Dalla frontiera francese dove sono bloccati diversi profughi africani
il parlamentare ravennate propone la sua soluzione immediata
«Si può dire – prosegue Paglia –che la Francia abbia sospeso gli accordi di Schengen (dove fu firmato il trattato sulla libera circolazione delle persone all’interno della Ue) di fatto, anche se non di diritto». E la soluzione? Per il deputato ravennate ci sarebbe qualcosa da fare subito: dare a tutti i permessi umanitari subito in modo che, spiega, «ciascuno diventa libero di girare per l’Europa. A meno che Francia e Germania sospendano ufficialmente Schengen, ma a qual punto la Ue è finita».
La Francia per la verità ci chiede di distinguere tra profughi e migranti economici. «Sì, in pratica ci chiede di costruire enormi Cie, io invece credo sia necessario trovare altri meccanismi». Eppure il “permesso per motivi umanitari” concesso al posto dello status di richiedente asilo comporta più di un problema, come si è visto in passato, perché queste persone, otterrebbero il documento senza alcun collegamento con progetti di accoglienza o accompagnamento. «Le due cose non sono incompatibili, tanto più che daremmo un permesso per ragioni umanitarie e questo rende ovvio che le condizioni siano diverse da quelle di un turista o di un lavoratore. Vogliamo per esempio pensare a forme di scambio obbligatorio fra mezzi di sussistenza e lavoro? Si può fare. Poi uno dice: e gli italiani? Io rispondo: anche per loro. Purché non sia coattivo, ovviamente. Io sono per lavorare seriamente su una cosa enorme. Altrimenti si fa solo il gioco del qualunquismo razzista».
Ma non si aumenterebbe comunque il rischio di andare ad aumentare le schiere di senzatetto, pur muniti di un documento che li protegge dal solo rischio espulsione anche tra coloro che resterebbero in Italia? «Quelli che restano in Italia sono esseri umani come gli altri. Cercheranno un lavoro o se ne andranno. Qualcuno farà anche errori, non ho dubbi. Ma il problema a cui nessuno risponde è: come si evita che la gente emigri in massa? Io credo sia inevitabile, date le attuali condizioni socio-economiche del mondo. Quindi è giusto pensare a diverse relazioni globali e lo dicevamo a Genova nel 2001. Ma fino a quel momento bisogna fare i conti col fatto che nessuno si rassegna a una vita senza futuro, in preda a fame e violenza. Quindi o si bombardano i barconi, o si creano lager in Africa, come ai tempo di Gheddafi, o si accettano e gestiscono le migrazioni».