Estrazioni gas: via libera del Comune, Eni verserà 12 milioni di euro in tre anni

La rabbia di Legambiente: «Quei soldi riusciranno a malapena
a ripagare la sabbia andata persa per colpa della subsidenza…»

La giunta del Comune di Ravenna ha dato il via libera all’aggiornamento dell’accordo di collaborazione triennale con Eni che continuerà la propria attività di estrazione del gas sul territorio ravennate mettendo sul piatto della bilancia dodici milioni di euro (mezzo milione in più circa rispetto al passato, nell’arco temporale di tre anni) per interventi di compensazione in favore del territorio e studi sul fenomeno della subsidenza.

Un accordo che deve essere ancora formalizzato ufficialmente ma che ha già scatenato le reazioni dei circoli Legambiente di Ravenna e della Bassa Romagna. «Siamo stupiti – si legge in una nota – che di fronte alla mole di dati già disponibili da anni, che mettono in relazione l’abbassamento del suolo con le attività umane, in particolar modo l’estrazione di acqua e metano dal sottosuolo, si debba ancora “studiare” la subsidenza. Basterebbe infatti fare una passeggiata a Lido di Dante, che sta scomparendo, oppure consultare i documenti ufficiali di Arpa e Regione Emilia-Romagna, a partire dal piano di difesa della costa, per accorgersi della gravità del problema».

Legambiente già lo scorso anno organizzò un convegno a Ravenna, con la partecipazione di parlamentari, tecnici ed esperti, in cui vennero presentati i dati delle ricerche effettuate negli ultimi decenni, da cui risulta che se la subsidenza naturale sulla costa emiliano-romagnola può attestarsi su circa 3 millimetri l’anno, tutto il resto, con abbassamenti in alcuni casi anche di 2 centimetri l’anno, va imputato alle attività umane, tra cui l’estrazione di metano. In quella sede vennero inoltre evidenziati i costi per la collettività per riparare ai danni della subsidenza, a fronte invece delle royalties corrisposte dalle aziende per poter trivellare in mare e terraferma. «Purtroppo il sindaco Matteucci, benché invitato, non partecipò a quel convegno – chiosano gli esponenti di Legambiente – ma potrebbe consultare il dossier che realizzò Legambiente (e che gli fu inviato a suo tempo) utilizzando i documenti di Arpa e Regione, da cui risulta chiaro come i soldi stanziati da Eni per i prossimi 3 anni riusciranno forse a malapena a ripagare la sabbia andata persa per colpa della subsidenza».

Secondo i dati di Arpa e Regione, dagli anni ’50 a oggi sarebbero già andati persi sulla costa emiliano-romagnola qualcosa come 100 milioni di metri cubi di sabbia, con un danno di circa 1,3 miliardi di euro, senza contare poi i costi derivanti dalla necessità di interventi per tutelare i centri abitati e l’adeguamento delle opere di bonifica.
«Da un certo punto di vista invidiamo le certezze del Comune, che si spinge addirittura ad impegnarsi a chiedere alla Regione Emilia-Romagna di rivedere le moratorie a nuove concessioni per l’estrazione di gas – hanno concluso gli esponenti di Legambiente – noi invece abbiamo molti dubbi, non vorremmo che la prosecuzione di questo modello di sviluppo, basato sullo sfruttamento del territorio, si traducesse in un beneficio effimero e per pochi, con danni permanenti per tutti: non solo all’ambiente, ma anche all’economia di questi territori».

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