Interrogazione di tre parlamentari ravennati al ministero degli Interni
contro il raduno in ricordo di Muti: «Pretesto per fez e camicie nere»
Soprannominato “Gim dagli occhi verdi”, Muti è stato uno dei capi del movimento fascista nel Ravennate nonché segretario del Partito nazionale fascista (Pnf) da ottobre del 1939 a ottobre del 1940. «I cimiteri sono luoghi di raccoglimento per tutta la cittadinanza – scrivono i parlamentari – e sarebbe buona norma che non vi avessero luogo manifestazioni di alcun genere atte a turbare la memoria e la sensibilità di coloro che vi hanno i propri cari sepolti, in tal caso quelli che caddero in battaglia, combattendo contro quei simboli e quell’ideologia. Nonostante l’associazione organizzatrice del raduno, Associazione nazionale arditi d’Italia tramite le Federazioni ravennate e bolognese, abbia nel corso degli anni tenuto a specificare che il raduno si configurasse come cerimonia apolitica, i fatti si sono incaricati di smentire questo auspicio».
Paglia, Maestri e Pagani infine fanno riferimento al quadro normativo definito da due leggi, la 645/52 e la 205/93: la prima punisce chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista; la seconda punisce chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.