico del Fondo Regionale per la non autosufficienza, incrementato grazie all’aumento dell’addizionale Irpef e all’introduzione dei ticket sui farmaci. Questa scelta avviene dopo approfondimenti giuridici e richieste di chiarimenti al Ministero, giustificando così, sul piano giuridico, una precisa rivendicazione dei gestori, che fanno capo prevalentemente alle centrali cooperative, venendo meno ad ogni impegno assunto nei confronti di Cgil, Cisl e Uil, come ribadito nell’ambito del complesso confronto sul bilancio 2025 della Regione».

Se tutto può restare invariato per almeno due anni – attaccano ancora i sindacati – «allora la Regione deve avere il coraggio anche di farsi carico dell’aumento delle rette già disposto dal 2024 e che, dal 2025 non può più contare nemmeno sulla restituzione a favore dei redditi medio bassi. Nel frattempo però, in assenza di qualsivoglia prospettiva di miglioramento delle condizioni di lavoro per Operatori Socio Sanitari ed infermieri, continuerà la fuga da queste professioni, mettendo di fatto in discussione la tenuta stessa del sistema ed il ruolo di governo pubblico indispensabile a fronte dell’impiego di risorse pubbliche, frutto della fiscalità generale che grava quasi esclusivamente su lavoro dipendente e pensioni. L’assessora Conti smentisce se stessa ad ogni incontro, evidenziando una palese difficoltà ad affrontare una delle sfide più rilevanti di questo tempo, quella dell’invecchiamento e della fragilità, smentendo la storia dell’Emilia Romagna, dove le criticità, che si aggravano giorno dopo giorno, si fronteggiano confrontandosi a viso aperto con le organizzazioni sindacali».

Cgil, Cisl e Uil annunciano infine che «non resteranno inermi di fronte a questa deriva e si batteranno a tutti i livelli ed in tutte le sedi, valutando ogni iniziativa utile a difendere i diritti delle persone anziane e con disabilità e delle lavoratrici e dei lavoratori indispensabili ad assicurare servizi di qualità».

In aula fino a 36 gradi, ma la Regione vuole allungare il calendario scolastico

In Francia, dove le scuole sono aperte fino al 4 luglio, accade che nei giorni scorsi siano state chiuse a migliaia per l’emergenza caldo. In Italia, in scuole non climatizzate, gli studenti frequentano corsi di recupero e svolgono esami alla fine della terza media (fino a giugno) e delle superiori (fino a luglio inoltrato) in condizioni di caldo estremo. In tutto questo, da mesi ormai, a più riprese, scoppia la polemica sulle dichiarazioni di Isabella Conti, neo assessora regionale con delega alla Scuola, che ha lanciato l’idea di rivedere il calendario scolastico prevedendo una sosta invernale di una settimana e allungando l’anno a giugno.

Un dibattito definito «inaccettabile» dai sindacati e in particolare da Monica Ottaviani, la ravennate alla guida della Flc-Cgil dell’Emilia-Romagna. La sindacalista denuncia il modo semplicistico e strumentale in cui è stato posto il dibattito: «Se si vuole rivedere l’accordo regionale del 2012 che stabiliva un’unica data di inizio e di fine delle lezioni (anche il prossimo anno scolastico partirà il 15 settembre, ndr) per tutta la regione bisogna farlo tenendo in considerazione i tanti fattori che agiscono sulla scuola». Nell’elenco di Ottaviani c’è quel 30 percento di precariato nella scuola emiliano-romagnola che fa sì che spesso le cattedre non vengano effettivamente coperte prima dell’avvio dell’anno; c’è il tema di tutti i lavoratori che forniscono servizi essenziali alla scuola, come le mense, che non si capisce come sarebbero occupati nella settimana invernale di chiusura; c’è quello degli esami di fine ciclo alle medie e alle superiori; e c’è quello che riguarda i problemi dei genitori delle primarie che non sanno a chi affidare i figli nei lunghi mesi estivi. «Credo che le famiglie facciano bene a chiedere risposte su questo tema in termini di costi e servizi, ma è un problema che non si può scaricare sulla scuola, la quale è sottoposta a regole e ordinanze ministeriali e che ha una sua autonomia al centro della quale resta comunque il tema della didattica, le soluzione devono essere trovate altrove».

Ultimo ma non ultimo, anche secondo Ottaviani, il tema della salubrità degli ambienti: «Abbiamo saputo di aule in cui si sono svolti gli esami di Stato dove le temperature arrivavano a 35-36 gradi, sappiamo di scuole materne dove nemmeno in giardino, per via della manutenzione del verde non consona, i bambini possono trovare refrigerio. In realtà, in tante aule questi problemi possono inziare già ad aprile o maggio…».

Lamentando il fatto che l’assessora regionale non ha ancora convocato i sindacati a un tavolo per parlare di scuola, Ottaviani suggerisce un approccio meno semplicistico e che possa anche tenere in conto fattori che possono cambiare in base all’età degli studenti e anche al territorio. «Non escludo che una soluzione potrebbe essere quella di coinvolgere sindaci, presidenti di Provincia e ovviamente le stesse scuole, perché le soluzioni potrebbero non essere le stesse».

Un elemento di cui si dovrebbe tenere conto, ovviamente, è la vivibilità degli ambienti scolastici. In provincia di Ravenna, per esempio, i plessi scolastici gestiti dalla Provincia (ossia le secondarie superiori) sono 15 per cui ogni anno sono previsti circa 3-4 milioni di euro che devono coprire utenze e manutenzione ordinaria, quando le necessità reali anche per quella straordinaria sarebbero di 46 milioni di euro. Questo fa sì che le strutture raffrescate siano pochissime, ossia quelle finanziate dal Pnrr: la nuova ala al Polo di Lugo, le nuove aule della succursale dello Scientifico a Ravenna e i due nuovi laboratori dell’Ips Callegari (ancora da inaugurare quelle ravennati). «Dopo il Covid i costi per la spesa ordinaria sono aumentati, ma non le risorse – dice Luca Cortesi, delegato consigliere all’edilizia scolastica della Provincia –. Abbiamo un patrimonio piuttosto datato che avrebbe bisogno di molti interventi per cui non ci sono le risorse». E sull’ipotesi di allungare il calendario scolastico? «Qualunque decisione dovrà essere presa per motivazioni didattiche, ma dovrà anche tenere conto del patrimonio edilizio in cui hanno sede le scuole nelle varie provincie».

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