giovedì
19 Giugno 2025
l'intervista

Il sogno (realizzato) di Milena Baldassarri: «Che emozione la prima Olimpiade»

La campionessa ravennate di ginnastica ritmica si racconta a poche settimane dal ritiro: «Ci allenavamo almeno otto ore al giorno, tutti i giorni. Ora voglio imparare a godermi il tempo libero»

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Milena Baldassarri

Tre volte campionessa italiana assoluta e vincitrice di cinque medaglie mondiali, la 23enne ravennate Milena Baldassarri ha segnato la storia della ginnastica ritmica italiana per la prima volta nel 2018, conquistando ai Mondiali di Sofia il primo argento mai vinto da una ginnasta tricolore. Tre anni dopo, alle Olimpiadi di Tokyo, con il sesto posto nella finale All-Around ha conquistato il miglior risultato mai ottenuto fino ad allora da una individualista italiana.

Partita dall’Edera Ravenna, Baldassarri ha lasciato la Romagna e la sua famiglia a soli 12 anni per trasferirsi all’ambiziosa SGF (Società Ginnastica Fabriano), nelle Marche. Un’infanzia divisa tra scuola e palestra. «Ci allenavamo per almeno otto ore al giorno, tutti i giorni – ricorda -. La ginnastica ritmica richiede tecnica e precisione che si raggiungono solo con un lavoro costante» che l’ha portata a una serie di grandi soddisfazioni anche oltre lo sport, come la nomina di Role Model per Mattel nel 2021 con una Barbie a lei ispirata: «Una collaborazione di cui vado orgogliosa, nata per assottigliare il dream-gap tra lavori maschili e femminili e ricordare che i grandi risultati nascono da grandi sogni».

Milena Baldassarri Barbie

Pochi mesi fa, nel corso del gala Euskalgym di Bilbao, Baldassarri ha annunciato il suo probabile ritiro dalle competizioni internazionali, confermato con un post su Instagram lo scorso 30 dicembre. L’obiettivo oggi è quello di imparare a rallentare e a godersi il ritrovato tempo libero da dedicare a se stessa.

Milena Baldassarri premiata in municipio
Milena Baldassarri mentre firma autografi dopo essere stata premiata per la sua corriera in municipio a Ravenna

Milena, ha capito subito di voler dedicare gran parte della sua vita alla ginnastica?
«In realtà no. Quando ero bambina si trattava solo di uno sport, poi mi sono innamorata dei risultati. L’emozione del podio è stata quella che mi ha portato a dedicarmi con più serietà alla disciplina. Oggi è strano dirlo, ma ho trascorso i primi due anni in nazionale pensando solo a me e alla mia performance. Poi ho capito l’importanza della bandiera e di scendere in pedana per rappresentare la mia nazione. Da quel momento è stato ancora più speciale».

Cosa le ha dato e cosa le ha tolto la ginnastica, soprattutto durante l’infanzia?
«Mi piace pensare che non mi abbia tolto nulla, rifarei tutto da capo. Quello che sono oggi è frutto del lungo percorso che ho alle spalle, che mi ha formato non solo come atleta ma come persona. Se devo pensare a cosa mi ha regalato la ginnastica, a parte tante soddisfazioni, direi le amicizie create e consolidate in tutti questi anni. Devo ringraziare molto anche la mia famiglia, il loro sostegno incondizionato ha reso tutto più semplice. Sono sempre stati al mio fianco, accompagnandomi in ogni decisone senza mai forzarmi».

Quando sono arrivate le prime soddisfazioni?
«Le prime medaglie d’oro sono arrivate intorno ai 12 anni, quando appunto ho deciso di dedicare la mia vita allo sport. Nel 2018 c’è stato l’argento a Sofia, ma la soddisfazione più grande è stata quella della qualificazione per le olimpiadi, a Tokyo 2020 (posticipate a luglio 2021 a causa della pandemia ndr) e Parigi 2024».

Cos’è cambiato tra la prima e la seconda Olimpiade?
«L’emozione della prima è immensa, arrivi e non sai cosa aspettarti: ero talmente entusiasta da non vedere nessun difetto nell’organizzazione, era tutto bellissimo. L’assenza di pubblico mi ha aiutato a vivere con leggerezza la gara, nonostante l’uso costante della mascherina e le tante restrizioni. Quando sono arrivata a Parigi invece sapevo già cosa avrei trovato, e l’entusiasmo ha lasciato spazio alla concentrazione e a uno sguardo più oggettivo. A stupirmi in quel caso è stato l’affetto del pubblico. Solo un anno prima della competizione ci sono stati cambi importanti nello staff, tra cui la mia storica allenatrice. La novità in corsa ha richiesto un patto di fiducia reciproca immediata con la nuova tecnica Claudia Mancinelli, che non ha tradito le aspettative. Per quello che riguarda Sofia Raffaeli (bronzo a Parigi, ndr) invece, tra noi si è instaurato un rapporto di “sorellanza”, qualcosa che va oltre l’amicizia».

C’è qualche retroscena sui Giochi che può raccontarci?
«Vorrei spezzare una lancia nei confronti dei famigerati letti di cartone: sono comodissimi! Li ho provati sia a Tokyo che a Parigi, e me li sarei portati casa se fosse stato possibile. In generale non ho capito tutte le critiche sul villaggio olimpico, noi siamo sempre state bene, abbiamo avuto la fortuna di arrivare nei giorni meno caldi e non abbiamo nemmeno mai acceso l’aria condizionata».

Durante le ultime Olimpiadi si è parlato molto di ginnastica, si percepisce un maggiore interesse anche da parte dei più giovani?
«Direi di sì, soprattutto nei confronti dell’artistica, grazie all’interesse di programmi tv come “Ginnaste – vite parallele”, all’importante lavoro della federazione e agli ottimi risultati delle Fate. Nell’ultimo periodo anche la ritmica è cresciuta, sia per popolarità che per numero di medaglie, facendo appassionare i più giovani anche grazie al ricambio generazionale».

A questo proposito:  fermarsi è stata una scelta sofferta?
«Non è stato facile, ma ero preparata. Il range di età per le gare lascia poco margine e la preparazione olimpica va valutata di quattro anni in quattro anni. Può sembrare poco ma è un lasso di tempo importante per uno sportivo. Posso già dire che la cosa che mi mancherà di più sarà l’adrenalina delle gare».

Milena Baldassarri Aeronautica
Milena Baldassarri (la prima a sinistra) con la squadra della Aeronautica

E adesso quali sono i piani?
«Imparare a godermi il tempo libero. Una novità assoluta nella mia vita. Sono entrata nel gruppo sportivo dell’areonautica militare da atleta professionista e mi alleno ancora in vista delle esibizioni istituzionali ma con ritmi molto diversi. Dopo una vita passata in palestra è bello riscoprire anche il piacere di rallentare».

C’è un mito che l’ha accompagnata nel corso della sua carriera?
«Fin da piccola ho sempre seguito e ammirato le ginnaste di alto livello del panorama internazionale, ma uno sportivo in grado di ispirarmi davvero è Alex Zanardi. Credo che la sua storia e la sua resilienza incarnino i valori dello sport e siano un esempio per tutti».

La recente inchiesta che ha coinvolto la squadra delle Farfalle per i presunti maltrattamenti nei confronti delle giovani ginnaste ha messo in luce una quotidianità fatta di giudizi severi e denigrazioni, in particolare sul peso delle atlete. Ci sono mai stati momenti di sconforto o insicurezza legati al suo corpo, anche a causa dei commenti di tecnici e allenatori?
«Abbiamo cercato di prendere le distanze dalla vicenda della squadra: non ci ha toccate direttamente ma non possiamo ignorare il fatto che questo sport richieda un determinato canone fisico. Personalmente, mi è capitato di trovarmi in difficoltà, soprattutto durante i primi mesi dell’anno, dove spesso il mio corpo non era al suo meglio. Con l’arrivo del caldo e mantenendo un regime alimentare attento però sono sempre riuscita a rimettermi in forma per le gare importanti di fine estate: non è stato facile, ma ho sempre saputo che questo sport richiede una fisicità precisa, non per vezzo, ma per necessità».

Cosa vorrebbe dire ai giovani che vogliono iniziare questo sport?
«Che al di là dei risultati è fondamentale seguire i propri obiettivi e il proprio miglioramento personale. Credo che il modo migliore per iniziare sia avvicinarsi a tutto quello che questo sport è capace di dare al di fuori della pedana, come le amicizie e un ricco bagaglio personale che ti accompagnerà per la vita».

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