sabato
13 Settembre 2025

Il progetto della Regione per la messa in sicurezza di Lamone e Marzeno

La Regione Emilia-Romagna ha elaborato un progetto di messa in sicurezza dei bacini del fiume Lamone e del torrente Marzeno per la difesa di Faenza dal rischio di altri eventi alluvionali.

Sono previsti interventi di sistemazione del nodo idraulico alla confluenza di Lamone e Marzeno, oltre al mantenimento e recupero di aree di espansione a monte della città per ottimizzare la capacità di laminazione del sistema dei corsi d’acqua. Inoltre, verranno realizzati nuovi argini a protezione dell’abitato e l’adeguamento del tratto arginato a valle di Faenza attraverso interventi di consolidamento, oltre alla riprofilatura della sezione del fiume, con abbassamento dei piani golenali e un piano di tracimazione controllata lungo il tratto arginato di seconda categoria.

Il progetto è stato illustrato dalle autorità in un’assemblea pubblica che si è tenuta ieri sera, 25 giugno, all’arena Borghesi di Faenza, con la partecipazione di circa 400 persone.

A tutti i partecipanti è stato distribuito un volantino con un qr code che rimanda alla pagina “Territorio sicuro” sul sito della Regione dalla quale è possibile scaricare la bozza del progetto. Allo stesso indirizzo è presente un form, aperto a tutti, attraverso cui si possono inviare osservazioni, consigli e domande fino al 25 luglio.

«Crediamo che progetti di questa importanza debbano essere condivisi il più possibile per garantire la massima trasparenza – hanno sottolineato il presidente della Regione, Michele de Pascale, e la sottosegretaria con delega alla Protezione civile, Manuela Rontini, entrambi presenti all’assemblea –. Si tratta di interventi fondamentali per la messa in sicurezza della città, molto attesi da una comunità che due anni fa ha sofferto moltissimo e da allora vive con il timore che il dramma del 2023 possa ripetersi».

Fratelli d’Italia: «L’ex ostello è una ferita urbana, occasione sprecata per turismo, studenti e famiglie»

«L’ex ostello Dante a Ravenna è una ferita urbana che non può più essere ignorata e che rappresenta una grave occasione mancata per il turismo giovanile, l’accoglienza universitaria e il bisogno abitativo». I consiglieri comunali di Fratelli d’Italia a Ravenna, Falco Caponegro e Anna Greco denunciano la situazione di degrado dell’edificio pubblico in via Nicolodi chiuso dal 2017 e ormai in condizioni indecorose.

«L’immobile – continuano Caponegro e Greco – è diventato il simbolo dell’inerzia amministrativa: da anni abbandonato, è stato in passato oggetto di occupazioni abusive ed è oggi sporco, pericoloso, circondato da rifiuti e in stato di forte deterioramento. Secondo quanto riferito da cittadini che vivono e lavorano nel quartiere, attualmente non risulta occupato, ma vogliamo evitare che lo diventi nuovamente. Riceviamo segnalazioni continue, che evidenziano preoccupazione per la sicurezza, l’igiene e il futuro della zona».

Recentemente è stata resa nota l’aggiudicazione parziale della proprietà al Consorzio Solco, con l’obiettivo di realizzare un luogo di accoglienza e co-housing. Non è ancora stato condiviso però un piano per la riqualificazione dell’immobile, né un cronoprogramma definito.

I consiglieri presenteranno quindi domanda formale all’amministrazione chiedendo informazioni sulle tempistiche, l’elenco degli interventi urgenti di messa in sicurezza e manutenzione e le intenzioni della giunta sulle eventuali finalità pubbliche o sociali dell’immobile. Inoltre, verrà richiesto il coinvolgimento dei residenti in zona per un percorso di ascolto e co-progettazione.

Finanziamenti statali al teatro, Cassani dopo le dimissioni: «Era necessario lanciare un segnale di allarme»

«Le nostre dimissioni sono state un atto necessario perché suonasse un segnale di allarme». Il ravennate Alberto Cassani è uno dei tre dissidenti che la scorsa settimana hanno deciso di abbandonare la commissione consultiva nazionale del ministero della Cultura per il Fondo nazionale dello spettacolo dal vivo. Si tratta dei finanziamenti erogati ogni anno per sostenere gli enti teatrali, la danza, il circo e la musica, i cui risultati stanno uscendo in questi giorni. Cassani, ex assessore alla cultura del Comune di Ravenna e coordinatore di Ravenna2019, era stato nominato nel 2022 su indicazione dell’Upi. Gli altri due dimissionari, Carmelo Grassi e Angelo Pastore, erano stati indicati rispettivamente dall’Anci e dalla Conferenza delle Regioni.

Le dimissioni hanno fatto scalpore: nella lettera indirizzata al ministro Alessandro Giuli, i tre hanno denunciato «l’impossibilità di costruire, all’interno della commissione, un percorso condiviso ed equilibrato nella valutazione dei vari organismi teatrali richiedenti». In particolare, hanno scritto, «la scelta della maggioranza della commissione di voler declassare la Fondazione teatro nazionale della Toscana sulla base di motivazioni pretestuose, ci trova assolutamente contrari e rende impossibile la prosecuzione del lavoro». Il casus belli riguarda la stagione diretta dal drammaturgo e scrittore Stefano Massini, noto per le sue posizioni contro il governo Meloni espresse in tv. Ma gli scontri tra i commissari avrebbero riguardato molti altri enti teatrali, in particolare alcune realtà più piccole e di ricerca. Tra queste ci sarebbero anche diverse realtà ravennati ed emiliano-romagnole.

Cassani, partiamo dall’inizio. Cosa è accaduto?
«Il peccato originale è contenuto nel decreto del governo che ha cambiato le regole per il Fondo nazionale dello spettacolo dal vivo. I nuovi criteri hanno ridotto il sostegno all’innovazione artistica, penalizzando le realtà che si prendono il rischio culturale della sperimentazione. L’emblema di questa politica è rappresentato dai centri di produzione, dai quali è stata eliminata la categoria “innovazione”. Oggi questi centri sono classificati solo in base alla capienza delle sale che gestiscono; perciò – per fare un esempio – Ravenna Teatro si trova nella stessa voce del Diana Or.Is di Napoli. Il primo è una realtà di ricerca contemporanea, il secondo è un teatro a vocazione commerciale. Entrambi hanno piena legittimità di esistere, ma le loro proposte culturali sono completamente diverse e non ritengo giusto che vengano valutate secondo gli stessi criteri».

Quali sono?
«I nuovi punteggi premiano le realtà che hanno maggiori risorse economiche dal botteghino e dalle sponsorizzazioni. Rispetto al passato, è stata ridotta l’importanza del finanziamento pubblico di Comuni e Regioni. Di conseguenza, chi ha più successo commerciale e vende più biglietti ha anche un maggiore finanziamento ministeriale. È un paradosso: il teatro commerciale ha molto meno bisogno di soldi pubblici, in quanto si autosostiene. Al contrario, il teatro sperimentale si assume più rischio culturale e perciò dovrebbe essere più sostenuto dalle istituzioni».

I tre dimissionari sono stati indicati da Comuni, Province e Regioni; gli altri quattro sono di nomina ministeriale. Si trattava di due fazioni?
«Sicuramente c’erano orientamenti e sensibilità culturali differenti. Ma al di là di gusti e preferenze diverse, una delle più frequenti ragioni di scontro derivava dalla tendenza, presente nella maggioranza, a far prevalere sui giudizi qualitativi le valutazioni di natura quantitativa (rapporto entrate-uscite, numero di spettatori, costo medio per spettatore), che non competevano alla commissione. Bisogna infatti sapere che gli aspetti quantitativi sono già automaticamente considerati nella definizione del punteggio complessivo, mentre è di esclusiva competenza della commissione la valutazione degli aspetti relativi alla qualità artistica dei progetti. Oltre a questa diversa impostazione, era emersa sin dall’inizio la volontà della maggioranza di modi care gli assetti del teatro italiano attraverso bocciature e promozioni in base a valutazioni non sempre oggettive. Questa spinta rendeva difficile la via della mediazione e dei giudizi equilibrati e condivisi; una via che noi abbiamo sempre praticato e difeso, perché la ritenevamo l’unica compatibile col nostro ruolo istituzionale e con la necessità di rispettare la complessità del mondo teatrale italiano. Purtroppo, nonostante avessimo raggiunto un accordo su quasi tutti i progetti, compreso il Teatro della Toscana che doveva restare teatro nazionale (pur con un punteggio più basso), l’improvvisa decisione di declassarlo a colpi di maggioranza ha creato un vulnus che non poteva passare sotto silenzio».

C’è stato un diktat politico a causa dell’orientamento di Massini?
«Un cambio di opinione così repentino deve essere legato a qualcosa di anomalo. Avremmo potuto semplicemente votare contro, ma sarebbe stato un gesto ininfluente. Le dimissioni sono state un’azione necessaria per sollevare pubblicamente il caso di un declassamento deciso sulla base di motivazioni pretestuose. I quattro commissari si sono appigliati a una parte del progetto che, secondo loro, era scritta in maniera troppo narrativa e poco dettagliata; ma a nostro parere si trattava di una forzatura e la motivazione era insufficiente per giustificare il declassamento».

Come ne uscirà il teatro emiliano-romagnolo?
«Le realtà teatrali della nostra regione hanno un valore riconosciuto a livello nazionale e internazionale che in passato la commissione ha sempre apprezzato. I punteggi in commissione erano già stati decisi e confido che non vengano modificati. Ma non v’è dubbio che anche le realtà ravennati e romagnole di eccellenza rientrino nel processo in atto di spostamento degli equilibri».

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?
«La commissione ministeriale deve essere composta da sette membri, di cui tre in rappresentanza di Regioni ed enti locali. La commissione può procedere in questa fase anche con soli quattro membri, ma è evidente che la rappresentanza istituzionale risulterebbe monca. Nel caso ci fossero altri declassamenti o clamorose riduzioni di punteggio, si aprirebbe la strada dei ricorsi. Anche per questo il mio auspicio è che prevalga il buonsenso e che le nostre dimissioni inducano la maggioranza a una maggiore moderazione nella formulazione dei punteggi finali».

Lettini e ombrelloni a metà prezzo per chi raggiunge Cervia in treno

Lettino e ombrellone a metà prezzo per chi arriva in spiaggia dalla stazione: da giugno a settembre, chi arriverà a Cervia in treno potrà contare sullo sconto per il noleggio giornaliero di ombrellone e due lettini, grazie alla collaborazione tra Cooperativa Bagnini e Tper al fine di promuovere una mobilità più green e sostenibile.

La promozione è valida dal lunedì al venerdì e basterà esibire al lido il titolo di viaggio di corsa semplice con destinazione Cervia (valido il giorno stesso), l’abbonamento annuale /mensile Trenitalia Tper o le Smart Card “Unica Emilia-Romagna” e “aziendale Trenitalia Tper”.

Morrone (Lega): «Degrado e insicurezza al mare causati anche da alcuni locali notturni»

«Il degrado e gli episodi di criminalità delle zone turistiche estive di Cervia e Ravenna derivano anche da come alcuni imprenditori gestiscono la clientela dei loro locali di intrattenimento. Mi aspetto che vengano convocati da sindaci e assessori competenti e siano chiamati a fare la loro parte per ripristinare la sicurezza». Il deputato Jacopo Morrone, segretario della Lega in Romagna, si rivolge agli amministratori dei due comuni costieri in provincia di Ravenna e li invita a controlli più serrati sulla regolarità della proposta dei locali notturni.

Le parole di Morrone arrivano dopo i casi di microcriminalità e degrado urbano che si sono manifestati sin dalle prime battute della stagione turistica 2025.

«I sindaci Alessandro Barattoni e Mattia Missiroli devono prendersi la responsabilità di scelte forti. Decidano che modello vogliono dare alle località di mare. Vogliono che siano discoteche a cielo aperto frequentate da maranza dove tutto è permesso e la gente urina nelle aiuole? Allora lo dicano apertamente. Se invece vogliono riportare la sicurezza a beneficio anche di altri frequentatori allora devono dare regole precise alle imprese».

Il leghista assicura di non avercela con i titolari dei locali: «Attirare ragazzi giovani che consumano fa il loro interesse e lo capisco. Deve essere chi governa il territorio a decidere se quel modello va bene. Se non va bene servono altre regole. Se un locale raduna migliaia di giovani e non ha i bagni pubblici, è ovvio che vedremo la gente a bordo strada. E serve anche un servizio di sicurezza più adeguato».

Il segretario del Carroccio punta il dito sui due assessori titolari delle deleghe alla sicurezza nelle due giunte comunali: «Gianni Grandu e Eugenio Fusignani sono politici esperti. Se non sono in grado di occuparsi di sicurezza e non possono essere lasciati a casa per ragioni politiche, almeno si occupino di altre deleghe»

Morrone ricorda quasi con nostalgia il gesto compiuto sedici anni fa dal sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci: un secchiello di cocktail sversato in un tombino, come gesto di condanna all’eccesso degli happy hour di cui i secchielli erano un simbolo. «Matteucci fece un gesto forte, ma mandò un messaggio chiaro».

Gianfranco Spadoni, consigliere comunale della lista Lpr-Lega, affianca Morrone nell’incontro con la stampa e invita l’amministrazione di Ravenna a mettere più vigili urbani in strada e meno negli uffici.

L’invito di Mirko De Carli, esponente del Popolo della Famiglia che fa parte della coalizione insieme a Lega e Lpr, è rivolto agli amministratori locali: «Troppo spesso di fronte ai problemi di sicurezza la risposta è chiedere rinforzi al governo. Se c’è un problema di insicurezza deve essere una priorità per tutti e ci sono gli strumenti per dialogo fra Comune e Governo nazionale».

Doppio taglio del nastro in provincia: inaugurati i Cau di Conselice e Castel Bolognese

Doppia taglio del nastro per Ausl in provincia di Ravenna: nella mattinata di oggi, 26 giugno, sono stati inaugurati i Cau (Centro di Assistenza Urgenza) di Conselice e Castel Bolognese.

I Centri, realizzati rispettivamente all’interno della Casa della Comunità di Conselice (via Selice 101) e della Casa della Comunità di Castel Bolognese (viale Roma 3/b), saranno attivi da domani, con accesso diretto sette giorni su sette, per 6 ore al giorno (dalle 14 alle 20 lunedì e venerdì e dalle 8 alle 14 tutti gli altri giorni). Ad ogni turno saranno presenti un medico e un infermiere.

Lo scopo è quello di accorciare le distanze tra sanità e territorio. Si tratta del secondo centro sia per il Distretto di Lugo che per quello di Faenza (sono sei in totale in provincia).

L’accesso al Cau è diretto, e possibile per tutte le cure primarie, nel caso di problematiche di salute che necessitano di risposta tempestiva, episodici e a bassa complessità sanitaria. All’interno del centro  sarà possibile svolgere visite mediche, certificazioni, trattamento farmacologici al bisogno e ricevere le prescrizioni di terapia per patologie di nuova insorgenza o terapie essenziali. Si potranno eseguire anche procedure chirurgiche minori (per esempio, suture, medicazioni), prelievi per indagini di laboratorio – POCT e test Ecg e raccordo rapido per Esami Radiologici/ecografici. Infine il personale garantisce anche un percorso di osservazione post-trattamento, attivazione di percorsi/prestazioni a completamento dell’iter diagnostico.

La visita e alcuni accertamenti diagnostici sono gratuiti per tutti i cittadini residenti o assistiti della Regione, mentre per tutti gli altri la visita avrà un costo di 20 euro. Le ulteriori prestazioni specialistiche, prescritte dal medico del CAU per il completamento diagnostico, sono a carico del paziente con relativo ticket, se dovuto, in base alle esenzioni possedute.

«Raddoppiano i Centri di assistenza urgenza dei Distretti di Faenza e Lugo – afferma il presidente della Regione, Michele de Pascale -, con l’inaugurazione di oggi le cittadine e i cittadini di tutto il territorio potranno contare su strutture vicine, dotate di ambulatori completamente rinnovati con una progettazione degli ambienti orientata al migliore comfort dei pazienti e del personale. Una sanità di prossimità, che potenzia la medicina territoriale e dà risposta ai problemi di salute urgenti ma a bassa complessità. Un doppio taglio del nastro a cui sono felice di partecipare e che, in particolare per la popolazione della valle del Senio e dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, rappresenta un concreto ampliamento delle possibilità di cura e assistenza. Potenziamento della medicina territoriale e conseguente riorganizzazione della rete ospedaliera sono la principale strategia della Regione Emilia-Romagna per garantire qualità e universalità delle cure».

La Regione ha approvato il Fondo affitti: 10 milioni di euro per aiutare le famiglie

La giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato il Fondo 2025 per il sostegno a famiglie e lavoratori a basso reddito che vivono in un’abitazione in affitto sul libero mercato.

Le risorse totali sono dieci milioni di euro, i contributi per aiutare i cittadini a pagare il canone di locazione possono arrivare a coprire per ciascun nucleo familiare fino a tre mensilità in un anno, per un massimo di duemila euro.

Il fondo è così suddiviso: 1,93 milioni destinati al Comune di Bologna per la raccolta di nuove domande da parte dei cittadini, il resto è destinato agli altri distretti socio-sanitari dell’Emilia-Romagna per lo scorrimento delle graduatorie del bando Fondo affitto 2024.

Ulteriori 50mila euro finanzieranno le domande di contributo del Programma regionale per la rinegoziazione dei contratti di locazione, rimaste in sospeso nel 2024, per dare sostegno alle famiglie in difficoltà nel pagamento dei canoni nel mercato privato.

I cittadini del comune di Bologna possono fare domanda di contributo dal 15 ottobre 2025 fino al 20 novembre 2025, sulla piattaforma web regionale  dove si trovano anche le informazioni dettagliate sul bando. La procedura è semplificata: nessun documento da allegare, si fa tutto con accesso Spid. Per i cittadini degli altri comuni della regione varranno le domande presentate nel 2024 e attualmente in graduatoria. Entro l’1 settembre 2025 i Comuni e le Unioni di Comuni capofila dei Distretti sociosanitari dovranno approvare le graduatorie, associarle ai fondi disponibili e comunicarle alla Regione per l’assegnazione definitiva.

Il contributo coprirà il 20 percento del canone annuo per un massimo di 1.500 euro per coloro che hanno un’incidenza del canone di locazione annuo sull’Indicatore della situazione di reddito dal 25 percento e fino al 40 percento compresi. Copre il 25 percento del canone annuo per un massimo di 2.000 euro, per coloro che hanno un’incidenza del canone di locazione sull’Indicatore della situazione di reddito oltre il 40 percento. Dopo il 20 novembre 2025, la Regione invierà le domande al Comune di Bologna, che gestirà la fase istruttoria, l’approvazione delle graduatorie e il pagamento dei contributi.

I fondi verranno erogati ai cittadini seguendo la graduatoria e fino a esaurimento delle risorse disponibili.

Alla Consar arriva lo schiacciatore Gottardo, ex campione del mondo Under 21

È un ex campione del mondo Under 21 ed Europa 22 il nuovo colpo in attacco della Consar. Ha firmato il contratto con il club ravennate per la stagione 2025/26 il 24enne Mattia Gottardo. Formatosi e cresciuto nella Pallavolo Padova, con cui ha vinto la Boy League nel 2014/15 e debuttato in SuperLega, ha poi giocato un campionato con la Lube Civitanova per poi scendere in A2 prima a Cuneo e, nella stagione scorsa, a Reggio Emilia.

«Ho sempre considerato Ravenna tra le poche piazze dove ogni giocatore sogna di approdare – dice Gottardo – per la storia, l’organizzazione, la struttura: cose che ho potuto riscontrare di persona, ogni volta che l’ho incontrata da avversario. È chiaro, quindi, che sono molto contento di poter indossare questa maglia. In A2 Ravenna ha fatto ottimi campionati, entrando sempre nei playoff: quando ci giocavi contro, avevi sempre la sensazione di affrontare una squadra di alto livello. Credo che anche nel prossimo campionato si giocherà per essere tra le protagoniste. Poi, per me sarà molto stimolante lavorare e allenarmi con coach Valentini: mi ha trasmesso grande entusiasmo, mi ha spiegato molto bene il progetto tecnico, il mio ruolo e dopo un anno sfortunato a Reggio Emilia avevo proprio bisogno di un progetto bello e appassionante. Lavorare e stare tante ore in palestra non mi spaventa. Entro in un gruppo piuttosto giovane ma che ha anche diversi giocatori di esperienza: mix importante per trovare ulteriori elementi di crescita e di perfezionamento».

Con l’arrivo di Gottardo, che prenderà il numero 3 di maglia, che lo ha accompagnato in tutte le annate in A tranne che nella Lube, sale a dieci il numero dei giocatori che compongono il roster della Consar Ravenna per il prossimo campionato di A2.

L’attuale roster
Alzatore: Russo (2004)
Opposto: Dimitrov (1999)
Centrali: Bartolucci (2003), Canella (1998), Ciccolella (2004)
Schiacciatori: Bertoncello (2007), Gottardo (2001), Valchinov (2001), Zlatanov (2008)
Libero: Goi (1992)

La denuncia choc di una ragazza: il fidanzato 22enne accusato di stalking, lesioni e violenza sessuale

Un 22enne ravennate è indagato per violenza sessuale, stalking, lesioni personali e violenza privata ai danni della propria fidanzata. Secondo il racconto riportato davanti al giudice dalla ragazza (una bolognese all’epoca dei fatti – tra la fine del 2023 e i primi mesi del 2024 – ancora minorenne), il fidanzato l’avrebbe soggiogata, arrivando a minacciarla con una pistola e un coltello e anche a spegnerle sigarette sulle gambe per farle capire chi comandava.

La notizia è riportata con ulteriori dettagli sul Corriere Romagna in edicola oggi, 26 giugno.

A causa del fidanzato, la ragazza avrebbe dovuto lasciare tutto: l’università, lo sport, le uscite con gli amici. Lo scorso febbraio, dopo essersi confidata con i genitori e su consiglio di un’amica, la giovane ha sporto denuncia. 

I due si erano conosciuti sulla celebre app di incontri Tinder e le violenze sarebbero partite dopo un paio di mesi di frequentazione, con aggressioni anche fisiche e minacce di morte. La ragazza ha denunciato anche una violenza sessuale, risalente a un anno fa, quando il ragazzo arrivò anche a controllare i suoi movimenti con un segnale Gps.

Stop musica all’1 di notte, il Tar conferma l’ordinanza del Comune di Cervia

Nuova conferma del Tar dell’Emilia-Romagna all’efficacia dell’ordinanza del Comune di Cervia, emessa per contrastare la “mala movida” estiva nel centro di Milano Marittima.

I giudici infatti hanno rigettato l’istanza di sospensiva di un locale che aveva impugnato il provvedimento nella parte in cui si regolamenta l’attività musicale. L’ordinanza, infatti, stabilisce limiti acustici per i locali e lo stop alla musica a partire dall’una di notte, invece che alle tre. Per il Tar (Presidente Paolo Carpentieri, estensore Alessio Falferi), che si è pronunciato dopo la discussione in camera di consiglio, l’eventuale danno all’attività sarebbe comunque di lieve entità, tenuto conto che l’ordinanza è valida fino al 29 giugno. Il titolare del locale era assistito dall’avvocato Roberto Afeltra, mentre il Comune si è costituito, rappresentato dagli avvocati Silvia Medini e Franco Fiorenza.

L’ordinanza aveva portato ad un “giro di vite” su Milano Marittima, dove ogni estate arrivano migliaia di turisti. Era stata firmata dal sindaco Mattia Missiroli dopo una serie di episodi che avevano creato allarme e una serie di incontri con residenti e associazioni di categoria.

Intanto, il 27 giugno è confermata una manifestazione “pacifica” e apartitica contro la “mala movida”, dalle 18.30 alla Rotonda Primo Maggio.

Le aree verdi di Piazza Lanzoni rinascono dopo l’alluvione

Dopo alcuni mesi di lavori, l’amministrazione comunale di Faenza ha inaugurato le due nuove aree verdi  di piazza Lanzoni. L’inaugurazione si è svolta ieri sera (24 giugno) in occasione della prima delle serate dei Martedì d’Estate, per rimarcare l’intento di riqualificare gli spazi particolarmente colpiti dalle alluvioni e trasformarli in spazi accoglienti, sicuri e integrati nel tessuto sociale del quartiere.

I lavori, dal valore complessivo di 50mila euro, sono stati finanziati e realizzati direttamente dall’Amministrazione comunale e seguiti dal Servizio Manutenzione Verde del Settore Lavori Pubblici dell’Unione della Romagna Faentina. L’intervento si è concluso nelle scorse settimane, rispettando i tempi previsti.

Nell’area verde verso via Cimatti, l’intervento ha previsto la realizzazione di nuovi percorsi pedonali in calcestre, per connettere le attività commerciali della zona con il marciapiede di Ponte delle Grazie. Al centro dell’area è stata creata una piazzola che potrà ospitare piccoli eventi grazie alla predisposizione di un quadro elettrico. È stato inoltre installato un nuovo impianto di illuminazione, mentre l’accesso dal lato del ponte è stato valorizzato da un’arcata leggera, coerente con l’identità architettonica del contesto.

Nell’area verde sul lato opposto, compresa tra il Ponte delle Grazie e il Ponte della Memoria, sono stati tracciati invece percorsi pedonali in calcestre ed è stata realizzata una pavimentazione con materiali ecosostenibili, appositamente progettata per tutelare le radici affioranti degli olmi secolari.

«La riqualificazione di piazza Lanzoni rappresenta il ritorno a una quotidianità sicura e condivisa per un luogo storico del Borgo, profondamente segnato dalle alluvioni – ricorda il vicesindaco Andrea Fabbri durante la cerimonia -. Questa è un’area che, oltre all’alluvione, ha dovuto sopportare i disagi dei diversi cantieri, dal ponte Bailey alle fogne, fino al muro di via Cimatti. Questo restauro testimonia la cura dell’amministrazione verso un quartiere vitale per la nostra città. L’obiettivo è dare più qualità e opportunità ai commercianti e agli abitanti della piazza e delle zone limitrofe, a partire da quelli di via Torretta e Silvio Pellico. Un passo dopo l’altro, con le nostre forze, continuiamo a lavorare per il bene della nostra comunità».

Un lenzuolo bianco contro la guerra: la protesta in Piazza del Popolo a Ravenna

In piazza con un lenzuolo bianco, come un sudario simbolico, per chiedere lo stop al riarmo europeo e la pace a Gaza.

“La Via Maestra” della provincia di Ravenna esprime «forte preoccupazione per la situazione in Medio Oriente, e per le posizioni a favore della guerra espresse dal Governo degli Stati Uniti».

Il gruppo, promosso da Cgil insieme a un ampio fronte di associazioni, scenderà quindi in Piazza del Popolo a Ravenna giovedì 26 giugno, in collaborazione con la Casa delle donne, per aderire all’iniziativa Con i nostri corpi fermiamo la guerra globale – Stop Rearm Europe.

Alle 18.30, chi vorrà manifestare potrà ritrovarsi in piazza con un lenzuolo bianco: «Per riaffermare che è la diplomazia a dover parlare e le armi a dover tacere, perché abbia fine questa violenta e intollerabile strage di popoli innocenti – spiegano gli organizzatori -. Invitiamo tutta la cittadinanza a mobilitarsi per la pace».

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