venerdì
12 Settembre 2025

Sonorità irlandesi e musica dal Sud America, racconti in dialetto e visite guidate per la nuova edizione del festival cittadino

La quattordicesima edizione del Festival di Bagnacavallo prende il via tra musica dal mondo, racconti dialettali e una mostra fotografica diffusa per la città.

Si comincia dall’anteprima di mercoledì 30 luglio, in Piazza Nuova, con i brani di De André reinterpretati dalla voce di Andrea Amati, con Massimo Marches alla chitarra e Stefano Zambardino alle tastiere.

Gli spettacoli successivi si terranno invece nel chiostro dell’ex convento di San Francesco, in via Cadorna 14, con inizio sempre alle 21 e ingresso a offerta libera.
Venerdì 1 agosto è in programma una serata dedicata all’Irlanda con Trí e il corpo di ballo Clover. Martedì 5 salirà sul palco il trio di Stefano Nanni, con un viaggio musicale attraverso le culture del mondo. Il Lua Nova Trio porterà invece a Bagnacavallo l’energia della musica popolare brasiliana, il 12 agosto. L’appuntamento successivo, martedì 19, lascerà spazio al teatro, con l’interpretazione di Giuseppe Bellosi dei monologhi di Raffaello Baldini nello spettacolo Lei capisce il dialetto?. Giovedì 21 agosto sarà la volta della Piccola Orchestra Ochtopus, formazione ravennate dalle sonorità balcaniche e popolari. Il festival si chiuderà martedì 26 agosto con “Storie di Tango”, del duo formato da Andrea Coruzzi al bandoneon e Alessandra Ziveri all’arpa.

Oltre agli spettacoli serali, tornano le passeggiate con racconti, condotte da Mario Maginot Mazzotti, con ritrovo in piazza della Libertà. Giovedì 7 agosto si andrà alla scoperta della presenza gesuitica a Bagnacavallo nella chiesa di San Ignazio, Lunedì 11 invece si percorreranno le tracce delle antiche porte della città. Ultimo appuntamento itinerante venerdì 22, in occasione dell’anniversario dell’inaugurazione del teatro comunale, con visita al Goldoni e il ricordo del primo teatro in legno.

A fare da sfondo al festival, dall’1 al 26 agosto, la mostra fotografica diffusa “All’ombra della Torre”, che animerà le vetrine del centro con immagini storiche della città stampate da Diego Bracci e accompagnate dalle didascalie di Mario Maginot Mazzotti.

Cortocircuito in appartamento, i vigili del fuoco salvano due donne dalla coltre di fumo

Carabinieri, polizia e vigili del fuoco radunati in via Colombo Lolli, per sedare l’incendio e trarre in salvo le persone intrappolate dal fumo tra i civici 56a e 56c. L’allarme è scattato intorno alle 12 di oggi (mercoledì 2 luglio), quando un vicino, allarmato dalla fitta colonna di fumo che fuoriusciva da uno degli appartamenti, ha chiamato i soccorsi.

Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe stato causato dall’accensione di un condizionare che avrebbe causato un cortocircuito dando il via alle fiamme. La squadra del 115 è intervenuta tempestivamente, riuscendo a contenere i danni e portare in salvo due donne intrappolate nella coltre di fumo. Le due, apparentemente illese e non in stato di shock, sono state immediatamente affidate ai primi accertamenti dei medici del 118, accorsi sul posto insieme a due volanti della polizia di stato e alla radiomobile dei carabinieri.

Una chiusura di bilancio da 217 milioni per Ciclat, con un fatturato in aumento del 4,5 percento

Il bilancio 2024 di Ciclat Trasporti Ambiente si chiude con un fatturato di 217,5 milioni e una crescita percentuale di 4,5 punti rispetto al 2023. L’assemblea, che ha portato all’approvazione all’unanimità del bilancio, si è tenuta sabato 28 giugno, ed è stata anche l’occasione per rinnovare il consiglio di amministrazione della cooperativa, con l’elezione di Lucilla Fabrizzi come nuova presidente (prima donna a capo della società) e Domenico Greco è stato riconfermato alla vicepresidenza.

La cooperativa ravennate opera principalmente nel settore dei servizi ambientali e del trasporto  in 10 regioni italiane (e a San Marino) grazie al lavoro di 195 imprese associate, svolgendo servizi di raccolta, anche porta a porta, e trasporto rifiuti.

Per quanto riguarda i numeri, il valore della produzione ha raggiunto i 217,5 milioni, registrando un incremento del 4,5% rispetto al 2023. Questi risultati hanno aiutato a gestire meglio i guadagni, con un primo margine di 7,8 milioni di euro e un utile approvato dall’assemblea di 716.000 euro. «L’andamento 2024 ha superato di gran lunga le nostre aspettative – ha dichiarato Cesare Bagnari, Amministratore Delegato -. Dopo anni di crescita in doppia, ci aspettiamo un 2025 di consolidamento e difesa del portafoglio».

A livello finanziario, risultati del 2024 hanno permesso di effettuare accantonamenti prudenziali e di consolidare ulteriormente il patrimonio netto, che oggi supera i 18,2 milioni di euro (era 17 milioni nel 2023). Positivi anche gli indici finanziari con la Posizione Finanziaria Netta in ulteriore miglioramento, oggi positiva per 485.000 euro, e l’Ebitda sostanzialmente stabile a 4,5 milioni di euro.

I settori che hanno visto un’evoluzione maggiore negli ultimi anni sono quelli di igiene urbana e trasporti: dopo anni di crescita, Ciclat è alla ricerca di maggiori marginalità per i soci. «Il nostro obiettivo – aggiunge Bagnari – è migliorare le condizioni economiche dei soci incrementando la reddittività. Questo vale sia nel settore dei trasporti, che sta vivendo da tempo una fase di stagnazione ed erosione delle marginalità, che per il settore ambientale, dove normative e sistemi non omogenei rendono il mercato competitivo. La nostra priorità al momento è acquisire solo appalti remunerativi e ben organizzati, mantenendo elevati standard di qualità ed efficienza”.

Guardando in questa direzione, tra gli ultimi progetti importanti della cooperativa figura l’impianto Ecojanas in Sardegna, una nuova struttura per raccogliere, selezionare e trattare rifiuti. L’impianto è gestito dalla società Ecojanas, di cui Ciclat possiede il 24%. Dopo una prima fase di attività parziale nel 2024, negli ultimi mesi è diventato pienamente operativo nel trattamento d vetro e carta. Oggi si aspettano anche le autorizzazioni per il lavoro della plastica.

Infine, la lunga crescita di Ciclat Trasporti Ambiente è stata possibile non solo grazie alle commesse, ma anche per via dei interni: negli ultimi anni i soci hanno lavorato per organizzarsi meglio e offrire servizi sempre più di qualità.

Tra i risultati più recenti c’è l’ottenimento della certificazione per la Parità di Genere (UNI PdR 125:2022), che si aggiunge ad altre certificazioni già ottenute. Inoltre, è stato avviato un nuovo progetto chiamato “Rating del Socio”, che serve a valutare in modo trasparente e oggettivo le aziende associate, controllando i loro dati di bilancio e il rispetto delle regole, per gestire meglio l’assegnazione dei servizi.

«Morire di caldo mentre si lavora è una sconfitta per tutti. Verificheremo il rispetto dell’ordinanza»

«Morire di caldo mentre si lavora è una sconfitta per tutti» così i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil commentano la scomparsa di Brahim Ait El Hajjam, l’operaio scomparso in un cantiere del bolognese. A seguito della vicenda, negli scorsi giorni è stata emanata un’ordinanza a livello regionale (attiva da oggi, 2 luglio, fino al prossimo 15 settembre) che vieta il lavoro in cantieri edili e affini, agricoltura, florovivaismo e piazzali della logistica in caso di caldo estremo o in determinate fasce orarie.

Come categorie edili della provincia abbiamo sempre chiesto misure preventive contro i rischi climatici – commentano Antonio Pugliese, Roberto Martelli e Roberto Casanova, segretari territoriali di Feneal (Uil), Fillea (Cgil( e Filca (Cisl) -. Oggi, grazie anche alla pressione portata avanti dalla nostra categoria a livello regionale, l’Emilia Romagna ha finalmente un’ordinanza anti-calore che rappresenta una tutela concreta per migliaia di lavoratori. Chiediamo a tutte le imprese, ai committenti, alle stazioni appaltanti di Ravenna di rispettare e far rispettare l’ordinanza. Invitiamo tutti i lavoratori a verificare le mappe di rischio e a segnalare subito ai propri delegati e alle nostre sedi sindacali eventuali violazioni o forzature. La salute e la sicurezza non sono un favore, ma un diritto di chi lavora».

I sindacati dichiarano l’intenzione di vigilare la situazione nei vari cantieri della provincia, al fine di bloccare comportamenti irresponsabili. L’ordinanza prevede, nello specifico, il divieto di lavoro all’aperto dalle 12.30 alle 16, nei giorni in cui il livello di rischio è segnalato come “alto”, l’obbligo di consultazione da parte dei datori di lavoro delle mappe Worklimate per verificare il livello di rischio della giornata e l’adozione di misure preventive (rimodulare orari di lavoro, turnazioni, pause più frequenti, lavorazioni al coperto o in zone ombreggiate, garanzia di acqua e ripari).

Alla ricerca di Anita con le musiche di Gilberto Cappelli

Nelle campagne di Mandriole, che da oltre un secolo custodiscono la sua memoria, Anita Garibaldi torna simbolicamente a casa. Lo fa attraverso la forza della musica, con un’opera lirica che porta il suo nome, composta da Gilberto Cappelli. Venerdì 4 luglio alle 21.30 Anita va in scena alla Fattoria Guiccioli, la grande casa colonica tra Casal Borsetti e Sant’Alberto, dove la donna trovò rifugio insieme a Giuseppe Garibaldi, in fuga dopo la caduta della Repubblica di Mazzini.

Qui, il 4 agosto 1849, stanca e malata, si spense a soli 28 anni. Commissionata dal Teatro Lirico Sperimentale A. Belli di Spoleto, città che la scorsa estate l’ha tenuta a battesimo con un debutto di grande successo, Anita ora è pronta per la tappa romagnola. Per Cappelli, che ne ha composto le musiche, «sarà emozionante assistere alla rappresentazione proprio nei luoghi in cui Anita ha vissuto gli ultimi momenti della sua vita».

Nato a Predappio nel 1952, il compositore romagnolo ha dedicato alla musica tempo, studio, impegno, passione. A 14 anni ha iniziato a frequentare il conservatorio G. B. Martini di Bologna, diplomandosi in pianoforte, direzione d’orchestra e composizione sotto la guida di Giacomo Manzoni e Aldo Clementi. Vincitore di un Premio Abbiati alla Critica Italiana, Cappelli con i suoi pezzi ha partecipato a diversi festival di rilievo, come la Biennale Musica di Venezia, Milano Musica, il Festival Pontino. Dopo aver collezionato numerosi successi, Anita rappresenta per Cappelli una nuova sfida: si tratta infatti della sua prima opera lirica.

Cosa l’ha spinta a dedicare l’opera ad Anita?
«È successo per caso. Mia moglie, grande conoscitrice del periodo risorgimentale, nel 2019 mi propose di partecipare alle celebrazioni che si svolgono ogni anno il 4 agosto alla Fattoria Guiccioli, per l’anniversario della morte di Anita. Eravamo al buio, assistevamo alla rappresentazione degli ultimi giorni della sua vita, e io ho avuto un’illuminazione. Stavo cercando un soggetto per la mia prima opera lirica… e il soggetto era lì, davanti a me. Era una storia che già un po’ conoscevo. Quando ero bambino ogni sera mio padre mi raccontava dei suoi eroi: c’erano Bartali, Coppi, ma anche Giuseppe Garibaldi e Anita. È stato bello recuperare quei ricordi d’infanzia e approfondire le vicende di questa donna straordinaria. L’opera è composta da un prologo e otto scene. Si parte dal rinvenimento casuale del corpo di Anita poi, andando all’indietro, si ripercorre la sua la vita divisa tra Sud America ed Europa, tra amore, famiglia, politica, guerra, fughe».

Anita è nota ai più per essere la moglie di Garibaldi, ma forse non tutti conoscono davvero la sua storia…
«Anche per questo ho voluto raccontarla. Anita è nata in Brasile nel 1821 e fin da giovanissima ha dimostrato forza, coraggio, determinazione, partecipando ai moti rivoluzionari in Sud America, come la Guerra dei Farrapos. Fu proprio in questa occasione che vide per la prima volta Garibaldi. Da quel momento i due non si sono più separati, hanno combattuto fianco a fianco prima in America e poi in Italia, nelle lotte per l’unificazione e l’indipendenza. Anita è stata una delle prime donne a prendere parte a conflitti armati, sfidando i ruoli di genere dell’epoca. Credeva nell’uguaglianza tra i sessi e nella necessità di dare alle donne un ruolo più importante nella società. Quest’opera parla di lei, ma anche di tutte le altre figure femminili che hanno partecipato attivamente al Risorgimento, che sono state picchiate, violentate, che hanno dato la vita per gli ideali in cui credevano. Molte di loro sono state dimenticate e attraverso la storia di Anita ho voluto ricordarle tutte».

La musica può diventare quindi uno strumento di memoria collettiva?
«Penso di sì, o almeno questo è quello che ho cercato di fare. La storia di Anita e quella di tutte le altre donne che hanno fatto il Risorgimento sono lontane nel tempo, ma hanno ancora molto da raccontarci. Anita era una persona onesta, dotata di grande umanità. Accanto al marito ha sempre combattuto per gli altri, mai per se stessa, per la ricchezza o per la gloria. È questo che ho voluto far emergere. Credo che oggi ce ne sia bisogno: di umanità, onestà, persone per bene».

Ci sono compositori o correnti che l’hanno ispirata nella scrittura dell’opera?
«Fin da bambino ho sempre avuto una grande passione e ammirazione per l’espressionismo tedesco, la Scuola di Vienna, Schönberg, Berg e Webern. Ma anche per autori tardoromantici come Wagner, Mahler, Musorgskij. Amo il loro modo di far affiorare in maniera potente la natura dell’uomo, l’interiorità, le emozioni. Ed è proprio quello che ho cercato di fare io con Anita: dare voce a quello che aveva dentro, con forza, potenza, immediatezza».

Nell’opera lirica il testo ha un ruolo importante. Insieme ad Andrea Cappelli e Raffaella Sintoni, che hanno curato il libretto, avete cercato un equilibrio tra parole e musica?
«Con Andrea, che è mio figlio, e Raffaella, mia moglie, abbiamo fatto una scelta: il testo non sarebbe stato troppo lungo. Volevamo che fosse intenso, autentico, incisivo. Che arrivasse dritto al punto, senza togliere spazio e potenza alla musica. Oggi siamo bombardati dalle parole e forse abbiamo bisogno di tornare all’essenziale. Poche parole, ma quelle giuste, mirate. In questo modo credo che anche il pubblico riesca a seguire meglio la storia, cogliendone la vera essenza».

Accanto a Giuseppe Garibaldi e ad Anita, che sono i protagonisti, c’è il coro. Che spazio ha nella rappresentazione?
«È centrale. Nel teatro greco il coro commentava ciò che avveniva sulla scena, fornendo al pubblico anche spunti di riflessione. Lo stesso fa il nostro, a cui affidiamo il compito di dire ciò che pensa la gente, dal Sud America alla Romagna, toccando i diversi luoghi in cui la storia si sviluppa».

È la sua prima volta al Ravenna Festival?
«Con un’opera tutta mia, sì. Per me è un onore partecipare a una rassegna di questo calibro, che ogni anno mette insieme autori diversissimi tra loro, ma tutti di alto livello. A coinvolgermi è stato il direttore artistico Angelo Nicastro e sono felice che abbia voluto inserire Anita nel programma. Dietro quest’opera c’è un grande lavoro di squadra: dal regista Andrea Stanisci all’orchestra Calamai, che a Mandriole sarà diretta da Marco Angius, fino agli interpreti: il baritono Alberto Petricca, nei panni di Giuseppe Garibaldi, e la soprano Chiara Guerra, che è Anita. Tutti bravissimi!».

Che ruolo ha la musica nella sua vita?
«Mi accompagna da sempre, con la musica sono nato e cresciuto. Mio padre era un compositore di musica romagnola, mio zio un direttore di coro. È stato molto naturale, l’amore per la musica è diventato grande insieme a me. È il linguaggio attraverso cui mi esprimo. Quando si scrive musica, bisogna essere sinceri. Con la musica non si bara, viene fuori quello che si ha dentro. Sono convinto che per potersi esprimere bene, per creare qualcosa di bello e utile a chi ascolta, sia necessario essere brave persone. Ti esprimi bene solo se sei una persona per bene. Forse questa mia riflessione può far sorridere, ma io la vedo così. Lo pensavo quando ero giovane e oggi ne sono sempre più convinto. Attraverso la bontà e la sincerità, si possono creare cose molto belle».

Una struttura temporanea da 200 posti per il corso di laurea in Medicina

Nell’anno accademico che inizierà a settembre le matricole del corso di laurea in Medicina a Ravenna saranno 180 (il corso partì nel 2020 con 95 posti per passare poi a 130). L’Università di Bologna e l’Ausl Romagna realizzeranno una struttura temporanea, in viale Randi di fronte all’ospedale, con una capienza di circa 200 persone, che resterà disponibile fino al completamento dei lavori di ampliamento della sede definitiva. La decisione è emersa dalla riunione del consiglio di indirizzo di Fondazione Flaminia, la realtà che da oltre trent’anni promuove l’insediamento universitario a Ravenna e in Romagna.

L’aumento dei posti a Ravenna è stato deciso dall’Università di Bologna già nei mesi scorsi (ampliamento analogo deciso anche per la sede di Forlì, mentre Bologna non va oltre 410) e non è connesso al cambio delle modalità di accesso al corso decise dal ministero.

Fino a un anno fa chi voleva iscriversi a Medicina, Odontoiatria o Veterinaria doveva partecipare a un test di ingresso di 60 domande con 5 possibili risposte, da risolvere in 100 minuti. Da quest’anno invece il test è stato abolito e chiunque entro il 25 luglio 2025 potrà iscriversi al primo semestre, chiamato semestre filtro, dei tre corsi e frequentare le lezioni comuni di Chimica, Fisica e Biologia. Le lezioni inizieranno l’1 settembre e termineranno il 30 novembre.

Ogni studente deve subito scegliere anche un corso di laurea alternativo, chiamato corso affine, dove potrà proseguire gli studi se non dovesse superare il semestre filtro. Alla fine del semestre filtro gli studenti dovranno sostenere i relativi esami (ogni prova prevede 31 domande di cui 15 a risposta multipla e 16 a completamento, da completare in 45 minuti, punteggio massimo 93 punti). Verrà formata una graduatoria nazionale e saranno ammessi a continuare circa 25mila studenti (l’anno scorso al test di ingresso in Italia si presentarono 72mila persone).

Per fronteggiare l’aumento di partecipanti alle lezioni dei primi mesi, l’Università di Bologna ha deciso di utilizzare la didattica da remoto introdotta ai tempi del Covid, anche per facilitare le cose a studenti che avrebbero dovuto trovare alloggi solo per pochi mesi.

A proposito della questione alloggi, durante la seduta del consiglio di indirizzo di Flaminia si è fatto il punto sullo stato di avanzamento del nuovo studentato al quartiere Isola San Giovanni: i lavori di realizzazione, iniziati a ottobre a cura del Cear grazie al co-finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca, procedono secondo i programmi e si concluderanno alla fine del 2026, con l’apertura ai futuri utenti prevista per inizio 2027.

Si è proceduto al rinnovo del consiglio di amministrazione e del collegio dei revisori dei conti per gli esercizi 2025-2028. I soci hanno riconfermato Mirella Falconi come presidente, Carlo Pezzi come vicepresidente, e Filippo Lo Piccolo, Antonio Buzzi e Davide Roncuzzi come consiglieri. Per il collegio dei revisori sono stati riconfermati come presidente Remo Tarroni e come sindaci Guido Sansoni e Paolo Bedei.

I nuovi campionamenti confermano il rientro di due divieti di balneazione, ma ne se ne aggiunge un altro

[AGGIORNAMENTO: LA RIVIERA RAVENNATE È TORNATA TUTTA BALNEABILE IL 3 LUGLIO

A seguito dei campionamenti Arpae di lunedì 30 giugno, che nel ravennate hanno portato al divieto temporaneo di balneazione a Lido di Classe (nel tratto di 250 metri a nord della foce del Savio) e a Lido di Savio (nel tratto compreso tra i 350 metri a sud della foce del Savio e i 150 metri a nord dello scolo Cupa), l’agenzia regionale ha svolto nuove analisi straordinarie.

I nuovi campionamenti hanno promosso 5 acque che erano risultate temporaneamente con valori fuori norma, tra cui i 2 tratti in provincia. Al tempo stesso però, è risultato sopra i limiti il campione straordinario richiesto dall’Ausl Romagna per il tratto denominato Lido di Savio – 150 metri sud Foce fiume Savio. Per quest’area quindi è prevista l’emanazione da parte del sindaco di una nuova ordinanza di non balneabilità fino al rientro al di sotto delle soglie.

I Fantasmi di Fanny & Alexander, dai racconti di Edith Wharton

La notizia di un nuovo lavoro della compagnia ravennate Fanny & Alexander, per quanto mi riguarda, è sempre motivo di antenne dritte e insofferente attesa di stampo postadolescenziale. Il 3 luglio, quindi, al Teatro Alighieri, è impensabile perdersi la prima assoluta di Ghosts, tratto dai testi della statunitense Edith Wharton (tradotti da Chiara Lagani per Einaudi) che Ravenna Festival produce insieme a E Production e la cui regia è nelle mani di Luigi Noah De Angelis.
Come se non bastasse, lo spettacolo segna anche il ritorno alla collaborazione tra i Fanny e il geniale compositore Luigi Ceccarelli, dopo Requiem del 2000. È però Chiara Lagani (anche protagonista di Ghosts insieme ad Andrea Argentieri) a raccontarci qualcosa in più su questa nuova produzione.

Chiara, da dove arriva il nuovo spettacolo?

«Come già successe nel 2021 con Sylvie e Bruno di Carroll, Ghosts nasce da un’opera che sto traducendo e che sarà fresca di pubblicazione quando debutteremo, ossia i racconti di Edith Wharton, scrittrice più famosa per i suoi romanzi, soprattutto L’età dell’innocenza o La casa della Gioia. In merito ai racconti, invece, la storia è particolare, perché Wharton ha coltivato questa forma per tutta la vita, scrivendone fino a pochi mesi prima di morire e declinandoli su tutti i suoi temi fondamentali, vale a dire la critica della società aristocratica, del vecchio mondo newyorchese, ma anche le classi più umili, la piccola borghesia del New England, e il confronto – viaggiò tantissimo e visse in Europa dal 1907 alla morte – con culture, paesi e popoli diversi, sempre con occhio molto lucido, molto attento agli aspetti sociali».

A voi però interessavano particolarmente i fantasmi.

«Wharton era un’amante raffinata d’ogni tipo di arte e una lettrice “forte”, in Francia diventò una grande amica di Henry James e con lui portò avanti una serie di discussioni sulle forme letterarie, sul romanzo, sul racconto. Il confronto con questo amico e mentore sicuramente l’ha influenzata nella sua passione per le atmosfere spettrali, e i racconti di fantasmi furono certo uno dei suoi filoni più frequentati. I romanzi di James sono pieni di fantasmi: Il giro di vite, e non solo. Ma quella di questi due autori è una maniera sottile di concepire gli spiriti: i loro fantasmi hanno un sapore spesso finemente psicologico, e possono diventare rimorso, nostalgia, hanno a che fare col rapporto con la letteratura stessa. Gli stessi “personaggi arrivano come fantasmi”, scriverà Wharton in un suo trattato di teoria della letteratura; dunque non parliamo del fantasma classico, quello col lenzuolo bianco per intenderci, ma di un fantasma stratificato e complesso. Senza comunque dimenticare il gusto per il gotico, basti pensare ai riferimenti espliciti a Hawthorne o a Cime tempestose di Emily Brontë. Wharton è assolutamente innamorata delle atmosfere gotiche, però ci gioca in una maniera molto sottile, a volte usandole anche ironicamente».

E perché la scelta dei fantasmi? Cosa vi interessava di più dell’argomento?

«È da un po’ un po’ di tempo che ci interroghiamo sul tema della paura e che volevamo farci sopra uno spettacolo. La paura è forse il sentimento dominante in un’epoca come questa, in cui il vero tema su cui ragionare, anche se spesso rimosso, è la morte. La fine del mondo, la crisi climatica, le guerre, sembra che tutto indichi quella direzione, la grande dipartita dell’umanità per cui spesso il senso d’impotenza pare quasi inevitabile. La morte è da sempre un tema importantissimo anche per la letteratura e tutta l’arte, in ogni suo aspetto, fisiologico, psicologico, simbolico, di superficie o recondito. Wharton attraversa continuamente il tema della morte nei suoi racconti».

Di racconti ne avete scelti cinque, ci puoi anticipare qualcosa?

«Ti dico qualcosa di un paio. Nel primo  parte dalla soggettiva di un suicidio. Una donna tradita si butta dalla finestra e si ritrova nell’aldilà: l’autrice prova a immaginarsi l’oltretomba e lo fa in maniera seducente e ironica disegnando un limbo di ombre. Ma cosa avverrà davvero in questo mondo? L’ultimo racconto è invece la storia di una donna che sta tornando a casa in treno col marito moribondo. Lui è gravemente malato ed entrambi vogliono che trascorra in famiglia i suoi ultimi momenti. Senonché il marito muore improvvisamente durante il viaggio e la donna entra in uno stato di panico totale, convincendosi che se dirà agli altri viaggiatori e al capotreno che il marito è morto verrà fatta scendere immediatamente e si troverà da sola a dover gestire la situazione, con quel cadavere che non riesce nemmeno a guardare in faccia. Dunque per tutto il viaggio fingerà che il marito non sia morto, innescando una serie di rocamboleschi colpi di scena che vanno dal macabro all’angosciante. Quella di Wharton è una scrittura sopraffina, che riesce a tenerti sempre sul filo del rasoio e proprio da qui, l’idea di tenere sul filo del rasoio il pubblico, è nata l’idea di coinvolgere Luigi Ceccarelli in questo nostro viaggio».

Malore a Mirabilandia, ragazzina in prognosi riservata al Bufalini

Si trova ricoverata in prognosi riservata, all’Ospedale “Bufalini” di Cesena una ragazzina che, nel pomeriggio di martedì 1 luglio, ha accusato un malore al parco divertimenti Mirabilandia.

A quanto si è appreso la giovane (14 anni) si sarebbe sentita male dopo aver fatto una corsa su una giostra della struttura.

Allertato il 118, la ragazza – viste le condizioni che sarebbero peggiorate rapidamente – è stata condotta con l’elisoccorso all’ospedale di Cesena in codice di massima gravità e lì ricoverata in prognosi riservata (fonte Ansa.it).

Il ministero declassa teatri e festival dell’Emilia-Romagna: «Ragioni politiche? La Regione interverrà»

 «I teatri sono un presidio di libertà e di cultura per le cittadine e per i cittadini, luoghi che andrebbero sostenuti e rafforzati. I festival e gli spettacoli da vivo in cui crescono innovazione, creatività e ricerca sono stati capaci nel corso del tempo di costruire e rafforzare il proprio ruolo sulla scena contemporanea e di valorizzare i territori che li ospitano. Oggi questo processo è messo a rischio dalle nuove valutazioni sulla qualità artistica stilate dal ministero della Cultura. Un attento esame dei punteggi induce a constatare un’immotivata volontà penalizzante nei confronti di molte realtà di spettacolo dell’Emilia-Romagna che chiediamo sia rivista».

Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, e l’assessora regionale alla Cultura, Gessica Allegni, dopo i decreti contenenti le valutazioni ministeriali su teatro e festival che hanno ridotto i punteggi relativi a numerose esperienze di arti performative in Italia.

Ne parlava in questa intervista anche l’ex assessore del Comune di Ravenna Alberto Cassani, dimessosi per protesta dalla commissione del ministero.

A farne le spese anche il festival di Santarcangelo, la manifestazione che con le sue 55 edizioni è la più longeva in Italia, a cui è stato dimezzato il punteggio di qualità artistica che contribuisce a determinare le risorse nazionali.

«L’insieme di questi risultati porta a pensare – concludono de Pascale e Allegni – che non sia del tutto casuale questo trattamento riservato all’Emilia-Romagna. A tal fine sarebbe utile capire cosa sia successo da un anno all’altro e quale nuova visione artistico-culturale o quale ragione politica abbiano prevalso nella revisione degli orientamenti di una Commissione ormai ridotta a una maggioranza esigua e di dubbia legittimità. In ogni caso, alla luce di questi punteggi, è possibile che ci saranno richieste di riesame e ricorsi che potrebbero modificare questi esiti. E anche nel settore danza si riscontrano un declassamento e molte riduzioni di punteggio per realtà emiliano-romagnole. La Regione, a fronte di riduzioni nelle assegnazioni dei fondi ministeriali, farà comunque la propria parte, in tutte le sedi opportune, a sostegno delle realtà culturali ingiustamente colpite e delle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo coinvolti».

I dati della Commissione su festival e teatri dell’Emilia-Romagna

Nel settore teatrale, già segnato dal clamoroso declassamento del Teatro della Toscana e dalle dimissioni di tre Commissari indicati dalla Conferenza unificata (tra cui appunto il ravennate Cassani), si registrano sensibili abbassamenti di punteggi di alcune tra le più importanti realtà: per esempio Ater Fondazione ha un punteggio inferiore di 5,3 sul 2024, Emilia Romagna Teatro Fondazione (Ert) si è vista ridurre la valutazione di 4 punti rispetto all’anno scorso, così come Teatro Due Parma (-4), il Centro di Produzione Ravenna Teatro -6,5 e la Fondazione delle Arti Solares -8.

Inoltre, tra i Festival di Teatro, sono stati declassati MicroMacro e Quinta Parete, così come i ravennati ErosAnteros, che hanno avuto una riduzione di punteggio di -7,9. Tra i Festival multidisciplinari desta sconcerto il dimezzamento del punteggio di un festival come quello di Santarcangelo, tra i più noti a livello internazionale (-14,3), ma non può passare inosservata neanche la drastica riduzione dei festival organizzati da Amigdala (-8,7) e Masque (-6), e ancora di più l’esclusione di quello deTeatro Sociale di Gualtieri che pure da 10 anni era riconosciuto dal Mic.

L’apertura del ponte di San Pancrazio rinviata al prossimo novembre. Ancarani (FI): «Ritardi inaccettabili»

Il nuovo termine comunicato dalla Provincia per la fine dei lavori del ponte di San Pancrazio è del tutto inaccettabile» così Alberto Ancarani (capogruppo di Forza Italia in Comune a Ravenna) e Angelo Cellini (Centrodestra per Russi):  apostrofano il rinvio della fine del cantiere sul ponte che che collega il Comune di Ravenna al Comune di Russi, tra Ragone e San Pancrazio. La fine dei lavori, inizialmente prevista per il 31 gennaio scorso, è stata posticipata al 30 novembre 2025.

«Il cronoprogramma rivela un modus operandi che non sembra tener conto dei disagi che i residenti stanno già subendo da mesi. Infatti l’intenzione è quella di andare avanti per step invece che iniziare più lavorazioni in contemporanea per diminuire i tempi ormai dilatati a dismisura – continuano in una nota alla stampa -. Le motivazioni di questa cautela, non sembrano motivate da esigenze di sicurezza, ma piuttosto dall’incapacità nella gestione delle ditte appaltatrici, evidentemente dovute ad un bando emesso senza la dovuta attenzione alle esigenze di rapidità che un simile cantiere avrebbe richiesto».

A seguito della protesta, il gruppo “Centrodestra per Russi” nel consiglio comunale di Russi e il gruppo “Forza Italia” nel comune di Ravenna hanno depositato richieste di indennizzo per i residenti «affinché i disagi e le minori entrate derivate da questa chiusura prolungata possano essere almeno minimamente attenuati».

Attualmente, il sindaco di Russi avrebbe stabilito uno sconto sulla Tari per coloro che hanno subito danni comprovati a causa del cantiere, se questo non fosse stato operativo a partire dal 30 Giugno 2025. «Allo stesso modo, anche nel Comune di Ravenna richiederemo indennizzi che vadano oltre un misero sconto sulla Tari – conclude Ancarani – Anche perché la notizia della chiusura fino al 30 novembre impedisce l’utilizzo del ponte per la prossima vendemmia, costringendo gli agricoltori che devono raggiungere le cantine sociali e private da un comune all’altro a percorsi lunghissimi con i loro mezzi agricoli».

Notte di caos a Bagnacavallo: due arresti, una denuncia e tre agenti feriti

Si è conclusa con due arresti e una denuncia una notte movimentata nel centro storico di Bagnacavallo, che ha visto anche tre agenti feriti dai malviventi. Nella tarda serata di lunedì 30 giugno, tre cittadini di nazionalità tunisina, in evidente stato di alterazione, hanno iniziato a urlare e a lanciare oggetti in direzione dei passanti. Dopo la segnalazione, la Polizia locale della Bassa Romagna è giunta sul posto con due pattuglie (supportate poi da una terza).

Alla vista degli agenti, i tre individui coinvolti nei disordini hanno reagito con violenza, scagliandosi contro di loro.
I soggetti sono stati immobilizzati per contenerne l’aggressione, anche grazie all’utilizzo di spray al peperoncino e altri dispositivi di protezione individuale, ma i poliziotti hanno comunque riportato lesioni con una prognosi di circa quindici giorni ciascuno. 
Dopo il fermo, i tre uomini sono stati condotti al comando della Polizia locale, identificati e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Due di loro sono stati arrestati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, mentre il terzo è stato denunciato a piede libero. Uno degli arrestati è accusato anche di rapina, per aver tentato di sottrarre la pistola d’ordinanza a un agente.
«L’episodio di ieri sera – dichiara il sindaco di Bagnacavallo Matteo Giacomoni – dimostra l’importanza di un presidio costante e attento del territorio. Agli agenti feriti auguriamo una pronta guarigione. Il nostro ringraziamento va anche ai carabinieri, per il supporto fornito, al personale sanitario intervenuto e anche ai cittadini che hanno segnalato quanto stava accadendo. È importante ricordare che siamo tutti parte di una comunità».

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