sabato
27 Dicembre 2025

Antonio Patuelli è il nuovo presidente dell’Istituto Luigi Einaudi per gli Studi Bancari e Finanziari

Antonio Patuelli, presidente del Gruppo La Cassa di Ravenna e dell’Associazione Bancaria Italiana, è anche il nuovo presidente dell’Istituto Luigi Einaudi per gli Studi Bancari e Finanziari dell’Associazione Bancaria Italiana. La nomina è arrivata all’unanimità dal Comitato Esecutivo dell’Abi.
Patuelli ricoprirà l’incarico del presidente Maurizio Sella, recentemente scomparso.

L’istituto, fondato nel 2008, porta il nome del grande economista che è stato primo Presidente eletto della Repubblica Italiana e Governatore della Banca d’Italia, si occupa prevalentemente di promuovere studi e pubblicazioni in ambito bancario, finanziario e assicurativo, di organizzare convegni scientifici, seminari, dibattiti e corsi di formazione e di promuovere a tutti i livelli la ricerca scientifica e la formazione in tutti i campi economici, giuridici ed aziendali.

ErosAntEros lancia l’appello a imprenditori e sostenitori: «Tagli dal ministero insostenibili, aiutateci con l’Art Bonus»

Nonostante il crescente successo di Polis Teatro Festiva (rassegna ravennate giunta all’ottava edizione e arricchita da nuove sezioni e un afflusso di pubblico crescente) e le produzioni portate avanti dalla compagnia organizzatrice ErosAntEros, la chiusura dell’anno fa sentire il peso dei tagli ministeriali al mondo della cultura.

Il 2025 però è stato infatti un anno di tagli record: il cambio di parametri per le assegnazioni della nuova triennalità del FNSV – Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo ha diminuito drasticamente i punteggi per alcune realtà e, di conseguenza, anche i relativi contributi. La realtà di Polis Teatro Festival è stata duramente colpita dal riassetto, con una riduzione di punteggio di 8 punti sulla Qualità Artistica, che ha fortemente penalizzato la positiva crescita dell’organizzazione negli ultimi anni. Sulle pagine del Corriere Romagna, i fondatori Agata Tomšič e Davide Sacco parlano di una chiusura di bilancio in deficit di 15 mila euro. 

Da qui l’appello a imprenditori e mecenati, per supportare la realtà artistica ravennate in questo momento di difficoltà: «Un modo concreto per aiutare è l’Art Bonus: un’iniziativa del Ministero della Cultura che promuove il mecenatismo a favore del patrimonio culturale con un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato» spiegano Tomšič e Sacco. 

Tutti possono donare: enti, società e persone fisiche. La donazione può essere effettuata tramite bonifico bancario o carta di credito e il mecenate può ottenere un’autodichiarazione inserendo i dati della sua donazione nel portale artbonus.gov.it, dove sono presenti tutte le informazioni riguardanti questo semplice strumento per effettuare erogazioni liberali a sostegno della cultura. Chi invece volesse fare una donazione volontaria a sostegno del festival potrà farlo direttamente dal sito della compagnia.

«Nel precedente triennio siamo stati la realtà italiana con il punteggio più alto come qualità artistica – continuano i fondatori -. Siamo cresciuti come numero di spettatori e come produzioni, vincendo bandi e ampliando le nostre attività. Quest’anno ci aspettavamo quindi un punteggio ancora più elevato, ma la penalizzazione è stata fortissima. Aiutateci a superare questo momento di difficoltà».

Lugo omaggia il “suo” Esodo Pratelli, pittore, regista e scenografo tra le due guerre

Un ritorno a casa: in effetti, la monografica dell’opera di Esodo Pratelli (1892-1983) recentemente inaugurata alle Pescherie della Rocca di Lugo è l’omaggio che la città natale dedica all’illustre pittore, regista, scenografo lughese dopo la retrospettiva ospitata a maggio al Centro culturale di Milano. La mostra lombarda è stata inoltre l’occasione per presentare la monografia più completa sull’artista realizzata da Elena Pontiggia, che interviene nella cura della mostra di Lugo assieme a Massimiliano Fabbri. Il cognome immediatamente fa risuonare quello di altri artisti di Lugo – il noto pittore Attilio, l’altrettanto famoso musicista e compositore Francesco Balilla, altre  - figure meno note ma appartenenti alla stessa famiglia come i pittori Fausto, Paolo e Ada. Nel libro autobiografico del noto compositore e musicista Francesco Balilla Pratella – un testo corposo e ricchissimo di informazioni, pubblicato diversi anni fa a Ravenna – troviamo infatti citati tutti questi nomi, compreso quello di Esodo, chiamato affettuosamente Gigetto in famiglia.

Nel suo Testamento Francesco Balilla non spiega il motivo per cui parte della sua famiglia porti il cognome Pratelli mentre il padre, uno zio e gli eredi presentino la variabile declinata in Pratella. Questione da storici ma da questo libro- fiume si ricavano ampie informazioni sul cenacolo futurista più importante e frequentato della Romagna – con ospiti ricorrenti come Marinetti – e un quadro familiare e artistico che comprende la figura di Esodo, più giovane di 12 anni rispetto al cugino Francesco Balilla. Il musicista dimostra molta stima nei confronti del cugino, che frequenta per tutta la vita – a Lugo, nei luoghi di villeggiatura, a Milano e Roma – mettendo in reciproco contatto gli amici intellettuali. Spesso a Esodo vengono affidate le esecuzioni delle scenografie e dei costumi delle opere del cugino, fra il cui L’aviatore Dro e La ninna nanna della bambola.

Ricapitolando la sua attività, Pratelli farà la sua prima formazione artistica a Lugo sotto la guida di Domenico Visani, completandola alla scuola di via Ripetta a Roma, dove si diploma nel 1912 presso l’Accademia di Francia: segue qui gli insegnamenti di Duilio Cambellotti e di Sartorio, e frequenta gli amici Oppo e Mario Broglio. Per due anni, dal 1912 allo scoppio della I guerra mondiale, si trasferisce a Parigi, dove ha modo di conoscere artisti del calibro di Boccioni, Severini, Gris e Delaunay.

Dopo il periodo al fronte, si trasferisce nel 1919 a Milano per lavorare alla Scuola d’Arte applicata del Castello Sforzesco. In questi anni frequenta Carrà, Severini, Soffici, Nartini, Sironi e Funi, entrando poi nel gruppo di Novecento di Margherita Sarfatti. L’adesione al fascismo lo porta a ruoli di responsabilità nel Sindacato di Belle Arti, mentre fra il 1928 e il 1934 fa carriera esponendo in diverse Biennali veneziane e alla Quadriennale di Roma. Il 1935 è un anno spartiacque: si trasferisce con la famiglia a Roma, dove abbandona la pittura ma mantiene buone amicizie con pittori come Francesco Trombadori e Cipriano Oppo. Nella capitale inizia la nuova stagione dedicandosi alla regia di alcuni film di successo in cui recitano Eduardo e Peppino De Filippo.

Forse l’interruzione del suo ultimo film, in lavorazione durante il secondo con itto, fu dovuta alla fede politica: è certo che dopo alcuni documentari d’arte (1946-47), Pratelli si eclissa dal panorama nazionale ricominciando a dipingere ma in posizione marginale, nonostante una provata attenzione ai linguaggi visivi contemporanei. Della sessantina di opere in mostra a Lugo – che comprendono disegni, dipinti e ceramiche – si individua tutto il tragitto dell’artista, a cominciare dalle opere giovanili come l’autoritratto dell’artista diciottenne (1910), che mostra ottime capacità nel disegno a matita.
Ancora più interessanti sono le ceramiche eseguite nel giro di qualche anno, del tutto inserite nel clima della fase finale del Liberty e la serie di bozzetti del 1913 per le scenogra e dell’opera L’aviatore Dro, scritta e musicata dal cugino Francesco Balilla. I bozzetti – che risentono ancora degli insegnamenti di Cambellotti a Roma – vengono eseguiti a Parigi, ripresi poi anni dopo a Milano per essere trasformati in scenografie. Bellissimi, appaiono però poco in dialogo con l’effervescente panorama avanguardistico della capitale: molti rispondono al decorativismo lineare e ai colori à plat di Beardsley mentre altri si incendiano dei colori dei Fauves senza però applicare l’autonomia pirata dei colori espressionisti. Non si rintraccia la poetica futurista che Esodo doveva aver visto alla mostra parigina di Boccioni, di cui diventa amico: solo in alcune tavole si assiste a un deciso dinamismo e alla sintesi formale.

Nel Mio cortile di Lugo (1914) l’artista guarda a Carrà mescolandolo a un ricordo superficiale delle geometrie di Cézanne. Se nei bozzetti non c’è traccia dell’eversione dinamica futurista, comunque Marinetti se ne dichiara entusiasta, dividendo il giudizio col cugino Pratella, che nel 1920 inaugura l’opera musicale a Lugo.

A quelle date, finita la guerra, Esodo abita a Milano con la moglie, di cui vediamo un felice ritratto a matita (1921) in cui l’artista ritorna a un pieno e solido naturalismo. Rimane fedele a questo impianto anche in alcuni paesaggi e scene domestiche, mentre l’entrata nel gruppo sarfattiano di Novecento manifesta una certa ambiguità: se il suo lavoro fra il 1924 e il 1928 corrisponde all’idea portante di un ritorno all’ordine e alla grande tradizione italiana, con gli esempi di una veduta di Varallo e nel ritratto di Lilia, l’artista poi dirotta per omaggiare Sironi nelle Ciminiere milanesi, ritorna a un sintetico naturalismo nella pineta di Motrone, infine gioca la carta espressionista in un ritratto di Sironi. Questo zigzagare si mantiene in tutte le prove successive, dove comunque il buon livello artistico gli permette di partecipare alle migliori mostre nazionali e di corrispondere a grandi opere pubbliche. Nel 1933 per la Triennale di Milano esegue un affresco, poi distrutto, sul tema fascista “Famiglia Religione Patria”, di cui rimangono alcuni bozzetti e fotografie.

La mostra si conclude con l’ultima e felice stagione pittorica di Pratelli, dal ‘45 in poi, spesso orientata al soggetto delle nature morte, in cui l’artista dimostra di aver mantenuto una grande conoscenza artistica: i Finocchi del 1954 vibrano della pennellata di De Pisis, le Pannocchie guardano all’essenzialità morandiana, le uova omaggiano lo sguardo del migliore Casorati.

Esodo Pratelli. Un ritorno a casa – Fino a 25 gennaio
Pescherie della Rocca, Largo del Tricolore 1, Lugo
Orari: gio-ve 15.30-18.30; sa-do 10-12 e 15.30-18.30
Info: 0545 299105 – ingresso gratuito

Al via all’ultimo cantiere del complesso Ex-Salesiani: 2 milioni per il recupero di chiesa e ex teatro

Al via all’ultimo cantiere di Faventia Sales, la ristrutturazione della chiesa e dell’ex teatro concluderà l’opera di recupero del complesso Ex-Salesiani, a Faenza. L’ultima fase di lavori richiederà un investimento totale di 2 milioni, che si aggiungeranno ai fondi utilizzati per gli interventi precedenti per un totale di 12 milioni.

Il recupero, promosso da Faventia Sales, è progettato e diretto dallo Studio Lelli Bandini Luccaroni Architettura, con un approccio fortemente orientato alla tutela storica e alla rifunzionalizzazione contemporanea, con il termine del cantiere previsto entro la fine del 2026.

La Chiesa Santa Maria Ausiliatrice è stata progettata dall’ingegner Pietro Rossini e inaugurata nel 1890. Dopo oltre 135 anni vengono avviati oggi i lavori per il recupero della struttura, in modo da restituire alla città due importanti spazi dal valore storico e simbolico. Per la chiesa (che è tutt’oggi consacrata e manterrà tale destinazione) è previsto un intervento di restauro scientifico e consolidamento strutturale della copertura. Gli interventi saranno invisibili e non invasivi, mentre all’interno sono previsti adeguamenti degli impianti per permetterne l’uso. Oltre alla funzione ecclesiastica, ospiterà concerti, fra cui quelli della vicina Scuola di musica Sarti, lezioni e convegni universitari. La parte più importante dell’intervento di rigenerazione riguarderà poi l’ex teatro che sarà ripulito da una serie di superfetazioni e conterrà al piano terra ambienti dedicati alla formazione, mentre al piano superiore alcuni uffici, in un’ottica di riuso funzionale e flessibile nel tempo. Un elemento centrale del progetto è la valorizzazione dei percorsi coperti e sopraelevati, caratteristici del complesso Ex-Salesiani fin dalla fine dell’Ottocento. Il nuovo intervento sull’ex-teatro prevede infatti la realizzazione di un portico-ballatoio leggero in struttura metallica, in continuità funzionale e visiva con le logge storiche, capace di collegare il teatro alla palestra e al resto del complesso.

Nel 2025, la parte già restaurata del complesso ha accolto oltre 10 mila accessi nel corso di diverse iniziative aperte alla cittadinanza. In generale, la rigenerazione dell’Ex-Salesiani rappresenta un modello di riqualificazione urbana già premiato a livello regionale.

«Il complesso Ex-Salesiani affonda le proprie radici in una storia urbana stratificata, che va dal tessuto rinascimentale faentino fino allo sviluppo educativo e sociale promosso dai Salesiani, per giungere alle attività formative universitarie e associative che oggi ospitiamo – commenta Luca Cavallari, presidente di Faventia Sales -. Collegare storie diverse, creare sinergie e visioni della città convergenti è proprio del nostro mandato identitario, che stiamo realizzando grazie alle molteplici iniziative che organizziamo e ospitiamo: la ristrutturazione fine sé stessa è solo una parte del lavoro, l’altra metà è riempirla con un’offerta di valore alla cittadinanza: Università, sport, eventi come il Post Talk, Faenza Orienta, l’Urban Fair Festival, Lom a Merz…» Anche il sindaco di Faenza, Massimo Isola, esprime soddisfazione per l’avvio della fase finale degli interventi: «Con questa azione si conclude un percorso avviato tanti anni fa, una vera e propria scommessa: rigenerare uno spazio importantissimo e strategico della città. Il nostro obiettivo non era limitato alla riqualificazione estetica, ma mirava a una rigenerazione completa. Abbiamo reso quel luogo accessibile, donando a questa riqualificazione una ‘nuova vita’ e arricchendola con nuovi contenuti urbani. L’area dei Salesiani è oggi strategica dal punto di vista urbanistico; al suo interno è stato creato un ecosistema educativo in un contesto storico che oggi assume nuova contemporaneità».

Punte Alberete, Cà Aie e Museo NatuRa più fruibili grazie ad un progetto da oltre 2 milioni di euro

Partiranno nei primi mesi del 2026 i lavori di riqualificazione che riguardano la fruizione di Punte Alberete con la sistemazione del parcheggio esistente, la realizzazione di tre fabbricati a servizio dei visitatori per un costo di 862mila euro. Sarà completata la settecentesca Aie nella Pineta di Classe e il riallestimento del Museo NatuRa a Sant’Alberto, ad un costo totale di 1 milione e 150mila euro. I progetti, per via dell’inserimento in ambienti di particolare interesse naturalistico, possono contare su fondi finanziati dal ministero della Cultura. La loro approvazione consentirà di dar corso all’esecuzione dei lavori, già aggiudicati alle relative imprese nell’ambito degli accordi con Invitalia.

«La realizzazione di questi progetti – afferma l’assessora ad Aree naturali e Parco del Delta del Po, Barbara Monti – permetterà di raggiungere obiettivi importanti, come la tutela di queste aree grazie ad una fruizione corretta e la valorizzazione di un patrimonio tanto bello dal punto di vista naturalistico e tanto importante dal punto di vista storico, e di viverlo in maniera completa e immersiva. L’impegno dell’Amministrazione degli ultimi anni consentirà di realizzare un centro visite, aree di accoglienza, protezione dei percorsi: elementi infrastrutturali che si inseriscono in un ambiente naturale delicato, ma che, con le dovute attenzioni, è importante rendere fruibile».

Nel dettaglio, il progetto di rivalutazione della fruizione di Punte Alberete prevede la creazione e il riordino di un’area a parcheggio sufficientemente estesa per poter alloggiare almeno 25 auto e 2 pullman; la sistemazione dell’area centrale del lotto nella quale verranno realizzati dei nuovi percorsi pedonali e tre fabbricati a servizio dei fruitori del parco, nei quali saranno alloggiati un punto di ristoro, un centro servizi e una tettoia che offra riparo a chi usufruisce dell’area protetta. Gli edifici saranno realizzati come i capanni tradizionali in legno e canne palustri. Sorgeranno nella porzione centrale del parco e ospiteranno un punto di ristoro con servizi igienici accessibili sia per i dipendenti dell’esercizio commerciale che per i fruitori del parco; un centro servizi dove sarà possibile fare didattica culturale legata ai temi ambientali.

L’edificio denominato Cà Aie sorge nell’area naturale all’interno della pineta di Classe, fa parte di un complesso di valore storico-architettonico, preziosa testimonianza della vita che si svolgeva nelle pinete composto inoltre dalla casa pinetale in cui risiede il custode della pineta e dalla chiesetta di San Sebastiano, anche nota come cappelletta della Betonica. L’intervento riguarderà la realizzazione di uno spazio espositivo legato alla storia delle pinete ravennati, come previsto dal Piano territoriale del Parco del Delta del Po, diventando un punto di attrazione e informazione e ristoro per i visitatori della Pineta di Classe.

Il Museo NatuRa, ospitato nel Palazzone di Sant’Alberto, edificio di epoca rinascimentale fatto costruire verso la metà del 1500 su commissione del Duca di Ferrara con funzioni di avamposto di guardia ai confini con il territorio ravennate, ha oggi la duplice valenza di Centro visite del Parco del Delta del Po e di Museo Ornitologico, arricchito dalla presenza di un laboratorio didattico e dall’atelier dei piccoli. La linea di sviluppo del nuovo percorso di allestimento guarda alla necessità di far comprendere l’articolazione degli ambienti vallivi, di illustrare i sistemi e i contesti in cui si articola la vita nel Delta. In particolare sarà valorizzata la collezione ornitologica esistente attraverso la creazione di contenuti multimediali propri di un museo moderno. Il progetto prevede anche il rifacimento degli intonaci del piano terra e la manutenzione degli infissi in legno.

Ristorazione come esperienza culturale: Cervia scommette su innovazione, dati e qualità

La cucina italiana, riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, diventa protagonista di un nuovo modello turistico sulla costa romagnola. È stato presentato il progetto “La Nuova ristorazione per un nuovo modello turistico”, l’iniziativa che coinvolge albergatori, pubblici esercizi, ristoratori e stabilimenti balneari, tutti impegnati a rendere la ristorazione un elemento strategico per lo sviluppo turistico del territorio.

Il progetto punta a realizzare una mappatura completa del settore, fotografando numero e tipologia di imprese, servizi offerti, livello di digitalizzazione, modelli organizzativi e capacità di innovazione. L’obiettivo è trasformare la ristorazione da semplice servizio a esperienza culturale ed emozionale, capace di attrarre visitatori e rafforzare la competitività della costa romagnola.

“Vogliamo costruire la base conoscitiva più solida degli ultimi anni sul mondo della ristorazione locale — dichiara il presidente di Confcommercio Cervia Fantini Nazario — perché solo conoscendo i dati reali possiamo aiutare le imprese a crescere, innovarsi e affrontare con consapevolezza le sfide del mercato.”

La fase di raccolta dati prenderà avvio a febbraio e si concluderà entro aprile, con la presentazione dei risultati che segneranno un passo concreto verso la nuova ristorazione turistica della costa. La presentazione alle imprese del territorio avverrà il 27/01/2026 presso il Ristorante La Aie a Cervia.

Il progetto è promosso da Confcommercio Cervia e Confcommercio Cesenate ed in collaborazione con vari partner dei due territori: Federalberghi Cervia, Gatteo e Adac Cesenatico, Fipe Cervia e Cesenatico, Cooperative bagnini Cervia e Cesenatico e Ristoratori di Cervia e Cesenatico.

Una barca lunga 15 metri trasforma la piazza in un oceano: a Cotignola l’Esperanza di Primola

La piazza di Cotignola diventa un porto, attraverso l’ultima creazione di Primola in collaborazione con il Comune di Cotignola: l’«Esperanza», un’imbarcazione di 15 metri di lunghezza e 5 di larghezza che domenica 21 dicembre alle 18.30 inaugurerà in piazza Vittorio Emanuele II a Cotignola, dove rimarrà allestita fino al 6 gennaio.
L’imbarcazione, costruita dai volontari dell’associazione cotignolese in quello che loro stessi hanno definito «il più piccolo cantiere navale della Romagna», sotto la guida dell’artista Oscar Dominguez, è realizzata con circa 250 canne di bambù ed è collegata sia al municipio che alla chiesa con una fune che serve a sostenerla. Lega insomma tutto insieme nella stessa piazza, che diventa idealmente oceano anche perché la stessa imbarcazione – non la prima che Primola costruisce con proverbiale creatività e felice elusione dei contesti -, è fatta di materiali reperiti tutti a Cotignola, a partire dalle 250 canne di bambù che ne costituiscono la struttura portante, e che saranno illuminate in notturna.
Infatti la barca sarà anche una sorta di enorme installazione audio, realizzata da Claudio Balestracci e Marco Morandi, con interventi successivi di Matteo Scaioli, sulla base di registrazioni in presa diretta che Mario Baldini di Primola ha fatto nel corso degli anni a Cotignola, tra i campi, le piazze e i bar. Registrazioni ricomposte in un collage che verrà diffuso continuamente in loop, in modo che chi sale sull’Esperanza possa ascoltarlo e confonderlo alla propria voce.
«Vogliamo su questa barca salga sopra un equipaggio che costruisca una speranza e un’utopia del fare e dell’attivismo, non dell’attesa – spiega Mario Baldini di Primola-. La speranza è un tema molto serio, affrontato dai giganti del pensiero occidentale, come Dante e Kant. Ernest Bloch ha lavorato dieci anni per scrivere un saggio sulla speranza. Ma oltre a queste suggestioni remote, in qualche modo ci ha ispirato la Flottilla, con la sua missione di salvezza, così come ci ha ispirato Ulisse e la sua sete sconfinata di esplorazione, ma noi sulla barca ospiteremo anche chi non c’è più, attraverso le voci che ho raccolto negli anni».

Qualità dell’aria in discesa: riattivate le misure emergenziali e lo stop ai veicoli diesel Euro 5 in città

Il nuovo bollettino regionale sulla qualità dell’aria riporta in vigore le misure emergenziali antismog già attivate nelle scorse settimane. In tutta la provincia di Ravenna, nelle giornate di giovedì 18 e venerdì 19 dicembre scatterà (in aggiunta alle misure ordinarie)  il divieto di spandimenti dei liquami zootecnici con tecniche non ecosostenibili e nei comuni di Ravenna, Faenza e Lugo sarà vietata la circolazione di veicoli diesel di categoria Euro 5 o inferiore (dalle 8.30 alle 18.30 nelle aree urbane).
Fino al 31 marzo 2026 resterà inoltre vietata qualsiasi combustione all’aperto a scopo di intrattenimento su territorio provinciale (falò, fuochi d’artificio) ad eccezione dei barbecue, il divieto di rogo dei residui vegetali. È vietato anche l’utilizzo di generatori di calore a biomasse (camini, caminetti, stufe) con classe di prestazione energetica inferiore a 4 stelle (nel caso in cui sia presente un metodo di riscaldamento alternativo), nonché il divieto di circolazione, dalle 8.30 alle 18.30 nelle aree urbane individuate da appositi cartelli a tutti i veicoli diesel di categoria emissiva inferiore a Euro 4 compreso, ai veicoli a benzina, ai veicoli a doppia alimentazione, ciclomotori e motocicli di categoria inferiore a Euro 2 compreso.
È infine obbligatoria la riduzione delle temperature degli ambienti interni riscaldati (19 gradi per case, uffici, attività ricreative e di culto, attività commerciali, attività sportive; 17 gradi per attività industriali e artigianali). 
È possibile consultare il bollettino odierno (e il prossimo che verrà emesso venerdì 19) sul sito di Arpae.

Abbatte la sbarra all’ingresso dell’ospedale: arrestato un 19enne. Il giorno prima aveva danneggiato alcuni locali del centro

Nella giornata di ieri (16 dicembre) i carabinieri del Nor di Ravenna hanno arrestato un 19enne (di origini straniere, senza fissa dimora) per il reato di danneggiamento aggravato. Il giovane, già accusato di aver danneggiato nella serata precedente alcuni locali del centro storico, è stato notato da una guardia giurata nella notte tra martedì e mercoledì mentre avrebbe scardinato e abbattuto la sbarra abbassata all’ingresso dell’ospedale di Ravenna.

Due “gazzelle” dei carabinieri, già in servizio sul territorio, hanno raggiunto velocemente la zona, riuscendo a rintracciare il 19enne, portato quindi in caserma e arrestato. Nel pomeriggio il giudice ha convalidato l’arresto, rimettendo in libertà il giovane in attesa del processo.

I cani antidroga incastrano un 34enne: nel garage aveva 4,5 chili di hashish e 30mila euro in contanti

I finanzieri del gruppo di Ravenna hanno arrestato un uomo di 34 anni sorpreso con 4,5 chili di hashish e oltre 30mila euro in contanti nel garage di hashish. Tutto è nato da un controllo di routine nei confronti dell’uomo (fermato mentre era in sella a una bicicletta) eseguito da una pattuglia in servizio nel comune di Massa Lombarda. Durante le preliminari operazioni di identificazione, il 34enne ha dato segni di nervosismo, in particolare con l’avvicinarsi dei cani antidroga, che hanno segnalato una possibile contaminazione da contatto con sostanza stupefacente.

I finanzieri hanno quindi effettuato ulteriori approfondimenti, arrivando all’ispezione di un garage di proprietà dell’uomo, all’interno del quale il fiuto dei cani ha permesso di trovare la droga conservata in panetti, nascosti in alcuni mobili di arredo. Uno dei due cani ha permesso anche di scoprire diversi involucri di denaro contante custoditi in un cassetto e suddivisi in banconote di diverso taglio, del valore complessivo di oltre 30.000 euro, ritenuti presumibilmente provento dello spaccio. Trovate poi anche una scatolina contenente preziosi del peso di circa 80 grammi, una macchina per il sottovuoto e una confezione di sigillante industriale solitamente utilizzato per la chiusura dei doppifondi.

Tutto è stato sequestrato dai finanzieri mentre il 34enne è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari.

Legambiente: «Camini e auto inquinano, bisogna aumentare i controlli»

La Pianura padana è una delle aree più inquinate d’Europa, a causa della sua morfologia chiusa tra le Alpi e gli Appennini che ostacola la ventilazione e trattiene lo smog. Lo confermano i dati di Legambiente, che ogni anno pubblica il rapporto “Mal’aria” sulle polveri sottili nei capoluoghi di provincia. Nel 2024 Ravenna è stata tra le città italiane che hanno più volte sforato i limiti giornalieri di particolato (PM10) e biossido di azoto (NO2), le sostanze più dannose per la salute umana. Insieme a lei in regione ci sono Rimini, Ferrara, Modena e Piacenza. «La situazione in Emilia-Romagna negli ultimi anni è migliorata, bisogna riconoscerlo. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare», afferma Paola Fagioli della segreteria regionale di Legambiente.

Da dove arrivano le polveri sottili?
«Soprattutto dal riscaldamento domestico, dalle attività industriali e dal traffico dei mezzi a motore. In molte città si superano spesso i limiti previsti dalle attuali normative. Bisogna correre per colmare questo gap, anche perché la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria impone di abbassare ulteriormente le soglie entro il 2030».

Qual è la situazione a Ravenna?
«L’anno scorso ci sono stati 37 sforamenti dei livelli di Pm10, nonostante la legge preveda un massimo di 35. Guardando i dati online di Arpae, quasi ogni giorno almeno una delle sette centraline fisse presenti in provincia registra valori superiori al limite di legge per il particolato, che è di 50 microgrammi per metro cubo di aria. Attualmente il capoluogo bizantino è al -17% di avvicinamento ai valori previsti dalle nuove norme. Che sono comunque lontani da quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità».

Come si posiziona rispetto agli altri capoluoghi della regione?
«Non ci sono grandi differenze con le altre città dell’Emilia-Romagna. Anzi, a Ravenna i valori sono lievemente migliori rispetto ai capoluoghi emiliani. C’entra la vicinanza al mare, che aiuta il ricircolo dell’aria».

Che fare per migliorare la situazione?
«Bisogna aumentare i controlli sulle vetture in città, multando quelle più vecchie che non possono circolare in base ai provvedimenti comunali antismog. Ma anche sugli spandimenti dei fanghi e i bruciamenti in campagna, quando vengono fatti nei giorni proibiti dalle norme locali. Infine c’è il problema dei camini e delle stufe a legna, che sarebbero vietati nei centri urbani ma che molti continuano a usare».

Si possono controllare le abitazioni private?
«La municipale potrebbe bussare alle porte delle case, vedendo uscire fumo dal comignolo di un camino».

Bastano le norme locali e i controlli?
«No, si deve lavorare anche a livello nazionale. Innanzitutto tagliando gli incentivi per la sostituzione delle caldaie, vietati in Ue dallo scorso 1° gennaio. L’Italia rischia una procedura d’infrazione per questo. Va bene favorire l’acquisto di caldaie più efficienti, ma si tratta pur sempre di macchinari a combustione. Lo Stato dovrebbe piuttosto incentivare l’uso delle pompe di calore».

E per ridurre il trasporto privato?
«Bisogna migliorare il trasporto pubblico. Ormai è assodato: se un cittadino può usufruire di una mobilità pubblica pulita ed efficiente, riduce l’utilizzo della sua auto o moto».

In definitiva, si tratta di cambiare le abitudini delle persone.
«Una parte del lavoro va fatta anche sul piano culturale, ma penso che i controlli e le sanzioni possano essere più efficaci. Noi italiani tendiamo spesso a svincolarci dalle nostre responsabilità individuali».

Resta il problema delle industrie, molto più impattanti rispetto alle azioni personali.
«Le fabbriche incidono molto, così come gli allevamenti intensivi. Le deiezioni animali immettono gas inquinanti nell’atmosfera. Tanto che durante il primo lockdown del covid nel 2020, quando molte attività erano chiuse e non si poteva circolare con l’auto, alcune sostanze continuavano a permanere nell’aria perché provenivano dai liquami degli allevamenti. Quelli non si fermano mai».

Sant’Eufemia, completata la messa in sicurezza della Brisighellese

La presidente della Provincia di Ravenna Valentina Palli ha svolto martedì mattina insieme con un gruppo di tecnici della Provincia un sopralluogo a Sant’Eufemia, nel comune di Brisighella, dove è stato recentemente concluso un intervento del valore di quasi 2,6 milioni di euro su un tratto della strada provinciale 302 Brisighellese.

A est della linea ferroviaria (lato Brisighella) si è provveduto al consolidamento e all’adeguamento statico-sismico del muro di sostegno del corpo stradale, che fiancheggia la sponda sinistra del Lamone (tali lavori erano stati completati a fine 2024); a ovest del passaggio a livello (lato Marradi) sono stati effettuati un intervento di rettifica stradale, nel tratto compreso tra il ponte sul rio Puro Cielo e il ponte sul Lamone, e il contestuale consolidamento del versante afferente a tale tratto stradale; e questa è la parte di lavori che è appena stata terminata. Giunge così a ultimazione il complessivo intervento di “Razionalizzazione e messa in sicurezza con eliminazione punti critici lungo la ex strada statale 302 Brisighellese”.

«Le nostre colline – dichiarano la presidente Palli e il consigliere provinciale Luca Della Godenza, con deleghe, tra le altre, a strade e mobilità – sono da sempre un territorio vulnerabile. Grazie a questo intervento finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Provincia di Ravenna prima dei drammatici eventi alluvionali del 2023, abbiamo potuto mettere in sicurezza un tratto particolarmente critico della strada provinciale 302R – Brisighellese. L’impiego di materiali locali e l’attenta progettazione hanno consentito di realizzare un’opera che si integra armoniosamente nel paesaggio circostante, rispettando la fragilità del territorio e contribuendo a preservarne la bellezza. Siamo orgogliosi di aver potuto contribuire a questo importante progetto e di aver dimostrato che la cura del territorio è una nostra priorità».

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