Il Drago di Romagna racconta, tra fiction e documentario, tra Cina e Ravenna, uno dei giochi da tavolo più amati
Un docufilm, certo, ma anche una storia che arriva dritta al cuore come solo un buon racconto sa fare. E anche al cervello dello spettatore, spunto di riflessione sull’attualissima questione dell’integrazione e sulla tematica del passaggio da una generazione a quella successiva. Un documentario basato su di una rigorosa ricerca storica che parte da una tradizione orientale ben trapiantata in Italia per mostrare un felice esempio di integrazione e ibridazione culturale, un ponte tra i costumi occidentali e orientali.
Il Drago di Romagna è la cronaca che una figlia – il personaggio di Donatella (a cui da volto e voce la cantante e perfomer Fabiola Ricci) – fa di una madre stravagante e nostalgica, Luisa, che fin da bambina ha un sogno nel cassetto: volare in Cina per conoscere le origini del Mah Jong, il gioco per il quale stravede e per il quale a Ravenna tutti hanno una vera e propria passione. Interpretata da una spumeggiante Dilva Ragazzini, Luisa è l’incarnazione di ogni azdora romagnola, divisa tra mattarello e stecca, tra casa, amici e famiglia, ricordi e speranze. Luisa, seppur in disaccordo con la figlia, tra mille avventure proverà a realizzarlo quel sogno – soprattutto grazie alla complicità del giovane nipote e dei suoi nuovi amici italo-cinesi – insegnandoci che il tempo non conta, conta la tua forza interiore e quella che ricevi sentendoti parte della tua “cerchia”, dei tuoi cari.
Il film sarà in anteprima al cinema Jolly stasera, 25 gennaio, alle 21.15 e il 27 e 28 gennaio alle 21.