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    Categoria: politica

Tra Nazareno, Bersani e Mattarella Bignami di un capolavoro politico

In realtà è stato solo buon senso. E ringraziamo tutti Renzi…

L’ovetto ultimo, fresco fresco di giornata, è questo: Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia e braccio destro di Silvio Berlusconi, ha annunciato: «Il patto del Nazareno è saltato, non è più vincolante». Al che Matteo Renzi gli ha risposto: «Bene, ce ne faremo una ragione, il percorso delle riforme sarà più facile». E si è aggiunto Bersani: «Abbiamo vinto noi della ditta», cioè della minoranza Pd, cercando subito di appendersi sul bavero la medaglia del capolavoro politico di questi giorni, l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, il crollo di Forza Italia e la fine del Patto del Nazareno. Ennò, non ci provate.

Facciamo un bignamino della vicenda. Allora, le cose sono andate così: Silvio voleva Amato o Casini. (Capite? Amato! Vi rendete conto? Amatoooo! O Casini!). Il brutto è che pure Napolitano e soprattutto D’Alema e i suoi, che sono tanti in Parlamento, volevano anche loro Amato (Capite? Amato! Cosa avrebbero detto poi quei poveracci della base del Pd? E quanti franchi tiratori ci sarebbero stati, nel Pd? Ma allora, D’Alema, sei de coccio, nun voj capì); infine Bersani, fedele alla sua notoria capacità di ferma decisione e intuizione politica, ha detto a Renzi: «Non sciò, fai te, scegli te, mo a me va bene tutto, un passerotto nella mano, un tacchino sciul tetto…». E Renzi, che ha deciso tutto da solo, si è detto: «Col cazzo che propongo Amato. Io, il rottamatore, propongo un catorcio vecchio e impresentabile come Amato? Ci faccio una figura di palta». E, con sano buonsenso da prevosto di paese, ha scelto Sergio Mattarella, un brav’uomo, una figura degna (la mafia gli ha persino ammazzato un fratello), un fondatore del Pd. E tutti hanno dovuto votarlo per paura di perdere la faccia.

Quella che è una scelta facilina facilina pare un capolavoro politico e forse lo è, stante la pochezza misera degli altri. Non è capolavoro, è buonsenso. Che nel Pd non c’hanno. Mattarella è davvero una persona degna, un brav’uomo, un bravo giurista. Per prima cosa, ha invitato Berlusconi alla cerimonia di investitura, cosa che ha scandalizzato molti specie a sinistra, che si sono dimenticati che Berlusconi è lì perché D’Alema, Violante (“non tocchiamo le sue aziende”), Veltroni e Bersani, soprattutto Bersani nel 2013, non sono stati capaci di sconfiggerlo politicamente neanche quando era mezzo morto. E che si sono dimenticati che il primo a volere le larghe intese era lo stratega Napolitano. E adesso, visto che Berlusconi rappresenta milioni di italiani, Mattarella lo ha invitato al Quirinale. Lo scandalo è che la sinistra non è stata capace di eliminarlo, non che lo invitino adesso al Quirinale.

Poi, nel suo discorso di insediamento, il presidente Mattarella ha parlato di cose di sinistra che non si udivano da tempo: di uguaglianza, di Resistenza, di lotta alla mafia, di lotta all’evasione, di giovani, di diritto al lavoro, della giusta indignazione di molti (quello prima parlava di pericolosa antipolitica). Sì, sarà un democristiano come Renzi, e non sapete quanto anche io vorrei avere un Gramsci, un Berlinguer, financo una Nilde Jotti, o un bel comunistone al governo. Purtroppo i giovani virgulti della sinistra Pd sono Fassina e Orfini. Quindi meglio tenersi Renzi, che sarà democristiano, ma è decente. Io di solito faccio così: per prima cosa mi chiedo dove ho sbagliato io. E se il partitone ramo sinistra può presentare solo Orfini e Fassina, chiediamoci: «Dove cazzo abbiamo sbagliato?», poi zitti e muti, poi ringraziamo Renzi, infine cerchiamo di cambiare, ma tanto tanto. Ha vinto Renzi, e Bersani non ha vinto un bel niente. Lui, si trovava lì per caso.


*Andrea Casadio, ravennate, è giornalista di Servizio Pubblico