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    Categoria: politica

Il deputato Paglia (Sel) da Ventimiglia «Subito permessi umanitari per tutti»

Dalla frontiera francese dove sono bloccati diversi profughi africani
il parlamentare ravennate propone la sua soluzione immediata

«La cosa più incredibile è che noi potevamo passare la frontiera senza che nessuno ci chiedesse i documenti e loro no». A raccontarlo è Giovanni Paglia, parlamentare ravennate di Sel che oggi, martedì 16 giugno, con alcuni colleghi si è recato a Ventimiglia dove da alcuni giorni migranti africani privi di permesso di soggiorno cercano, invano, di passare la frontiera e andare in Francia. Da Oltralpe vengono respinti, appellandosi al trattato di Dublino che prevede che i profughi debbano necessariamente far richiesta di asilo nel Paese dove arrivano, in questo caso appunto l’Italia. Anche qualora il loro progetto di vita li portasse poi comunque lontano dal Belpaese. E stamani le forze dell’ordine italiane hanno sgomberato una parte dei profughi accampati nei giardini e nella piccola pineta a ridosso della scogliera, su cui sono rimaste poi ancora un centinaio di persone.

«Si può dire – prosegue Paglia –che la Francia abbia sospeso gli accordi di Schengen (dove fu firmato il trattato sulla libera circolazione delle persone all’interno della Ue) di fatto, anche se non di diritto». E la soluzione? Per il deputato ravennate ci sarebbe qualcosa da fare subito: dare a tutti i permessi umanitari subito in modo che, spiega, «ciascuno diventa libero di girare per l’Europa. A meno che Francia e Germania sospendano ufficialmente Schengen, ma a qual punto la Ue è finita».

Ma l’uso di questo tipo di permessi umanitari non sarebbe di fatto un modo per aggirare il trattato di Dublino? «No – dice Paglia -. È una possibilità prevista e quindi non si può parlare di aggiramento. Questi permessi permettono di soggiornare nella Ue e intanto di chiedere lo status di rifugiato e di trovarsi un lavoro. Quello che ci chiede di fare la Francia è folle: l’idea di rimpatriare questa gente in massa significa voler svuotare il mare con un cucchiaino».

La Francia per la verità ci chiede di distinguere tra profughi e migranti economici. «Sì, in pratica ci chiede di costruire enormi Cie, io invece credo sia necessario trovare altri meccanismi». Eppure il “permesso per motivi umanitari” concesso al posto dello status di richiedente asilo comporta più di un problema, come si è visto in passato, perché queste persone, otterrebbero il documento senza alcun collegamento con progetti di accoglienza o accompagnamento. «Le due cose non sono incompatibili, tanto più che daremmo un permesso per ragioni umanitarie e questo rende ovvio che le condizioni siano diverse da quelle di un turista o di un lavoratore. Vogliamo per esempio pensare a forme di scambio obbligatorio fra mezzi di sussistenza e lavoro? Si può fare. Poi uno dice: e gli italiani? Io rispondo: anche per loro. Purché non sia coattivo, ovviamente. Io sono per lavorare seriamente su una cosa enorme. Altrimenti si fa solo il gioco del qualunquismo razzista».

Ma non si aumenterebbe comunque il rischio di andare ad aumentare le schiere di senzatetto, pur muniti di un documento che li protegge dal solo rischio espulsione anche tra coloro che resterebbero in Italia? «Quelli che restano in Italia sono esseri umani come gli altri. Cercheranno un lavoro o se ne andranno. Qualcuno farà anche errori, non ho dubbi. Ma il problema a cui nessuno risponde è: come si evita che la gente emigri in massa? Io credo sia inevitabile, date le attuali condizioni socio-economiche del mondo. Quindi è giusto pensare a diverse relazioni globali e lo dicevamo a Genova nel 2001. Ma fino a quel momento bisogna fare i conti col fatto che nessuno si rassegna a una vita senza futuro, in preda a fame e violenza. Quindi o si bombardano i barconi, o si creano lager in Africa, come ai tempo di Gheddafi, o si accettano e gestiscono le migrazioni».